LUCIFEROLo aspettava da tempo, ne aveva percepito la presenza al castello pochi giorni prima, ma qualcosa gli aveva lasciato intuire che non era li per lui, e il tempo gli aveva dato ragione, Michele si era avvicinato, si era trattenuto per breve tempo, ma non era affatto andato a cercarlo. Questa volta era ben diverso, lo sentiva, in qualche modo, che l’austera presenza del fratello, immobile ormai da qualche istante nel giardino del castello di Point of Evil, era li per lui.
Rimase seduto sulla poltrona ancora un istante, inspirando profondamente e fissando davanti a se verso la finestra, poi, con la solita calma, si alzò andando verso il tavolo, solo un momento, per prendere quell’artefatto così antico dalla custodia che lo racchiudeva.
La spada di quello che era il serafino più bello e brillante del cielo, la spada di colui che era il portatore di luce, che durante la caduta era cambiata, così come la sua natura di angelo.
Ed era solo il silenzio ad accompagnarlo, e il rumore regolare dei passi rimbombare nel corridoio, mentre proseguiva verso le scale, verso quel fratello che l’aveva ferito e umiliato, ma che gli aveva nonostante tutto regalato una nuova natura, ancora più gloriosa di quella per cui era stato creato.
Ed era solo vendetta a muoverlo mentre raggiungeva l’atrio e si fermava un momento davanti al grande portone che dava sul giardino, una vendetta antica di millenni che era venuto il momento di soddisfare.
MICHELESe ne stava immobile come una statua di marmo avvolto nel suo pesante mantello color porpora che gli copriva l’armatura e il resto del corpo. Lo sguardo fisso e assottigliato puntato verso ciò che al momento interessava a lui. A fianco a lui un cespuglio verde privo di fiori si stagliava timido come temesse la sola presenza dell’angelo. Il vento gelido dell’inverno muoveva i suoi lunghi capelli dorati che si intrecciavano come raggi di sole danzanti in un cielo estivo.
Tutto di lui sembrava brillare di luce propria e il suo sguardo privo di espressione o di alcun sentimento non lasciavano mai quel punto verso il portone d’ingresso.
Sapeva che da lì a poco sarebbe uscito suo fratello. Non uno qualsiasi, il fratello che aveva amato disperatamente sino a quando non tradì loro Padre e Creatore, nonché Michele stesso.
Non un rumore o un sussulto quando sentì il portone aprirsi piano.
LUCIFEROLo sguardo basso, mentre apriva il portone e scendeva i pochi gradini che lo avrebbero portato nel giardino. E li si fermò, portando una mano nella tasca del lungo cappotto nero, a recuperare il pacchetto di sigarette mal tenuto, per portarne una alle labbra. Tutto come sempre, solo la spada, la lama scura e brillante che colpita dalla luce della luna sembrava quasi rifletterla infastidita, lasciando intravedere quei simboli rossi e brillanti come il sangue stesso che la marchiavano da che aveva anch’essa abbandonato il paradiso in cui era stata forgiata.
L’angelo caduto accese la sigaretta prima di sollevare lo sguardo e inspirare profondamente, incontrando allora, per la prima volta dopo millenni, lo sguardo di quel fratello che aveva amato più di ogni altra cosa, da cui era stato ferito, umiliato, cacciato...
Nessuna espressione come sempre sul volto, gli occhi così brillanti che avrebbero potuto far invidia a qualsiasi creatura celeste.
Non una parola, mentre lento e composto, si avvicinava all’arcangelo, fermandosi a circa una decina di passi.
MICHELEL’angelo rimase immobile dove si trovava quando incontrò di nuovo quegli occhi che di angelico avevano mantenuto il colore, ma non l’essenza. Non l’anima. Ne percepì subito il vuoto e la falsità in essi e la sua espressione si indurì, se possibile, ancora di più. Le labbra, un taglio sottile e stretto sul suo viso diafano, si aprirono lentamente senza produrre alcun suono.
Difficile spiegare cosa provò mentre studiava i tratti dell’amato perduto fratello. Se non avesse avuto l’esatta certezza, quel sesto senso che va oltre ogni umana immaginazione, che solo gli angeli posseggono, sarebbe stato impossibile per lui riconoscere Lucifero. Era cambiato, era corrotto, sentiva la sua falsità e il Male che imperava nel cuore dell’Astro fin dentro le ossa. La cosa gli fece male, ma non lo mostrò.
“Ti aspettavo..” un sussurro appena udibile, un sacco duro scagliato in un lago profondo e scuro.
LUCIFEROSi fermò, non c’era arroganza sul suo volto, mentre sollevava appena le sopracciglia, un movimento millimetrico che accompagnava il sollevarsi di entrambe le braccia accanto al corpo, i palmi volti verso l’alto.
“Avevo scordato quanto voi angeli foste pazienti... attendevo una visita... da diversi giorni ormai...” perché si, l’aveva attesa quella visita, l’aveva attesa e desiderata. Ne aveva seguito attentamente i movimenti dell’aura, arrivando a percepirla quasi sino a Point Of Good.
No, Michele non era cambiato, ne ricordava alla perfezione l’espressione algida, gli occhi glaciali, quella grazia divina quasi arrogante che emanava costantemente.
Inspirò a fondo riportando un braccio lungo il fianco mentre con l’altra mano portava la sigaretta alle labbra.
“Ebbene Michele? sei forse venuto a terminare ciò che avevi cominciato? Sono qui… Avanti...” nessun timore nello sguardo mentre provocava volontariamente quell’angelo che aveva amato e odiato più di chiunque altro.
MICHELE“A meno che tu non lo voglia.. Lucifero..” da quanto non pronunciava quel nome? Da quando dalla sua mente non erano uscite quelle lettere che come miele invadevano la mente del fratello, quando ancora lo richiamava nel regno dei Cieli. Non vi era più quella dolcezza e quella musica calda nel tono, ma solo freddezza e non vi era più traccia di alcun rispetto.
La luce della luna quasi piena, ormai in fase calante, illuminava il suo volto risaltandone i tratti del viso e lasciando gli occhi brillanti come due pietre brillanti incastonate in qualche antico monile prezioso.
La mano, celata dal pesante mantello, si appoggiò sull’elsa della spada, senza tuttavia l’intenzione di estrarla per il momento. La sfiorava con la punta delle dita, la stessa spada che un tempo cacciò il fratello che aveva ora davanti. Senza alcuna pietà.
LUCIFERORimase immobile osservando il fratello e soffia fuori dalle labbra il fumo, lento, denso e chiaro prima di lanciare a terra la sigaretta, pestandola con l’anfibio scuro. Assottigliò lo sguardo mentre portava gli occhi sull’impugnatura della spada, sotto al mantello di Michele, gli pareva di poterla vedere, gli sembrava di sentirne ancora il dolore bruciante causato dalla ferita.
“Farebbe forse qualche differenza?” Sollevò appena un sopracciglio, senza toccare tuttavia la spada al proprio fianco, e portando anzi una mano nella tasca del cappotto.
“Avanti dunque... usa di nuovo il nome del Padre, per giustificare le tue colpe Michele...”
MICHELE“Non nominare il Suo nome, Lucifero.. Non sei più degno nemmeno di poterlo pensare..” la voce ferma e ben scandita in ogni sibilla. Rimase immobile e solo la mano continuava ad accarezzare la spada che fremeva sotto il mantello. Fremeva per punire colui che spezzò le speranze di un fratello, che lo deluse, che lo trafisse più forte di un unico colpo di spada al cuore. Non fu che costretto a cacciarlo e a sfogare l’impeto su di lui e su tutti gli altri suoi fratelli.
“E.. L’unico ad avere le colpe sei tu stesso, il peccato più atroce che esista.. E tu lo sai.. Lo sai che il tradimento è il capo di tutti i peccati..” l’unica musica ad accompagnarli, il canto di un merlo lontano.
LUCIFERO“Tradimento” assottigliò lo sguardo e si inumidì le labbra sollevando appena il mento prima di riprendere a parlare. “Sotto... quanti punti di vista potrebbe essere visto? In fondo... potrei essermi sentito tradito anch’io, non credi?” Fece solo in quel momento due passi avanti, prima di fermarsi e piegare la testa di lato.
“Come faccio... a non nominarlo Mikael... come faccio a non pensarci, quando tu stesso ne sfoggi il nome con tutta quest’arroganza... Pensi davvero di poter essere... come Lui?”
Sollevò un angolo delle labbra, accompagnando quelle parole con un’espressione che sembrava contenere tutto quel marcio che il fratello tanto disprezzava, tutta la corruzione, tutta la malizia, il peccato stesso che nell’alto dei cieli viene visto come il Male stesso, quel male che aveva infestato il mondo perfetto creato dall’Altissimo.
MICHELEStrinse la spada nel momento in cui il demone pronunciò il suo nome in maniera così perfetta, solo chi aveva potuto assistere alla nascita dei primi angeli poteva conoscerne quella musicalità.
Poche cose scheggiavano l’animo di Michele, ma una di queste fu proprio quella manciata di sillabe pronunciate dal fratello.
“Non mi provocare, Lucifero.. Sai bene che l’unico a voler essere come Lui e sopra di Lui sei sempre stato tu..” la voce una lama tagliate, arroventata e senza freno.
“Non fargliene una colpa poiché sai bene che il Suo piano divino doveva compiersi in questo modo..”
LUCIFEROFece altri due passi in direzione del fratello, un sopracciglio sollevato mentre dimezzava la distanza iniziale che aveva stabilito tra loro. Solo in quel momento portò la mano all’elsa della sua spada, quella spada forgiata nell’alto dei cieli e che Michele avrebbe dovuto riconoscere chiaramente nonostante anch’essa sia mutata proprio come colui che la portava con se.
“Sei davvero certo... che fosse quello il Suo disegno Michele? Se così fosse stato... Se lui fosse stato onnipotente come diceva... perché il mondo è così corrotto? Perché... ha bisogno di angeli crudeli e spietati per mantenere il suo ordine così utopico dell’esistenza?”
MICHELE“I tuoi giochetti non funzionano come, Lucifero..” strinse con maggior forza la spada, traendo forza da quel contatto mentre il mantello piano piano si apriva a mostrare la maestosa armatura che scintillava sotto i raggi lunari.
“E sapevi bene che lui ha donato Loro la vita e un posto in cui vivere dando loro la possibilità di fare le scelte che più ritenevano opportune.. Ha donato loro i sentimenti, la possibilità di ricordare, di pensare e di vivere un tempo limitato in modo che l’eternità non potesse pesare sulle loro fragili spalle.. Sono stati solo loro a scegliere il loro destino.. Noi facciamo quello per cui siamo stati creati: portiamo il Suo messaggio.. E questo comprende anche l’abbattere i parassiti.. Anche se.. “ prese una breve pausa da quel fiume di parole in piena che aveva preso vita dalle sue labbra di marmo.
“Lo sai anche tu, Lucifero.. Doveva andare esattamente così..” lasciò cadere lì la frase mentre gli occhi erano puntati esattamente nelle pupille di Lucifero, l’aria trasudava di aure così calde che avrebbero potuto sciogliere il metallo più pesante.
LUCIFERO“Noi… gli abbiamo dato la possibilità di scegliere... Voi... avete dato a quella feccia solo la possibilità di pentirsi...” e si riferiva con quelle poche parole alle antiche storie della Genesi stessa del genere umano... Al modo in cui solo contravvenendo alla legge di Dio, l’uomo e la donna, la prima donna che non è altri che Lilith, abbandonatisi alla tentazione, ebbero conoscenza di ciò che è bene e di ciò che è male. Sollevò poi il braccio dalla parte opposta alla spada, mentre teneva l’altra mano rimane allungata lungo il fianco, accanto alla spada.
“Forse si... doveva andare realmente così... ma allora... perché non hai ancora sguainato la tua lucente spada Michele?”
Rimase immobile con un braccio sollevato di fronte a lui.
“Colpisci... colpisci di nuovo... la carne di tuo fratello...”
MICHELE“Il Bene e il Male fanno parte del suo piano, Fratello..” disse con un tono che se avesse avuto la potenza del tuono avrebbe frantumato una montagna.
“Vuoi davvero che punti la mia arma contro di te? Un’altra volta?” strinse il lungo manico d’oro della spada, sfilandola leggermente dal fodero. La lama produsse un suono affilato e acuto che ondeggiò nell’aria come una violenta marea. L’oro luccicò accarezzato dalla luce della luna, piccole scintille simili a lucciole si propagarono dall’angelo.
Le sue ali che fino a quel momento erano rimaste a riposo appena celate dal mantello si aprirono leggermente, frementi. Le candide piume mosse appena da una vibrazione involontaria della sua schiena.
LUCIFEROLo osservò senza cambiare espressione solo mosse appena le dita della mano allungata accanto alla spada che un tempo era arma di quel Cielo ormai rinnegato.
“Se il Male... se NOI...” e pronunciando quelle parole con il braccio sollevato indicò il castello alle sue spalle “facessimo parte del suo piano... perché punirci... non trovi tutto ciò... inutile? Se siamo destinati ad esistere... il suo gioco è perso in partenza...”
Sollevò solo allora un angolo delle labbra, gli occhi chiari e penetranti, puntati in quelli del fratello.
“Perché sei ancora qui Michele? Cosa ti trattiene dall’abbandonare quest’isola, se non quel desiderio, così intimo e nascosto che c’è dentro di te, di punirmi per il mio tradimento, quel desiderio, tutta quella rabbia che nascondi dietro la maschera di una giustizia nata sbagliata in partenza?”
MICHELESul viso dell’angelo si disegnò, come un fulmine che squarcia il cielo del primo mattino, un sorriso. Un sorriso enigmatico come tutta la figura di Michele stesso. Solo un angolo delle labbra alzato che bastava a fargli assumere un’espressione di ghiaccio.
“Perché domandi a me queste cose, Lucifero? Perché uno degli angeli che un tempo brillò più dei suoi stessi fratelli, un angelo tanto superbo e irriconoscente pone queste domande a me? Domande alle quali ha la risposta in mano..” le ali si aprirono ancora un poco lasciando scivolare il mantello fra le scapole, l’armatura completamente visibile, scintillante.
“Ti ho già punito una volta.. Presto o tardi, Lucifero.. Ti rispedirò di nuovo nelle viscere della terra, dove non meriti altro che rimanere in eterno. Ma sappiamo bene entrambi che non sarà oggi quel giorno..”
LUCIFERO“Le risposte si nascondono nelle domande Michele, ma Voi preferite esser ciechi piuttosto che vedere l’esistenza per ciò che è realmente…” Fece poi altri tre passi abbassando ora anche l’altro braccio lungo il fianco, e portando la mano ad accarezzare l’impugnatura della spada.
“La realtà è che Voi, Tu... non potete più punirci... il Male dilaga nel mondo e ne avete perso il controllo... Noi siamo qui…” indicò poi intorno a se con un breve ma ampio gesto delle mani “In mezzo ai mortali, ci confondiamo con essi ed è solo questo il nostro posto. Non esiste inferno che possa tenerci prigionieri, poiché a differenza Vostra, non c’è più nulla che ci tenga prigionieri... schiavi della nostra stessa esistenza...”
MICHELELe sue labbra si ampliarono in un sorriso ambiguo. Alcuni avrebbero potuto vedere in lui un certo divertimento, altri addirittura un sogghigno. Era difficile capire l’espressione dell’angelo le cui ali si stavano lentamente aprendo, candide come la neve appena caduta.
“Arriverà il tempo in cui sarete annientati.. E quando accadrà.. Conoscerete il vero significato della parola Prigionieri.. Il giorno cruciale, Lucifero.. Quel giorno vedremo chi avrà la meglio..”
Estrasse la spada dal fodero in tutta la sua lunghezza. L’oro riempì di luce quel piccolo punto del giardino, una luce che emanava un calore inumano e piacevole per chi avesse avuto la facoltà di sentirlo. La forza e la grazia prepotenti in una sola arma.
LUCIFEROOsservò l’arma e la sola vista di essa in tutto il suo splendore gli causò un fremito non indifferente delle cicatrici sulla schiena che solo in quel momento iniziarono a colare sangue denso e scuro.
Inspirò profondamente e allora anch’egli estrasse dal fodero sottile la lama, che tenne però abbassata socchiudendo gli occhi un momento.
“Sai bene… come la penso... meglio morto, piuttosto che in catene...” lo sibilò tra le labbra osservandolo negli occhi mentre sul volto gli si materializzava un ghigno degno del luogo da cui proveniva.
“Noi... non saremo annientati, non saremo richiusi… è il vostro destino essere schiavi, non il nostro...”
MICHELE“Il destino è già stato scritto per noi, Lucifero.. Non sarà stasera, ma presto la mia spada e le mie armate vi sconfiggerrano..”
Roteò la spada con una sola mano, fendendo l’aria che risuonò con uno strano sibilo e la puntò contro il fratello, senza tuttavia l’intenzione di attaccare. Solo una minaccia, solo ciò che viene narrato da tempo immemore da antichi profeti.
“Così il gran dragone, il serpente antico, che è chiamato diavolo e Satana, che seduce tutto il mondo, fu gettato sulla terra; con lui furono gettati anche i suoi angeli.” Recitò a fior di labbra lasciando scivolare la spada davanti a sé.
LUCIFEROSollevò nuovamente la mano, in direzione questa volta della lama che il fratello gli puntava contro. Perfettamente e assolutamente consapevole delle conseguenze che poteva avere la lama della spada divina che gli stava di fronte, con il suo stesso corpo, non esitò comunque a poggiar la mano sulla lama della spada, stringendo sino a fare colare qualche goccia di sangue scuro su di essa, tuttavia senza ancora lasciarla.
“Ho atteso abbastanza Michele... da quanto tempo... attendo ormai...” passa un momento la lingua sulle labbra osservandolo “Se il tradimento è il più alto dei peccati... quanto punite voi… la vendetta Michele?”
MICHELEUn brivido gli attraversò la schiena, tuttavia rimase impassibile e algido. La spada brillò di una luce eterea e potente scaricando tutta la propria aurea celeste. L’angelo allargò un poco di più le ali in tutta la loro maestosità. Fremettero con un tremolio che produsse una lieve musica.
Abbassò l’arma.
“Non è competenza degli Angeli punire la vendetta.. Ma punire il Male.. E tu sei ciò che si definisce corrotto.. In te.. Non risiede altro che falsità, Lucifero.. L’estrema delusione di un Padre..” esclamò solennemente, la lama rivolta verso il basso.
“Non stanotte..”
LUCIFERONon rispose a parole, semplicemente nel momento in cui Michele abbassò la spada lui fece scivolare il proprio braccio lungo un fianco e abbassò il capo, l’espressione tranquilla e un angolo delle labbra sollevato.
Fece poi un passo indietro chiudendo gli occhi un momento e inspirando profondamente come se stesse riflettendo su qualcosa, oppure semplicemente godendosi il momento.
E fu solo un momento, nessuna parola, solo il sibilo della lama che feriva l’aria... L’angelo caduto sollevò la spada e colpì, in direzione del fratello. Un colpo rapido, preciso,deciso, quasi davvero in esso si nascondessero millenni di attesa.
Non gli interessava dopotutto, come la pensasse in proposito Michele, non gli interessava, sarebbe stato quella notte, e forse non avrebbe soddisfatto tutta la sua sete di vendetta, ne tantomeno avrebbe risanato le proprie cicatrici.
Fu solo rabbia, rabbia che aveva semplicemente atteso troppo tempo, rabbia dedicata a quelle creature a lui legate su cui la lama del Giustiziere si era abbattuta più o meno direttamente. Come ripulire dal dolore. Blanche, Kariklya, Alariel, Belial, tutti i caduti e tutti coloro che sarebbero caduti in futuro...
MICHELECome a rallentare, come un fermo immagine che avanza piano piano. Fu un lampo e la spada si risollevò per parare il colpo. Lo sguardo severo e senza alcuna pietà. Le due spade li dividevano. Gli sguardi chiari si tuffarono gli uni negli altri. Un suono sordo, metallico e cupo. Un tuono inquietante come in una giornata di nuvole minacciose.
“…Ma possiamo anticipare le cose..” concluse a terminare le sue ultime parole. Le ali completamente aperte, magnifiche e candide. Un candore ultraterreno, accecante per chi è incapace di reggere la Luce.
Chi può dire cosa accadde quella notte scura illuminata solo da un quarto di luna e dallo sfolgorare delle scintille delle spade? Non fu dato sapere i risvolti di tale scontro, ma chi potrebbe narrare i fatti in maniera degna di due entità come le parti a confronto.
Così si concluse il soggiorno degli angeli, questo è ciò che si sa.
Torneranno, questo è certo.. Non si sa quando, non si sa il motivo.. Ma le loro ali bianche illumineranno di nuovo di luce divina la notte.
E fu una lunga notte. LUCIFERO
MICHELE
Edited by RebelGrrrl - 4/2/2010, 21:47