La notte subito dopo la nascita della bambina, camera di Helles, in cui dormono lei sul letto, Bellatrix Dorothea nella culla e Balthasar sul divano.
Mi è sembrato di non aver fatto alcuna difficoltà ad addormentarmi. Dopo il parto mi sono sentita così stremata, sfinita. La bimba ha richiesto tante energie durante la gravidanza e ancora di più stasera. Non pensavo che sarebbe stato così doloroso mettere al mondo un bambino, invece è davvero stancante e richiede tanta forza. Ma la soddisfazione, la gioia, e la felicità di vedere lei, così bella e meravigliosa, piena di vita e bisognosa di attenzioni e amore da parte della sua mamma, è la giusta ricompensa che fa svanire ogni fatica, ripaga intensamente e molto più di quanto ci si possa aspettare. Ho imparato un po’ alla volta a volerle bene, ad amarla. Ora so che non posso più fare a meno di lei. L’ho adorata dal primo momento in cui Gaya me l’ha data in braccio, e non ho visto altri che lei per qualche istante. Mi sono sentita rapita da questo frugoletto indifeso, ma so già che imparerà presto a farsi valere. Il suo corpicino così piccolo e delicato, quei piedini che si agitavano sotto la copertina che la avvolgeva e che tanto si sono fatti sentire nel pancione scalciando, quelle manine che si stringevano forte alle mie dita e quella boccuccia di rosa che non vedo l’ora di sentir pronunciare il mio nome… tutto di lei è così tenero e meraviglioso. Anche quegli occhi dorati che ha preso da suo padre, ma che su di lei sembrano avere il colore della purezza e che, sono sicura, non mentiranno mai. Non riesco a starmene a letto così, senza tenerla ancora tra le mie braccia. Sono passate poche ore e ce l’ho proprio al mio fianco, la vedo attraverso la culla mentre dorme serena. Chissà se starà sognando e di cosa si tratterà. Chissà se starà pensando “Finalmente sono nata!” o cosa potrebbe pensare un tesserino così piccolo e dolce? Che vuole la sua mamma vicino? Senza fare il minimo rumore cerco di scivolare via dal letto per avvicinarmi a lei. Una mano passa sulla parte del lenzuolo che ho lacerato con le unghie durante il parto. Quanto dolore prima, ma quanto ne è valsa la pena! Mi avvicino lentamente alla culla, non metto neppure le ciabatte, non voglio svegliarla. Appoggio le mani sul suo lettino dorato e cerco di scorgere il suo volto nel buio. La tentazione è forte però, non riesco a non toccarla. Dopo averle fatto una leggera carezzina sulla guancia provo a prenderla in braccio tirandola su dolcemente, faccio il più possibile attenzione che dorme a pancia in giù. Eccola, di nuovo fra le braccia della sua mamma. Il mio piccolo tesoro, è così splendida! La stringo al mio petto mettendola con un orecchio sopra il mio cuore. In un libro della biblioteca avevo letto che il battito cardiaco materno fa calmare i bambini. Se sente la sua mamma vicina si sentirà al sicuro. Con una mano le accarezzo la testolina così piccina, ha solo qualche peletto nero qui e lì, ma un giorno avrà una bella chioma di capelli, come quella di sua madre. Delicatamente, per non svegliarla, con un dito le sfioro il volto cercando di disegnare i lineamenti del suo faccino così tenero. La sento così fragile tra le mie mani, come se si potesse rompere da un momento all’altro. La mamma t’insegnerà ad esser forte, tesoro mio, imparerai a difenderti e ad attaccare se necessario. E perché no, magari anche ad usar la spada. Il mondo è pieno di pericoli che già si sono manifestati attorno a te ancora prima che tu nascessi. Per il momento ci penseranno le persone che ti amano a proteggerti, ma un giorno vedrai che riuscirai a farlo da te. Cammino scalza per la stanza nel buio completo. C’è solo un timido raggio di luna che prova a rischiarare la camera, ma è ben poca cosa. Una luce ben più intensa e calda riempie il mio cuore e definisce il mio volto nel momento in cui la mia Dorothea apre gli occhietti. Mi guarda con quei due fanaletti pieni di speranza e come una sciocca una lacrimuccia mi scende sulle gote mentre le sorrido. Il suo sguardo esprime serenità, i suoi occhini d’oro mi fissano e un lieve sorrisino pare disegnarsi sulle sue labbra accompagnato da un piccolo gorgoglio che ancora non so cosa voglia significare. Quindi si rimette attaccata al mio petto con le manine strette a pugnetti e ricomincia a dormire. Si sente al sicuro con me, lo sento. “La mamma è qui con te, Dorothea, e per te ci sarà sempre!” le dico con voce quasi soffocata. La stringo forte e le bacio la testolina una, due, tre… cento volte. La mamma ti ama più di ogni altra cosa e per te farebbe di tutto. Spero solo d’imparare come si fa a gestire un bambino, ma con l’aiuto di Eleonor sicuramente tutto sarà naturale. Se non ci fosse stata lei tutto questo tempo mi sarei sentita a dir poco persa. E’ anche merito suo se ho trovato la forza di affrontare la gravidanza. Lei ti vuole bene, cara, come fosse davvero tua nonna o tua zia. Vedrai quante cose imparerai anche da lei.Eleonor è come una stella lungo il mio cammino, Dorothea. E’ la madre che avrei tanto desiderato e che non ho mai avuto. E non so mai se la ringrazierò abbastanza per tutto ciò che fa. E poi c’è un’altra zietta che non vede l’ora di vederti, ma che non conosci ancora: Ackirah. Forse sarà più come una sorella maggiore, è una ragazza tanto dolce, vi troverete bene insieme. Continuo a camminare cullandola stringendola forte a me quando mi fermo davanti al divano dove sta dormendo suo padre. Quello è papà, Dorothea. Chissà, forse è stato giusto che assistesse al parto, magari si è finalmente reso conto di quanto vali e sei preziosa. Infondo, piccolo amore mio, io spero sempre che lui rinsavisca. Aveva fama di generale valoroso e forte in battaglia, adesso sembra disperso in un limbo senza ritorno. Mentre io vorrei che imparasse a difenderti con la spada e col sangue. Ma non temere, ciò che lui non farà, lo farò io. Su di me potrai contare sempre, io non ti mentirò, non imbroglierò, non mi nasconderò dietro stupide scenate teatrali senza senso. Eppure, se solo si svegliasse quel demone che vedi lì ora, disteso e inerme, potrebbe distruggere il mondo, con la sola forza dei suoi muscoli e della sua spada. Ma tante cose adesso non le puoi capire… Io lo so, non posso negarlo, che tu potresti avere bisogno di una figura paterna, ma io ho paura di rischiare di perderti per le sue esitazioni e la sua mancanza di coraggio. Io temo che con lui non saresti al sicuro… eppure lo vorrei. Vorrei che ti considerasse la cosa più preziosa al mondo, quella per cui è necessario fare dei sacrifici di fronte ai quali non ci si può sottrarre. E invece credo che ci abbia mentito per l’ennesima volta, piccina mia. Ma per i suoi errori non è giusto che a pagare sia tu. E allo stesso tempo ti chiedo di non odiarlo. Non è cattiveria la sua. Un giorno sarai tu a decidere cosa vorrai da noi, e per il tuo amore io mi adatterò alle tue scelte. Se vorrai tuo padre accanto a noi, a malincuore cercherò di accettarlo, ma sarò sempre attenta e guardinga, veglierò il doppio su di te, perché tu non possa pagare le conseguenze degli stupidi errori che un genitore può compiere per troppo amore o per paura di non fare la cosa giusta. Sbuffo, sospiro, prego, spero che tutto possa andare per il meglio. Il meglio per Dorothea, l’angioletto di mammina. Torno alla culla e la porgo dolcemente nel suo lettino adagiandola nella stessa posizione in cui dormiva prima. Poi vado verso il comò e prendo la torcia nell’ultimo cassetto e l’aspirapolvere dietro l’armadio (quello supersilenzioso della pubblicità col gatto bianco sul sofà XD) e lo passo sulle ceneri che mi erano scivolate dalla mano qualche ora fa. Non voglio intrusi nella mia stanza! Quindi raccolgo la lettera e la conservo nel suo scrigno. Finalmente ora mi rimetto a dormire. Domani mattina papà lascerà questa stanza, e staremo solo noi due.
Helles
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