The Return Incidents, Topic di Scrittura

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MedeAthena
view post Posted on 21/3/2010, 13:39




Un falco messaggero si posa sul davanzale della finestra della casa di Belial. Legato al collo, con un nastrino di raso rosso, ha un sottile rotolino di pergamena babilonese. Per Alariel, c'è scritto, con calligrafia adolescenziale piena di ricciolini e caratteri leziosi.

Ciao Alariel,

ti scrivo perchè presumibilmente non vorrai vedermi, o forse perchè non ho il coraggio di presentarmi da te. Mi sento terribilmente in colpa per la nostra discussione e vorrei avere la faccia tosta di bussare alla tua porta, prenderti le mani e farti sentire quanto sto male e quanto mi senta stupida per il mare di scemenze che ti ho detto e per la gratuita ricerca di un litigio.

Lo ammetto: ti ho ferita sapendo che ti avrei ferita. Sono una bambina sciocca, viziata ed egoista, e forse non sono nemmeno capace di voler bene così profondamente come sembra, altrimenti non avrei mai anteposto un mio capriccio alla tua tristezza.
E' vero, il matrimonio per me era maledettamente importante: ero felice di quella proposta inaspettata da parte di Harlan, di solito così restio a partecipare a cerimonie o feste, di avere con me la mia bambina, di sentire al mio fianco colei che per me è come una madre. E, come se avessi avuto dei paraocchi che mi facevano considerare solo me stessa, avrei voluto sentire la tua gioia per me, avere un tuo abbraccio, sentirmi anche solo dire che ero bella vestita da sposa...mi sarebbe piaciuto vederti felice quanto lo ero, o forse vederti felice al posto mio...perchè in fondo, nella radiosità di quello che comunque è stato uno dei più bei giorni della mia vita, un'ombra scura c'è sempre stata, quel peso che mi porto nel cuore e che non mi abbandona mai, anzi, che si fa più difficile da sopportare proprio quando più mi sento amata. Forse avrei voluto essere circondata da gente felice per me per rubare un pò di quella gioia e fingere che fosse la mia.

E' un comportamento incredibilmente stupido, vero? Tanto lo sai che ho sentito i tuoi pensieri appena sei arrivata, e anche se non l'avessi fatto sarebbe bastato guardarti in viso per capire che c'era qualcosa che non andava. E invece di comprenderti, o anche solo di abbracciarti, ho preferito prendermela con te, eleggerti a capro espiatorio a cui attribuire il magone che mi stringeva la gola, pur sapendo perfettamente di esserne io la sola causa.

Perdonami, Alariel...mi prenderei a schiaffi da sola per quanto schifosa sono stata, mi sento male come se avessi litigato con mia madre. Perchè questo sei tu per me, anche se non so se vorrai ancora una "figlia" tanto infantile e capricciosa, così egocentrica e insensibile...se hai perso ogni stima nei miei confronti lo capirò, e non potrò darti torto...se invece c'è qualcosa, qualsiasi cosa che io possa fare per farmi perdonare...la farò...

Non avrei mai voluto ferirti. Ti voglio troppo bene per poterlo fare...anche se ho dimostrato tutto il contrario.

Marleen
 
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MedeAthena
view post Posted on 22/3/2010, 10:36




[Un quadernino scritto con inchiostro viola, pieno di cancellature, scritte storte, frecce con pensieri sparsi, disegnini agli angoli del foglio]

Quando ancora ero a casa, avevo un blog…ora, in questo posto dimenticato da Dio, mi tocca fingere di essere una signorina d’altri tempi che bagna il pennino e scrive “Caro diario…” No dai, magari l’incipit stereotipato lo evito…

Ormai è trascorso un mese da quando ho seguito Dagon, ed ogni giorno mi sembra di capire un po’ meno. Prendi anche solo i vampiri: ok, ho avuto la prova della loro esistenza quando hanno tentato di porre fine alla mia, però…insomma, io pensavo potessero essere solo nei filmacci horror di serie di B che guardavo insieme a Matt e Jack! Invece, a quanto pare, esistono eccome, e hanno pure dei denti maledettamente affilati…fortunatamente le cicatrici sono ormai quasi invisibili, ma penso che non potrò mai dimenticare la sofferenza di quei giorni. Come non dimenticherò mai quel sollievo così dolce che mi dava la presenza di Dagon…non si è quasi mai mosso dalla sedia accanto al mio letto, e nei rari momenti di lucidità sapevo che se avessi aperto gli occhi l’avrei visto…e questo mi è bastato a non temere più di tanto la morte, come se ingenuamente pensassi che la sua presenza mi avrebbe protetta da ogni male.

Ho l’impressione che qui siano tutti un po’ fulminati, comunque. C’è gente che si veste con abiti di due secoli fa, gente che non si veste affatto, dei fissati di Tolkien che indossano orecchie da elfo posticce, nessuno utilizza i soldi e non esistono le cose più normali come telefoni, internet, automobili…vivo in una stanza di un castello in cui tutti gli altri inquilini sembrano perennemente incazzati neri o degli emo depressi, funerei in viso e negli sguardi, oppure gentiluomini d’altri tempi come Charles, o fastidiosamente allusivi come Harlan (che è pure il figlio di un ex di mia mamma…questa poi…), o pazzi esaltati come quel tizio con una sola lente colorata (ma chi sei, Marilyn Manson?) che ho incontrato il giardino e mi ha insultata senza motivo…sembra un enorme, assurdo manicomio a cielo aperto…

E poi c’è Dagon. Da quando siamo arrivati qui è cambiato: sembra quello di sempre, poi all’improvviso è come se i suoi occhi fossero appena oscurati da un’ombra, ed è come se qualcosa dentro di lui si spegnesse. Diventa freddo, assente, parla il minimo indispensabile e poco dopo se ne va senza dare spiegazioni…ancora non mi ha voluto dire cosa faccia nella sua vita, ma suppongo che sia legato a questi suoi sbalzi d’umore…quando era a Miami, in ferie, non era così. Ma poco mi importa, questo non cambia l’amore che io provo per lui: insomma, ognuno ha i suoi scazzi, e vivendo insieme è normale che non sempre tutto sia coccole e bacini (sai che palle!) ed io approfitto di quei suoi momenti di assenza per pensare un po’ a me. Che poi mi abbia confessato di non sentire il dolore piantandosi un pugnale nella mano senza fare una piega, che sostenga di poter controllare la memoria altrui (pure io quello lo sapevo fare, quando CJ si riprendeva dalla sbronza mi inventavo un mucchio di cazzate sulle sue gesta e lei credeva davvero di aver fatto ciò che le raccontavo), che ieri mi abbia raccontato di aver tenuto una vampira dipendente dal suo sangue…non so perché, ma per quanto inconcepibile ed allucinato…io ci credo. La mia razionalità mi prenderebbe a pugni, ma l’istinto mi dice di avere fiducia di lui, l’unico che io non ritenga pazzo fra tutti gli abitanti di quest’isola. A volte fa discorsi strani, come se volesse spaventarmi di proposito, o mettermi in guardia…perfino mi chiama *la sua umana*, come se lui fosse un Transformer o un X-Men…io mi diverto quando fa così, ed anzi…più tenta di instillarmi dubbi e preoccupazioni, più io mi sento protetta da lui e dal suo amore...

Non ci sono motivazioni obiettive per poter credere a quello che dice, né per essere così tranquilla quando dice che potrebbe uccidermi, però…qualunque cosa lui voglia farmi credere…io so che non mi racconterebbe mai bugie su di lui, né che potrebbe mai nascondermi qualcosa…lo so e basta. Io mi fido di lui…


Yvonne
 
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°Magggg°
view post Posted on 22/3/2010, 21:42




NARWAIN

Sono passati ormai quasi due giorni da quando ha lasciato l’abitazione nella quale si è risvegliato, eppure gli eventi che hanno accompagnato lui e altri abitanti dell’isola sono stati tutt’altro che semplici. La nascita della figlia di Caina, la decisione di portarla via da sua madre e da Lilith, la protezione di Cassiel.
In tutto ciò però, non ha certo dimenticato le cose importanti, quelle che al momento, nonostante tutto sono le più importanti. Rientra quindi, dopo quasi due giorni nell’abitazione vittoriana in cui si era risvegliato, in quest’epoca che non conosce. L’espressione stanca, per il mancato riposo che non manca certo di farsi sentire, ma più di ogni altra cosa la preoccupazione, quella data dalla consapevolezza di non essere il solo a dover pagare le spese delle proprie scelte... E al momento quello che è più importante è trovare il modo di difendere, o almeno avvertire, quelle persone che per lui sono importanti.
Apre lentamente la porta, i sensi attenti, e chiama un solo nome.
“Nebi? Sei qui?”

NEBI

Aver aperto gli occhi ed essersi ritrovata in mezzo a tanti, troppi umani non è stato facile per una vampira. Il primo giorno è stato segnato da un avvelenamento causato dall’aver bevuto il sangue della sua vittima morta, ma l’aiuto di due delle donne più importanti per lei è stato fondamentale per scampare il pericolo. Ora è seduta nella camera da letto dell’enorme casa nella quale è finita, dopo l’avventura nelle segrete.
Guarda quel letto, ancora intatto.. guarda quei mobili sfarzosi pensando che lei durante l’epoca vittoriana era solo un fagottino nelle braccia di quella madre che ha ritrovato da poco.
“Narwain..” – risponde con un tono dolce e felice. Sapeva che sarebbe ritornato, è strano come due persone possano stare lontane e vivere le loro vite.. sapendo che qualsiasi cosa accada, prima o poi ritroveranno la loro metà.
“Sono qui” – si alza velocemente in piedi e, uscendo dalla stanza, segue quella voce.

NARWAIN

Si sente in colpa per averla lasciata sola tutto quel tempo, e non crede che la sua sia in fondo una giustificazione plausibile, alla propria assenza di ben due giorni, senza avvisarla, senza un messaggio a testimoniare la propria presenza. Segue la sua voce, sino a quando non se la ritrova di fronte e tutto può fare ma non resistere alla tentazione di abbracciarla immediatamente, quasi potesse in qualche modo solo quel contatto dissipare i dubbi e la grande preoccupazione che da diversi giorni ormai sono sempre più presenti.
“Perdonami se sono sparito senza avvisarti Nebi…” Le passa una mano tra i capelli scuri, sollevandole appena il viso per guardarla negli occhi mentre parla. Ma nonostante sia relativamente calmo ora, dal suo tono sembrerebbe quasi palpabile il senso di urgenza che lo accompagna. “Dobbiamo parlare di alcune cose…”

NEBI

Si lascia abbracciare, imitando lo stesso gesto del ragazzo che presto sposerà. Sente immediatamente il calore.. quel preciso, necessario calore.. quell’intenso profumo così invitante eppure.. eppure con lui si è sempre trattenuta. Nonostante a volte la voglia di assaggiare il suo sangue fosse quasi irresistibile non ha mai minimamente pensato di fargli qualcosa di simile. Non a lui. Mai.
Ma insieme a tutte queste confortanti sensazioni sente altro, sente la sua preoccupazione malgrado lui tenti brillantemente di celarla – “certo.” – aggrotta appena la fronte guardandolo negli occhi, come se potesse vedervi dentro la verità. Gli prende la mano e si avvicina ad un divano cercando di destreggiarsi nei movimenti poco facilitati da quell’ingombrante abito nero – “è successo.. qualcosa?”

NARWAIN


Non è che sia propriamente successo qualcosa, solo una serie di eventi troppo complicati che purtroppo avranno sicuramente ripercussioni, che altrettanto sicuramente non saranno piacevoli… Si siede sul divano dove la conduce e le prende la mano pallida e fredda tra le sue, osservandola un momento mentre rimane pensieroso alla ricerca delle parole adatte.
“Abbiamo un problema Nebi...” Si corregge poi subito, scuotendo un momento la testolina e sospirando, prima di tornare a guardarla. “O meglio, io ho un problema... e non vorrei che arrivasse a coinvolgerti... ecco...” Parla lentamente cercando di celare la preoccupazione e soprattutto cercando di visualizzare la situazione dalla prospettiva meno tragica e più razionale possibile.
Riabbassa lo sguardo sulla mano di Nebi, poi riprende parola. “Conosci Caina, giusto? Sai... cosa le è capitato?”

NEBI

Caina. Nei suoi ricordi è una vampira che ha sempre mascherato la sua natura e che, esattamente come suo padre, sterminava i vampiri. Erano molto amici, lei e Jackson all’epoca ma Nebi era imprigionata nel suo corpo animale, era una pantera e viveva come tale – “Sì.. più o meno. E’ amica di papà.. e l’unica cosa che so è che ha avuto problemi durante il parto. ” – l’unica notizia appresa da suo padre proprio poche ore fa. Si schiarisce la voce prima di continuare a parlare, cosa può essere accaduto di tanto grave da aver coinvolto Narwain e addirittura da poter arrivare a coinvolgere lei stessa?
“Qualsiasi tuo problema è anche un mio problema, per cui.. che mi coinvolga o meno raccontami. Ti ha fatto del male? – lo guarda cercando segni sul suo volto, sulle sue mai – “o..” – tu hai fatto del male a lei, vorrebbe aggiungere, ma sa perfettamente che lui non farebbe mai male a nessuno se non per un motivo veramente importante – “.. insomma. Dimmi.”

NARWAIN

Narwain non farebbe del male ad una mosca, a meno che non sia qualcuno a fare del male alle persone che ama, ma questo al momento non ha nulla a che fare con il loro problema.
Le stringe appena di più la mano tornando a guardarla negli occhi, sempre serio, sempre con lo sguardo velato da quella spessa coltre di preoccupazione.
“Io ero li Nebi, quando lei ha partorito... è per questo che... non ci sono stato questi giorni…” Deglutisce appena a fatica a ricordare l’agitazione di quei momenti. “Caina è una vampira e come tale non avrebbe potuto portare a termine la gravidanza... Sai che... ogni giorno dovevo andare da lei, per renderla umana no?”
Non attende risposta, si limita a proseguire ancora per un poco, giusto per darle un quadro generale della situazione, e soprattutto sapere quanto Nebi sa, di ciò che hanno fatto ad Aniac, perché dopotutto, lui sta aiutando lei... “La bambina è nata e… ora sta bene ma... non si trova con Caina… ne con Lilith... tu sai… cos’è accaduto ai suoi ricordi vero?”

NEBI

Chiude gli occhi nel sentire parte di quelle parole. E’ una vampira e come tale non avrebbe potuto portare a termine la gravidanza. Un figlio.. uno dei suoi più grandi e nascosti desideri. Pur non conoscendola quasi niente all’inizio prova dispiacere per queste parole, quanto deve essere brutto per una donna, non riuscire a mettere al mondo un bambino? Sospira e riapre gli occhi, riportandoli su di lui – “Sono felice che la bambina stia bene” – ed è un commento sincero. Persino una vampira come Nebi ha un debole per certe situazioni – “Sì, so che andavi da lei per renderla umana e so che non ricorda parte della sua vita, giusto?” – ha sentito parlare sporadicamente di questa storia – “immagino tutto questo sia opera di Lilith, appunto.” – non potrebbe essere altrimenti, dopotutto è la Regina della loro razza.

NARWAIN

Subito si limita ad annuire, poi ai schiarisce la voce, e mai, in nessun momento, smette di tenerle la mano tra le sue carezzandone la pelle chiara con la punta delle proprie dita.
“Aniac... ha fatto molto... per opporsi a quella natura di cui ora è prigioniera Nebi... E… sai, prima di partorire mentre eravamo soli, ha avuto un momento di lucidità... E, fidati di me Nebi, in quelle sue parole c’era una sincerità, una sofferenza, che non avrei potuto in alcun modo non esaudire la sua richiesta...” Fa una breve pausa, solo per dare il tempo a Nebi di prepararsi alla notizia che sta per darle... poiché se Nebi sa che ora Caina è completamente succube di Lilith, suppone bene che possa immaginare quali siano le conseguenze del suo gesto. “Mi ha chiesto con il cuore, con tutta la disperazione di una madre, di far si che quella creatura non fosse stata cresciuta da Lilith e da… ciò che rimaneva di se stessa... e l’ho fatto Nebi... appena la bambina è nata... l’ho portata via da Lilith e da Caina…”

NEBI


Spalanca gli occhi istintivamente e piano piano tenta di mettere a fuoco le parole che le sono state appena dette. Ci vuole un piccolo lasso di tempo per capire: Lilith, Caina ed una bambina portata via rispettivamente alla Regina dei Vampiri ed a una master molto pericolosa. Ora comprende il problema, ora comprende perché lei potrebbe essere coinvolta.
“Narwain, tu sai vero che” – la voce le trema appena e ancora una volta chiude gli occhi un solo istante – “che io sono libera dalla maledizione che mi era stata inferta per merito di Lilith? Io.. il mio essere una vampira è merito suo e soprattutto è l’unica persona che può rispedirmi direttamente da dove sono arrivata.” – si passa la mano libera tra i capelli e sospira, cercando di dare un senso a tutto ciò.
“Mi auguro solo che.. non arrivi a tanto, perché in tal caso” – lo guarda negli occhi – “io non potrei oppormi, ne tu sicuramente potresti fare niente per evitarlo. Ma..” – tenta di sorridergli nonostante la notizia appena ricevuta – “.. in ogni caso hai fatto quello che qualsiasi persona avrebbe fatto. Sono fiera di te, nel caso questo fosse il nostro ultimo dialogo beh,vorrei che ricordassi sempre queste mie parole.” – alludendo al fatto che se Lilith dovesse imprigionarla di nuovo nel suo corpo da pantera è ovvio che.. non avrebbe più modo di parlargli.

NARWAIN

Nel momento in cui aveva reso Lilith umana ed era corso via non aveva pensato a nulla, se non al desiderio di Aniac di non lasciare la propria figlia al volere di Lilith. Ogni dubbio e preoccupazione gli si era palesato dopo nella mente solo più tardi, quando aveva realizzato con lucidità il reale peso della sua azione, eppure, nemmeno in un momento era riuscito a pentirsene. Come non se ne pente tutt’ora… Si schiarisce la voce tornando a posare lo sguardo sulla mano di Nebi, pensieroso… “Posso… renderti umana in ogni momento Nebi… la tua natura… non è quella di essere pantera, sei una donna, umana o vampira non fa differenza in fondo… e dopotutto… anche quella di noi drow è una maledizione, eppure se volessi potrei rendere umana mia madre e qualunque altro drow in qualunque momento…” Parla piano, lentamente, appena esitante, quasi cercasse di convincere se stesso piuttosto che lei. Torna a sospirare e rialza lo sguardo su di lei. “Non ti accadrà nulla di male Nebi… Non a causa mia, e sai bene che sarei pronto dare ogni cosa, purchè non sia tu a pagare il peso delle mie decisioni… e…” sospira nuovamente, tentando di sorridere nonostante la situazione mentre solleva una mano per sfiorarle la pelle del viso che diventa sempre più rosea e viva “…non dire sciocchezze... avrai ancora milioni di parole da dirmi...”

NEBI


Il cuore che batte. Ci sono delle cose a cui non ci si abitua mai, per lei sentire quel ‘tum tum’ nel petto è qualcosa di assolutamente unico e meraviglioso. Ogni volta che la rende umana prova la stessa sensazione, si sente.. speciale.. seppure la razza umana sia la più comune al mondo, sia quella della quale lei stessa si nutre, alla quale strappa la vita per mantenersi a sua volta viva.
“Sono convita che fino a che ti avrò al mio fianco no, non mi accadrà niente di male” – gli sorride rabbrividendo appena mentre il suo corpo inizia a percepire la temperatura umana – “ ad ogni modo sbagli.. al momento.. non mi vengono in mente molte parole.. da dirti” – sbatte le palpebre fissandolo coi suoi occhi verdi, il colore che avrebbero avuto se lei fosse nata da una madre umana. Si avvicina alle sue labbra, per sentirne il sapore, il calore e per rassicurarlo, a suo modo, del fatto che lei non gli lascerà mai risolvere i suoi problemi da solo, soprattutto ora che ha deciso di sposarlo e di averlo accanto per tanto, tanto.. tempo.

NARWAIN

È incredibile come anche nei momenti più difficili, lo sguardo, la vicinanza, il solo respiro di Nebi sappiano quietarlo. Avvicina il viso al suo baciandole le labbra calde e delicate, e poggiando poi la fronte contro la sua mentre con la mano le carezza il viso e il collo, passando le dita scure tra i suoi capelli corvini.
“Te lo prometto Nebi... non... ti accadrà nulla, dovessi recarmi a chieder favore al Maligno in persona…” e non vi è alcuna esagerazione nelle sue parole, non ha alcun dubbio in proposito… Forse un tempo tali parole non si sarebbero mai palesate sulle sue labbra, ma non si può certo dire che il tempo passato sull’isola non abbia cambiato la sua concezione delle cose, e soprattutto le sue priorità.

Narwain

Nebi

 
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Alis3
view post Posted on 29/3/2010, 01:58




[Mercoledì notte, subito dopo il matrimonio di Nebi e Narwain]


Nel buio della foresta, accucciata ai piedi di un albero, c’è una ragazza... le ginocchia contro il petto, il capo abbassato su di esse coperto dai lunghi capelli biondi che ricadono sul viso celando parte dei tratti, gli occhi gonfi di lacrime nascosti dalle piccole mani, rimane immobile... silenziosa... nella speranza di sentirsi protetta, nella speranza di riuscire a sopportare tutto anche questa volta... un lieve singhiozzare le scuote il corpo e il suono del suo respiro affannato è l’unica cosa che rompe il silenzio...

Vorrei poter dire di essere felice... per Nebi, per Narwain, per quello che hanno... per quella felicità che si sono meritati... ma mentirei, mentirei a me stessa... non so come ho potuto credere di poter andare ad un matrimonio... di restare impassibile, di sopportare in silenzio come se niente potesse scalfirmi... non è così... vedere gli occhi di Narwain mentre Nebi percorreva con suo padre quei pochi passi che li dividevano mi ha stretto il cuore... uno sguardo pieno di una strana luce che gli illuminava il viso quando lo ha posato sulla sua amata... è in quell’istante... in quel preciso istante che ho avuto il terrore che mai più mi sarei sentita guardare così... che mai più... mi sarei sentita amata...

Stringe di più le ginocchia contro il petto, e rialza il viso poggiando il capo contro l’albero... le lacrime nere di rimmel le rigano le gote, gli occhi azzurri... tristi... velati da sempre da una singolare malinconia, puntati in alto a cercare una porzione di cielo tra l’intreccio dei rami che fa da tetto alla foresta... aspettando un segno, una speranza... un aiuto... che non arriverà...

Il gelo negli occhi di Light quando hanno incontrato i miei mi è penetrato dentro come mille spade e mi ha trafitto il cuore... non mi avevi mai guardata così... mi sono sentita morire, di nuovo, ho provato la stessa orribile sensazione di quando Lucifero mi ha fatto a pezzi il cuore... ma stavolta non è durata un attimo... la provo ancora... ho ancora davanti agli occhi il tuo sguardo... non erano i tuoi occhi... non eri tu...
Che cosa ti ha fatto? Cosa ha fatto a quella luce che traspariva dai tuoi occhi quando mi guardavi? Cosa ha fatto a quel sorriso sincero che mi scaldava il cuore? Cosa ha fatto al ragazzo che amo?


Si rialza stancamente appoggiandosi contro l’albero, la mano libera che tenta invano di asciugare il viso mentre altre lacrime continuano ancora a sgorgare... rialza gli occhi... in lontananza si stagliano alte e minacciose le torri del castello di point of evil, tornare indietro... tornare a casa adesso non avrebbe alcun senso... non ci sarebbe nessuno ad aspettarla... nessuno ad accoglierla con un sorriso... nessuno a scaldarla nel suo abbraccio...
Riabbassa lo sguardo a terra... e comincia a camminare... è sola, persa... non sa dove sta andando... ma le basta che sia lontano, lontano da tutto...

Non riesco a pensare ad altro... rivedo quella scena ogni secondo, risento nelle mie orecchie riecheggiare la tua voce... fredda... distante, rivedo il viso compiaciuto di Alariel mentre le tue parole mi ferivano come.. e meglio di un pugnale...
Lei mi ha detto che ora stai meglio... che nel profondo è quello che volevi... liberarti di quel peso che è la coscienza... ma io so che non è vero... non può essere vero... non se questo vuol dire liberarsi di me... non se questo vuol dire separarti da me... non mentivano i tuoi occhi quando sono tornata dalla morte... quando sono tornata da te... il tuo abbraccio non mentiva... il tuo cuore non mentiva... l’ho sentito... ho sentito quando mi hai detto ti amo... non te l’ho detto ma l’ho sentito... per la prima e unica volta... e non mentivi... non voglio crederlo... non posso crederlo...


Procede a piccoli passi... a testa china, il buio avvolge ogni cosa a mano a mano che si addentra, i mormorii minacciosi della foresta, gli ululati in lontananza... non li teme... quasi non li ascolta... persa nei suoi pensieri, persa nei suoi ricordi... c’è spazio solo per la voce di lui...
Passo dopo passo il suo incedere diventa più veloce senza rendersene nemmeno conto, una brezza leggera le smuove i capelli... l’odore salmastro del mare invade le sue narici e il terriccio della foresta lascia spazio piano piano ad un terreno roccioso... guarda davanti a sé... le rocce a picco sul mare, l’orizzonte lontano che quasi come una linea retta, separa il blu del cielo da quello delle acque... e rialzando lo sguardo nota che l’intreccio di rami ha lasciato spazio ad un tetto di stelle sulla sua testa...

Senza nemmeno rendermene conto sono giunta alla scogliera... ogni dannato posto di quest’isola mi riporta ad un giorno felice... ad un momento speciale... ogni cosa mi ricorda noi...
In questo posto, la notte delle stelle cadenti, ci siamo scambiati sogni... speranze... desideri... che spesso non si sono avverati... in questo posto, quella stessa notte ho detto di amarti... mi sembra sia passata un’intera vita... eppure quello che provavo allora lo provo ancora adesso... non è cambiato nulla per me... anzi sì, qualcosa è cambiato... da quel giorno ti ho amato solo ogni giorno un po’ di più... è per questo che non riesco a vederti in questo modo... mi fa male... mi fa troppo male vedere l’unica persona che abbia mai amato cambiare radicalmente... per opera di un qualche orrendo potere, mi uccide sapere che sta distruggendo tutto quello che sei...
Non lo dico per puro egoismo... non lo dico solo perché vorrei averti sempre accanto... ma perché so che non è stata una scelta tua... io so che non è così... ed è incredibilmente ingiusto che per il disprezzo che Alariel prova nei miei confronti a farne le spese debba essere tu... ho sempre cercato di evitare questo... di evitare che tu soffrissi per errori miei, per causa mia, e non mi è mai riuscito... è qualcosa che non riuscirò mai a perdonarmi...

Non so esattamente cosa ti abbia fatto... come sia riuscita a privarti della tua coscienza... ma so che è rimasto qualcosa di te... del ragazzo che amo, in fondo al tuo cuore... lo so... deve essere così... so che da qualche parte c’è ancora quel ragazzo che mi baciò la prima volta ai piedi di un albero, quel ragazzo che riusciva a farmi sorridere anche dei miei guai, che mi ha regalato infiniti desideri, che è riuscito a vedere qualcosa di bello in me... che è riuscito a guardare oltre il mostro, che lo ha sfidato... per me... perché non voleva accettare che sparissi... quel ragazzo ha portato la luce dove c’era solo il buio e il silenzio... non mi ha abbandonata... mai...
Per questo e per molto altro io non abbandonerò lui... lotterò... finché avrò forza, finché avrò vita... non so come... non so quando... ma te lo prometto Light... non avrò pace fino a che quel ragazzo non tornerà...


Le ginocchia le cedono sotto il peso di una stanchezza che di fisico ha ben poco... stesa sulla nuda roccia, le mani strette contro le proprie braccia come ad avvolgersi in un tenero abbraccio, sognando di trovarsi tra le sue braccia, rialza lo sguardo al cielo... non cadrà nessuna stella stanotte... nessun desiderio diventerà realtà... chiude gli occhi stanchi e gonfi di lacrime... a cullarla solo il rumore del mare che si infrange sugli scogli... ed il buio ad avvolgerla nella sua opprimente stretta... lentamente si addormenta lì... aspettando l’arrivo dell’alba... aspettando il ritorno della Luce...

Emma
 
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view post Posted on 29/3/2010, 16:17
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Baby child

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(In camera sua, scrive i suoi pensieri a margine del suo libro)

Stanotte ho saputo che c'eri: una goccia di vita scappata dal nulla. Me ne stavo con gli occhi spalancati nel buio e d'un tratto, in quel buio, s'è acceso un lampo di certezza: sì, c'eri. È stato come sentirsi colpire in petto da una fucilata. Mi si è fermato il cuore. E quando ha ripreso a battere con tonfi sordi, cannonate di sbalordimento, mi sono accorta di precipitare in un pozzo dove tutto era incerto e terrorizzante. Ora eccomi qui chiusa a chiave dentro una paura che mi bagna il volto, i capelli, i pensieri. E in essa mi perdo. Cerca di capire: non è paura degli altri. Io non mi curo degli altri. Non è paura di Dio. Io non credo in Dio. Non è paura del dolore. Io non temo il dolore. È paura di te, del caso che ti ha strappato al nulla, per agganciarti al mio ventre. Non sono mai stata pronta ad accoglierti, anche se ti ho molto aspettato. [Cit.]


Non ho mai pensato che tutto questo potesse realmente accadere. Ho sempre creduto che tutto in me fosse privo di vita: il mio cuore non batte, i miei polmoni non hanno bisogno di aria.. tutto morto. Eppure è successo, una nuova vita è nata in me e, sebbene fosse la cosa che più desideravo al mondo, essere madre e sentirmi per la prima volta molto simile ad un umano, non posso fare a meno di pesare che forse, in questa circostanza, sarebbe stato meglio se non fosse mai accaduto. Non si tratta semplicemente di non sapere chi sia il padre, questo è solo uno dei tanti problemi che questa gravidanza mi pone e forse l’unico che riuscirò a risolvere. In qualunque caso, di chiunque sia questa povera creatura innocente, qualcuno ne soffrirà e la colpa di tutto questo è solo mia, nonostante le cose si facciano in due, sono perfettamente consapevole che non mi sarei dovuta concedere ne a Darius ne tantomeno ad Evren. Sono stata una stupida a pensare che così facendo avrei potuto riprendere in mano la mia vita e diventare il vampiro che tutti han sempre creduto io fossi predestinata ad essere. Ci ho sperato anche io, perché il quel caso avrei smesso di soffrire per sentimenti che vampiri, degni di esser chiamati così, è logico non possano provare. E invece no, io ho capito cosa volesse dire amare sul serio e quando un vampiro ama, non può dimenticare di averlo fatto, adesso ne sono consapevole più che mai. Non mi lascerò più manipolare dalle situazioni, sarò io a prendere le decisioni per me e per questa creatura frutto di un amore che non esiste.
Abbasso lo sguardo sul mio ventre lasciando cadere la penna sulle pagine ingiallite del libro. Quando non sono vestita si riesce appena a notare una piccola rotondità sulla parte inferiore dell’addome. Non ho idea di come funzioni la questione del tempo sull’isola, ma a giudicare dalle dimensioni sono portata a credere che Elbereth ha ragione, è figlio di Darius.. non posso scriverlo sul libro e rischiare che un giorno qualcuno possa impossessarsene e possa portare questo segreto alla luce e, del resto, ancora non ne ho avuto la certezza. Porto una mano su quella pallina microscopica, che solo chi mi conosce bene noterebbe, e riprendo a scrivere i miei pensieri..
Ho avuto una famiglia un tempo, so cosa vuol dire ricevere l’affetto di entrambi i genitori, purtroppo però non è finita molto bene. Poi sono arrivata qui ed ho cercato di crearmene un’altra di famiglia, mi sono circondata di persone delle quali mi fidavo profondamente e che una ad una mi hanno abbandonata.. avevo bisogno di sentirmi parte di un qualcosa, avevo bisogno di un rifugio grazie nel quale sarei potuta sfuggire al mondo. Un mondo che non ha mai compreso, che non ha mai accettato la mia diversità anche se in quel mondo ci sono altre persone come me, che si nascondono, che si rivelano e ognuna di esse cerca di ritagliarsi un posto in un ambiente che le rifiuta.. e ognuna di esse si ritrova puntualmente sola a dover combattere da sola le proprie battaglie. Credo che sia esattamente questo il mio scopo adesso, combattere la mia battaglia e cercare di offrire a mio figlio, una vita (se di vita di può parlare) migliore di quella che ho avuto io. E se per fare questo avrò bisogno di ricorrere ad una menzogna, beh lo farò perché non credo di avere molte altre alternative. Lo farò per lui, perché non sia costretto a sopportare il peso di un macigno che invece devo portare solo io senza lasciare che nessuno mi allevi da quel peso. L’unica cosa che mi importa è il bene di questa creatura ed ogni mia azione sarà dettata da questo pensiero. Non posso più farmi tormentare dal passato, tutti meritano la possibilità di essere felici ed io non sono nessuno per impedire che ciò avvenga.
Quando sono arrivata in questo luogo ancora non conoscevo il mio scopo, credevo di aver trovato la salvezza, lontana da mio padre e da tutto quello che rappresentava.. e invece il passato mi è ripiombato addosso senza che nemmeno ne me rendessi conto.
Ma adesso è tutto più chiaro piccolo mio, sei tu la mia salvezza, sei tu la mia redenzione, sei tu la mia speranza e la mia gioia. Non permetterò a niente e a nessuno di separarci e di metterci l’uno contro l’altra.
Lascio ricadere nuovamente la penna sulle pagine del libro aperto, una lacrima cremisi, mi solca il viso e non faccio in tempo a raccoglierla che questa si posa delicata, come una carezza, sul mio ventre nudo. Andrò avanti cercando di non ricordare quello che eravamo, smetterò di frequentare i posti che mi ricordano del nostro amore, farò finta di niente.. finta che sia tutto normale, che niente sia mai esistito fra noi due.. fingerò. E il senso di vuoto mi attanaglia, mi ricorda quanto io sia delusa, da te.. da me.. da quello che non siamo stati in grado di portare avanti. Abbiamo permesso ad altri di intromettersi fra di noi ed ora è tutto rotto, tutto si è spezzato. Ed è proprio così, il mio cuore sembra essere esploso all’interno del mio petto, ho provato a tentare di perdonarti per avermi abbandonata alla deriva di me stessa.. ma tu non hai colpe. Hai trovato la tua strada ed io ora non posso far altro che proseguire per la mia, con il mio bambino.
Ho imparato una cosa, in ogni caso, la gelosia.. distrugge tutto e lascia il niente. Ho provato a riprenderti, Darius.. ma non ho fatto altro che allontanarti sempre di più da me. Ho perfino distrutto l’amicizia con Arlinn.. e solo per appagare il mio desiderio di sentirmi alla tua altezza. Solo perché speravo di non dover pentirmi di essere una vampira senza scrupoli.. la vampira della quale ti sei innamorato. Ma io non sono più la stessa ormai.. e ti ho perso. Riprendo la penna e torno a scrivere delle righe a bordo pagina..
E’ inutile continuare a tormentarsi per qualcosa che molto probabilmente non sarebbe mai dovuto esistere. Ho già pagato abbastanza le mie colpe perdendo Darius.. Arlinn.. ora è arrivato il momento di guardare avanti. So che molte altre persone mi saranno vicine durante questo percorso con te, bambino mio.. ma saremo soli ad affrontare la nostra vita. Potrai contare per sempre su di me, e se un giorno mi chiederai il perché di molte cose.. spero che capirai che l’ho fatto per il bene di tutti.. e non per esigenza personale perché per me sarebbe molto più semplice dire la verità.
Saremo soli, noi due, nella nostra stanza.. ti aiuterò a crescere, a muovere i primi passi.. le prime paroline. Non so se ne sarò in grado ma fare la mamma credo sia una cosa istintiva. Mi sembrerà tutto normale quando finalmente potrò stringerti fra le mie braccia.. e poi amarti come non ho mai amato nessuno prima. Non sei ancora nato e rappresenti già la cosa più importante che ho.. cercherò di stare attenta a non sbagliare perché non voglio che i miei errori si ripercuotano su di te e sulla tua vita. Vivi in me ed io vivo di te..
Poso la penna accanto al libro e poi lo richiudo delicatamente. Nessuno leggerà mai queste pagine a parte te mia cara Catherine. Sai pensavo che se si trattasse di una bambina la chiamerei proprio come te e come tua figlia sperando che abbia una sorte migliore. Anche mia madre si chiamava così.. ed era bellissima. So che potrebbe sembrare strano dare il nome di una persona che non c’è più ad una che sta per nascere.. ma in questo modo sentirò la sua presenza sempre al mio fianco.. continuerà a vivere in lei e la proteggerà.
Adesso continua a dormire mia piccola stella.. vivi protetto nel mio ventre.. e sogna perché sognare ci aiuta a sentirci vivi.. come mai saremo purtroppo. Abbi il coraggio di lottare per quello che vuoi, di esprimere i tuoi sentimenti, non aver paura di provarne.. sono la cosa più bella che possa esistere. Innamorati e non essere egoista.. datti con tutto te stesso se ritieni che sia la persona giusta da amare. Credi sempre in te stessa e nelle tue capacità perché nessuno ti dovrà mai dire come devi essere e come dovrai comportarti.. sii libero.. libero di fare quello che credi badando a non ferire le persone a cui tieni.. perché potresti perderle e soffrire terribilmente per la loro assenza. E.. capiscimi piccolo mio, son solo una vecchia vampira, sola e innamorata dell’amore che ha avuto la fortuna di ricevere il dono più grande che la *vita* avrebbe mai potuto concederle..

Dulcinea



*Oriana Fallaci da "Lettera a un bambino mai nato"
 
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·•Ðisg&lø•·
view post Posted on 1/4/2010, 17:24




+Pensieri e Parole+
"Ed eccomi entrata in questo mondo.Ahimè ancora incosciente di ciò che accade e incredula in ciò che vedo.Creature fantastiche, incredibili ma assolutamente lontane dalla realtà da cui io vengo.Non riesco ancora a percepir l'aria che smuove i miei capelli o suono e odori che attraversano il mio animo sperduto.Cerco di integrarmi ma ciò che vedo sono solo creature a me sconosciute.Non riesco a raccontar ancora ciò che mi accade attorno.Sarà il caos, Sarà la paura Bhè insomma! Voglio tornare a casa! Ma prima che ciò avvenga voglio conoscere questo fantastico mondo.Oggi Ho incontrato tre fantastiche persone...Con quale ho avuto una lunga discussione ma! Infine ho scoperto Che erano fantastiche creature con le quali si poteva parlare del più del meno senza avere nessun litigio.
Mi sta iniziando a piacere qui..Tutti queste creature...Queste scene Hot fra Vampiri...Sottolineando che sono scoppiata a ridere nel sapere che la Lyra si Stesse frequentando con Victor...Che coppietta perfetta! Uno più bello dell'altro!Comunque ora scappo Per andare a farmi un bel vestitino! Stasera tutti presenti al Tortuga Party! Ebbene si ho organizzato una mini festa! Chissa come sarà!"
Aradia


Edited by ·•Ðisg&lø•· - 2/4/2010, 16:50
 
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°Magggg°
view post Posted on 3/4/2010, 18:29




Mia piccola Erordia…
Non puoi immaginare, quanto per me scriverti ognuna di queste parole sia difficile… non credo… tu possa comprendere quanto dolore accompagna questo momento, in cui osservo la stanza vuota ripensando a tutti i momenti che abbiamo passato qui.
Tra poco tornerai, come ogni giorno quasi al calar del sole, e orgogliosa come sempre mi mostrerai ognuno dei tuoi progressi, e io non potrò far altro che essere orgogliosa di te, nel vederti diventare sempre più simile a ciò che ho sempre desiderato tu potessi diventare, sempre più vicina a quella perfezione che è così rara da trovarsi in una creatura ma a cui tu sei così prossima da non accorgertene nemmeno.
Erano anni… decenni infiniti che attendevo di poter avere un erede femmina, splendida come lo sei tu e mai avrei immaginato che sarei riuscita a dar la vita ad una così meravigliosa creatura.
Sai Erordia, ci sono così tante cose che non conosci, di quel mondo da cui io provengo e che vorrei un giorno mostrarti... Vorrei poterti mostrare quel mondo che un giorno ti apparterrà, come naturale eredità del Casato da cui provieni. Perché si dopotutto ti abbiam tanto parlato di quell’essere che è tuo padre, ma in fondo sai così poco di quella che dovrebbe essere la tua naturale inclinazione, della tua appartenenza...
Avrai tutto il tempo di imparare ogni cosa, tutto ciò che non conosci e che ti è stato tenuto nascosto sino ad ora, tutto ciò che non sei ancora pronta a conoscere. Ogni cosa a suo tempo si dice e ora è venuto il tempo che sia io a muovermi, per riprendere ciò che mi appartiene, ciò che apparterrà anche a te.
E ora, come prima cosa, vorrei essere in grado di riprendermi il mio onore, e il mio orgoglio. Sono... caratteristiche, principi che crescendo imparerai a fare tuoi, che imparerai a considerare importanti almeno quanto avrei dovuto considerarli importanti io...
Immagino la confusione nel tuo sguardo mentre leggi queste righe, e se ti stai chiedendo il motivo per cui ti ho scritto tutto ciò è solo per darti una spicciola giustificazione del mio gesto.
Quando uscirai dalla tua stanza arriverai in sala, non mi troverai li come ogni mattina Erordia. E so bene che non è corretto da parte mia avvisarti in questo modo della mia partenza, tramite poche righe scritte che troverai solo quando sarà troppo tardi perché tu possa opporti in qualche modo alla mia decisione.
Sono una codarda Erordia, ed è bene che la stima che hai di tua madre tu possa rivolgerla altrove perché sono più che certa di non meritare affatto alcuno degli sguardi pieni di ammirazione che mi rivolgi. Poiché forse non ora, ma quando crescerai saprai attribuire al mio gesto e al mio comportamento lo stesso appellativo che ho usato io.
È vigliaccheria, imparerai a chiamarla così, perché si, non c’è nulla di onorevole nel comportamento di una madre che non è un grado di guardare negli occhi la propria figlia per dirle che per un tempo indeterminato non sarà più al suo fianco.
Ho avuto paura, e per quanto me ne vergogni, non voglio mentirti più di quanto non abbia già fatto. Ho avuto paura perché non sono stata in grado di sopportare quale sarebbe stato il tuo sguardo, quali sarebbero stati i tuoi pensieri nel sapere che tua madre ha deciso di separarsi da te solo per una pecca di orgoglio. Solo per riuscire ad apparire migliore ai propri occhi.
Sono una persona debole Erordia, e ora come ora non credo sarei nemmeno in grado di seguirti o di insegnarti qualcosa senza avere la consapevolezza di non essere nella posizione di insegnarti alcunché, poiché sono abbastanza mediocre da sporcare quella perfezione che vorrei tu potessi raggiungere.
Ma non ti ho abbandonata Erordia, non pensarlo… non pensarlo mai. Non ti ho abbandonata e mai sarei in grado di mettere nulla davanti a te... E se me ne sono andata è solo per poter diventare una persona migliore, è solo per poter dar prova a me stessa che posso davvero essere all’altezza delle persone che ho accanto, di quelle persone che mi considerano meglio di quanto io in realtà non sia.
Sai Erordia... Ciò che mi è stato insegnato è che ogni legame rende più debole. Perché ogni legame è dipendenza, e dipendere da qualcuno significa semplicemente ammettere di non poter badare a se stessi. Ho pensato a lungo a queste cose in questo periodo, e sono cose a cui non voglio credere. Dopotutto dipendo dalla tua esistenza forse più di quanto non dovresti dipendere tu dalla mia. E se ammettere questo significa ammettere una mia debolezza sono disposta a farlo, poiché nulla mi rende più debole che il pensare a te. E sai, non è una cosa brutta.
È un sentimento, una sensazione colma di una dolcezza che credevo non si potesse provare, che credevo, io, non sarei riuscita a provare. E se anche tutto ciò mi rende forse debole, è qualcosa a cui non rinuncerei nemmeno a costo della mia stessa vita.
Lo sai vero... quali sono le sole debolezze di tua mamma? Beh, voglio solo essere in grado di dimostrare a me stessa, e a quelle persone che reputo importanti, che non è certo il dipendere da voi che mi rende una persona peggiore di quanto non ero. O semplicemente più debole.
Perché vorrei davvero essere speciale ai vostri occhi e... vorrei solo potermi sentire davvero degna di voi.
È una prova, per me questa volta, per nessun’altro...
E se non riesci a capirmi, se sei arrabbiata, se ti sembra un gesto inutile, o stupido, allora sei libera di odiarmi.
Sei libera di odiarmi con tutta te stessa, sei libera di arrabbiarti e di rinnegare persino il legame che hai con me.
Odiami pure perché ti ho promesso che mai ti avrei lasciata sola. Ma non pensare mai che abbia messo qualcosa davanti a te.
Siete tutta la mia vita dopotutto, e questo non cambierà mai, che tu possa crederci o no.
Ma non piangere Erordia, perché non merito la tua tristezza, e nessuna delle tue lacrime. Forse merito la tua delusione, questo si... Ma tieni sempre a mente, che ogni mio passo l’ho fatto per voi.
Sai, non sono abituata a promettere nulla che io non sia certa di poter mantenere, ma solo per questa volta credo di poter fare un’eccezione, e non perché io mi senta libera di prometterti cose che non posso mantenere, solo perché sono sicura che se lo prometto a te, sono doppiamente obbligata a mantenere quanto detto.
Tornerò Erordia, tornerò e allora sarai libera di dirmi tutto ciò che pensi della mia scelta, tutto ciò che pensi di quella donna che il fato ti ha dato come madre.
Per ora... sai che ti lascio alle cure migliori che potresti ricevere, poiché non ho alcun dubbio che riceverai sempre e comunque quanto, e più di quanto tu possa necessitare.
Tieni sempre la testa alta... non potrei essere più orgogliosa di te, di quanto non sia...

Ti amo Erordia, più della mia stessa esistenza, e onore… e vita…

Blaenil


 
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RebelGrrrl
view post Posted on 3/4/2010, 19:18




Una musica aleggiava nella stanza. Impregnava l’aria come il sudore sugli abiti leggeri indossati d’estate. Odore di sangue stantio e fumo. Un odore che gli umani non si dimenticano poiché ti rimane nelle narici e lo riconosci anche se passano mesi, una volta che l’hai sentito. Quella stanza ne sarebbe stata impestata per giorni, ma dopotutto a chi poteva interessare una stanza putrida nei meandri delle segrete del castello di PoE?
In piedi, poggiato alla parete, la solita sigaretta penzolante fra le labbra perfette. Il fumo che saliva disegnando arabeschi grigi. Le braccia conserte sul petto, osservava il sangue che colava lungo le ferite incise sulla candida pelle della donna di fronte a lui. I polsi stretti all’indietro, le corde che premevano sulla morbida carne. Le caviglie legate ai piedi della sedia in modo che non potesse muoversi, solo il collo era libero di ruotare dove più gradiva. La sua paura era palpabile e tremenda, tanto che, seppur il suo capo potesse muoversi e potesse ancora vedere, ella preferiva tenere gli occhi chiusi, colmi di lacrime e la testa china. Sfinita.

You must leave now, take what you need, you think will last.

La voce del demone intonò un canto, la sua tipica voce calda e roca. La bambina in piedi davanti alla donna rigirava fra le mani il proprio pugnale.

But whatever you wish to keep, you better grab it fast.
Yonder stands your orphan with his gun,


Lo sguardo sulla bambolina che teneva saldamente il pugnale fra le mani, titubante si rigirava fra le dita l’arma finemente lavorata. Gli occhi chiari e malinconici persi in quelle curve letali, lì col corpo, ma con la mente altrove.

Crying like a fire in the sun.
Look out the saints are comin' through
And it's all over now, Baby Blue.


“Tornerà?”
“Si..”
“Come.. Ne… Siete sicuro?” da poco tempo aveva capito che al demone era bene rivolgersi in maniera più appropriata ormai. Per quanto ne fosse sinceramente dispiaciuta, pensò che ormai era ora di dimostrare a lui e a sua madre quanto poteva essere rispettosa nei confronti di chi le aveva donato molto più di chiunque altro: la vita, sua madre, e la capacità di gestire la Morte, lui.
“Quando due anime sono legate strette fra di loro, non vi è strumento che possa scinderle.. E rimangono unite anche i loro cuori sono lontani anni luce.”
Erordia si immaginò, nella mente da bambina, due nastri, uno rosso e uno nero, legati da un nodo così stretto che nemmeno le mani più affusolate avrebbero potuto sciogliere. Forse un coltello sarebbe stata la soluzione, ma scosse la testa perché non voleva pensarci. Si convinse che i due nastri erano magici e che al tatto erano di seta, ma in realtà erano fatti di metallo, la lega più dura che esistesse.
“Non è.. Debole..” annuì a sé stessa mentre voltava il capo nella direzione della donna che esalava flebili respiri e ancora non apriva gli occhi.
“No, non la è.. Tutt’altro.. Spesso… Ci vuole più coraggio per soffrire che per agire.”
La ragazzina poteva già capire le parole a lei rivolte, forse ci metteva una fantasia tutta sua nell’interpretarle. Ma lo capiva. Aveva letto attentamente la lettera di sua madre, mentre seduta con i piedini a penzoloni sulla poltrona, sfiorava la carta con la punta delle dita immaginando la sua mamma che scriveva quelle parole e piangeva. Perché la conosceva abbastanza da sapere che non era codarda e quando sarebbe cresciuta non avrebbe voluto somigliare che a lei.
Erordia poggiò la mano sul viso della donna, una carezza tanto dolce quanto fredda. Le labbra livide socchiuse e gli occhi sgranati. La bambina ripose le piccole mani sul grembo e chinò il capo, una lacrima solitaria cadde infrangendosi al suolo, fra il sangue raggrumato. La speranza di non lasciare che il demone la vedesse piangere, poiché glielo aveva ripetuto tante volte: Non lasciare che nessuno ti veda piangere, lotta contro il tuo dolore e vincerai sul mondo che ti circonda.

Forget the dead you've left, they will not follow you.

Rialzò il capo e si passò il dorso della mano sulla guancia e si voltò nuovamente a guardare Belial rimasto immobile appoggiato alla parete. Terminò la canzone che aleggiava ancora nell’aria come fosse stata riprodotta da un giradischi malinconico.

Strike another match, go start anew
And it's all over now, Baby Blue.


Ampliò il sorriso che già si era palesato sul viso angelico a dimostrazione del buon operato della bambolina e solo allora stucco le spalle dal muro e si risistemò il capello sul capo.
“E’ tutto finito, bambina triste..” ripetè il demone rivolto in direzione della donna appena passata a miglior vita. Difficile capire se fosse riferito a lei o alla piccola Erordia o chissà a chi altro.
Erordia sorrise di rimando scacciando le nuvole che poco prima si era manifestate sul visino. Il volto di una ragazzina che già sembrava quello di una donna consapevole del proprio compito e del proprio destino.
“Posso.. Avere i suoi occhi?” domandò titubante stringendo il manico del pugnale di sua madre, fiera eppure così piccola.
“Erordia, la ladra di occhi…” scherzò lasciandola fare.



Belial



*It’s all over now, baby blue – Bob Dylan

 
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°Magggg°
view post Posted on 10/4/2010, 19:32




Porca miseria...
Son proprio figlia di mia madre, non c’è che dire... Ma sono quasi certa di non aver raggiunto queste dimensioni nemmeno con i gemelli…
Mi osservo allo specchio e mi rendo conto che c’è qualcosa che non va, qualcosa che non va proprio per nulla…
Guarda… guarda li, quelle sono smagliature, le vedi Delilah?
Le ved, le vedo, ormai parlo da sola... Mi guardo allo specchio nuda come un verme e mi sento tanto una simmenthal tremolante lasciata sul piatto con tutta la sua gelatina intorno...
Insomma, fosse solo la pancia... ma queste, queste tette non sono mica roba mia, e non lo erano nemmeno quando sono rimasta incinta di Alastor e Andras… e si fianchi larghi da madre di famiglia di epoca fascista? Sembra che abbia partorito una squadra ci calcetto, altro che due frugoletti infernali...
Non ci siamo Delilah, non va proprio per niente bene, se continui così tra poco assumerai la forma di un tubo di kebab pallido, o in alternativa di una di quelle pere tracagnotte da fare al forno con il vino rosso…
Pere cotte… quasi quasi… potrei chiedere ad Astaroth di andare a comprarmele... magari con la cannella, e cosparse di zucchero…
Torno a guardarmi allo specchio e sollevo un sopracciglio... No decisamente non va, sono incinta ma non devo diventare un krapfen... magari... potrei evitare lo zucchero e il vino e bollire le pere con la cannella…
Eh che schifo, però… Mi dan più soddisfazione i broccoli… peccato puzzino tanto…
Avanti Delilah, non c’è pericolo che tua figlia nasca con una brutta voglia sulla faccia, insomma è più facile che le voglie si manifestino a me con chiazze variopinte… per adesso mi si manifestano le smagliature, il che non è male...
Mh… in genere cosa consigliano per perdere peso? Beh dicono di bere tanta acqua... via latte e biscotti dalla colazione... solo acqua… magari anche con una goccina di aceto... certo… chiederò a mio marito di servirmelo con una spugna, possibilmente vestito da centurione romano… No no, niente da fare, io se a colazione non mi mangio almeno un alce vivo non arrivo nemmeno fuori dalla cucina… vengo giù come un pinolo…
L’alternativa è la betulla... non capisco se in foglie o direttamente in segatura di tronco… mh… dicono anche che un infuso di piccioli di ciliegia faccia un sacchissimo bene…

“Astaroth amore!!! Va a comprarmi dei piccioli di ciliegia…” con le ciliegie poi… ci farò dei dolci per mia figlia… che le farò assaggiare entro sera… ça va sans dire…


Delilah

 
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RebelGrrrl
view post Posted on 10/4/2010, 19:38




ALARIEL

Le prime luci dell’alba... La sentii arrivare, ancora prima che i timidi raggi del sole illuminassero il cielo scuro e rischiarassero la stanza buia dando vita a ombre leggere ed evanescenti.
Spostai appena il volto ancora umido dalla spalla del mio angelo e osservai il cielo rimettendomi seduta e rivolgendomi verso la finestra... Faceva appena freddo nella stanza come sempre a quell’ora del mattino, ma non seppi spiegarmi il motivo per cui quella mattina lo sentii di più… o forse si… è piuttosto semplice da capire... Rimasi seduta sul letto diversi secondi prima di decidere di muovermi… Mi voltai un momento verso il mio angelo e mai come quel giorno avrei voluto voltarmi e tornare indietro a dov’ero…
“È ora...” e non dissi nient’altro, semplicemente mi alzai lentamente e senza alcuna fretta, e non perché in un certo senso non ne avessi, recuperai i miei abiti, ben consapevole che lquel disagio nei confronti di ciò che stavo facendo era solo causa di una decisione che io stessa avevo preso.

BELIAL


Osservai fuori dalla finestra, il sole che sorge ad est inondando di luce il cielo che prende colore di sangue versato in un lago. Le lunghe ciglia si aprono nuovamente sulla figura di Alariel, così gracile e al contempo così forte e determinata.
“É ora…” ripetei a rafforzare l’affermazione, poiché ormai non vi era più modo di tornare in tempo. Non vi dovevano essere più titubanze. La decisione era stata presa. Il capo di nuovo rivolto verso quel rivolo di luce che illumina i loro volti.

ALARIEL

Mi fermai solo un momento seguendo il suo sguardo e portandolo verso la finestra, verso quella luce che mai mi era stata così assolutamente sgradita... Non avevo mai ammesso che nessuno, da che ho memoria, mi imponesse qualcosa, non avevo mai potuto sopportare che qualcuno avesse mai deciso per me imponendomi comportamenti che non desidero adottare… Eppure, da quando presi questa decisione non avrei voluto altro che essere fermata, perché sapevo che nonostante tutti quelli che erano i miei principi, se mi avesse chiesto di rimanere sapevo che l’avrei fatto senza alcun ripensamento ne rimpianto… L’avrei fatto e solo per colui che è il mio angelo e ormai tra i pochi veri motivi della mia esistenza in questo luogo. Ancora non mi vestii… c’era tempo, ancora un po’ di tempo... Mi avvicinai alla finestra appoggiando la mano sul vetro freddo e chiusi un momento gli occhi, quasi attendessi qualcosa in quegli attimi lenti, che però sembravano passare troppo velocemente…

BELIAL


Allungai una mano verso il comodino per raccogliere dalla scatolina argentata una sigaretta. La luce baciava la superficie di quest’ultima generando piccole stelle, flebili e minuscoli riflessi della luce del sole che lentamente lasciava spazio ad un’alba particolare, di quelle che non si dimenticano. Avevo nella memoria ancora il giorno della mia partenza per il capo di battaglia e sembrano tutte così.. Uguali. Eppure diverse. La luce che si apriva all’orizzonte che sembrava il baratro che desiderava inghiottirmi. Così credevo si sentisse lei che ora, mentre il fuoco prendeva vita dall’accendino, osservava distante il paesaggio. Non una parola dalle mie labbra, solo lo scricchiolare della sigaretta. Nessuna parola poiché nulla avrebbe potuto far sì che io potessi trattenerla. Non stavolta, convinto che questa potesse essere l’ennesimo scalino verso la sua eterna ascesa.

ALARIEL


Appoggiai la fronte al vetro, accanto alla mano, e chiusi gli occhi, potendo leggere i suoi movimenti solo udendoli… niente, non una parola, non un gesto per fermarmi... e pensai che quello era il gesto più rispettoso in assoluto che avesse potuto dedicarmi… E se un momento me ne sentii forse ferita, mi resi conto che dentro di me, quel mio essere ancora razionale, quella voce che aveva deciso per me della mia partenza, era più che grata di questo comportamento. Sospirai solo un momento prima di voltarmi e inspirai profondamente appena sentii gli occhi pizzicare appena di nuove lacrime che non volevo versare… Solo feci qualche passo di nuovo verso il letto mentre lentamente recuperavo gli abiti leggeri e comodi che avrei indossato sotto l’armatura leggera che utilizzavo quando ancora ricoprivo il mio ruolo nell’underdark…
“Non direte nulla per fermarmi, e non intendo cambiare idea... ma... dite almeno qualcos’altro... intendete osservarmi andarmene così?” lo indicai con un sorriso sul volto e solo un cenno della mano, dopo essermi rivestita.

BELIAL


Le pupille dilatate sull’estremità della sigaretta che bruciava, di nuovo le palpebre si alzarono verso di lei. La mano a mezz’aria che tratteneva la sigaretta, il solo rumore nella stanza lo scricchiolio della carta. Inquietante e solitario. Socchiusi le labbra e aprii le labbra in un vago sorriso.
“Pensate che vi stia solo osservando?”
Il sole, ormai per metà svelato, apriva l’orizzonte come un macabro sorriso di sangue, come se l’avessero costretto con la forza a togliere il velo di serietà e tristezza della dolce notte.

ALARIEL


Sollevai appena le sopracciglia stringendo i nastri del corpetto che indossavo in modo che rimanesse il più possibile stretto contro la pelle, come una piccola e leggera corazza aderente al mio corpo. Sapevo bene che ogni sua parola poteva essere letta in mille modi diversi e spesso il meno ovvio era anche quello più esatto… e sapevo anche che era necessario soppesare ogni sguardo, guardare attraverso ognuna delle sue espressioni e ancora oltre per poter vedere davvero quelli che erano i suoi pensieri. Sorrisi come sempre, come ero, e come sono abituata a fare nel sentire quello sguardo su di me, solo su di me, solo per me.
“Oh... capisco e... volete dunque... illuminarmi su quali particolari mi siano sfuggiti?”
Tornai a sedermi ormai vestita sul bordo del letto, sporgendomi appena verso di lui, il capo piegato di lato e l’espressione più serena di quanto non avrebbe dovuto essere.

BELIAL

“Assolutamente nessun particolare, li avete tutti.. lì.” Sorrisi ed indicai con due dita la sua testa. Sapevo fin troppo bene quanti pensieri aleggiassero come pipistrelli nella notte all’interno del suo cervello; quanto le costasse, quanto si sentisse determinata a cambiare il proprio destino, eppure qualcosa la tenesse inchiodata a questo luogo. I motivi più decisi l’avrebbero altresì riportata al suo luogo di appartenenza. Ne ero fin troppo certo. Erordia, in primo luogo. Alariel non avrebbe mai voluto lasciarla e glielo leggevo in quegli occhi ametista che tanto mi ricordavano i laghi bollenti in alcune lande dell’inferno, quelli che ribollivano di sangue e calore e dolore. Me. L’espressioni limpide come cristallo ne tradivano le vere intenzioni. Ogni suo gesto, uno suo sorriso, quel suo abbassare lo sguardo ed evitare il mio. Eppure, continuavo a fissarla perché volevo che si nutrisse della forza che le stavo trasmettendo. Si, con una sola penetrante occhiata.

ALARIEL

Mantenni lo sguardo basso per un momento quasi a riflettere quelle parole, come se sostenerne lo sguardo potesse distrarmi dalle mie delicate riflessioni. Mi morsi appena il labbro superiore cercando di concentrarmi su qualcosa che al momento ancora mi sfuggiva poi tornai a sollevare gli occhi riportandoli in quelli così limpidi, e così chiari, e così… angelici che sembravano in quel momento illuminarne la figura.
“Intendevo chiedervi... cosa state facendo... oltre ad osservarmi... non mi sembra stiate facendo altro, e allora forse, qualcosa mi è sfuggito no?”
Tornai a sorridere perché era giusto, tornai a sorridere perché era giusto cercare di lasciare di me un’immagine quanto più dignitosa, nel caso non fossi più tornata.
Desiderai solo... sentire qualcosa più di quello sguardo, seppur delicato, seppur speciale, su di me...

BELIAL

Scossa la testa e spensi la sigaretta nel posacenere e mi diressi verso di lei, lentamente, le braccia mordibile lungo il corpo e gli occhi puntati in quelli di lei. Gli occhi che sapevo quanto potere potevano avere su di lei. Occhi donati da una potenza divina che non ha mai conosciuto rivali. Gli occhi, che nonostante il peccato, non sono mai mutati .
“Guardo la mia opera d’arte scivolare via..” un angolo delle labbra sollevate.

ALARIEL


Rimasi immobile e seduta sul letto, tenendo gli occhi sempre fissi sul mio angelo, seguendone i movimenti, il modo in qui i raggi del sole mattutino sembravano accentuarne il fisico perfetto, ogni singola sfumatura della pallida pelle d’avorio, quella perfezione che occhio mortale non saprebbe cogliere come riesco a cogliere io, in questo momento, sempre e comunque...
Alzai appena le spalle e al contempo abbassai lo sguardo e mentre parlai mi resi conto che la mia voce era decisamente più bassa, solo un sussurro rispetto al solito.
“Mi state comunque… solo guardando...” tentai di mantenere il sorriso che però sentii spegnersi sul mio volto, come spesso mi capitava ormai, quando ero certa di aspettarmi qualcosa che ben sapevo non sarebbe mai arrivato.
A volte, vorrei potergli cedere il mio dono, vorrei che conoscesse i miei pensieri, poiché si alcune cose non vanno chieste, ma forse, la comprensione di tali necessità potrebbe essere sicuramente utile. Non è semplice, ritrovarsi ad aver certe necessità, e non avere il coraggio di ammettere tali bisogni, ne la possibilità di vederli soddisfatti... È frustrante, ma forse è un sacrificio che posso fare… no?

BELIAL

Due dita che si allungavano verso il volto di lei fino a sfiorarle il mento. Gli occhi che si tuffavano nei suoi e la luce che filtrava fra i nostri visi vicini, un sole appena sorto che già bruciava.
“SOLO guardando, non è esatto.. Vi sto.. Ammirando..” sussurrai quasi per timore di rovinare il momento, di infastidire il sole e farlo fuggire più veloce di quanto già non stesse scappando uccidendo i secondi che avrebbero decretato il nostro arrivederci.

ALARIEL


Chiusi gli occhi, assaporando il contatto della sua mano calda sulla pelle e non emisi nemmeno un suono, per paura di interrompere qualsiasi cosa stesse succedendo, anche fosse solo quel contatto così leggero e delicato. Li riaprii lentamente riportandoli nei suoi, e quello che mi stupì di quel momento fu che non desideravo cambiare idea, nonostante tutto… non lo desideravo... Non lo toccai ancora, per non inoltrarmi nell’intimità dei suoi pensieri, perché non ero certa di volerli conoscere prima dalla sua mente che dalla sua voce… Mi sporsi in avanti per sentire il calore del suo viso sul mio tuttavia senza toccarlo.
“Non vi è nulla da ammirare... ditemi a cosa state pensando Belial... ditemi… cosa c’è dentro di voi…”

BELIAL


“L’orgoglio, Blaenil..” non persi il contatto col suo viso e neppure coi suoi occhi.
“L’orgoglio di vedervi partire e la.. Certezza di vedervi tornare.., gloriosa e vincitrice.” Poiché ne ero certo, sarebbe tornata. Poche creature potevano vantare di possedere una simile perfezione al loro interno e lei ne era un raro quanto unico caso. Possedere la forza e la fragilità al contempo, la consapevolezza di dover compiere ciò che è giusto per potersi elevare, ma lo strazio dell’abbandono del luogo al quale ella aveva donato tutto. Ogni cosa.
“Vi immagino immersa nella battaglia e ne gioisco al solo pensiero…” un lampo di sadico piacere mi lacerò la schiena, le ferite appena aperte e calde.
“Dentro di me arde un fuoco che non potete neppure immaginare.. Vi farebbe piacere sapere che sarà una lunga agonia durante la vostra assenza? Una dolcissima.. Agonia.. Tuttavia.. Ogni separazione ci fa pregustare la morte; ogni riunione ci fa pregustare la risurrezione.”

ALARIEL

Avrei voluto poter rispondere qualcosa ma in quel momento nulla uscì dalle mie labbra, se non un silenzioso, triste sospiro. Presi aria per parlare e mentre lo osservavo negli occhi e mi sentivo sempre più piccola, più di quanto non fossi, davanti alla sua figura, mossi le labbra un paio di volte a vuoto prima di riuscire a cavarne un suono definibile tale.
“Se dovessi tornare... poiché sapete che non sono in grado di promettere nulla che non abbia certezza di poter mantenere, sarebbe solo per voi…” e seppi che senza alcuna spiegazione aveva ben compreso che quel voi indicava tanto lui quanto mia figlia Erordia... ormai in fondo, non vi era altro su cui faceva perno la mia intera esistenza...
Quel discorso tra morte e risurrezione, mi riportò alla mente solo un momento la mia triste dipartita da Return...ricordai che ero tra le sue braccia, ricordai che fu l’ultimo viso che vidi prima di morire e che dopotutto non riuscivo a dispiacermene del tutto... Ricordo che quando tornai in vita, se così questa esistenza su quest’isola può essere definita, fu la prima persona da cui tornai... È stranamente ironico come a volte basti guardare appena oltre le apparenze, e le proprie convinzioni, per rendersi conto che c’è molto più di quel che si intende vedere…
Allungai la mano avanti a sfiorare quel viso perfetto e solo allora ogni suo pensieri fu di nuovo visibile ai miei occhi come lo era qualche istante prima, quando stretta contro di lui attendevo l’arrivo del primo sole...
“Se non dovessi tornare... cosa fareste?”

BELIAL


Strinsi le dita sul suo tenero mento e sorrisi traendo nutrimento da quelle espressioni e quelle frasi non dette. Non vi era nulla di più bello ed etereo nel senso di nebulosa sorpresa che si celava dietro i suoi tratti morbidi dipinti del colore brillante dell’ossidiana.
“So molto bene ciò che vi lega a questo luogo…” sorrisi con l’intenzione di tranquillizzarla, anche se dentro di me serbavo il desiderio ardente di vedere un’ultima volta sgorgare dai suoi occhi viola lacrime salate e dolci come mai mi era capitato di assaggiare.
“Se non doveste tornare non vedo più motivo del mio soggiorno qui. Tornerei semplicemente all’Inferno. Nei meandri più oscuri di quelle valli di dolore e sofferenza, attraverserei le lande desolate sino ad arrivare nel luogo in cui la vostra anima potrebbe trovarsi.. E vi accompagnerei a visitare la regione nord dell’Inferno che conosce ancora il fasto al quale l’ho portata.. Dovessi calpestare orde di draghi ed altre immonde creature.. Compreso Azrael..”

ALARIEL


Socchiusi le labbra per parlare e di nuovo rimasi senza parole… Mossi lentamente le dita sul suo viso, sentendo ognuno dei suoi pensieri, sentendo quanto quelle parole erano così sincere, abbastanza da permettermi di esaudire quel suo silenzioso desiderio senza alcuno sforzo, poiché ognuna di quelle parole, ognuno di quei pensieri mi emozionò a tal punto che furono le lacrime stesse senza alcuna intenzione da parte mia, a sgorgare lente e amare sul mio volto. Non ci ho mai trovato nulla di dolce in esse, se non forse il motivo per cui a volte esse arrivavano a palesarsi sul mio volto… Mi spostai appena, un movimento impercettibile ed aggraziato sino a portarmi in ginocchio di fronte a lui... Nonostante la mia natura mi impedisse di ammettere debolezza, paradossalmente ho sempre amato il sentirmi piccola, di fronte a lui... Poter godere di quel senso di protezione che mai avevo ricercato in nessuno, in tutta la mia esistenza… Sollevai anche l’altra mano, portandola dietro il suo collo e la sua schiena, appena sopra quegli squarci che tanta sofferenza portavano alla vista, quanto malsano piacere al tocco, poiché come lui lo sentiva, potevo sentirlo anch’io.
“Non abbandonereste Erordia vero? E… se anche tornassi... vi sembrerà forse sciocco ma... vorrei poter visitare l’inferno... con voi… al vostro fianco...” chissà forse per cancellare tutti i tristi ricordi che avevo legati a quel luogo...

BELIAL

“Come potrei mai abbandonare Erordia? Ho l’incarico di allenarla a prendere coscienza di ciò che è e ciò che sarà.. Non sono uno che lascia scivolare i propri intenti così nel nulla, potete stare tranquilla.. Che non le mancherà nulla.” Ed è vero. Mai avrei potuto lasciare che Erordia crescesse da sola, senza una guida o una madre che fosse.
“E potete anche star certa che è un piacere assecondare le vostre richieste, soprattutto se riguardano ciò che mi avete appena domandato.. Sarebbe un onore e un privilegio per me..” ampliai il sorriso, gli occhi socchiusi in un lampo chiaro che squarcia il cielo nella notte.
“Dopotutto… Voi siete destinata all’Inferno; come l’ossidiana.. Voi in fondo siete un po’ come questa pietra.. scura, lucida e misteriosa.. E nasce nelle profondità dei vulcani, dove il calore è talmente insopportabile che nessun umano sopravviverebbe nemmeno per sbaglio.. Un luogo così simile al luogo da dove provengo io.. Voi siete destinata all’Inferno.. E all’Inferno voi avete trovato la vostra pace.. Non è.. Buffo?” ogni parola scandita, il tono che man mano si fa più flebile. “Quante somiglianze con l’ossidiana…”
Incontrollabile l’impulso di avvicinare il mio viso al suo, gli occhi si socchiusero, e la mia lingua accarezzò la sua guancia raccogliendo le perle disperate che sgorgavano come un torrente di miele.
Poi un sussurro appena pronunciato, parole che scivolano via evaporando nell’aria come il fumo di una sigaretta accesa. “Non è altro che.. Amore affamato che divorerebbe se stesso se non cercasse il proprio nutrimento nelle finzioni celesti...” le sue mani sulle mie ferite che un tempo furono ali ed ora non sono altro che condanna.

ALARIEL


Un solo brivido, lungo, infinito a percorrermi la schiena e ogni singola parte del corpo… E ancora quella volta mi resi conto di quanto fosse facile per me difficile agire secondo ragione in sua compagnia.
Ho passato la mia esistenza a calcolare ogni mio movimento, ad agire per il mio solo e unico interesse, ad agire solo per ciò che io desideravo e senza curarmi di nient’altro... Eppure, in quel momento, come sempre, mi resi conto che non c’ero più solo io, mi resi conto che non erano più rivolti al mio esclusivo piacere i miei gesti...
Lasciai le lacrime sgorgare perché era ciò che lui voleva, mentre lentamente allungavo ora entrambe le mani verso quelle ferite che sin dal primo momento mi avevano attirata, quasi quanto la sua stessa persona. Perché ricordo che se ne provai orrore, non riuscii mai a distogliere lo sguardo, nemmeno la prima volta che le vidi. Non mossi il viso, lasciandolo così vicino al suo che potevo sentirne il respiro caldo sulla pelle, provando piacere e dolore al contempo mentre lo sentivo raccogliere quelle lacrime che erano per lui e per nessun’altro. Socchiusi le labbra e aprii appena gli occhi, non volevo si allontanasse da me, non ancora.
“Sono destinata a voi... non all’inferno...” ed era vero, ne ero certa, perché in fondo, mi resi conto che, ogni passo che avevo fatto, l’avevo fatto in quella direzione... “Ditemelo ancora...”

BELIAL


“A me, che sono parte dell’Inferno..” puntualizzai fra una risata trattenuta e subito dopo persa nel nulla. Appoggiai la mia guancia alla sua e mossi il capo fino a lasciare le mie labbra sul suo collo.
“Amore affamato che divorerebbe se stesso… se non cercasse il proprio nutrimento nelle finzioni celesti..” risposi alla richiesta con le esatte parole da me poco prima usate, poiché non trovavo altro modo di esprimere un simile concetto. Sapevo bene cosa ci fosse, sapevo bene come andasse, che cosa si provasse, che cosa volevo, tuttavia le parole sembravano essere così limitanti in frangenti del genere.
“Ed ora..” voltai solo le pupille verso il cielo. Nuvole all’orizzonte che sembrano imbrattate di sangue e ombre inquietanti, come se il sole le colpisse coi suoi raggi lasciandole sanguinanti ed imploranti davanti al proprio splendore. “Il sole ci separerà… Saranno però le tenebre a riunirci di nuovo…”

ALARIEL

Inspirai nuovamente, facendo attenzione a non compiere alcun movimento più del necessario… Mossi le mani allontanandole dalle cicatrici della sua dannazione e le portai verso il suo collo, poi verso il suo viso carezzandolo appena con la punta delle dita. Non sapevo cosa dire perché non vi era altro da dire. E qualunque altra cosa io avessi potuto dire in quel momento non sarebbe stata altro che una palese scusa per perdere altro tempo, tempo, che andava certo esaurendosi e sapevo bene che uscita dalla stanza, mi ci sarebbero voluti diversi minuti per raggiungere la condizione adatta a presentarmi di fronte a Khalan, e non avevo intenzione di ritardare…
Spostai solo il viso, quanto bastava per avvicinare le labbra socchiuse alle sue e perdermi un momento in quel calore che sicuramente avrebbe potuto dire molto più di quanto non sarei riuscita a dire a parole. E nonostante avessi voluto, almeno razionalmente che quel bacio mi trattenesse il meno possibile, non potei fare a meno di stringermi di più a lui.
Tienimi qui… non voglio andarmene… Tienimi qui…

BELIAL


Ricambiai il bacio nel modo più intenso possibile in modo da marchiarlo a fuoco nella testa di Alariel.
“L’ora è giunta. Non vi è più tempo da perdere..” ben sapevo quanto lei avrebbe preferito rimanere, rimangiarsi ogni cosa e rimanere rinchiusa in quell’attimo che forse non avrebbe più rivisto, ma vi erano priorità che non potevano farla aspettare. Le posai le mani sulle spalle e la strinsi appena contro di me, suggellando la promessa che innumerevoli volte le avevo fatto.
“Ci rivedremo ancora.. Non dubitarne mai.”

ALARIEL

Annuii e in quel preciso istante decisi che, sino a quando non l’avessi visto di nuovo, non avrei versato più alcuna lacrima. Era tempo per altro ora e non potevo più permettermi alcuna debolezza, fuori da quella stanza, non ci sarebbe stato più tempo per alcun pensiero del genere… Ricambiai per un momento quell’abbraccio inspirando profondamente il profumo della sua pelle in modo da poterlo ricordare in qualsiasi momento… poi li allontanai, solo qualche centimetro, presi il suo polso e ne baciai la pelle calda proprio dove compariva la runa, e senza dire altro perché so che ogni altro gesto ricevuto mi avrebbe distolta da ciò che realmente dovevo fare, scivolai indietro sino a raggiungere il bordo del letto da cui scesi… Mi misi in piedi e lo osservai solo per un momento, lo osservai davvero come si ammira un capolavoro di inumana perfezione, lo osservai perché volevo ben stampare nella mia mente ciò che oltre ogni ragionevole ragione mi dava davvero la forza e un motivo per tornare indietro, il più presto possibile… Senza dir nulla mi voltai e indossai l’armatura leggera, prendendo con me le due spade e tornai a guardarlo avvicinandomi alla porta e poggiando la mano sulla maniglia.
“Non ho mai dubitato di alcuna delle tue parole…” alzai appena le spalle e ora con gli occhi e il viso asciutto mi permisi di sorridere di quella intima confidenza che nulla toglieva al rispetto reciproco, e che così rara godeva di una bellezza tutta sua, così strana e particolare per me che non poteva far altro che rendermi felice. Era sì il momento, ma non volevo che l’ultima immagine che avesse di me fosse di una donna debole e il lacrime... Sorrisi quindi e il mio voto non mutò. Se potevo lasciare qualcosa, volevo lasciare qualcosa di bello, qualcosa che fosse solo per lui, e i miei sorrisi più sinceri non li ho donati a molti. “Mi mancherai... tornerò prima che tu possa pensare alla battaglia...” e riprendere le parole del suo addio non poteva che essere il modo migliore di lasciarlo dopotutto...

BELIAL


Ricordai fin troppo bene il riferimento di quelle parole. Entrambi eravamo partiti per una battaglia. In fondo, ho sempre creduto, che ogni singola esistenza messa su questa terra da quello che dovrebbe essere Padre dell’umanità, non fosse altro che un’immensa battaglia, una guerra in corso continua poiché ognuno lotta coi propri demoni e coi proprio incubi, i più tremendi. Vi è chi non riesce mai ad abbatterli, vi è chi li abbatte senza sforzo, ma è destinato a ritrovarne altri lungo il loro cammino. Ma sono sempre stato convinto che chi combattesse costantemente e, nonostante le perdite, trovasse il coraggio di rialzarsi o ancora, chi trovasse nella sconfitta una sorta di rinascita, potesse avere in mano i fili sottili della propria esistenza. Questo era lei. Avrebbe sconfitto i suoi antichi demoni, ma una volta tornata ne avrebbe trovati altri e altri ancora. La differenza stava solo nel fatto che sarebbe tornata da me con un ulteriore corazza a renderla.. Perfetta.
La osservai alzarsi senza togliere gli occhi da lei. La luce che proveniva dalla finestra illuminava la corazza e il viso ancora umido di lacrime che si sarebbero asciugate da lì a poco.
"Un giorno vi ho detto guardare l'orizzonte poichè sarei tornato.. Io farò lo stesso.. Vi aspetterò al cespuglio di rose osservando l'orizzonte.. Non tardate troppo.." promisi e così sarebbe stato.
Le regalai un ultimo caldo sorriso mentre appoggiava la mano sulla maniglia e silenziosa usciva… verso la sua guerra personale.

Belial
Alariel

 
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·•Ðisg&lø•·
view post Posted on 11/4/2010, 20:23




+Pensieri espressi in libro+
Questo libro che ora scriverò cerca di raccontare in poche parole la mia storia. Drammatica si ma almeno alla fine scoprii la mia vera origine……
Madame Janette Boulevard….
Questo era il suo nome. Abitava nella parte Borghese e nobile di Parigi , faceva parte di una delle famiglie più Nobili di essa.
Era dolce,simpatica ma con un pizzico di istintività. Era innanzi tutto un’instancabile sognatrice..Oddio instancabile Non direi. Ogni tanto ritornava nel mondo “umano” Dicendo:-“Vedere la così arcaica figura che durante il mio sonno si mostra con ali dorate e una spada al quanto terrificante e non poterla toccare “un dramma”. Cosa Sarà Mai? “.Ella ricordava , molto vagamente , una vita…vissuta in Marocco…Ma era piccola , pareva avesse circa 4 anni. Non riesce a ricordare niente! Impresa difficile come tingere il cielo sarebbe stato scoprire se quella vita era solo frutto di fantasia o realtà.
Non riusciva a dormir,Questo pensiero le vagava per la mente senza fermarsi un attimo e ciò la rendeva triste pensierosa e soprattutto incredula su tutto ciò che fin ad ora le è stato raccontato dalla Madre perciò decise di farle alcune domande.Ella le chiese:-“Signora Bouvard Mi scusi,Da molto tempo un piccolo dubbio vaga nella mia mente rendendomi dubbiosa , tutto ciò che mi è stato raccontato nei miei 14 anni di vita pare non sia vero, o almeno pare! Ebbene oggi potete dirmi la verità su ciò che è ed è stata la mia vita?”.Ed ecco che la mamma iniziò ad abbassare il capo ,poi,guardandosi intorno rispose con voce Triste :-“Figliola cosa dici? Tu sei sangue del mio sangue è sei la mia primogenita , l’unica cosa che io non farei mai è proprio questa: Mentirti!”.Janette però non credette completamente alle parole della madre cercando perciò chiarezza negli archivi dell’ospedale in cui è nata. Ed ecco finalmente trovata risposta alle sue domande! Una signora ventenne Marocchina, ebbe una figlia che poi per problemi economici diede in affidamento ad una signora francese molto ricca e benestante appartenente ad una famiglia Ducale alla sola età di 3 anni e mezzo.
Residenza Madre Biologica:
Wall Street Marocco 13 (Zagora)
Ella allora una notte Prese le valige ,ci mise dentro il giusto necessario e scappò via da ciò che ormai era la sua realtà.
Arrivata nella sua città corse a piedi verso la casa nella quale secondo le informazione da ella avute abitava la mamma biologica. Ma si ritrovò davanti ad una piccola capanna fatta di cartoni e scarti dei mercati settimanali .Ebbene rimase stupita. Tutti le si avvicinarono per vederla ,ma solo una persona la riconobbe:Sua Mamma.
La mamma la portò in casa e la fece sedere su una cassetta di vecchie banane del mercato. E iniziò a raccontare la propria storia.

Coming Soon
 
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_mika_chan_
view post Posted on 12/4/2010, 13:53




Lettera lasciata a Marleen la sera prima di partire da Return

Me ne vado, non per mio volere ma perché sono costretto. Me ne vado lasciando te e nostra figlia da sole e non hai idea di quanto male mi faccia. Me ne vado, senza però dirti addio, ma solo arrivederci. Perché so che in un modo o nell’altro ci riabbracceremo presto.. ed ogni volta sarà come la prima volta..
Ricordi il nostro primo incontro.. come posso dimenticarlo? E’ da li che è nato tutto.. è da li che tu hai capito prima di me che eravamo fatti l’uno per l’altra.. la nostra attrazione sessuale si è trasformate in qualcosa di più.. e.. ringrazio tutti quelli che si sono intromessi fra noi.. perché è grazie a loro se noi abbiamo scoperto di appartenerci, ed amarci.. tu, talmente folle da decidere di seguirmi su Return, quando sapevi che io non provavo lo stesso che tu provavi per me.. il nostro gioco, che all’inizio ti piaceva poi.. è diventato per te un peso, sempre più grosso. Il sapere che io non sarei mai riuscito ad amarti come volevi.. e poi l’elfa.. la possibilità, così folle, che potessi scegliere lei.. e poi la memoria..l’aver paura persino di toccarti.. il temere che tu potessi farmi del male!
In un anno ci è successo di tutto, sei riuscita persino ad uccidermi.. o per lo meno è quello che hai temuto.. eppure.. in un anno ho scoperto la cosa più importante della mia vita: l’amore.
Ti lascio Marleen, sapendo però che il mio cuore è nelle tue mani.. quell’amore dal qualche ho sempre cercato di fuggire e che sei riuscita a tirar fuori, adesso è solo per te. Io che non volevo amare, perché lo ritenevo debole, adesso ti amo e mi sento così forte sapendolo.. così forte per noi..
Mi hai chiesto di non dimenticarti.. ma come potrei dimenticare la donna che amo? La donna per la quale adesso darei la mia stessa vita?
Ti amo Marleen.. e non potrò mai smettere di amarti.. ne ora ne mai..
Qualsiasi cosa ci succederà in futuro.. non potrò mai smette di amarti.. voglio che lo ricordi.. ogni sera, quando guarderai fuori dalla finestra, ed alzerai gli occhi al cielo.. e guarderai le stesse stelle che guarderò io.. voglio che ricordi i miei sentimenti per te.. voglio che ricordi che io, anche se lontano sono li con te.. perché la mia vita è con te e nostra figlia.. non sulla Terra, non all’Inferno.. ma li, con voi due..
La mia anima ed il mio cuore, sono con te.. le nostre promesse di matrimonio.. tutto è rimasto li a ricordarti quello che siamo e quello che sempre saremo..
Per sempre tuo
Harlan

 
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view post Posted on 13/4/2010, 16:19
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Baby child

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(Scrive una lettera ad Arlinn e incarica l’elfo postino di recapitargliela a PoG)

Cara Arlinn,
so che non ti aspettavi una mia lettera e che soprattutto non ti fa piacere riceverla, ma è l’unico modo che ho per comunicare con te adesso. So di aver sbagliato, di aver letteralmente buttato nel cesso la nostra amicizia ma nonostante questa consapevolezza mi fa male il pensiero di averti persa. So anche che ti senti tradita da una persona che consideravi come una tua cara amica, dopo tutto quello che abbiamo passato insieme, dopo tutto quello che abbiamo condiviso insieme.. so come ti senti perché ci sono passata anche io prima di te. E per questo mi sento uno schifo, perché avevo giurato a me stessa che non avrei fatto mai una cosa simile ad una mia amica, e invece ci sono cascata con tutte le scarpe. Non ci sono giustificazioni per il mio comportamento e se non vorrai più vedermi lo capirò. Probabilmente io non sarei mai riuscita a perdonare una cosa simile, ma tu sei diversa da me ed io confido nella tua bontà. Perché nonostante tutto io continuo a considerarti una delle mie amiche più care e non averti accanto, in questo periodo della mia esistenza, che dovrebbe essere il più felice nella *non-vita* di una vampira, mi fa sentire un enorme senso di vuoto. Sono disposta ad aspettare tutto il tempo di cui hai bisogno ma Arlinn, ho assolutamente bisogno di parlarti, e di guardarti negli occhi mentre ti dico che sono realmente pentita per averti fatto soffrire, per aver rovinato quell’equilibrio che piano piano stavi tentando di ricostruire nella tua vita, non con pochi sforzi.
Devo parlarti perché ho molte cose da dirti a parte le scuse, ci sono delle novità e credo che tu debba sapere come stanno realmente le cose. Potrai arrabbiarti con me, prendermi a schiaffi se la cosa ti può far star meglio ma ti prego fai uno sforzo per questa volta e scrivimi quando ti sentirai pronta a vedermi di tua spontanea volontà.. e non perché sono io a cercarti. Se ti può far sentir meglio posso chiedere a Seras di esser presente, sai lei sa tutto e soffre insieme a noi forse perché sa quanto siamo legate e vederci così lontane fa star male anche lei che tiene ad entrambe.
Scrivimi appena sarai pronta ed incontriamoci nel luogo in cui abbiamo spesso condiviso le nostre sofferenze: La grotta della cascata.. la nostra grotta.. quella dove mi hai raccolta quando avevo scoperto che avevo amato Jackson e lui era il nuovo compagno di Seras. Ti ricordi come ti sei presa cura di me? Beh io si e non potrò mai dimenticarlo perchè sei stata la prima ad interessarti a me per quello che ero realmente e non per quello che tutti pensavano che fossi.
Spero solo che quello che ho da dirti possa alleggerirti di un peso che porti senza colpa.. dolce fatina..
Da un bacio ai bambini da parte mia. Aspetto una tua risposta e aspetterò in eterno il tuo perdono, perché l’amicizia, quella vera.. può superare qualsiasi cosa con l’aiuto del tempo.

Ti voglio bene..

Dulcinea
 
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_Ann_
view post Posted on 13/4/2010, 18:32




- Tre lettere -



Logan era seduto alla scrivania da più di un’ora. Con la penna tra le labbra e il foglio bianco davanti a sé cercava le parole adatte per comunicare agli amici quanto era avvenuto la notte precedente. Trasse un respiro profondo chiudendo gli occhi arrossati sperando di usare la frase giusta, ma non c’erano parole adatte a descrivere quello che provava, solo un dolore muto nel petto, una voragine nell’anima che gli risucchiava le forze. Aprì gli occhi in fretta, temendo di rivedere il volto di Sirius, con quegli occhi chiusi per sempre. Appoggiò la punta della penna sul foglio e lasciò che le parole, fredde e crudeli, prendessero corpo.

"Ieri notte Yuna ha dato alla luce il nostro secondogenito. Si chiama Rigel. Il suo gemello non ce l’ha fatta. E’ morto nel parto. Lo abbiamo chiamato Sirius. Yuna sta bene, Gabriel le ha dato il mio sangue e quello del mio fratellastro per rigenerarsi ma ha l’animo distrutto. Non sono bravo con le parole, non lo sono mai stato. Forse sarebbe stato più delicato da parte mia riferirtelo di persona più in avanti ma Yuna ha bisogno dell’affetto e della vicinanza di tutte le persone che le sono care. Aether ha preso il bambino con sé."
Logan


Copiò questo messaggio in tre lettere, scrivendo sulla busta i nomi delle destinatarie. Alariel. Psiche. Lilith. Tre donne, tre madri. Si chiese come stavano i loro figli, vedendo qui volti piccoli e grandi nella sua mente. Una visione di gioie e sofferenze, sue come delle altre famiglie. Consegnò le buste al corvo appollaiato vicino alla finestra e lo osservò sparire lontano, oltre le nubi grigie e gonfie di pioggia. Non c’era posto per sole o allegria quel giorno.

E’ morto nel parto.

Perché?


Se lo chiedeva ogni minuto. Aveva sentito Gabriel porsi la stessa domanda. Perché? Cercava una risposta tra le mille colpe che si attribuiva, avrebbe fatto di tutto pure di addossarsi tutte le responsabilità, tutto il dolore e liberare Yuna dal peso che la morte del figlio le aveva gettato addosso. Non era stata colpa di Yuna. Come poteva sua moglie anche solo pensare una cosa del genere? Ma la colpa non era nemmeno sua o di Gabriel o della fragile struttura del bambino. Non c’erano colpevoli da odiare perché Sirius non c’era più. Sentì gli occhi che gli prudevano, bruciavano dal troppo strofinare delle mani per arrestare le lacrime. Ora erano tremendamente secchi come se il muto dolore che lo dilaniava lo avesse prosciugato di tutto.
Quando uscì dal salotto il sole stava tramontando, aveva promesso a Lyra che avrebbe dormito almeno un paio d’ore ma non era riuscito a prendere sonno. Contava ancora le ore da quando aveva dovuto dire addio a suo figlio. Nella notte Aether era apparsa per prendere il corpo del bambino. In quel momento avrebbe voluto urlarle dietro la sua rabbia, il suo dolore e chiedere a lei perché Sirius non c’era più. Con quale angoscia la fissò dritto negli occhi ma restò muto mentre le consegnava Sirius. Il dolore non ha suoni. Lo aveva capito ieri notte.
Tornò in camera da letto a continuare la sua veglia silenziosa al letto di Yuna che dormiva un sonno agitato. Stremata nel corpo e nello spirito. Rigel piangeva tra le braccia di Lyra, sano e pimpante, pronto a cancellare con la sua voglia di vivere la nebbia di tristezza e morte che ricopriva tutta la casa.

Logan
 
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°Magggg°
view post Posted on 13/4/2010, 19:47




Una piccola pergamena, scritta con grafia sottile e minuta, si materializza quasi legata al collarino di Iblis... Nessuna rosa questa volta, non ci sono dove si trova lei adesso, solo qualche goccia del suo sangue sotto la sua firma.

Mio carissimo Belial…
Quasi a voler imitare i vostri gesti, o forse solo per dimostrarvi che realmente anche da quaggiù i miei pensieri sono per voi, ho trovato tempo e modo di farvi giungere mie notizie.
Non ho dubbi che questa lettera vi sia arrivata, spero solo che non sia stato troppo traumatico per il piccolo Iblis ritrovarsi improvvisamente in un luogo e poi in un altro... Anche se dopotutto è davvero l’ultimo dei miei problemi.
È mezzogiorno, il sole splende alto in cielo, e verso quest’ora che è quella più critica per la mia razza, io e Khalan ci rifugiamo in una nicchia vicina al luogo che congiunge le terre del mio Casato con la superficie. È il solo luogo in cui possiamo essere certi di riposare senza alcun pericolo... Non credo in molti conoscano questo luogo, che appartiene più che altro a ricordi della mia giovinezza. La luce del sole per noi è generalmente letale, ma sapete che non l’ho mai temuta troppo.
Nascondersi alla luce, a ben pensarci potrebbe suonar buffo, ma sapete i raggi del sole sono l’unico timore e l’unico luogo in cui i nostri sensi difettano... o meglio... in cui i loro sensi, difettano...
Ma non intendo annoiarvi con queste cose, credo che dopotutto ciò che vi interessi sia che io sono ancora qui… viva come raramente mi sono sentita nella mia esistenza, ma non ancora viva abbastanza rispetto a come mi fate sentire voi.
Sento il mio corpo guidato da qualcosa che non è né razionalità né istinto, è solo natura, quella natura che ho tentato di sopire, eppure mi rendo conto che è quello che sono.
Sento la loro paura, nel momento in cui riconoscono il mio viso, sento il loro terrore perché ancora ricordano chi sono e nemmeno tutto il rancore e l’odio di quella gente nei miei confronti riesce ad essere più forte del ricordo che hanno di me.
Sento i loro sguardi posarsi su di me, sento il loro desiderio, sento che vorrebbero vedere il mio sangue, sento che vorrebbero assaggiarlo, sporcare i loro visi con esso...
Vorrei poteste vederli, bramare ciò che solo voi potete avere.
Sono morti, tutti, senza eccezioni... La sensazione piacevole di avere un avversario quasi in grado di difendersi, sentire la spada colpire e sapere che non era dopotutto così scontato...
Ho preso i loro occhi sapete? Li conservo gelosamente per voi e state certo che ve li donerò al mio ritorno. Non sono stata in grado di tenerli tutti, immaginerete l’impiccio, ma vi assicuro che sto facendo del mio meglio per portare a voi coloro che mi hanno donato gli sguardi più audaci... Sono sicura che almeno sotto questo punto di vista rimpiangerete di non essere qui con me…
Il sole è alto in cielo... ma dal luogo in cui sarò tra poco non potrò vederlo... E sapete ora che conosco la luce del giorno, e tutto ciò che c’è fuori di qui, non credo avrei ancora la forza e la voglia di sopravvivere quaggiù… Qui non c’è nemmeno la luna... La luna mi piace, i suoi raggi pallidi mi riportano a ricordi piacevoli e so che non vi stupirà sapere che sono per lo più legati a voi…
Ricordo di una notte sulla torre del castello, ricordo un insegnamento importante che mai ho scordato e che mai scorderò… ricordo che mi insegnaste il dolore e ne porto ancora addosso il segno tangibile, eppure mai come in questo caso ho amato il modo in cui la pelle sulle mie cicatrici si illumina diventando come pallido argento sotto la luce della luna.
Mi ricorda voi...
Mi ricorda il modo in cui si illumina la pelle sul mio polso in corrispondenza delle linee delicate disegnate dalla runa, mi ricorda il modo in cui mi sono per la prima volta legata a qualcuno e a come non riesco a desiderare niente di diverso…
È passata una settimana intera dalla mia partenza, e sono più che ottimista... Il grosso è fatto e siamo riusciti a tener celata la nostra presenza. Dopotutto i cadaveri sono all’ordine del giorno e finchè sono uomini e di basso rango nessuno ci fa troppo caso... Qui sotto la morte è tutto tranne che un evento raro... Per alcuni non è altro che destino dopotutto...
Domani tenteremo di penetrare nel casato, e seppur gran parte del lavoro sia ormai fatto, qui i pericoli aumentano, poiché non saranno solo inutili uomini gli ostacoli che ci troveremo di fronte.
Ma sapete non mi interessa ciò che mi troverò davanti, il mio solo interesse è arrivare alla fine di tutto ciò, e tornare a chi davvero per me è importante.
Perché dopotutto, ancora adesso, ogni mio gesto, ogni mio passo lo sto compiendo per tornare da voi, come voi mi volete. Ogni mio passo compiuto, è nella vostra direzione...
Per leggere nei vostri occhi, quando mi guardate, quell’orgoglio che io stessa provo ogni qual volta penso a voi, ogni qual volta penso a ciò che siete, ogni volta che penso che dopotutto, siete mio...
Oggi ho scoperto che funziona sapete? Il legame... vi ho pensato, così intensamente che sono quasi certa ne avreste potuto provare fastidio. Eppure vi ho sentito... Mi è sembrato quasi di percepire i vostri pensieri a me rivolti, mi è sembrato quasi di potervi toccare, mi è sembrato di potervi sentire vicino, di poter sentire il vostro calore...
E forse è stata solo un’illusione, un palliativo creato dalla mia mente per sopperire alla vostra mancanza, ma sapete, in quel momento, in cui mi sono sentita così vicina a voi, sono stata bene...
Avevate ragione, la mattina che sono partita, sono forse destinata all’inferno, e all’inferno ho trovato la mia pace... Sono destinata a voi e a voi appartengo, e sì, l’inferno mi ha dato tutto ciò che mi mancava e tutto ciò che non credevo di poter avere...
E soprattutto tutto ciò a cui non voglio rinunciare.
Attendetemi dunque, poiché nulla più della consapevolezza che siete li ad aspettarmi mi da la forza di continuare quello che sto compiendo, nulla più del vostro pensiero mi fa sentir viva come niente e nessun’altro potrebbe farmi sentire...
In attesa di rivedervi dunque, il più presto possibile.

Per sempre vostra

Blaenil


 
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