The Return Incidents, Topic di Scrittura

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RebelGrrrl
view post Posted on 3/4/2010, 19:18 by: RebelGrrrl




Una musica aleggiava nella stanza. Impregnava l’aria come il sudore sugli abiti leggeri indossati d’estate. Odore di sangue stantio e fumo. Un odore che gli umani non si dimenticano poiché ti rimane nelle narici e lo riconosci anche se passano mesi, una volta che l’hai sentito. Quella stanza ne sarebbe stata impestata per giorni, ma dopotutto a chi poteva interessare una stanza putrida nei meandri delle segrete del castello di PoE?
In piedi, poggiato alla parete, la solita sigaretta penzolante fra le labbra perfette. Il fumo che saliva disegnando arabeschi grigi. Le braccia conserte sul petto, osservava il sangue che colava lungo le ferite incise sulla candida pelle della donna di fronte a lui. I polsi stretti all’indietro, le corde che premevano sulla morbida carne. Le caviglie legate ai piedi della sedia in modo che non potesse muoversi, solo il collo era libero di ruotare dove più gradiva. La sua paura era palpabile e tremenda, tanto che, seppur il suo capo potesse muoversi e potesse ancora vedere, ella preferiva tenere gli occhi chiusi, colmi di lacrime e la testa china. Sfinita.

You must leave now, take what you need, you think will last.

La voce del demone intonò un canto, la sua tipica voce calda e roca. La bambina in piedi davanti alla donna rigirava fra le mani il proprio pugnale.

But whatever you wish to keep, you better grab it fast.
Yonder stands your orphan with his gun,


Lo sguardo sulla bambolina che teneva saldamente il pugnale fra le mani, titubante si rigirava fra le dita l’arma finemente lavorata. Gli occhi chiari e malinconici persi in quelle curve letali, lì col corpo, ma con la mente altrove.

Crying like a fire in the sun.
Look out the saints are comin' through
And it's all over now, Baby Blue.


“Tornerà?”
“Si..”
“Come.. Ne… Siete sicuro?” da poco tempo aveva capito che al demone era bene rivolgersi in maniera più appropriata ormai. Per quanto ne fosse sinceramente dispiaciuta, pensò che ormai era ora di dimostrare a lui e a sua madre quanto poteva essere rispettosa nei confronti di chi le aveva donato molto più di chiunque altro: la vita, sua madre, e la capacità di gestire la Morte, lui.
“Quando due anime sono legate strette fra di loro, non vi è strumento che possa scinderle.. E rimangono unite anche i loro cuori sono lontani anni luce.”
Erordia si immaginò, nella mente da bambina, due nastri, uno rosso e uno nero, legati da un nodo così stretto che nemmeno le mani più affusolate avrebbero potuto sciogliere. Forse un coltello sarebbe stata la soluzione, ma scosse la testa perché non voleva pensarci. Si convinse che i due nastri erano magici e che al tatto erano di seta, ma in realtà erano fatti di metallo, la lega più dura che esistesse.
“Non è.. Debole..” annuì a sé stessa mentre voltava il capo nella direzione della donna che esalava flebili respiri e ancora non apriva gli occhi.
“No, non la è.. Tutt’altro.. Spesso… Ci vuole più coraggio per soffrire che per agire.”
La ragazzina poteva già capire le parole a lei rivolte, forse ci metteva una fantasia tutta sua nell’interpretarle. Ma lo capiva. Aveva letto attentamente la lettera di sua madre, mentre seduta con i piedini a penzoloni sulla poltrona, sfiorava la carta con la punta delle dita immaginando la sua mamma che scriveva quelle parole e piangeva. Perché la conosceva abbastanza da sapere che non era codarda e quando sarebbe cresciuta non avrebbe voluto somigliare che a lei.
Erordia poggiò la mano sul viso della donna, una carezza tanto dolce quanto fredda. Le labbra livide socchiuse e gli occhi sgranati. La bambina ripose le piccole mani sul grembo e chinò il capo, una lacrima solitaria cadde infrangendosi al suolo, fra il sangue raggrumato. La speranza di non lasciare che il demone la vedesse piangere, poiché glielo aveva ripetuto tante volte: Non lasciare che nessuno ti veda piangere, lotta contro il tuo dolore e vincerai sul mondo che ti circonda.

Forget the dead you've left, they will not follow you.

Rialzò il capo e si passò il dorso della mano sulla guancia e si voltò nuovamente a guardare Belial rimasto immobile appoggiato alla parete. Terminò la canzone che aleggiava ancora nell’aria come fosse stata riprodotta da un giradischi malinconico.

Strike another match, go start anew
And it's all over now, Baby Blue.


Ampliò il sorriso che già si era palesato sul viso angelico a dimostrazione del buon operato della bambolina e solo allora stucco le spalle dal muro e si risistemò il capello sul capo.
“E’ tutto finito, bambina triste..” ripetè il demone rivolto in direzione della donna appena passata a miglior vita. Difficile capire se fosse riferito a lei o alla piccola Erordia o chissà a chi altro.
Erordia sorrise di rimando scacciando le nuvole che poco prima si era manifestate sul visino. Il volto di una ragazzina che già sembrava quello di una donna consapevole del proprio compito e del proprio destino.
“Posso.. Avere i suoi occhi?” domandò titubante stringendo il manico del pugnale di sua madre, fiera eppure così piccola.
“Erordia, la ladra di occhi…” scherzò lasciandola fare.



Belial



*It’s all over now, baby blue – Bob Dylan

 
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