Posts written by • Mirage

view post Posted: 29/9/2010, 15:48 The Return Incidents - >> 05
Ethan, nella sua stanza a Point of God mentre sfoglia distrattamente un libro che si era portato con sé dalla biblioteca di Point of Evil.

Dicono che sia “il libro dei draghi” o almeno così ho sentito dire. Comunque, da vecchio manuale quale mi sembrava, devo ricredermi e dare ragione alle voci che si raccontano a proposito di questo enorme tomo. Lo trovai durante il mio soggiorno a Point of Evil, nella biblioteca. Era uno di quei giorni in cui navigavo continuamente in giro per il tetro castello, alla vana ricerca di Anthea o di Layla. Per passare il tempo mentre aspettavo che le mie donne si facessero vive, decisi di capire cosa stavo diventando sotto gl’effetti di Point of Evil. Infatti, da alcuni giorni notavo, anche se non volevo ammetterlo, che stavo cambiando e non solo caratterialmente. I miei occhi stavano perdendo la loro tonalità verde acqua diventando sempre più scuri, quasi rossi. Contemporaneamente anche i simboli fatati che mi circondano gl’occhi, sbiadivano come se il solo contatto con l’aria di quel luogo bastasse a spazzarli via. In effetti, era proprio il clima di Point of Evil a spazzare via la mia essenza fatata, lasciando spazio a quella piccola parte draconica che è in me, facendogli prendere il sopravvento.
Comunque sia, quello che sembrava solo un enorme libro impolverato e abbandonato in un buio scaffale ormai da secoli, si sta rivelando molto di più.
Ho iniziato a sfogliarlo in maniera distratta: nella prima parte ci sono racconti, leggende e qualche frase di antichi imperatori o semplici contadini che nei secoli sono venuti a conoscenza di un drago e che raccontano la loro avventura o semplicemente esprimono la loro opinione sugl’esemplari di questa specie.
Alcune “interviste” sono molto interessanti e dettagliate, altre sembrano assurde, certe mi fanno sorridere; in poche parole concordano tutti su che mostruose e indomabili creature siano i draghi, assetati di potere e bramosi di sangue.
Proseguo, sfogliando le varie razze di draghi esistenti al mondo. Ce ne sono più di quanto pensassi e cerco stupidamente di collocare Anthea in una di questa. Ci sono draghi zombie e draghi vampiri addirittura, ma di draghi-fatati nemmeno l’ombra. Bè, conoscendo queste antiche creature non mi stupisco che non si siano messi a descrivere anche i “mezzosangue” come mia sorella, sapendo quanto ci tengono a essere purosangue e a non mischiarsi con tutte quelle creature che ritengono minori.
Continuo a sfogliare, fino ad arrivare alla pagina che mi interessa: il Drago Nero.

Tra tutti i draghi esistenti una delle maggiori minacce che un avventuriero possa incontrare è il temuto drago nero, una creatura estranea al caos ma estremamente perversa. Un drago nero è uno psicopatico che trae piacere dall’infliggere dolore agli altri esseri viventi, è una creatura sadica oltre ogni limite che adora tormentare le proprie vittime prima di infliggere loro il fatidico colpo di grazia, anche se esso giunge spesso dopo decadi di dolore e sofferenza passati tra le trame del malvagio. Un drago nero manifesta queste propensioni sin da cucciolo, ed ama plagiare gli umani per vederli uccidersi a vicenda per suo diletto, anche se questo atteggiamento è praticato prevalentemente dai draghi più giovani, mentre quelli anziani amano tormentare intere popolazioni e regni con la loro presenza per secoli prima di stancarsi e distruggere tutto [...]

Vedo molto di papà in tutto questo, anche se ormai si è, volente o nolente, calmato e non sembra più uno psicopatico, almeno la maggior parte delle volte. Continuo a leggere, fermandomi sull’età media di questi draghi, che si ferma intorno ai seimila anni. Da quello che so mio padre ha un paio di millenni in più, penso arrivi senza problemi a diecimila, non vorrei sbagliarmi. Inoltre, dalle misure che sembrano essere comuni a tutti i draghi neri, penso che Evren trasformato in bestia sia di gran lunga più immenso di come viene descritta la sua razza. Magari il libro ufficiale dei draghi sbaglia, anche se ne dubito fortemente, altrimenti di ufficiale avrebbe proprio poco. Accanto al disegno di un drago nero intento a sbranare quella che doveva essere la malcapitata vittima del giorno, c’è una piccola annotazione in una lingua che non conosco, probabilmente draconico dato i simboli. Sicuramente questo particolare sarebbe sfuggito ah occhio umano: chi ha voluto lasciare un ricordo su questo libro voleva che solo qualcuno in grado di trovarlo potesse leggere. Anche se mi sforzo, non ho la stessa abilità di papà o Anthea a capirlo. Passo oltre, lasciando un attimo che i pensieri vaghino mentre guardo fuori dalla finestra, alla mia sorellina scomparsa, che ormai non vedo da settimane. A mia madre, che ho fatto dispiacere. A mio padre ovviamente, che di me non ne vuole sapere. A Layla, con la quale non parlo ormai da una settimana e che mi manca troppo, anche se non voglio ammetterlo dopo il modo in cui mi ha trattato. Ad Annael, che infondo è stata sicuramente soggiogata da mio padre e che non ci ha provato intenzionalmente, forse..
Riprendo a girare le pagine, draghi di ogni forma, dimensione e colore mi guardando cattivi dalle loro illustrazioni perfette.
Verso gl’ultimi capitoli un’intestazione dorata e più grande rispetto alle altre mi fa capire che l’immenso drago rosso, che si libra nel cielo notturno circondato da fiamme grandi quanto palazzi, non sia un drago comune: infatti si tratta di un drago di entità divina. Leggo interessato la descrizione di questo; non sapevo che esistesse una specie di Dio per i draghi e non mi stupisco che papà non me ne abbia mai parlato. Sembra infatti che i principi di questa immensa creatura siano del tutto contrapposti a quelli di Evren. Alzo gl’occhi al cielo, avrei preferito mi capitasse questo qui per padre, ma mi devo accontentare di quello che ho. Continuo a sfogliare le pagine del lunghissimo capitolo che narra le avventure di questo drago, arrivando all’ultimo capitolo, dove una scritta scura come la notte più buia fa da intestazione: Thiamanth, sommo Araldo del Caos.

[...]Ma quando un potere troppo grande viene concentrato, quando la sfida della conquista di un nuovo mondo si fa superiore alle possibilità dei servi del caos, esso stesso deve liberare i suoi campioni, creature dai poteri inimmaginabili. Creature nate dall’unione di tutti i poteri e dell’indiviso stesso. Questo è avvenuto una sola volta, e da esso è nato un essere senziente con i poteri di ogni dio e di nessuno di essi, una creatura degenera e volta ad un solo ideale, il Caos. Questo sommo essere noto come Araldo della devastazione è il penti cefalo Thiamanth. Una creatura simile ad un drago a cinque teste, ma foggiato dalla pura essenza demoniaca. Le sue cinque teste rappresentano ognuna uno dei quattro poteri del caos, la testa verde il padre della putrefazione, Lord Nurgle; la testa rossa il signore dei teschi, Lord Khorne; la testa bianca il signore del mutamento, Lord Tzeentch; la testa blu il principe del piacere, Lord Slaanesh e infine la testa nera, L’Unico Indiviso. Nel suo stesso corpo coesistono tutti i poteri del caos e da ognuno di essi egli è stato benedetto con il compito di distruggere i mondi da portare nel baratro del caos. Solo gli stregoni più potenti osano avanzare richieste al demone, e solo i più folli tornano, delirando di aver parlato con un dio superiore [...]

Continuo a leggere rapito, come se questo drago mi fosse in qualche misterioso modo familiare. Anche qui accanto alla dicitura L’Unico Indiviso, c’è un asterisco piccolissimo che riposta a una nota a fondo pagina, scritta anche questa in stretto draconico, tanto che mi è impossibile tradurlo. Incuriosito da tutte queste annotazioni aggiungete evidentemente molti secoli dopo la scrittura del tomo da qualcuno che voleva lasciare evidentemente dei messaggi al prossimo, mi alzo dal letto alla ricerca di uno dei libri che Anthea ha lasciato qui quando si è trasferita a PoE. In realtà è più un quaderno di appunti, dove si allenava a scrivere in draconico quando papà le insegnava le basi della loro lingua. Lo trovo sepolto dietro altri libri, che non mi ricordavo nemmeno di avere, e lo prendo, aprendolo alla prima pagina dove, come ricordavo bene, c’è l’alfabeto draconico tradotto con quello di suo comune. Usando il quaderno come traduttore, torno a sfogliare il libro fino al capitolo del drago nero. A quanto pare, dopo un paio di minuti, riesco a capire che l’annotazione rimanda alla pagina di Thiamanth per motivi non ben definiti, anche se a quanto pare al parola “discendere”, tradotta forse da me erroneamente, dovrebbe darmi qualche aiuto.
Aggrotto la fronte, concentrandomi ora sull’annotazione nella pagina del Sommo Araldo del Caos. Da quello che si capisce, o meglio che io riesco a capire dopo una buona ora di traduzione, è che ad un certo punto della storia, i poterei del caos separati nelle cinque teste del drago si siano come divisi, generando altrettanti figli, proprie creature, senza logica. Accanto a queste che sembrano parole per me senza senso, si legge inoltre un altro lemma forse buttato li per caso, che sembra andare a indicare una copertina. Tocco bene la rilegatura del libro, a quanto pare a prova di tempo e catastrofi, se non fosse per un piccolo buchino di cui mi accorgo solo perché ci passo il dito sopra. Da questo, riuscendo a non rovinare niente, riesco a estrarre quello che si rivela un foglietto di pergamena, molto antica ma perfettamente conservata. Eccitato mi sento uno di quei tizi che senza sapere né come né perché si ritrovano in mezzo a una caccia al tesoro. A quanto pare, si legge nella misteriosa pergamena, l’unico figlio di cui si sono rinvenute tracce, sia quello discendente dal potere dell’Unico Indiviso. Il tizio, che poi si firma alla fine con un nome impronunciabile, racconta di aver assistito alla nascita di questo e alla presunta morte dello stesso Thiamanth per mano di questo figlio e degl'altri quattro fratelli, secoli dopo la nascita del Drago Nero discendente dalla quinta testa. La data della morte dell’Araldo risale a circa diecimila anni orsono, anche se un'inquietante frase scritta in maniera provocatoria alla fine recita "Un essere immortale non ha ragione di morire se è tale". Sconcertato, rimango a bocca aperta, senza il coraggio di credere a quello che ho appena scoperto e se quello che penso sia realmente la verità.

Ethan

*Le parti in corsive non sono scritte da me, ma sono prese dal Draconomicon
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