Accadeva domenica notte nel castello di PoE..
Disperazione,rabbia, delusione. Erano queste le sensazioni che la giovane vampira provava dopo aver parlato con colui che.. era suo padre. Lo amava anche prima di sapere la verità riguardo la loro parentela, ma adesso era diverso perché aveva scoperto che sua madre le aveva tenuto nascosta questa meravigliosa notizia. Procedette a passo svelto verso la porta di quella che un tempo considerava casa sua. Sapeva che l’avrebbe trovata lì, a piangersi addosso. Non lo sopportava, non le piaceva per niente che sua madre fosse riuscita a tenerle segreta l’unica cosa che avrebbe riempito la sua vita di gioia. Mille domande, mille congetture.. alle quali sperava di trovare risposte, parlandole. Arrivò dietro quella porta e con la decisione di una donna adulta bussò, sapendo che non ci sarebbe stato bisogno di presentazioni. Quando la porta della camera si aprì, senza che nessuno toccasse la maniglia, un odore di ruggine e di sangue permeò le narici di Catherine. La stanza era immersa nel buio e nel disordine, la sola luce di una candela, sulla scrivania, illuminava a malapena un angolo delle pareti. Ed è proprio al limitare del cerchio che diffondeva la luce della fiamma, che si intravedeva la figura di una donna seduta sul pavimento, con le gambe al petto e la testa appoggiata sulle braccia, a loro volta incrociate sulle ginocchia. Non parlava, non muoveva un muscolo.. sembrava.. morta. In realtà lo era da secoli ormai. Catherine ignorò volutamente la donna e si diresse verso la scrivania sulla quale vi era posato un libro, il preferito di Dulcinea, su cui la vampira scriveva i suoi pensieri più intimi. Sapeva che per lei era proibito toccarlo, ma adesso non aveva più paura, adesso non doveva più sottostare alle regole di quella donna che l’aveva ferita.. nel profondo. Iniziò a sfogliare quelle pagine, soffermandosi sulle note che vi erano scritte sui margini. Non riguardavano il contenuto del romanzo.. riguardavano la vita di una madre, una madre che non era in grado di affrontare le conseguenze delle sue colpe. Un sorriso sprezzante si disegnò sul volto della giovane vampira quando arrivò alle pagine che riportavano il momento in cui ella era nata e le era stato donato quel ciondolo. Portò istintivamente una mano all’altezza del collo e sfiorò con quelle dita pallide, fredde e sottili quel gingillo che adesso non aveva più lo stesso significato di un tempo.. del tempo in cui aveva creduto che appartenesse al suo defunto padre. Girò la testa verso la madre, che era ancora immobile sul pavimento, e le si avvicinò, aggirando la scrivania sulla quale aveva riposto quel libro.. chiuso, forse per sempre. Portò entrambe le mani dietro la nuca e sciolse il gancio che teneva la catenina appesa al suo collo. La raccolse nella mano e la allungò per porgerlo alla madre.
“Credo che questo ormai non serva più a nulla, prendilo e fanne quello che ti pare. Io non lo voglio più”
No. Non poteva portare al collo qualcosa che le avrebbe per sempre ricordato la sua infanzia ricca di verità nascoste. Sarebbe stato doloroso e lei voleva semplicemente voltare pagina. Dulcinea però non si mosse per prendere quel ciondolo. Non sollevo lo sguardo per posarlo su quello della figlia. Pensava che non avrebbe più potuto guardare quegli occhi senza versare un mare di lacrime. Perché adesso anche lei era consapevole di aver fatto una scelta sbagliata, l’ennesima, la peggiore della sua lunga esistenza perché le avrebbe portato via.. sua figlia. Il ciondolo si fuse nelle mani della piccola Catherine, diventando argento liquido che le colava tra le dita. La ragazza fece un sorriso amaro mentre continuava a guardare la madre che ancora taceva.
“Peccato che questo gesto non possa cancellare le cose. Hai fatto l’unica cosa che una madre non dovrebbe fare con la propria figlia. Mi hai privato di un padre che amavo e che mi amava.. solo per il tuo egoismo.. per la tua paura di affrontare la vita. Mi hai negato un’infanzia serena costringendomi a subire le stesse cose che tu hai subito e che mi hai detto di aver detestato”
La rabbia cresceva dentro di lei e dovette fermarsi per non esplodere come la sua natura di vampiro puro le imponeva di fare. Mantenne la calma, caratteristica che aveva evidentemente ereditato dal padre e proprio mentre stava proseguendo con il suo discorso la vampira madre alzò la testa. Sembrava un’altra donna, si leggeva la disperazione sul suo volto.. si vedeva che aveva pianto. Questo però non poteva intenerire il cuore di una ragazza che aveva dovuto subire per così tanto tempo. Tuttavia Catherine si zittì nel vederla.
“Vorrei semplicemente che tu sapessi il perchè della mia scelta Catherine, anche se sono certa non capirai..”
Un singhiozzo la interruppe, ma in ogni caso l’avrebbe interrotta Catherine.
“Smettila di piagnucolare, perché qui non sei tu la vittima. Sei stata tu a scegliere per me e per mio padre” Fece una pausa, era la prima volta che lo chiamava così. “E adesso pretendi di spiegarmi il perché?” Rise, sprezzante e piena di rabbia. “Non lo voglio sapere il perché, non è questo che metterà le cose a posto. Forse non puoi fare nulla per mettere le cose a posto, sai? Soprattutto se continui a nasconderti e a piangerti addosso come una ragazzina. Lo sai che sono io la figlia e tu la madre, vero?"
Dulcinea annuì, senza fiatare.
“Beh, a me non sembra che tu lo sappia. Te ne stai qui, rinchiusa come un’eremita. Non hai provato a cercarmi nemmeno questa volta, non credi che sarebbe stato il caso? No, hai dovuto aspettare che venissi io qui!”
Strinse le mani a pungo e in una si vedevano ancora i riflessi dell’argento fuso.
“Che razza di madre sei?”
“Una madre che voleva proteggere la propria figlia, che voleva crescesse sentendosi amata. Non ho mai pensato nemmeno per un secondo di farti del male Catherine”
“Non ci credo” Fu la secca risposta.
“Lo so. E adesso mi pento di avertelo tenuto nascosto..pagherei per poter tornare indietro e fare delle scelte diverse. Ma non posso e soprattutto non voglio perderti, figlia mia..io ti amo più di ogni altra persona al mondo”
Dulcinea afferrò la gonna della figlia e la strinse nelle sue mani, voleva tenerla con se, voleva che non andasse via da lei.. per sempre.
“Bel modo di dimostrarlo. E in ogni caso, adesso è troppo tardi. Io ho la mia famiglia e tu non ne fai più parte. Addio..”
Mosse la gonna per fa si che la madre lasciasse la presa e si voltò, diretta verso la porta.
“Non te ne andare Catherine. Ti prego.. non anche questa volta”
Quelle parole l’avevano ferita, ma sapeva che erano dettate dalla rabbia. Sapeva che anche Catherine aveva bisogno di lei e si sentiva disposta a cambiare più di riavere indietro sua figlia.
“ Una madre non può volere il male per sua figlia, forse quando crescerai e sarai madre anche tu, lo capirai. Adesso vorrei solo avere la possibilità di rimediare,di riacquistare la tua fiducia. Ma dobbiamo essere in due a desiderarlo.. ed io lo so che nel profondo del tuo cuore lo vuoi anche tu”
Catherine si voltò di scatto, una lacrima le rigava il volto. Era in preda a molteplici emozioni che non riusciva a controllare.
“Non pretendere di sapere cose che non sai.. non sta a me fare qualcosa adesso. Mi rivuoi? Rivuoi la tua adorata figlia? Dimostralo.. “
Non poteva resistere ancora un minuto in quella stanza, non voleva passare nemmeno un momento ancora in quel castello. Doveva stare da sola, pensare.. e fu così che si ritrovò a vagare nella foresta alla ricerca di un luogo dove poter da sfogo alla sua vera indole.. alla sua natura che giornalmente cercava di domare. Adesso però era la sua natura che controllava lei..
Dulcinea & Catherine
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