Quando vieni al mondo ed apri gli occhi per la prima volta, ciò che vedi intorno a te, ogni singola luce, ogni colore, ogni sfumatura, è assolutamente fantastica.
Sei talmente eccitato dall’idea di scoprire la tua vita che non pensi nemmeno al fatto che il tuo destino sia già li, scritto a fuoco nella tua anima, pronto a ricordarti che qualsiasi scelta farai, arriverai sempre nell’unica strada a te concessa.
Così, se nasci e cresci povera non immaginerai mai di ritrovarti ricca, se nasci e cresci in un orfanotrofio non spererai mai di avere una tua famiglia.
Se nasci e cresci circondata dall’amore non oserai mai pensare di restare sola.
Ma quando poi questo accade, quando ti ritrovi improvvisamente padrona di un’immensa fortuna, quando diventi madre di tre gemelli e quando una mattina ti svegli e attorno a te vedi l’angosciante vuoto, beh in quel momento capisci che, nel bene o nel male, non sei TU a decidere.
Avevo solo poco più di quattro anni ma ricordo come se fosse ieri le urla strazianti della gente del palazzo che bruciava sotto i nostri occhi.
Io ero lì, nella mia culla e lui ad un metro da me, seduto sul pavimento che mi guardava tra le lacrime. In mezzo a noi una trave infuocata caduta dal pavimento, intorno a noi le fiamme.
Eravamo destinati a morire insieme ma separati, eravamo destinati a vederci morire senza poter fare nulla per evitarlo.
Persero la vita quasi tutti gli abitanti del nostro castello, domestici, servi, camerieri. Tutti tranne noi, salvati per miracolo grazie all’unica finestra della nostra camera, e i nostri genitori, fuori per una riunione d’affari.
Dopo quell’episodio ci trasferimmo in un'altra reggia più grande, più sicura, più bella. Bachelor, meglio conosciuta come la villa delle rose, la più grande proprietà terriera di tutta Londra, con un roseto grande quanto un campo da golf.
Il giardino era la parte più bella della casa, adoravo passarci il mio tempo, camminavo per ore al suo interno, con lui al mio fianco. SEMPRE.
“Amo le rose” – sorrisi – “hanno un così bel profumo.. e poi sono bellissime”.
Avevo solo 16 anni ed ero la ragazza più felice di tutta Londra, bella, viziata, conosciuta e ricca.
“Su questo avrei da ridire” – lui era sempre il bastian contrario della situazione – “prima di tutto pungono e poi in questo giardino ce ne sono decisamente troppe” – mi guardò col suo sorrisino sghembo che tanto adoravo – “in più permettimi di dirlo ma sfigurano decisamente paragonate alla MIA rosa” – quel suo modo di fare così contradditorio, che dalla rabbia sfociava nella dolcezza più assoluta era assolutamente irresistibile..e non solo per me.
“Io non sono TUA e poi non credi che Lisa sarebbe gelosa se dovesse sentirti parlare così?” – mi avvicinai a lui ridacchiando.
“Lisa? Lisa chi? Ah per favore.. Quella donnetta!” – sì, le sue fidanzate o erano donnette, o erano galline o erano troppo belle e lui non le meritava, in una parola adorava la libertà.. ma suo malgrado adorava di più il sesso femminile.
“Comunque voglio farmi un tatuaggio” – obbiettai secca troncando la discussione sulle sue prede – “voglio una rosa” – sospirai – “questo fiore mi accompagnerà per la vita, ne sono certa”.
“Io invece sono certo che tu abbia seri problemi mentali, non voglio che ti tatui, se bella così, pura, e poi nostro padre non vorrebbe mai” – obbiezione respinta! Era mio fratello sì, ma era la mia vita e seppure lui continuasse a dirmi cosa dovevo e non dovevo fare, le mie decisioni le prendevo sempre da sola..quasi sempre.
“Nostro padre non avrà nulla da dire, perché non lo saprà mai” – sghignazzai avviandomi all’interno del castello – “e tu non faresti mai niente che spingesse la tua adorata sorellina verso la punizione eterna, vero, fratellino?!" – poggiai le mie candide mani sul suo petto e sorrisi sapendo che dietro quella dura scorza si celava un cuore grande quanto la luna.
Sospirò – “Facciamo così, due anni. Aspetta solo due anni e ti porterò io stesso a tatuarti, se sarai ancora della stessa idea”.
“Due anni? Due anni sono tantissimi, la maggiore età! Ovvio che potrò fare ciò che voglio allora, imbroglione! Per punizione mi tingerò i capelli, neri! Li farò neri come la morte!” – sì, ero un po’ ribelle, ma a parole, a fatti ero la ragazza più tranquilla dell’universo.
“Smettila di fare la capricciosa, i tuoi bellissimi capelli poi” – rise – “non si toccano” – ero bionda, biondissima, talmente chiara da sembrare irreale, angelica.
Ed angelico era il nostro rapporto, fratello e sorella, amici e confidenti, due corpi un anima.
Io e James. Due destini uniti, nel bene e nel male.
Quando passeggiavo con lui nel nostro giardino, quando ero ancora viva, quando annusare una rosa aveva ancora un senso, quando amare era l’unico motivo per rimanere in vita, quando era lui la mia vita.. in quei momenti assolutamente magici non avrei mai immaginato cosa sarebbe accaduto da lì a pochi anni, in realtà, non avevo nemmeno la minima idea che i mostri esistessero realmente.
Ed invece...