The Return Incidents, Topic di Scrittura

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°Magggg°
view post Posted on 28/1/2010, 18:50




ALARIEL

La drow è nella sua stanza, c’è musica ma non è lei a cantare, non può più, ha donato la sua voce ad Uriel perché l’angelo potesse curare la ferita che stava letteralmente avvelenando Belial. È seduta sul divano, la bambina tra le braccia, non è mai stata agitata come in questi giorni, da che Michele è sull’isola.
La culla appena baciandole la fronte, ha dovuto riprendere possesso del proprio potere per riuscire a comunicare con chi le sta intorno, e al momento è con la bambina che “parla” tenendole la mano sul viso e sorridendole appena. Ma ora la bambina sembra essere più agitata del solito, e lei non sembra comprenderne il motivo. Le carezza il viso tranquillizzandola ma la bambina scoppia a piangere, indicando la porta quasi terrorizzata.

MICHELE

Vi è un angelo nel castello di POE. La sua presenza aleggia pesante e ricca di una carica di ardore non indifferente. La fiamma divina che divampa con potenza nei cuori dei giusti e distrugge quelli di coloro che nulla meritano se non una lenta agonia e l’eterna condanna.
Ha una meta ben precisa, poco gli interessa di fermarsi in stupiti preamboli od inutili giri per il castello, sarebbero falsi e vani e Michele non è così che è stato istruito. Sa dove deve andare e niente lo fermerà.
Una luce si materializza nella stanza di Alariel senza troppi complimenti e senza curarsi di bussare. E’ lui che prende forma, forma umana, poiché nessuno reggerebbe una tale vista se non fosse altro che Luce come è stato creato. Il mantello gli copre l’intero corpo sul quale indossa l’armatura e porta con sé l’inseparabile spada.
Gli occhi fissi sulla creatura e la sua piccola, lo sguardo duro, implacabile e truce.
“E così.. Siete stata voi..” così esordisce, il fuoco gli divampa nello sguardo. Nel sangue di Alariel scorre lo stesso del fratello perduto, la stessa persona di Alariel si è abbandonata ad un angelo caduto dei più crudeli. No, ella non merita nulla, se non la punizione divina dell’angelo per aver osato tanto: evocare in quel modo la spada. Mai nessuno ne sarebbe in grado e allora solo per questo, la drow è una creatura da non sottovalutare .

ALARIEL

Si aspettava una qualunque visita, ma non quella... Sgrana gli occhi e persino la bambina si zittisce portandosi le manine minute davanti alle labbra. Lo riconosce, lo riconosce bene Michele, l’ha visto in abbastanza ricordi e visioni da non avere alcun dubbio in proposito, ne riconosce persino... l’aura stessa e quel sangue che le scorre nelle vene la porta a considerarla persino fastidiosa… Mette a terra la bambina senza spostare lo sguardo dall’angelo. Erordia osserva un momento la mamma prima di correre via sparendo chissà dove nella stanza. Un solo movimento dell’angelo verso la bambina e si sarebbe messa in mezzo senza nemmeno mezzo ripensamento.
Si alza in piedi deglutendo a fatica con la mascella serrata e l’espressione dura come non mai... se lo trova finalmente davanti e ironia della sorte non ha nemmeno la possibilità di dirgli esattamente quello che pensa... non ha la possibilità di dire assolutamente nulla prima di morire... Perché in fondo... non ha molti dubbi sulle intenzioni dell’angelo...

MICHELE

“Sarei così curioso di conoscere il modo in cui avete potuto evocarla.. Sarei davvero.. Tanto curioso..” assottiglia lo sguardo. Non ha dato peso alla piccola che fuggiva via seppur le intenzioni nei riguardi di Erordia non sarebbero delle più nobili.
Punta gli occhi in quelli di Alariel, uno sguardo bruciante e allo stesso glaciale.
“Ma non potete parlare poiché avete deciso di aiutare uno dei Rinnegati.. Il peggiore fra di loro, oserei dire.. Che presto vi tradirà.. Come ha tradito tutti…” sibila infine aprendo il mantello e lasciando vedere in tutta la sua lucentezza l’armatura e la spada che luccica nella stanza scura di Alariel.

ALARIEL

Il solo pensiero che Belial possa tradirla in qualche modo le sembra così lontano che aggrotta appena la fronte e sempre a labbra chiuse non può che lasciarsi andare in un sorriso amaro scuotendo lentamente la testa... Se Uriel era riuscito a leggerle i pensieri non ha dubbi che in qualche modo potrebbe farlo allo stesso modo anche Michele.
Deglutisce appena a fatica, eppure qualcosa dentro, il tarlo del dubbio sembra essere arrivato, in qualche modo... si rende conto effettivamente di non avere alcuna garanzia se non le sue parole, ma al tempo stesso non ha nient’altro di cui fidarsi...
Alza appena le spalle, per rispondere alla sua prima domanda... socchiude appena gli occhi sollevando una mano, e in essa, compare il pugnale, quello della Dea. Si inumidisce le labbra osservandolo... Sa di non dover fare nulla di sciocco... ma in fondo... Cambierebbe qualcosa?

MICHELE

Appena vede il pugnale materializzarsi nella mano di Alariel non esista nemmeno un istante e sguaina la spada che le punta contro. Sente i pensieri della drow così chiaramente ora da fargli assumere una smorfia.
“Vi fidate di un essere così spregevole che ha rinnegato il suo stesso Padre che gli ha donato una condizione così tanto privilegiata, i Suoi insegnamenti e il Suo regno..” assottiglia lo sguardo, la spada brillante sempre puntata contro la drow.
“E tutto per cosa? Per una condizione deplorevole e.. Falsa oltre ogni dire.. Tutto.. Di lui è una menzogna e voi ci siete caduta, divenendo esattamente come lui.. Abominevole..” l’aria intorno a lui si fa pesante. Le ali fremono sotto il mantello e il suo ardore impregna tutta la stanza.

ALARIEL

Quanta calma le serve per placare l’istinto di attaccarlo immediatamente? Tanta, troppa, non fa parte della sua natura, l’essere paziente, ne diplomatica, ne il resistere a sentimenti tanto profondi e radicati quali sono il rancore e la rabbia. Inspira profondamente, senza muoversi, solo fa roteare il pugnale nella mano che abbassa. Lo fissa negli occhi, senza alcuna paura, una creatura che ha resistito alla vista dell’Altissimo può permettersi anche questo, e in lei, non scorre certo il sangue di una creatura comune. Quello che pensa è chiaro, palese.
La rabbia evidente negli occhi che sembrano velarsi appena di rosso, nonostante il corpo rimanga fermo.
Non perdere la pazienza Blaenil... Non fare cose sciocche...

Ci metterebbe un secondo ad uccidervi

Lo sa, lo sa benissimo. Stringe la mano intorno al pugnale. Non è abominevole... non lo è lei, e non lo è lui... In fondo le ha dato ciò che nessun’altra creatura avrebbe potuto darle. Non ditelo più... Dovreste tacere... Non siete degno nemmeno di pensarci...

MICHELE

Inclina appena la testa di lato e alle parole che riesce a percepire nella mente di Alariel reagisce in maniera non troppo diplomatica. Il palmo della mano libera colpisce Alariel in pieno volto lasciando che il corpo scivoli vicino al camino. La segue con lo sguardo e rotea la spada in aria.
“Non è forse la verità.. Alariel?” proferisce il suo nome ora, con un disprezzo palpabile nel tono.
“Non è forse un traditore? Non è colui che vi ha allontanato dalla vostra fede, non ha forse distrutto tutto ciò che col sudore della fronte avevate costruito…” assottiglia lo sguardo, arrivandole davanti. L’enorme figura di Michele che sovrasta la piccola drow. “Non siete nulla per lui, se non un mezzo per i suoi squallidi scopi.. Lo sapete questo, vero?”

ALARIEL

Finisce a terra accanto al camino e poco ci manca perché si bruci la schiena contro il ferro che ne protegge i bordi. Fa per rialzarsi, cercando di mantenere quella calma che ha cercato di tenere sino ad ora... Inspira profondamente lasciandosi, sì a fatica, scivolare addosso le parole pronunciate da quello che, a parer suo, è l’essere più lontano dal poter meritare il nome di angelo. Lei di angelo ne ha uno solo, il suo... ed è proprio su questo pensiero, fisso, sincero e costante, su questa fiducia cieca che nutre nei confronti di Belial, che si infrangono le ultime parole pronunciate da Michele...
Lei... lei vale molto di più, lo sa, ne è convinta... è su queste parole che, in fondo, ha basato la sua esistenza in questi ultimi mesi... è stato lui a trattenerla a Return quando voleva andarsene, è a lui che si è donata completamente, a cui ha donato sua figlia...
Non è un mezzo, non può essere solo un mezzo...
Ed è un attimo, solo un secondo, la rabbia cieca, quella propria della sua razza, quella che nasce negli istinti più profondi... allunga il braccio indietro, a prendere la prima cosa che capita, l’attizzatoio, ancora rovente poiché la punta era appoggiata alla brace.
Si alza in uno scatto innaturale brandendolo avanti a se, in direzione del volto dell’angelo.
Solo un urlo silenzioso dentro... e il rancore del male subito.

MICHELE

Colto alla sprovvista, riesce appena a scansarsi dall’attizzatoio che tuttavia gli colpisce la spalla, bruciandolo. Inconvenienti della forma umana che ha adottato per il suo soggiorno sull’isola, una smorfia gli si disegna sul volto poiché può provare dolore. Un dolore molto vago e che percepisce in maniera diversa da una normale creatura, ma che non lascia di certo indifferente.
E’ solo al gesto della drow che alza la spada contro di lei; l’arma pura ora può agire in nome della difesa dell’angelo e con un colpo secco che la ferisce con la lama ad un fianco. L’aria stride e urla mentre raggiunge la tenera carne.
“Tipico di un inutile rinnegato come lui, fare il lavaggio del cervello a delle creature che già di base nascono impure..” si riferisce ovviamente al sangue di Lucifero che scorre dentro le vene di lei e il suo tono espone tutto il suo disprezzo per gli angeli e per la stessa drow.

ALARIEL

È pur sempre una drow, e tra le caratteristiche di queste creature vi è una scaltrezza non indifferente, ma Michele è pur sempre l’angelo più valoroso del paradiso quindi può solo evitare il peggio. Si sposta di lato quanto basta per limitare il danno causato dalla spada, che però causa comunque una ferita non indifferente, che inizia immediatamente a sanguinare e bruciare come le stesse fiamme dell’inferno. Si piega in avanti portando la mano libera alla ferita… Alza lo sguardo verso l’Angelo, la vista appena annebbiata, tutta quella rabbia a tenerla ancora in piedi, e nient’alto. Lo fissa e i suoi pensieri sono così nitidi che se potesse glieli sparerebbe dritti nel cervello.
Che vergogna. E voi sareste Angeli? Siete spiriti deboli… assetati di sangue. Anche i demoni sono migliori di voi, almeno non usano belle parole per mascherare la loro malvagità…
La mano che stringe la ferita sanguinante, gli occhi appena più luminosi e arrossati, il solo desiderio di dimostrare tutto il suo disprezzo... Deglutisce inspirando non troppo profondamente, e mentre torna a comparirle il pugnale nella mano si spinge di nuovo in avanti tenendo l’arma stretta e sollevata, nessuna speranza, solo rabbia cieca...

MICHELE

Appena la drow gli è addosso non può far altro che sferzare un altro colpo questa volta rivolto alle gambe. Si abbassa velocemente facendo perno sulle ginocchia e di nuovo la spada colpisce quella tenera carne scura.
“Non potete nemmeno permettervi di giudicare i miei fratelli dal momento che non avete avuto a che vedere con i rinnegati.. Coloro che non conoscono alcun rispetto e non conoscono che la menzogna…”

ALARIEL

Se potesse urlare lo farebbe… Apre le labbra e l’aria esce dai polmoni come ad alimentare un grido ma purtroppo non ne esce nemmeno un fil di voce.
Non sono soli in stanza, la piccola Erordia si è nascosta dietro il divano, ma dalla sua posizione vede tutto... Tiene stretta nella manina viola la piuma che Belial ha portato in dono alla drow dalla guerra, mentre con l’altra mano si copre la bocca per non strillare... Gli occhi lucidi fissi su quello che vede, non si dimenticherà di quell’angelo...
Come non se ne dimenticherà la drow che appena dopo essere stata colpita finisce a terra portando avanti una mano per non cadere sul volto.
Inizia a sentirsi male, la vista annebbiata per il sangue che sta perdendo e deglutisce a fatica prendendo aria e tentando in un ultimo sforzo di alzarsi sulle braccia. Vede la bambina, e tutto vorrebbe, ma non farsi vedere così da sua figlia. Torna a voltarsi verso l’angelo e fa non poca fatica a guardarlo in volto, allungando poi il braccio verso la gamba di Michele, ma non vede nulla quasi, come aveva pensato, egli fosse immune da ogni potere. È costretta ad abbassare lo sguardo mentre stringe come può la gamba dell’angelo.
Ho conosciuto il solo angelo degno di tale nome... Oloth plynn dos… Che voi siate dannato poiché non valete più di ciò che intendete punire…

MICHELE

Quelle parole, quella maledizione ed il tocco di Alariel sembrano quasi dargli fastidio come se davvero la maledizione gli avesse fatto un vero e proprio effetto o comunque causandogli un pizzichio doloroso, tanto che scuote la gamba per liberarsi dalla debole presa. Pianta la spada a terra davanti al volto della drow, potrebbe ucciderla in qualsiasi momento così indifesa a terra, incapace di muoversi e di rialzarsi.
“La vostra anima è già perduta da tempo e non tornerà più indietro.. Affidatevi pure a quello che non è neppure degno di chiarmarsi” storce le labbra in una smorfia di puro disgusto “angelo.. Affidatevi alle sue menzogne, non siete altro che.. Una marionetta..” conclude con un disprezzo tale da far tremare l’aria circostante. Dà un colpo con il pesante stivale da soldato nel pieno del ventre di Alariel, un colpo secco e con un forza da non sottovalutare, prima di muovere tre passi indietro e rifoderare la spada. La osserva per un ultima volta prima di lasciarla lì sul pavimento inerme.
“Che questo sia un insegnamento per coloro che un tempo erano miei fidati fratelli ed ora non sono altro che… Feccia che non merita nient’altro che stare reclusa agli Inferi.”

ALARIEL

Sente tutto, ogni parola, il netto rumore delle ossa sottili e fragili che la sua natura le ha donato, che si spezzano docili al colpo inferto dall’angelo. Nemmeno la pietà di finirla. Gli occhi spalancati mentre dalle ferite e dalle labbra in sangue esce copioso e scuro. Il cuore continua a batterle così velocemente, per l’agitazione, la rabbia, la paura per Erordia, che il suo sanguinare sembra non avere alcun freno.
Tenta di rimanere lucida quanto basta, solo per assicurarsi che Michele non si avvicini ad Erordia… speranza vana forse, ma al momento è la sola cosa che le interessa. La bambina nel suo angolo dietro il divano, nonostante le lacrime, nonostante la paura, è rimasta completamente in silenzio, lasciandosi sfuggire un piccolo singhiozzo tra le lacrime. La drow a terra ha lo sguardo puntato verso la bambina, non dice più niente, non ne ha le forze. Porta solo la mano davanti al viso, facendole cenno di fare silenzio... La bambina annuisce nel suo angolo buio, si rannicchia meglio dietro il divano, chiude gli occhi strizzandoli, e stringe forte quella sola piuma candida.

MICHELE

Pare non accorgersi di Erordia o forse si, sa perfettamente dove si trova, ma pare ignorarla. Non è dato saperne il motivo preciso, avrebbe ogni ragione di uccidere anche lei ed invece no. Senza una parola si richiude il mantello non prima di aver rifoderato la spada.
Ne ricerca lo sguardo, gli occhi chiari che riflettono ciò che è il Paradiso stesso.
“Statene certa, prima o poi lo ucciderò.. Può essergli andata bene una volta, ma non ricapiterà una seconda..” e conclude così, con una minaccia che suona così veritiera e che sicuramente intende mantenere, prima di svanire un luce ricca di calore e ardore celeste.
E così l’angelo lascia la piccola drow nella stanza, sola, nel suo dolore. Michele con la sua crudeltà verso ciò che ritiene, tramite l’Altissimo, il Male, svanisce.
Non tutti gli angeli sono buoni come si crede, o almeno.. Non posseggono quella bontà che tutti sono abituati a credere.

Michele

Alariel

 
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Alis3
view post Posted on 28/1/2010, 23:59




EMMA

Ritornare a Return... ed avere l’impressione che tutto sia cambiato...

Ritornare in vita... Ritornare a casa... e sperare che niente sia cambiato...

È così che mi sono sentita appena approdata sulla spiaggia... e il vento gelido mi ha sferzato il viso mentre osservavo l’isola che per mesi è stata casa mia...

Mi sono sentita viva di nuovo... di colpo... come quando ti svegli di soprassalto sfuggendo ad un incubo e senti il cuore battere veloce e il respiro affannato... ma questo è stato un incubo troppo lungo e maledettamente reale...

Ho un solo pensiero nella mia mente mentre cammino per i corridoi silenziosi del castello, intorno a me nessun suono, si sente solo di tanto in tanto l’urlo del vento attraverso gli spifferi, o la sua forza scuotere i vecchi infissi, un solo pensiero... Lui... è stato il mio solo pensiero in ogni istante... Rivedevo i suoi occhi in ogni momento... quel sorriso quando quella sera ci siamo salutati è ancora impresso nella mia mente, la sua voce... le ultime parole che mi ha detto "Ci vediamo dopo, bambina... Fa' la brava!" un “dopo” che non è mai arrivato... mi ha visto uscire da quella stanza e non ritornare più... per tutto questo tempo mi sono domandata quanto questo possa avergli fatto male... quanto tempo ha passato a guardare quella porta prima di accettare che non mi avrebbe visto rientrare mai più? Prima di capire che quel “ci vediamo dopo” era l’ennesima promessa che non avrei mantenuto? ...non ci sarebbe stato più nessun dopo...

Almeno era quello che pensavo... prima che mi fosse data una seconda possibilità, prima che qualcuno spezzasse l’eternità della morte e io facessi ritorno qui... e ora quel “ci vediamo dopo” sembra più vicino che mai...

Ed eccomi qui... dopo aver bussato alla tua camera, sono in giro per il castello a cercarti, per rivedere di nuovo i tuoi occhi, per dirti che sono tornata da te... che sono tornata per restare...

Senza nemmeno accorgermene arrivo alle scale che portano alla torre... e mi fermo ad osservarle... ricordo esattamente l’ultima volta che vi salii... senza mai ridiscendere... tentenno un attimo sui primi gradini, la paura che anche questa volta potrei non tornare indietro, salendo fin lassù, mi investe... ma è solo un attimo, scuoto il capo e poggio la mano sul corrimano iniziando a salire... in silenzio, quasi come se accarezzassi ogni singolo gradino senza emettere suono...


LIGHT

Ho perso la cognizione del tempo. Non ricordo quanto tempo è passato da quando se n'è andata. Non ricordo l'ultima volta che ho incontrato Lucifero. Cristo, il Diavolo in persona. Se ci penso ho ancora i brividi lungo la schiena, è la cosa più abominevole che abbia mai incontrato. A confronto quelli che mi hanno usato per i loro sporchi esperimenti sono angioletti.
Fa un freddo atroce qui sulla torre e non ho portato con me la giacca, ma poco mi interessa. Ormai non sento più niente intorno a me. Fumo la sigaretta ed è come fosse semplicemente aria che gira nei miei polmoni, niente di più.
Non sento nulla.. E allora perchè mi sembra ancora di sentirla ridere e di sentire i suoi passi leggeri che mi raggiungono?


EMMA

Salgo lentamente i trecento gradini che tantissime volte ho percorso in passato senza nemmeno pensarci... quando la torre mi sembrava un luogo sicuro, quando sembrava l’unico posto solo mio... ma tante cose sono cambiate dalla prima volta in cui vi salii... troppe cose...
Non so perché credo di trovarlo qui... mentre salgo cerco di pensare ad una motivazione sensata del perché dovrebbe esser salito fin qui, perché dopo quello che è successo dovrebbe voler venire proprio qui? Non c’è una ragione per crederlo, eppure... ho comunque questa sensazione...
Raggiungo la cima della torre e poggio la mano sulla porta semichiusa... appena la scosto di pochissimo un vento gelido mi investe, e non è la sola cosa che sento... la mano che sta aprendo lentamente la porta trema appena, tanto che sono costretta a fermarla, è ancora vivido il ricordo di quello che è successo lì, quando chiudo gli occhi lo rivivo di nuovo... e fa male...
Stringo la mano a pugno e respiro profondamente... il respiro caldo che fuoriesce dalle mie labbra sembra fumo bianco che si perde nell’aria gelida, aspetto pochi secondi... quel tanto che mi basta per scacciare quel ricordo e apro totalmente la porta facendo i primi passi sul pavimento della torre a testa bassa... quando rialzo lo sguardo mi sorprendo anche io di vederlo lì... è di spalle... ma lo riconoscerei tra milioni di persone, mi fermo istantaneamente, sento il cuore perdere un battito... e poi ripartire più veloce come se volesse esplodere da un momento all’altro... è lì a pochi metri da me... e centinaia di sensazioni, emozioni, dubbi affollano la mia mente... vorrei dire qualcosa... sono così tante le cose che avrei voluto dirgli in tutto questo tempo e non ho potuto farlo fino ad ora... e credevo che non avrei potuto farlo mai più... e adesso che è davanti a me apro la bocca per parlare ma la richiudo senza emettere suono sopraffatta da mille emozioni riesco a malapena a trattenere le lacrime mentre compio un altro timido passo verso di lui.

LIGHT

Sento quei passi leggeri avvicinarsi. Non posso essermelo immaginato, c’è qualcuno. Volto appena la testa: un’ombra si allunga sino a sfiorare la mia. I capelli che ondeggiano sotto l’aria fredda della sera. E’ inutile, sto impazzendo. Sembra così simile a lei, la fisionomia dell’ombra silenziosa alle mie spalle. Mi passo una mano sul volto per togliere quella strana visione da davanti agli occhi. Non può essere lei, Kurt, sveglia.
Sospiro girando il busto del tutto per vedere chi sarà il mio nuovo compagno di serata e la metto a fuoco. Una visione tanto nitida da sembrare vera.
“Emma..?” sussurro, non può essere vera, ma chi mi dice che io non possa finalmente sognare per qualche secondo?

EMMA

Annuisco impercettibilmente... l’ho sentito tante volte sussurrare il mio nome... ma questa volta è diverso, il suo tono è diverso, l’espressione del suo viso è diversa... ha gli occhi increduli... come se nemmeno credessero a quello che stanno vedendo... e allo stesso tempo spenti... sono occhi che hanno sofferto e non hanno nemmeno potuto esprimerlo...
Annuisco nuovamente, e per alcuni secondi mi perdo totalmente nel suo sguardo, senza parlare... poi muovo alcuni passi verso di lui uscendo dalla penombra e il mio viso viene investito dalla fioca luce della lanterna della torre... sono ad un passo da lui... vorrei solo lasciarmi andare e stringerlo forte, ma qualcosa me lo impedisce, l’emozione? Le mani che mi tremano? Non lo so... ma i miei occhi già lucidi non possono smettere di guardare nei suoi... “Sì, sono io... sì...” non sono nemmeno sicura che la sua fosse davvero una domanda... ma di una cosa sono certa... i suoi occhi me lo stanno chiedendo... mi stanno chiedendo se sono reale... o sono solo un sogno che presto svanirà nel nulla ancora una volta... “Emma...” lo ripeto a voce bassa... come a capacitarmene io stessa... “...anche se... quella voce amava chiamarmi... Bambina...” un sorriso, seppur velato dalla commozione appare sul mio volto a quel ricordo... e subito viene bagnato da una lacrima che dall’angolo dell’occhio percorre tutto il viso andando a morire tra le labbra.

LIGHT

E’ così chiara la sua immagine davanti ai miei occhi, le mie gambe reggono solo un tragitto ridicolo quale è la distanza che ci separa. Le ginocchia tremano e allungo una mano a sfiorarle il viso. La punta delle dita sulla sua carne calda e reale. Potrebbe essere anche uno scherzo, ma il cuore mi batte talmente forte che è l’emozione più vera che ho provato da quando lei se n’è andata.
“Bambina..” sussurro, non trattenendo una risata. “Sono morto, vero?” perché mi è stato insegnato che dal mondo dei morti non si torna e questo deve essere per forza il paradiso. Che strano, ho sempre pensato che sarei andato dritto all’Inferno.

EMMA

Socchiudo gli occhi quando la sua mano mi sfiora il viso... non riesco a fermare un’altra lacrima calda che va a bagnare appena la punta delle sue dita... ho sognato di poter ancora sentire il suo tocco sulla mia pelle per tutto questo tempo... di poter ancora sentire la sua voce chiamarmi Bambina... di ascoltare la sua risata ancora una volta... solo una volta... e ora tutto questo è reale...
Sorrido, istintivamente come non facevo da tanto, troppo tempo... “No... no... è esattamente il contrario Light...” prendo la mano che mi accarezzava il volto tra le mie, la stringo appena... come a tenermi stretta, aggrappata a quel contatto... anche se le mie mani tremano ancora impercettibilmente mentre rialzo lo sguardo sui suoi occhi... “...non sei morto... sono io ad essere viva...” porto la sua mano sul mio petto... all’altezza del cuore che non vuole saperne di calmarsi e batte velocissimo... “...puoi sentirlo?...” appoggio la mia mano calda sulla sua come ad accarezzarla... “...riesci a sentirlo?...”

LIGHT

“Per me non sei mai morta, bambina...” è l’unica cosa che riesco a dire, la voce tremante e il palmo della mano che sente i suoi battiti. Voglio sentirla vicina, voglio credere che sia tutto vero. Non so il motivo, non voglio saperlo. Semplicemente l’abbraccio e la stringo. Ogni cosa di lei è viva e concreta, così come era stata nella mia testa.. Ma ora lei è qui. Appoggio la guancia al suo capo continuando ad abbracciarla.

EMMA

“Ed è così... non me ne sono mai andata... non finché mi avresti portata con te...” stretta nel suo abbraccio, il volto contro il suo petto... riesco a sentire il battito del suo cuore e sembra quasi che batta all’unisono con il mio “...non finché sarei rimasta nel tuo cuore... “ non riesco a smettere di piangere mentre mi stringo di più a lui... chiudo gli occhi e vorrei poter restare nel calore delle sue braccia il resto dell’eternità. Respiro a fondo il suo profumo riaprendo gli occhi “...ti amo... non ho mai smesso di amarti...” è un sussurro... non so se sia riuscito a sentirlo, ma adesso non importa... lui lo sa... lo ha sempre saputo e non ci sarà giorno in cui non lo sentirà... non rimpiangerò mai più di non averlo detto abbastanza... mai più.

LIGHT

Sento gli occhi pizzicare ancora una volta, ma nessuna lacrima sgorga da essi e non mi resta altro che ridere. Ridere di gioia perché ora è qui. Non so come, non so perché, ma lei è qui. Affondo il viso fra i suoi capelli e sussurro un “ti amo anche io..” che forse non sentirà, ma poco mi importa. Non mi chiedo nemmeno il motivo per cui sia qui, come è arrivata, se ancora dentro di lei vi è quella malsana presenza.
Bambina, ora che sei qui.. Non ti lascerò più andare via, qualsiasi cosa succeda. Ho perso il senso del tempo stando abbracciato a lei, forse è proprio così che è.. Il paradiso.

Emma
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marea azzurra86
view post Posted on 29/1/2010, 11:49




Riflessioni notturne di Balthasar



Edea mi dorme addosso, sento il contatto della pelle setosa e nuda delle sue spalle, graffiarsi appena contro la mia barba non rasata di fresco.
Cerco con gesto lieve di scostarmi da lei, avendo cura di posare il capo sul cuscino, scendo poi dal letto in punta di piedi.
Guardo fuori dalla finestra, un pipistrello nero come la notte che ancora ci avvolge mi sta a guardare, con quei suoi occhi minuti come spilli.
Cerco uno dei miei sigari cubani nella tasca interna della mia giacca e lo accendo.
Mi perdo appena negli arabeschi di fumo a ogni mia boccata, mentre la mente va giusto a incagliarsi nei ricordi delle ore passate.
Solo un sesso atavico e spasmodico, ebbro solo di se stesso, sa unirci.
La cosa mi fa sorridere amaramente in questa notte in cui la luna, ha dimenticato di danzare ai miei occhi.
Quel locale di lusso in paese, dove ho pagato a caro prezzo un pò di agognata intimità con la bella strega; in quel locale adesso, ci sono solo candelabri riversi in terra e tovaglie confuse.
Edea dorme ancora, distesa supina tra le lenzuola, mostrando alla fioca luce dell'unica candela accesa, natiche marmoree e perfette.
Ghigno dinanzi alla sfacciataggine senza pudori della mia compagna, che porta ancora al suo collo di cigno la collana con l'enorme smeraldo che le ho donato questa medesima notte.
Non che per me quella collana avesse la benché minima sentimentalità, ma era solo un modo per renderla felice, conosco fin troppo bene, come non sia possibile sfiorarle il cuore. Molto più facile, saziare il suo ego e la sua voglia di bello.
Fumo ancora, seduto al cornicione della finestra, di questa stanza non mia.
Non c'è inadeguatezza in me tuttavia, nello stare li, appropriandomi di tutto senza dover fare inchini di sola convenienza.
Helles però è il tarlo che non vuole abbandonarmi mai, è la ferita nel cuore che non sa cicatrizzarsi, è sanguinolenta mancanza.
Insormontabile, indimenticabile. Come solo lei sa essere.
Esco scalzo dalle stanze di Edea, gettandomi su solo la mia pelliccia di ghepardo e i miei pantaloni di broccato, a petto nudo inizio a camminare lentamente, per il corridoio spento.
Non ho bisogno di luci per riconoscere la stanza di Helles, non ho bisogno di altro se non di colei che agogno senza poter riavere.
Una rabbia smodata mi torce le budella, devo persino per un attimo fermarmi, sento il mio corpo ribellarsi a me.
Tanta lontananza, tanto tempo perso a ritrovare me stesso nella foresta, lontano da tutto e da tutti, ma soprattutto da lei.
Tanto tempo inutile!
Eccomi adesso dinanzi alla porta della sua stanz.
Accosto solo un attimo il mio orecchio al legno per cercare di carpire ogni rumore.
Ma nulla sento, probabilmente Helles dorme.
So che non dovrei entrare, so che non ne ho più alcun diritto, ma non riesco a resistere.
Forzo la porta e mi tuffo in quella stanza non più mia.
Il suo profumo invade ogni cosa e la vedo da lontano, in quel letto matrimoniale ma non più nostro.
Un tuffo al cuore, io che mi spezzo dentro.
Ecco cosa mi succede.
Resto per lungo tempo immobile a guardarla dormire, in apparenza adesso così indifesa.
Lei che è sempre stata molto più forte di me.
Rabbia e amore si confondono in me, mi avvicino a piccoli passi a quelle lenzuola calde, alla donna che ignara li riposa.
Una carezza, solo una carezza. Non bramo altro se non poterla sfiorare appena, o magari baciare, mentre lei non sa.
Sarebbe più sensato svegliarla, parlarle, cercarla di farla ragionare , ma il mio orgoglio è pesante come un macigno, non riesco in questo atto di coraggio e follia.
Così mi chino su di lei, le sfioro con una carezza lievissima i capelli d'ebano che le incorniciano il viso.
Lei non pare accorgersene, il suo respiro è così regolare, in mente mi balena quel desiderio folle, di farla mia mentre dorme.
Ma non posso, non sono un mostro, non sono mai stato quel genere di demone.
Non posso, non devo, mi impongo di non farlo.
Tutto il mio corpo la desidera ardentemente, e io resto li immobile, incapace di sfogare la mia folle erezione e quel desiderio d'amore in colmato.
Mi poggio con entrambe le mani al comò dinanzi al letto.
Helles io ti amo!
L'agghiacciante certezza di quello che provo mi spaventa più di un armata di nemici, esco piano da quelle stanze.
Dimenticando di riparare la serratura, scappo via lontano di li, mentre nel mio cuore solo schegge di vetro.



Balthasar Cagliostro.



Edited by marea azzurra86 - 29/1/2010, 17:23
 
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view post Posted on 29/1/2010, 12:16
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Lettera che viene recapitata ad Arlinn dal falco di Elenie, che ormai fa la spola tra il drago e l'elfa..

Ciao Arlinn,
grazie della lettera e scusa se ti rispondo solo ora. Sono contento che voi stiate tutti bene, anzi se pur mi sembra strano ammetterlo non vedevo l'ora di ricevere tue notizie per sapere come prosegue la crescita dei piccoli. Oramai chissà quanto saranno cresciuti dall'ultima volta che li ho visti, magari non mi riconosceranno nemmeno. Spero non ti facciano troppo dannare e soprattutto che non siano iniziate a spuntare ali o code o teste di drago o fiammate strane, altrimenti avresti un bel da fare a gestirli da sola. Magari più avanti potrei tornare a chiedere a Bellatrix un'altro permesso per stare alcuni giorni da te di nuovo, altrimenti rischio di vederli troppo raramente. Non vedo l'ora di rivederli, e perchè no, di rivedere anche te.. Magari ora la pancetta ti è calata e sei tornata di nuovo in forma.. Ovviamente sto scherzando, sei sempre splendida. Grazie della notizia di Elbereth, mi fa molto piacere saperlo, e sono contento per lei e quella specie di marito che si è trovata. Una sera sono andato a trovarlo, era già il quinto giorno che stava qui e mi sembrava iniziare a stare veramente male. Non l'ho comunque più visto, quindi immagino sarà ritornato finalmente a casa. Magari anche me lo saluti..
Non so se sia opportuno o ancora troppo presto per farli uscire dal castello e rischiare di portarli sino al fiume o alla grotta alla spiaggia, ma se te la senti lo sai che non devi fare altro che cercarmi e io verrò subito. Fammi sapere al più presto, quando e dove e ci sarò. Magari al villaggio, in una locanda calda per non tenerli troppo al freddo.. Senti come parlo, non sembro nemmeno più io.. Mi hanno fatto bene quei due *cosini* (non rifacciarmelo che li ho chiamati così, sarà la prima e ultima volta!). Ringrazia ancora una volta la tua amica Elena per avermi lasciato il falco, è una creatura veramente fenomenale!

un bacio, Evren
 
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elisetta89
view post Posted on 30/1/2010, 10:57






Mia amatissima Medea,
questa non è che l’ennesima delle lettere che son solita a scriverti, inutilmente, in questa camera scura, in quest’isola. Altre parole si aggiungeranno a tutte quelle che l’inchiostro ha creato...e finiranno, una volta ancora, in fondo al cassetto di questa scrivania...
Mi manchi nipote amatissima, mi manchi terribilmente. Solo il tuo sorriso e la tua sottile arguzia potrebbero arrecarmi infinita dolcezza, infinita compagnia, infinito calore. Figlia mia adorata, se tu potessi essere qui...quante cose potremmo fare insieme, insieme come allora.
Non sai quale onore ho avuto questo pomeriggio...una dea, una dea è venuta a incontrarmi, Gaya. Mi ha dato un incarico, un bellissimo incarico per occupare le mie giornate e renderle servizio...ma non solo questo Medea...le ho chiesto...le ho chiesto se mai ci fosse la possibilità che tu venissi sull’isola...mi ha risposto che non lo sa, perché si arriva qui solamente quando il posto dove ci si trova non ha più niente a che vedere con noi...e questo mi ha fatto capire che non è giusto che io stia qui ad agognare il tuo ritorno, hai evidentemente delle cose da compiere, delle persone da incontrare, una vita da vivere...lontano da me. Ma ha anche detto che mi può essere possibile incontrarti, almeno una volta, almeno per un momento.
Che parole meravigliose, che dolce notizia per il mio cuore in pena! Non potrà essere una cosa immediata, per mia sfortuna...dovrò andare a pregare la stella Vega al Pentacolo...quindi prima di tutto dovrò trovare il modo per arrivare al Pentacolo, dal momento in cui una nuotata nel fiume in questa stagione non mi pare una proposta allettante...ci penserò. Poi dovrò anche sperare che la Stella mi conceda questo onore...speriamo d si, perché mi manchi veramente troppo nipote carissima.
Mi accorgo di non essere davvero io in quest’isola...non riesco ad apririmi, ad esprimere la mia vera essenza...tu mi conosci, sai come sono, sai che non mi sento soddisfatta dopo una giornata inconcludente...e qui, tutte le mie giornate si rivelano vuote...
Avevo conosciuto una ragazza, una splendida ragazza. Mi ricordava un po’ te...bella, affascinante, ironica e un po’ bambina...ma molto, molto intelligente...una ragazza giovanissima che portava dentro di se una tremenda pena...eterna...non ne dovrei parlare di queste cose tramite una lettera...ma tu puoi capire di chi...o meglio cosa parlo...sono qui Medea...Loro sono qui...
Si chiamava Karyklia e come ti ho già scritto, era una compagnia speciale. Speciale davvero, per qualche buffo motivo siamo entrate subito in rispetto reciproco...lei forse mi ricordava te...io forse per lei potevo essere un sostegno in un momento straziante per lei...ma poi...oh Medea se tu fossi qui, se tu fossi qui sapresti asciugare queste lacrime dal viso della tua vecchia madre. Non sai che angoscia provo...per lei, per te. Non sai che disprezzo per me stessa. Nulla. Non ho fatto nulla. L’avevo persa di vista...colpa di una serie di convalescenze...colpa di sentimenti agghiaccianti che mi invadevano il cuore da Quel fatto della ragazza del fiume, come ti ho già raccontato...colpa semplicemente mia.
Persa di vista, persa per sempre.
Non ho più incontrato nemmeno la sorella...che probabilmente nemmeno si ricorda di me...e se se ne ricorda, certamente mi disprezza, almeno quanto mi disprezzo io. Non ho legami, non ho vincoli...non ho nulla. Ho bisogno di incontrarti affinchè tu mi ricorda chi ero...chi sono...e chi dovrei sempre essere. Ho bisogno di incontrarti per piangere il mio dolore, che tengo qui soffocato, che tengo qui nascosto. Ho bisogno di incontrarti per poter ancora credere, credere in qualcosa, credere in me, in noi. Nipote amatissima quanto ti sembrerò patetica in queste mie parole...te ne chiedo perdono.
Ma prova a pensare, anche solo per un attimo...l’altro pomeriggio ho incontrato Lui, l’angelo caduto. Riesco a renderti conto Medea? Lui è qui sull’isola...nel mio stesso castello, nello stesso giardino...ho potuto incontrarlo, vederlo in volto, perfino scambiare due parole con lui...ma gran misera cosa in confronto a quello che tu, da me, ti aspetteresti...


Faccio rotolare il pennino di lato, inclinando la testa. Rileggo quello che ho scritto...parole confuse, scombinate...per la prima volta ero quasi riusicta a terminare una lettera...quanto meno, per la prima volta ero riuscita ad accennare di Karyklia...Kari...
Niente da fare, non si trattengono le lacrime, non si trattiene nulla. Forse dovrei davvero andare dalla sorella...forse no. Dannata confusione...
Sospiro, prendo in mano il foglio e lo fisso...su e giù con gli occhi, scorrono nomi, emozioni, paure...lo appallottolo rabbiosamente e lo getto in un angolo del pavimento, prendendomi la testa tra le mani, sconfortata. Così non posos andare avanti, così non va.
Andrò al Pentagono, andrò a pregare la stella. Devo vedere Medea...devo vederla e abbracciarla. Lei deve vedermi e non provare vergogna o imbarazzo per quel che vede...deve riconoscere sua zia. deve riconoscere la maga. Deve riconoscere me.
Mi alzo e la smetto di frignare come una bambina, come una povera stupida. Mi metto una veste nuova e pulita, mi liscio i capelli. getto tutte le lettere che ho scritto nel fuoco, compresa questa. Brucio tutte le carte, anche quelle ancora bianche, che non mi venga più la tentazione di rifugiarmi in un mondo evanescente di parole...esco da questa maledetta stanza e mi avvio per i corridoi. Ci sono molte cose che devo fare, molte cose che devo preparare. C'è anche una persona con cui devo parlare...
 
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*_Joey_*
view post Posted on 31/1/2010, 13:26




"Vi offrirete liberamente, ed un giorno quando non distinguerete piu' la luce delle tenebre dall'insulsa luminescenza di questa terra sperduta..allora capirete, sarete in grado di acconsentire affinchè la vostra strada si compia: sarete degno di render grazie al Destino...

Osservate Charles, esso vi ha offerto una nuova chance per elevare la vostra natura.. e le seconde opportunità sono un lusso che non bisognerebbe mai meritarsi, giacchè la prima dovrebbe essere completamente e simultaneamente compiuta.. ma nel vostro caso, beh nel vostro caso bisognerà cominciare dal principio."


__________


E' notte, o perlomeno.. questo è quello che riesco a percepire dall'oscurità inoppugnabile che mi circonda. Eppure, in questo lungo tempo nessuna luce, nemmeno fioca, ha illuminato le stanze nelle quali ho trascorso non so quanto. Non mi è nemmeno utile calciare l'enorme porta che delimita , in un angolo l'unica possibile uscita da questo oscuro limbo, non è nemmeno piu' necessario scatenare i miei poteri, tentare di bruciare pareti e soffitti.. tutto l'intero stabile non è stato scalfito mimamente durante tutti i miei disperati tentativi.
Come retto in piedi da una volontà terribilimente solida ed a me ostile, ho imparato a mie spese quanto fosse "indispensabile" che io rimanessi intrappolato irreparabilmente, in un qualche anfratto smarrito di Point of Evil.
Passo le mani lungo la superficie scagliata del muro, illuminandola con una fiamma che svela i contorni dello spazio in cui mi trovo. Nessun'altro gesto disperato.. no, nessun'altro tentativo di fuga. Perchè dovrei?

.. Potrei mai?

"Lottare contro inermi ammassi di pietra non vi rende affatto migliori, o passibili di buon giudizio.Scagliatevi pure, fate inutile spreco dei vostri poteri e delle vostre potenzialità.. siete così debole.. un ragazzino, viziato e debole.
Ritenete ancora illuminante condurre una vita lontano da ciò che vi tormenta? Da ciò che ha fatto di voi quel che siete? Siete Charles.. irreparabilmente, senza nessuna posssibilità di scampo, voi Siete quel che la vostra mente aborrisce.
Tentare di fuggire da queste quattro mura irrisorie vi sarà difficile... perchè è la vostra mente limitata che vi ha imprigionato.. da molto tempo."


Stringo gli occhi, tento di farmi luce, di far luce nella mia mente vacillante, tormentata per innmerevoli volte da suoni... articolate parole.
Sono voci.. maledette voci che per tutto questo tempo non sono riuscito a comprendere.Seppure queste siano sempre piu' riccorrenti, e lucide.. preferisco mantenerle nel piano dell'irrazzionale, come partorite dallo stress di un'isolamento forzato.
Tento di far mente locale sui miei movimenti, su quel che mi ha condotto qui. Per quel che i miei pallidi ricordi mi suggeriscono, dovrei trovarmi in un antico palazzo diroccato, al limitare della foresta. Ma come sono arrivato in queste stanze? Come?!
Mi siedo a terra, esausto.

Giorno dopo giorno, i ricordi si susseguono sbiaditi al mio richiamo. Rivedo immagini e figure umane che hanno cconfortato i miei sogni , camminarmi accanto nella realtà e come fuochi fatui spegnersi oltre le mura della mia prigione, svanendo per sempre dalla mia mente, fino all'oblio.
Mi sdraio al suolo, nel buio perenne, e per l'ennesima volta sopporto la mia mente svuotarsi, ed inerme ne osservo lo sfacelo.
Le voci si affievoliscono.
Per lungo tempo le ho tenute volutamente silenti, ma ricordo svanito, dopo ricordo .. quelle voci riemergono lucide, come fossero pronunciate al mio orecchio, tenendomi compagnia.
Una notte nelle quinte del muro difronte a me ho riconosciuto un immagine umana, camminare sinuosa e sicura al mio fianco.
Ne ho osservato il volto sbiadito, la benda a ricoprire un occhio mentre l'altro ardentemente azzurro ricambiava sprezzante il mio sguardo.. Non ho potuto fare a meno di ricordare, nonostante la mia mente stesse svuotandosi.
L'immagine di Satan mi sfidava , stagliandosi beffarda difronte a me
.
Ricordavo allora chi mi aveva condotto in quell'antro sperduto, chi con una risata secca e freddissima era scomparso, deliriando di un compito compiuto in eccellenza, di una lezione che non avrei mai potuto non recepire. Alzandomi di scatto nel tentativo di colpirlo l'ho visto spegnersi e svanire nell'ombra che attanagliava entrambi.

Completamente spossato, delirante e irreparabilmente solo ho sentito le mie labbra dar sfogo alla rabbia, alla frustazione. La mia voce, in profondi echi dilaniava l'aria..avrei voluto farmi giustizia e liberarmi, prendermela con chi mi aveva causato tanto dolore. Ancora una volta, nella mia mente ho sentito sopraggiungere una vecchia compagna...la voce della mia prigionia:

"La tua rabbia può nobilitarti e garantirti una via d'uscita...impara a sfruttarla freddamente, a non sentire alcun furore nel petto, a dimenticare te stesso e gli altri, a vivere per un obbiettivo e per l'Eccellenza.
L'Eccellenza sublima l'essere perfettamente diabolico dalla vittima, dalla massa di vili e indegni.
Il tuo dolore è la mia Eccellenza. Lascia andare via le insulse immagini che distraggono la tua mente, e come parassiti ne deviano il naturale corso.
D'ora in poi potrai chiamarmi per nome e troverai in me l'unica degna compagnia.
Riscatterai i tuoi ricordi se vorrai, ma riuscirai a percepirli sotto un'aura ben differente.
Tuo padre, e gli inferi saranno grati della tua rinascita."


La voce nettamente sentenziava, e nella mia spossatezza mentale non riuscivo a contrastarla in alcun modo se non alzando la mia voce in un disperato tentativo di risposta, sebbene incerta.
Rispondevo rabbioso di non voler accettare nessun dettame, che potevo sopportare la follia di queste voci, ignorandole.
Rispondevo che avrei potuto continuare ad essere me stesso...

Mal a mia voce tremava, e sentivo la coscienza lacerarsi in un vuoto terribilmente malinconico. Nessun immagine che potesse ricordarmi chi ero.. la mia identità solo parole vane e prive di riferimento.

Mia madre e Rosalie. Come potevo vivere senza la loro immagine nel cuore. Senza alcun ricordo di chi mi aveva cresciuto?
Mi sentivo come diseredato dai miei stessi affetti, i piu' importanti.
Comprendevo quanto fosse terribilmente salda la volontà di mio padre nel volermi rendere immagine perfetta di sè, del peccato che gli ha sottratto l'anima ed ogni umanità.

Aveva chiesto aiuto all'unico degno di ricondurre la situazione al retto cammino che l'inferno suggeriva.
Non ricordavo il suo nome, e probabilmente l'inferno intero non aveva bisogno di farlo, giacchè il suo freddo talento manipolatore era sempre stato noto e risaputo.

Non volevo ricordare il suo nome, nè pronunciarlo.

Tutto ciò che stava accadendo destabilizzava la mia fragile mente, distrutta da mesi di solitudine e privazione.
Ma non potevo continuare così... non potevo acconsentire alla distruzione di ogni mio affetto.

Ricordo di esser rimasto immobile per giorni interi.. forse settimane.
Blindando con le poche forze che mi restavano, le porte della mia coscienza, o meglio, del vuoto che vi era rimasto affinchè nessuna forza ostile potesse riempirlo.

Quando mi resi conto di aver perso ogni speranza la voce ritornò, netta e cristallina come sempre.
Un gelido sussurro nell'oscurità.

"Vi offrirete liberamente, ed un giorno quando non distinguerete piu' la luce delle tenebre dall'insulsa luminescenza di questa terra sperduta..allora capirete, sarete in grado di acconsentire affinchè la vostra strada si compia: sarete degno di render grazie al Destino.

Riuscirete a liberarvi, e rinascere come essere nuovo.
Conoscerete il mio nome, e le mie parole saranno vostre. Il volere dell'Eccellenza opererà in voi.
Riuscirete a distruggere le pareti che vi circondano, comprendendo quanto deboli in realtà siano sempre state.


Riuscirete a liberarvi Charles... e tornerete tra le creature dell'isola di NoReturn. "






Charles Gray
 
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{Acabo}
view post Posted on 31/1/2010, 15:41




Agili e scattanti, le mie zampe attraversano velocemente la foresta.


Non ho una meta precisa, non ce l’ho mai quando ho intenzione di farmi trasportare in modo libero dal flusso ininterrotto di pensieri e riflessioni che mi scorrono nella mente, mi lascio condurre semplicemente e unicamente dal mio istinto. Inspiro. Il selvaggio profumo dei rami che mi frustano il muso penetra a fondo le mie narici. Espiro. Il pungente sapore della notte inebria i miei sensi. La notte è il momento ideale per stare da soli, ancor più se si è nella foresta. La foresta è sempre stata parte di me. E’ vero, è tipico della natura dei lupi avere un contatto speciale con questa, poiché è qui che si trascorre gran parte della propria esistenza. Ed è allo stesso modo qui che ha compimento il cerchio della vita. Ma il mio.. il mio è un rapporto speciale. Mi sono sempre identificato con un tronco. Un tronco forte e robusto, che riesce ad affrontare ogni tempesta, se è abbastanza resistente e se è circondato da altri tronchi. Può ugualmente scampare ai fenomeni naturali anche da solo, con la sola forza di volontà. Ed è proprio questo che mi sono sempre sentito. Un albero a cui è stata sottratta la sua foresta, ma che, nonostante abbia dovuto affrontare uragani e intemperie che avrebbero, facilmente o meno, abbattuto qualsiasi altro, ce l’ha fatta. E ben presto potrà anche godere di una nuova foresta tutta attorno a sé.

Agili e scattanti, le mie zampe attraversano velocemente la foresta.


Sono rallentato dalla zampa che Morgan mi ha ferito con un’unica e potente zampata. Credevo di averla in pugno. Lei così fragile. Lei così.. umana. Ma non avevo fatto i conti con ciò che in realtà Morgan è. Una fiera lycan, da secoli sinonimo di terrore - insieme al suo compagno - per ogni branco che abbia un minimo di buon senso. Io ammetto di non averne mai avuto e, di conseguenza, se un altro qualsiasi lupo proverebbe paura, timore, soggezione - comunque lo si chiami, per me è il sentimento che può essere associato solo ad una preda, indegna anche di esistere - nei confronti di Morgan e Doyle, in me prevale il sentimento di rispetto, in fondo due lupi come loro non sono per nulla disprezzabili dopo tutto quello che hanno fatto nel corso della loro lunga vita, ma, soprattutto, brama di vendetta. Vendetta che, ormai, non tarderà ancora per molto ad arrivare. E’ trascorso parecchio tempo da quando, di ritorno al branco, finalmente degno di essere considerato adulto, avvertii l’odore di due lupi estranei, che in seguito avrei identificato come quello di Morgan e Doyle, che non trasmetteva nulla di positivo, e, sovrapposto a questo, anche quello tipicamente metallico del sangue. Sangue di lupi. Sangue e sapore di morte. Le sensazioni che avrebbero accompagnato i nomi di Morgan e Doyle fino al mio arrivo sull’isola di No Return. Sensazioni che, almeno per quanto riguarda me, non hanno mai avuto niente a che fare con la paura. La paura non è un sentimento che io posso e voglio provare, io sono superiore a questa.


Agili e scattanti, le mie zampe attraversano velocemente la foresta.


Doyle è fuori dai giochi da tempo e la mancanza di un maschio alpha all’interno del branco di No Return si fa sempre più pressante, ancora maggiormente adesso che Morgan si ritrova ad essere così realmente fragile, oltre che nell’aspetto anche nelle forze, poiché tiene in grembo l’eredità lasciatale dal compagno morto. Una cucciolata che rappresenta per me il principio del riscatto che attendo da innumerevoli anni. Anni trascorsi alla disperata ricerca dei lycan causa dell’estinzione del branco che, se non fosse stato per loro, presto sarebbe stato mio. Morgan me lo deve, in fondo. Si pentirà di avermi privato del mio branco quando prenderò il suo. Voglio che il mio scontro con lei sia epico, ricordato per millenni dai lupi a venire come quello che ha segnato la fine dell’epoca che ha visto protagonisti i due lupi più letali e temuti degli ultimi secoli a opera del lycan puro e fiero quale sono, sempre che una storia simile possa uscire da quest’isola che, almeno apparentemente, non possiede vie di fuga. Ma per avere un combattimento del genere, dovrò attendere ancora una volta. Non si tratta di molto. Il tempo che occorrerà ai cuccioli di Morgan per venire alla luce - relativamente poco, se confrontato a quanto è trascorso prima che io potessi ritrovarla - e poi avrò ciò che desidero. Nel frattempo spetterà a me l’ingrato compito di occuparmi di lei, di evitare la sua morte. Ingrato finchè non otterrò quel posto, seppur al suo fianco, sempre da alpha. Senza di me Morgan non riuscirà a cacciare le prede che le occorrono per mantenersi in salute e non riuscirà, di conseguenza, a sostenere la fatica di un parto così gravoso come quello di un lupo.

Agili e scattanti, le mie zampe attraversano velocemente la foresta.


Non avevo ancora valutato che se tutto questo mi è permesso, è solo grazie ad una serie di eventi fortuiti che hanno accelerato il mio cammino verso il successo. L’arrivo a Return, la morte di Doyle, la gravidanza di Morgan e, infine, quella della sua piccola amica, un mezzo lupo indegno anche di essere entrato a far parte del branco di due dei più famigerati lycan, che adesso sarà cacciata dal branco, lasciando definitivamente sola Morgan. Ho avvertito un cambiamento nel suo odore che non può farmi pensare ad altro se non a una gravidanza. Il suo compagno non è un lupo e Morgan sarà costretta a cacciarla, se non addirittura a ucciderla, cosa che, tuttavia, reputo impossibile avendo studiato il loro rapporto nelle settimane precedenti. Sono sicuro che anche senza l’aiuto di queste casualità - eccezion fatta per l’essere giunto su quest’isola-trappola - sarei arrivato ugualmente dove sono adesso. E lo dimostrerò a Morgan, oltre che a me stesso, quando affonderò le mie zanne letali nella gola della lupa e le mie potenti zampe saranno la causa della sua progressiva fine e dell’esito dello scontro. Mi sarà difficile lasciarla in vita ma, se non voglio divenir lupo alpha di un branco inesistente, dovrò trattenermi dal farla fuori. Sono sicuro che avrò la meglio, seppur io abbia imparato da anni che la troppa sicurezza di sé non porta mai a nulla, specialmente in questi casi. Ma, contrariamente a quanto avrei dovuto fare di conseguenza, ho cominciato ad acquisire questa superbia che mi contraddistingue in seguito agli innumerevoli scontri che, negli anni a seguire lo sterminio del mio, ho affrontato per entrare a far parte, come lupo alpha, di un branco. Nessuno di questi lycan, è vero, avrebbe potuto competere con Morgan e Doyle, ma, nonostante qualcuno mi abbia messo alle strette, sono io che ho sempre avuto la meglio. E ho sempre provato la stessa eccitazione nell’affondare le zanne nei loro corpi stremati di lycan sconfitti. Eccitazione per nulla paragonabile a quella che avrò provato una volta assaporato il sangue di lycan puro di Morgan.


Zahel

 
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°Magggg°
view post Posted on 2/2/2010, 00:56




Un ermellino candido gratta alla porta della stanza di Yuna, ha un collarino di velluto rosso al collo e legata ad essa una pergamena contenente una lettera per la Veela.
La calligrafia della lettera è molto diversa da quella della drow impossibilitata nella maggior parte delle azioni, ma senza alcun dubbio la firma al termine di essa è sua.


Ciao Yuna...
Speravo sinceramente di non doverti scrivere, almeno, non queste parole. Ricordi vero? Ti avevo detto che temevo potesse succedermi qualcosa ed effettivamente i miei presentimenti erano esatti... sai in genere quando accade qualcosa di brutto me lo sento con una chiarezza spiazzante, ma è anche vero che attiro abbastanza le disgrazie e i problemi da poter avere il dubbio lecito che si tratti semplicemente di una coincidenza.
Non è semplice raccontarti per me cos’è accaduto, diciamo che non è semplice per me dirti nulla poiché se conosci la mia scrittura capirai bene che non sono io a scriverti materialmente queste parole nonostante ognuna di esse sia mia. Non posso scrivere assolutamente nulla, a dire il vero, in questo momento non posso fare assolutamente nulla, se non guardarmi intorno e muovere le mani.
Persino respirare si sta facendo problematico per me... Come ti avevo detto, come temevo, quell’angelo... l’Arcangelo Michele in persona è venuto da me... e capirai bene dalle mie ultime parole, che non è stato un incontro affatto piacevole.
È crudele Yuna, è stato crudele... vedi ci sono davvero pochissime cose nella vita che hanno davvero valore per me, e lui con poche parole è riuscito a demolire tutte le mie sicurezze, è riuscito a toccare quelle corde delicate che sono riuscite a causarmi una reazione, quella reazione che è stata poi motivo delle mie ferite. E forse si, sono stata sciocca, forse sono stata avventata, ma ero certa che mi avrebbe fatto del male comunque... ho solo cercato di difendere ciò che sono, ciò che per me è importante.
Hai letto anche tu come me vero, quello che si narra degli angeli? Di quelle creature così buone, così colme di misericordia, di perdono, così piene di amore... Quelle creature così belle e perfette che sarebbero in grado di scaldare il cuore di qualsiasi animo.
Beh… sai Yuna, io mi son trovata di fronte colui che più di ogni altro dovrebbe rappresentare quelle qualità, colui che “è come Dio” colui che dovrebbe rappresentare quell’assoluta bontà... quella perfezione divina che gli angeli stessi dovrebbero rappresentare.
Invece… invece Yuna, ciò che mi sono trovata davanti non aveva nulla di tutto ciò... è stato spietato, mi ha ferita e non è stata solo la sua arma a farlo... le sue parole... ciò che mi ha detto mi ha fatto più male di ogni altra cosa, ha colpito in quelle pochissime certezze che avevo... ha colpito e infierito non solo sul mio corpo ma anche nel mio animo, e ti assicuro Yuna che nemmeno mai Lucifero stesso ha saputo essere così crudele nei miei confronti.
Mi ha colpita e l’ha fatto davanti ad Erordia, l’ha fatto senza alcuna pietà e ti assicuro che per un momento ho temuto che potesse fare del male anche a lei, non... vi era alcun motivo per cui non dovesse farlo e stanne certa, non sarebbe stata una bambina a fermarlo, una bambina per giunta con i legami che ha Erordia.
Ma non voglio scriverti per darti altre preoccupazioni, tutt’altro, nonostante tutto, ora non corro più alcun pericolo e immagino di non doverti nemmeno dire a chi devo tutto ciò. Credo sia abbastanza scontato, ma in fondo in questo momento non posso fare assolutamente nulla, nemmeno prendermi cura di Erordia, e visti i suoi poteri nessuno potrebbe comunque farlo.
Ed era quella la mia più grande preoccupazione, dopo, mentre venivo ferita, mi chiedevo solo cosa ne sarebbe stato di lei.
Ora, passo gran parte della giornata dormendo, non riesco a sostenere un grande numero di ore completamente cosciente, è come se, attraverso queste ferite che non sanguinano solo perché c’è qualcuno a tenere il mio sangue dentro il mio corpo costantemente, 24 ore su 24, la mia stessa forza vitale andasse disperdendosi. Ma sai, le poche ore che riesco a passare sveglia, la vedo, e la vedo felice... Ed è la cosa più bella che possa accadere, la vedo ridere, la sento iniziare a pronunciare qualche parola nuova e inizia a farsi capire abbastanza chiaramente almeno per quello che riguarda il suo piccolo mondo quotidiano. Temevo che ritrovandosi con una madre che non è in grado di parlare, avrebbe avuto qualche difficoltà nell’imparare ad esprimersi, ma a ben pensarci... al momento passa più tempo con Belial che con chiunque altro, potevo avere forse qualche dubbio che sarebbe diventata una grandissima chiacchierona?
Ha trovato anche un nuovo amichetto, immagino tu l’abbia conosciuto perché ti ha portato la lettera che ora tieni tra le mani. Si chiama Iblis, è un ermellino. Ieri mi sono svegliata e l’ho trovato in piedi a terra di fronte ad Erordia che ha già imparato a pronunciare il suo nome.
L’ha portato ieri Belial dal villaggio, evidentemente ha considerato la necessità di un nuovo esemplare di sesso maschile visto che ormai sono ben quattro le donne che, spero per il più breve tempo possibile, occupano le sue stanze.
E dico per il più breve tempo possibile perché immagino capirai bene, per come mi conosci, che dipendere in questo modo da qualcuno è più che snervante, ma questa volta non posso fare altrimenti, non sarei solo io a pagare il prezzo di questa mia pecca di orgoglio, e non voglio togliere a Erordia la possibilità di continuare a stare bene come sta bene ora…
Io mi riprenderò, nonostante tutto sono sicura che mi riprenderò... E se qualcosa è cambiato dentro di me ti assicuro che mi ha resa una persona... se non migliore, almeno più forte, come si dice quello che non uccide… fortifica... e sai... io ho imparato che quelle scelte che molte persone giudicherebbero come immorali, come sbagliate, mi hanno portata ad essere la persona che sono, e io non ho alcun rimpianto in proposito... e non esiste alcun Giustiziere Divino che possa farmi tornare indietro sulle mie scelte, che possa farmi considerare sbagliato o vergognoso alcuno dei miei legami...
Non ci crederai, ma persino utilizzare il mio potere per “dettare” queste poche righe che ti ho scritto è stato faticoso, quindi temo di dover concludere... forse appena mi riprenderò e ne avrò le forze riuscirò a mandarti la mia proiezione, ma per il momento anche solo l’idea di evocarla mi pare assolutamente impensabile...
Ti abbraccio quindi... spero che almeno questo ti arrivi.
Ti ho scritto perché te l’avevo promesso, perché non voglio che tu ti debba preoccupare se per qualche tempo non mi sentirai... ci sono... e mi riprenderò presto... non potrei essere in mani migliori al momento.
Scrivimi Yuna... mi farebbe davvero piacere... una lettera sono certa di essere ancora in grado di leggerla...
Ti voglio bene... e mi raccomando Yuna... Fa attenzione, sempre…

Un bacio
Alariel



PS Rimandami indietro Iblis, ti assicuro che verrà trattato meglio del mio corvo... promesso…
 
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*_Joey_*
view post Posted on 2/2/2010, 11:57




E' notte inoltrata. Osservo con attenzione il luogo in cui mi trovo.
Seduto su una poltrona riesco a scorgere i preziosi intarsi della testata del letto sopra il quale dolcemente vedo riposare mia sorella Rosalie.
E' stata una sorpresa davvero notevole, inontrarla qui a NoReturn. Ho percepito la sua presenza, la sua anima mortale tra le auree potenti delle creature di PoE, non ero sicuro del mio istinto, nonostante qualcosa dentro me fosse certo delle proprie sensazioni al riguardo: non un anina qualsiasi, un mortale finito per un terribile sbaglio in quest'isola tutt'altro che sicura. La forza del nostro legame di sangue, che scorre uguale nelle nostre vene, ha avuto il sopravvento e con insistenza ha fatto sì che io mi avvicinassi al luogo in cui sentivo dipanarsi la presenza di quell'anima vivente. Nel buio ho immediatamente riconosciuto i lineamenti di mia sorella, seduta malinconicamente in una poltrona. Teneva le mani giunte sul grembo, e non ho potuto fare a meno di scorgere quell'immane differenza nella sua figura. Rosalie è gravida.
Aspetta un figlio dall'arcangelo con cui per tanto tempo ha intrattenuto una relazione del tutto segreta, nascosta alle ire della nostra casa, delle anime infernali che la reputavano un'altissima dannata nella gerarchia del maligno. Evidentemente, non conoscevano quanto fosse forte, e sconsiderato il desiderio di lasciare andare le proprie attitudini e propensioni per abbracciare un essere completamente lontanto dalla nostra natura. Sapevo bene, da ragazzo, quanto fosse difficile per Rosalie riuscire a mantenere la segretezza massima nei suoi incontri, eppure tornata da questi il suo viso rimaneva nella sua statica ed elegante epressione di sempre, nonostante le domande che fioccavano dai nostri parenti durante la sua assenza.
La sua forza è stata ancora grande, dal momento in cui scoperta la gravidanza è stato ormai impossibile nascondere chi fosse il padre della creatura che portava in grembo.
Una volta incontrata al Castello, è stata mia premura chiederle della sua sistemazione e soprattutto dei propositi riguardo questa gravidanza inattesa ed osteggiata. Nei suoi occhi la malinconia di una madre per "errore", sebbene piu' volte lei abbia ripetuto quanto questo bambino significasse per lei, per l'amore che dice di provare per l'Angelo Gabriele.
Ma suo figlio si può certamente ritenere un "miracolato" nonostante tale termine nel nostro regno sia quasi un eresia. Dal racconto di mia sorella, dalle sue parole attente, ho compreso che suo figlio dovrà rimanere qui appena nato e per tutta la sua vita non potrà tornare in casa nostra, all'inferno.
Il piccolo essere dovrà sopravvivere lontano dalla madre, giacchè la presenza di Rosalie a quanto pare è del tutto momentanea e finalizzata a completare la gravidanza.
Non ho potuto fare a meno di interrogarmi sul futuro di quel bambino..di mio nipote.
Non ho potuto fare a meno di immaginare il volto dei miei cari, contratto dopo la notizia di questo concepimento inaspettato e innaturale.
Osservo Rosalie dormire tranquilla, respirando lentamente come qualsiasi madre mortale potrebbe fare. Dopo averla accompagnata nelle sue camere mi sono riproposto di vegliare su di lei, per lo meno in questi giorni in cui i miei sensi percepiscono strane presenze fin troppo benigne e potenti aggirarsi nell'isola.
Sospiro mentre osservo nuovamente lo sfarzo della camera di mia sorella. Nonostante il mobilio possa quasi suggerire l'idea di essere ancora a casa, al sicuro, in realtà la lontananza si percepisce forte nell'aria.
Il figlio di Rosalie verrà "abbandonato" a NoReturn.

"Abbi fede Charles.. tuo nipote non sarà mai un orfano, troverà la sua strada ed un giorno quando sarà degno, le porte di casa si apriranno per lui e potrà ricongiungersi alla sue radici.. potrà tornare tra le braccia di sua madre."


Charles Gray
 
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view post Posted on 2/2/2010, 15:56
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Sabato 30 Gennaio, Luna Piena

Aleesha

È da quattro giorni che sono di nuovo sull’Isola, ma mi sembra passata già un’eternità, senza di te.. Senza di voi. Perché non sei l’unico ad avermi lasciata, sola con me stessa, abbandonata tutto il giorno a cercare di capire perché non hai motivo di tornare su, perché per te è più importante rimanere all’Inferno, fiero del tuo nuovo ruolo, piuttosto che stare qui accanto a me.. Lo stesso mi chiedo perché lei mi ha lasciata e non si è fatta ancora vedere ne sentire, nonostante fosse stata la prima che andai a cercare appena tornata. La sua stanza vuota, il letto sfatto, il suo odore che usciva dal castello, ma troppo stanca quella sera consegnai solo la lettera ad Elise, piansi per te assieme a lei e mi ritirai nella nostra stanza, addormentandomi tra le lacrime, senza andare a cercarla. Di nuovo il suo odore la mattina seguente che si spostava nei corridoi del castello, ma senza la sua figura. Sono quattro giorni che non ti vedo, Morgan, e mi manchi un casino. Fiera di aver mantenuto la parola data sono venuta subito a cercarti, forse solo perché desideravo il tuo abbraccio, così materno e severo al contempo. Avrei sicuramente pianto tra le tue braccia, ignorando per una volta quella sicurezza di me che tu mi hai insegnato ad avere, e mi sarei lamentata come una ragazza qualsiasi del suo fidanzato.
Con cura tolgo le ballerine dai piedi e le appoggio sul tappeto, sotto al davanzale. Guardo fuori dalla finestra, è il tramonto e il cielo si dipinge di mille caldi colori, che sfumano pian piano nel blu scuro che già fa capolino, imperturbabile, tra le sfumature di rosso e arancione. Il ciondolo con l’anima che mi ha regalato Xavier è appoggiato con cura sulla scrivania, in un portagioie di legno chiaro.
Indosso il mio mantello bianco, sotto solo un leggero vestito blu scuro, e così scalza esco dalla stanza che divido con l’angelo, il mio angelo, inoltrandomi nei corridoi del castello. Nessuno bada più di tanto alla mia presenza, solo qualche saluto di chi mi conosce e, sicuramente, immagina dove mi stia dirigendo. La luna piena mi sta chiamando, sto andando da lei, ad accoglierla nel cuore della foresta.

Elenie

Thorondìr sta volando alto nel cielo, è una vera meraviglia da guardare mentre spicca, piccola ma imponente macchia scura, contro i colori del cielo al tramonto.
Si può quasi scorgere il riflesso del calar del sole nei suoi occhi, gialli e intensi. Silenzioso, mi sta accompagnando come ogni giorno nella foresta, per salutare un altro giorno che se ne va e ringraziare la mia dea di avercelo donato, augurandoci che il prossimo sia altrettanto sereno.
La tunica corta, sopra le ginocchia, è di un chiaro color beige e non da fastidio nei movimenti, rendendo silenzioso anche l’aggraziato movimento elfico, pare non ci sia nessuno nella foresta, tanto io e il falco siamo silenziosi. Comincio a cantare, a bassa voce, quasi tra me e me. L’arco che ho in mano e le frecce nella faretra che tengo in spalla iniziano a colorarsi di un luminoso bagliore bluastro, quasi in contrasto col rosso del cielo. La magia elfica sta entrando nel legno dell’arma, rendendolo assai più pericoloso e potente di un qualsiasi arco.
Mi avvio verso la radura alla quale ormai sono fedele dal mio primo giorno a Return: un bellissimo spiazzo perfettamente circolare, racchiudo da maestose querce e bassi cespugli. Ora, ormai, la bellezza di questo luogo è contaminata dall’aspetto gelido degl’alberi, spogli e così fragili alle fredde brezze invernali. Thorondìr mi richiama con un acuto verso e sbatte il becco, segno che ormai siamo vicini.

Aleesha

Il giardino è vuoto, tanto meglio mi dico, non sarei in grado di sostenere nessuna conversazione al momento. I nervi a fior di pelle, chiudo il cancelletto alle mie spalle, calandomi bene il cappuccio bianco sul viso. Il rosso pian piano sta svenendo lasciando posto al blu scuro e affretto il passo, cercando disperatamente e invano di percepire l’odore di Morgan. Non può lasciarmi sola proprio adesso, sa quanto starò male e quanto andrò in confusione senza di lei. È stato così per secoli, un dolore atroce e inimmaginabile; poi finalmente trovare lei e Doyle, che con la loro presenza riuscivano a placarlo almeno in parte. E ora, non voglio crederci che devo ricominciare tutto da zero, forse, inconsciamente lo so, in fondo Morgan non sparisce così senza spiegazioni. Dev’esserci qualcosa che l’ha fatta per forza allontanare da me, ma speravo di ritrovarla almeno sta sera. Persa nei miei pensieri, non mi accorgo di essere arrivata nel cuore della foresta, dove gl’alberi son così fitti da non lasciare intravedere neppure un filo di cielo. Il buio è completo attorno a me, nonostante riesca a vedere bene tutto ciò che mi circonda. Come per magia, come per un incantesimo scritto da migliaia di secoli ormai, appena mi abbasso il cappuccio, per levare il mantello e appoggiarlo su una roccia li vicina, allo stesso tempo una brezza leggera muove inaspettatamente le fronde degl’alberi, spostando i rami più alti e lasciando filtrare un debole raggio di luna. È questione di un attimo prima che mi accasci al suolo, in preda agli spasmi più dolori che si possano immaginare. Mi porto le mani alla testa, urlando, sperando che il dolore finisca presto, che qualcuno possa arrivare ad aiutarmi. Urlo con tutta la voce che ho, augurandomi che possa arrivare presto la fine, arrivo a sperare che qualcuno mi uccida, mi strappi il cuore, in modo da porre fine al dolore atroce. I muscoli pulsano, i vestiti si lacerano, mi alzo su delle gambe che non riconosco come miei. Alzo quello che una volta era il mio braccio, osservando come i lunghi artigli riflettono la luce della luna, e il mio urlo si trasforma in un ululato, disperato e folle.

Elenie

Tempo di arrivare alla radura e la notte è calata, silenziosa quanto la nostra camminata, nostra, perché vi è il mio compagno con me. Il falco è sceso, maestoso, e si è appollaiato sul ramo più basso di una quercia, nella parte di foresta che è comune alle due sponde dell’Isola. Lo raggiungo, carezzandogli appena il manto piumato. Alza la testa, fiero e grato delle carezze, per farsi lisciare sotto al capo. Rido per quanto sia buffo quest’animale qualche volta. Vado a sedermi nel mezzo della radura, incrociando le gambe e portandomi i capelli canuti dietro le orecchie, lasciandoli sciolti sulla schiena.
Chiudo gl’occhi, fondendomi mano a mano con la natura che mi circonda. Dalle mie labbra esce piano piano un melodia, un canto, una preghiera elfica per ringraziare la dea. La voce si alza sempre di più, man mano che sento far parte di me gl’alberi, i cespugli, i fiori, la terra stessa sulla quale sono seduta. Sento le creature che vivono nel bosco farsi avanti, attirate dal canto che sembra far parte di loro stessi e venire a me, rendendomi parte di loro e loro di me. Ormai, un tutt’uno con il mondo che mi circonda, percepisco anche un ululato lontano, agonizzante, e prego anche per quella creatura che sembra patire una pena infinita.
Prego per tutto ciò che oggi ha potuto vivere un’altra giornata, prego per chi è stato felice e chi ha pianto, prego per me e per il mio compagno, prego per i miei amici, prego perché domani possa essere una giornata di vita per tutti. Prego per quell’animale in pena che sento nella foresta di Point of Evil. Sento il suo trascinarsi, i suoi ululati disperati, la sua confusione. Non mi muovo, prego sperando in qualche modo di poterla aiutare. E, nel mentre, la luce del mio arco si fa di un blu più acceso. Thorondìr si alza, nel cielo, volando in circolo sopra la radura. I suoi versi si fanno sempre più acuti e striduli, segno che il pericolo si avvicina.

Aleesha

La licantropa ulula, sempre più forte, in preda alla completa confusione e pazzia. Gl’artigli graffiano gl’alberi intorno a lei, lasciando segni inconfondibili di artigli sulla corteccia. I più fragili vengono completamente sradicati da terra, deboli contro la furia della bestia. Ormai la luna è visibile ove i rami sono stati lacerati dagl’alberi e illumina la peluria chiara della licantropa, facendola quasi brillare: uno spettacolo meraviglioso e inquietante allo stesso tempo. L’innocenza rubata si trasforma ogni volta così, con la luna piena: una furia incontenibile, tanti rancori, rabbia e follia sono i motori che spingono la bestia a muoversi alla cieca nella foresta, senza una meta, con la sola voglia di far a pezzi tutto ciò che trova, vegetazione o creatura che sia. Confusa da una ragione che non c’è più,addolorata per quello in cui si è trasformata e per coloro che hanno lasciato che questo avvenisse, stordita da un corpo che non è il suo e che la comanda senza possibilità di opporsi, in mezzo a tutto questo c’è ancora lei, in un buco nero che non la lascerà tornare se stessa fino al sorgere del sole. Tutto è più chiaro alla sua vista e al contempo tutto è confuso: gl’alberi di cui riesce a scorgere ogni particolare della corteccia,ogni venatura delle foglie, diventano macchie informi quando vi passa accanto in una corsa forsennata e li sradica, guidata soltanto dalla cieca pazzia. L’odore del sangue, il pulsare di un cuore, sono le uniche cose che riesce ancora a percepire distintamente e che la fanno andare in una precisa direzione.

Elenie

L’elfa continua a cantare soavemente, ignara o forse conscia della creatura che si sta avvicinando a lei. L’udito le ha fatto percepire benissimo i passi veloci, pesanti, frenetici, della bestia ormai vicina. La luce blu che circonda la sua arma si fa sempre più viva, ormai quasi più intensa della luce della luna stessa. Il falco continua a volare e ad avvertire la sua compagna di andarsene, ma ella sa che la preghiera non deve venir interrotta e che potrebbe aiutare quella creatura, perché in lei sente ben altro, riesce a percepire sentimenti ed emozioni più nascoste, la rabbia e la frenesia sono solo il muro dietro al quale si nascondono fragilità, pena e dolore.
La piccola creatura dalle lunghe orecchie non interrompe neppure per un attimo la sua nenia, forse solo una momentanea smorfia sul viso indicano quanto sia concentrata e quanto sia infastidita dai rumori che le impediscono di prestare attenzione soltanto alla sua preghiera. Ma è un attimo, un breve istante, nel quale sente qualcosa frantumarsi alle sue spalle. Il corpo viene sbattuto violentemente contro il tronco di un albero, inerme contro la furia distruttiva della bestia che l’ha sorpresa alle spalle e che ora la guarda, con le zampe che scricchiolano sopra i pezzi ancora luminescenti di quello che era il suo arco, la sua arma per difendersi. Ora è sola, anche il falco si è zittito. Un silenzio quasi irreale, mentre con gl’occhi coperti di lacrime per il dolore, l’elfa guarda in viso la bestia da cui è sicura sarà difficile scamparla.


Aleesha

La bestia continua a guardare immobile la sua preda. L’unico rumore è il cuore di entrambe le creature che batte all’impazzata, l’uno per la paura e l’altro per una perversa gioia nel far del male. La licantropa muove infastidita la testa, facendo scricchiolare i pezzi luminosi di legno che sono ai suoi piedi, ma non si muove di oltre un passo. Aspetta che la vittima designata per questa notte si rialzi: vuol divertirsi, giocare con lei: non è piacevole se questa si arrende subito. Apre appena di più quella che non è più una bocca, ma delle fauci distorte in un ghigno malefico, mostrando i denti appuntiti e non più umani all’elfa, che a fatica si alza, senza perdere di vista il suo aggressore. Il licantropo si accuccia, posando le mani a terra e preparandosi a spiccare il secondo balzo verso l’elfa.

Elenie

L’elfa si sposta in un attimo, la sua agilità le permette di evitare il colpo, almeno il primo. Scossa per il dolore alla schiena ricevuto dalla botta che ha preso contro l’albero e la disperazione per aver perso la sua arma la rendono confusa, incapace di ragionare lucidamente. Inizia a correre a zig zag, sperando di seminare il suo aggressore, che al contrario pare apprezzare questa voglia di vivere dell’elfa e sembra quasi inseguirla pigramente, lasciandole un po’ di terreno prima di tentare un nuovo assalto, che questa volta va a segno. Le lunghe braccia artigliate vanno a posarsi sulle esili spalle dell’elfa, che viene scaraventata faccia a terra. La licantropa ulula di piacere ad essere riuscita a guadagnarsi la sua preda notturna. Cautamente si sposta dall’esile corpo che inizia a imbrattarsi del sangue delle ferite riportate dalla caduta. Con una zampa l’elfa viene spinta in modo che il suo corpo sia a pancia in su, in modo che la vittima possa guardare la bestia mentre questa la dilania. Aleesha, o quella che dovrebbe essere lei,sale con tutte le zampe sul corpo di Elenie, molti sono gli scricchioli che fanno seguito a questo e altrettante le urla di dolore della piccola elfa ormai indifesa, che invano cerca di pregare la sua Dea.

Aleesha

Alle urla della sua vittima fanno coro i suoi ululati, sempre più acuti man mano che i suoi artigli graffiano e le sue fauci mordono lacerando tutto quello che trovano. In pochi attimi la creatura sotto di lei è interamente coperta di sangue, gl’arti in strane posizioni, un braccio ormai rotto, la spalla girata di diversi gradi. Più la piccola elfa urla, più la bestia gode nel sentirla, assaporando il sangue di questa in bocca. Poi è un attimo, un’ombra piccola e scura impedisce alla licantropa di vedere, qualcosa –qualcosa che la sta beccando e cercando di graffiare- tenta di impedirle di continuare il massacro.
La licantropa, infastidita, si sposta dalla sua preda per prendersela con questo nuovo imprevisto, che pare non avere intenzione di lasciarla stare. Le braccia si alzano cercando di graffiare l’aria, tentando di spostare quel maledetto falco che le impedisce di vedere la sua preda, che percepisce sempre più lontana da lei. Finalmente riesce a colpire il malcapitato falco che, senza forze vien scaraventato lontano.


Elenie

L’elfa, grazie all’aiuto del falco, è riuscita a guadagnare del tempo e a usare le sue ultime forze per mettersi in salvo. Le gambe, la parte del corpo meno dilaniata, le hanno permesso di trascinarsi nella foresta comune fino alla parte di PoG, fortunatamente vicina dopo che la lotta tra l’elfa e la licantropa le aveva spinte fino al limitare di questa. Conscia che la bestia potrebbe passare il confine, spera infinitamente che questa non riesca a farlo. Ringrazia mentalmente Thorondìr, il suo fedele compagno che si è sacrificato per lei, aiutandola ancora una volta, salvandole la vita.

Aleesha

Tolto l’ingombro del falco la licantropa riprende la sua caccia, cercando di riacciuffare l’elfa, che però, ormai si è messa in salvo.

Una barriera invisibile si frappone tra me e l’elfa. Il mio corpo, ancora assetato del suo sangue, continua a spingere contro questo muro inesistente, tentando di riprendere la preda La vedo, spaventata, guardarmi con occhi imploranti, si sta augurando che il misterioso potere che mi impedisce di prenderla continui a persistere. Dopo quella che sembra un’infinita di tempo mi arrendo, arrabbiata ululo alla notte, alla luna che così mi ha trasformata e che così mi impedisce di regalarle una preda sta sera. Mi allontano, ora che il cielo si sta schiarendo e la notte sta lasciando spazio a un nuovo giorno. La bestia inizia a placarsi, i dolori a ricomparire e con loro la ragione. In quegl’attimi di male atroce il mio corpo riprende finalmente la sua forma umana e mi trovo a capire che, qualcosa dentro di me, mi ha impedito di sorpassare il confine invisibile che separa i due lati dell’Isola.

Elenie

Non mi sembra vero di essere ancora viva, anche se sono sicura la morte giungerà a breve. Non ho il coraggio di guardarmi, immagino da solo lo stato in cui verso. Sento dolore dappertutto, le lacrime bruciano quando cadono sulle ferite che so di avere in tutto il corpo. Piango, sperando la morte arrivi velocemente, pregando ancora una volta per quella creatura che sono sicura non voleva fare quello che ha fatto, per quella pena che sentivo in lei. Piango per il dono della mia dea andato distrutto, piango per Thorondìr, il mio fedele compagno che ha tentato fino all’ultimo di salvarmi. Piango e prego, sperando questo finisca.

Aleesha&Elenie
 
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*_Joey_*
view post Posted on 3/2/2010, 13:28




[ Una volpe rossa passeggia nei meandri della cascata, annusando qua e là ed osservando attorno a sè con aria furtiva.Quelli che seguiranno, sono i suoi pensieri, giacchè in forma animale non le è permesso scrivere: sarebbe come svelare la sua doppia natura umana, e ciò non è azione da compiere senza motivi comprovati ed *interessanti*] -

"Uff.... Quest'erbacce amarognole!! Possibile che qui a Point of Evil non si possa trovare una qualche piantagione di pannocchie, o chesso' io.. Funghi dello Sichuan?! E' necessario che io mi nutra nel migliore dei modi, o potrò dire addio alla mia chioma, ed è chiarissimo che sarebbe l'ultimo dei miei voleri u_u! E' evidente che dovrò tornare donna per rovistare con comodo nelle cucine del castello..si, credo che sia l'unica possibilità piu' facile da realizzare , ed è sempre meglio che trangugiare erbacce urticanti!
Daltronde sarebbero in pochi a conoscermi in apparenza umana, e questa è condizione piu' che ottima. Non mi piace dar spettacolo se non per qualche ragione ben chiara e conveniente.

Ad esempio ieri, devo dire di essermi divertira davvero tanto, un ottimo ritorno al castello dopo mesi di vagabondaggio nella foresta *_*. Ebbene, avevo proprio voglia di curiosare tra le stanze delle fanciulle assenti, così da trovarmi qualche abito in seta che valesse la pena di sgraffignare,una vestaglietta o chessò io! ma mi son ritrovata difronte ad un borioso demoniaccio seduto da solo nella sala comune.
Avrei voletieri proseguito il mio giro di ricognizione ma no! u_u" quell'omino ha subito dimostrato interesse nei miei confronti tentanto pure di avvicinarmi con le buone. Teneva tra le mani una coppa di vino, che non bevevo da secoli, quindi è chiaro che mi son avvicinata a lui solo per rubargliene qualche goccia dal bicchiere. Peccato che l'attenzione dell'uomo crescesse a dismisura fino a divenire estremamente ridicola e fastidiosa fino al momento in cui, nel tentativo di darmi un nome, dalle sue labbra rosse è uscito un languido "Princess.. ti chiamerò così".

Ma che Orrore! Che demenza nel tono e nella scelta di quel nomigniolo stupidissimo! Neanche fossi un peluche vivente... No no no.. non era certo nome degno di rappresentarmi! Bah, nonostante tutto l'omino, un certo Balthazar Cagliostro è riuscito dopo un pò - dopo vari tentativi -__-" - a captare dai miei cenni quale fosse il mio nome per poi invitarmi ad accompagnarlo per un incontro con una signora. *_*
Quale occasione migliore? avrei avuto libero accesso alla camera della donnina, magari trovato una qualche vestaglina in tafftà e soprattutto avrei ascoltato una discussione decisamente *interessante*.

C'è poco da fare, sarò pure un demone volpe, ma per curiosità supero di gran lunga quegli indegni felini! Tzè!
Ma ritornando a quanto prima accennato, percepivo nell'animo del demone a cui avevo fatto simpatia - poveretto- , un certo grado di ansia mista a collera ed apprensione..Di certo il centro di queste sensazioni evidenti doveva essere quella donna che necessitava incontrare! Allora ho pensato bene di seguirlo, decisamente divertita dalla situazione *__*
Come avevo già ben intuito - figuriamoci se potevo sbagliarmi poi.. u_u- Balthazar soffriva le cosìdette pene d'amor perduto, e giunti al terzo piano del castello non ho potuto che ridacchiare sotto i baffi, osservando la sua espressione contorcersi in una morsa di gelosia mal celata, quando davanti alla porta della camera della donna vi stava.. non solo lei.. bensì... Colpo di scena *__* Un bel giovanotto dai modi gentili e dai lunghi capelli neri che ricadevano compostamente sulle spalle.
Il tipetto elegante pare stesse aiutando la donnina, con una serratura dall'apparenza scassinata, che gran ilarità!!
Non ho potuto trattenermi dalle risa, così che cominciando a saltellare mi sono avvicinata volutamente alla donna chiamata Helles, per osservarla meglio e lanciare un occhiata dentro la sua camera
- certamente, potevo mai entrarci se non fosse stata adeguatamente sfarzosa? u_u- Ad ogni modo, Helles mi è apparsa come una donna assai graziosa ma consunta, sì.. evidentemente Balthazar le aveva procurato non pochi dolori, con quella faccia da schiaffi e l'impertinenza nei modi u_u.

Il damerino dai capelli lunghi ha poi pensato bene di congedarsi giacchè tra i due ex amanti cominciavano a fioccare i primi battibecchi , e la sua presenza non era di certo la piu' adeguata ecco..
Da parte mia ho colto l'occasione per fiondarmi dentro la camera e sollazzarmi un pò attraversando il mobilio con balzi e saltelli, annusando tra l'altro l'aria che tirava -non affatto buona a dir la verità u_u -.
Nascostami poi dentro l'armadio -Obbiettivo vestaglietta conquistato *_*- mi son messa quieta ad ascoltare i diverbi che fioccavano da tutte le parti ed a gran voce.. storie di passati tradimenti e bugie e cornificazioni e tante altre brutte faccende che nessuna donna dovrebbe mai provare.
Ascoltavo tra il divertito e lo stizzito per le malefatte che quel demoniaccio aveva compiuto sulle spalle dell'amore di quella donna e della sua fiducia
- che poi , per fidarsi di uno come lui non sarà stata un volpe... hihihi *_*-
Pensavo inoltre e sempre con maggiore convinzione a qualche modo per movimentare la vicenda, che tra un lamento ed una richiesta di perdono cominciava a farsi un pò lenta e noisa u_u.
La risposta è stata repentina dopo l'ennesima frase pomposa del Balthazar Cagliostro.. una battuta servita su un piatto d'argento..

"Cercherò di migliorare per voi, perdonami .. blablabla u_u""" - se fossi umana l'avrei ripetuta col tono del verso *_* -

E così... lampo di volpe - sono un genio io.. che credete?! u_u-
ho deciso di trasformarmi per poi uscire mezza ignuda -mezza sì, mica mollavo la vestaglietta lì dopo tutto gli sforzi per trovarla!-
dall'armadio di Helles e presentarmi così , au natural davanti ai due ex coniugi inventando tante storielline sulle arti amatorie del demoniaccio e su quante creaturine della foresta aveva illuso.. u_u

Insomma vah.. una bella scintilla rossache ha movimentato di mooolto la faccenda *_*
Helles visivamente scioccata non ha fatto altro che montare ancora piu' su tutte le furie, Balthazar mezzo scioccato rimaneva ad osservarmi senza capire un beneamato platano Koreano *_*.

Dopo la mia apparizione spettacolare , la donnina è fuggita dalla camera con le coronarie giustamente in fiamme, il demoniaccio invece, ha tentato di strattonarmi tutta. ç____ç .
Ma sono riuscita a liberarmi, e gliene ho cantate quattro a quell'omuncolo!

"Potrete certo vantarvi delle vostre mille conquiste Balthazar Cagliostro, ma con una donna del genere di Helles non fate che sbagliarne una dietro l'altra!! Non è certo scassinando una serratura che si può accedere al cuore di una donna u__u"

Sciocco Sciocco uomo... nessuno gli ha mai insegnato che le azioni son piu' importanti e degne delle parole? e soprattutto.. nessuno gli ha insegnato a non chiamare le volpi che non conosce con nomignoli deficienti??? é___é

Beh, la mia vendetta l'avevo ottenuta, la vestaglietta di tafttà pure... mi rimaneva difronte solo un demone distrutto dal peso dei suoi sbagli.. u_u

Chi è causa del suo mal pianga se stesso!
Chi di corna ferisce di corna perisce!!


Ma va bene.. va bene... quel miserabile demonietto pareva davvero preoccupato per l'ennesimo buco nell'acqua col suo amore della vita, che non ho resistito a "rassicurarlo" -a modo mio si intende .. u_u-
Forse, se sarà degno lo aiuterò a riconquistare la fiducia di Helles e ritornare così felici, contenti, gioiosi badapum badapam ... u__U" -La noia!!-

Terrò d'occhio Balthazar, non sono animale così magnanimo io.. ma se si dimostrerà realmente pentito proverò a dargli una zampetta u_u
- ma che non si azzardi a chiamarmi Princess!! è_é-
Per quanto riguarda Helles, ho bisogno di conoscerla meglio, sembra una donna provata ma forte.. e spero che nonostante quel demoniaccio riesca a costruirsi un'altra vita. u_u

[ La volpina smangiucchia una strana edere puzzolente]

"Che schifoooooooooooooooo!!! ç__________________ç"


[ sputacchia e svanisce con un balzo tra i cespugli della foresta di Point of Evil]



Phion The Fox
 
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view post Posted on 3/2/2010, 16:08
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Biglietto che viene consegnato ad Arlinn dal solito draghetto di fuoco..

Ciao Arlinn!
non so se te l'ha detto, ma l'altro giorno ho incontrato Elbereth. Abbiamo parlato un po' e mi ha fatto capire come fosse sciocco da parte mia continuare ad aspettare di vedere i *cosini*. Forse ho soltanto timore di trovarli troppo cambiati o che non mi riconoscano più.. e nascondo tutto questo dietro la futile paura che prendano freddo; in fondo, se sono entrambi caldi come me non dovrebberlo patirlo troppo.. Ok, amettiamolo che mi mancano un casino e che non vorrei perdermi nulla, nei i loro primi passi, ne le loro prime parole.. O perchè no la prima volta che si daranno fuoco l'un con l'altro.. (Sto scherzando, stai tranquilla..)
Quindi, scusa se ti scrivo così in fretta e con così poco preavviso, ti andrebbe di incontrarci questo pomeriggio? Basta che tu mi dica si o no, il mio focoso postino (!) mi darà in un lampo la risposta.. Ah, salutami Elena, spero si sia rimessa dalla brutta avventura, l'ho saputo grazie al mio dono, per questo non uso il suo falco oggi.. Spero tu ci sia, anzi, sono sicuro verrai.. Verrete.. Ti aspetto alla grotta,
Un bacio, Evren
 
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{Acabo}
view post Posted on 4/2/2010, 19:11




Non posso ancora credere che sia morta. Morta davvero, intendo. Scomparsa, eliminata definitivamente dalla faccia della Terra.. o, per meglio dire, dell’isola. Era incinta, Victoria. Ma non è bastato a evitarle la pessima fine che ha fatto. E che non si meritava. Per carità, sono l’ultima persona che può giudicare chi si merita o meno una cosa, specialmente se riguardo un argomento spinoso come la morte. Ma Victoria era una donna buona, e non solo perché viveva a Point of Good. Buono, per me, non è mai stato sinonimo di innocente o, ancora meno, di persona che non si è mai macchiata di un qualcosa non esattamente positivo. Buono è chi ha provato il male ed è tornato indietro, schifato. Buono sono io, che non ho seguito le impronte del demone sanguinario che era mio padre. Buona era Victoria, che si è opposta alla sua natura pur di poter percorrere la retta via. Che non giudicava dalle apparenze. Non lo ha fatto con me, come non lo ha fatto con il suo compagno, da cui aspettava un figlio. Ha visto in me un amico sincero e in Etienne, seppur residente a Point of Evil, l’uomo della sua vita. Ha contribuito a rendermi migliore, a farmi conoscere meglio me stesso. Ha reso Etienne buono, anche se non del tutto. L’ha convinto a trasferirsi a Point of Good con lei, per il bene della loro futura famiglia. La famiglia che adesso non esiste più, né potrà mai esistere.
Non capirò mai come funziona la vita, e non ho neppure intenzione di apprenderlo. In fondo, non servirebbe a nulla. O forse sì. Renderebbe ancora più negativa l’idea che ho su di essa. La gente buona non lascia che un’impronta appena visibile prima di scomparire. Quella malvagia, invece.. altro che impronta. Scava una fossa profondissima e ci getta dentro tutti quelli che hanno avuto a che fare con lei. Come può Victoria, una donna che aveva realmente toccato il fondo, ma che era riuscita a risalire e stava anche per mettere su famiglia, essere morta e mio padre, il cui unico divertimento è cibarsi di gente innocente, essere ancora in vita? Mio padre non sa neppure cosa sia la bontà. La bontà è da vigliacchi, diceva. La bontà è il coraggio di affrontare a testa alta i pericoli, con le proprie capacità e senza sporcarsi le mani, rettifico io.
Non sono mai riuscito a comprendere cosa di positivo, se mi è permesso utilizzare questo aggettivo, ci sia nell’uccidere, nel commettere ingiustizie, nel godere di vedere soffrire altri. Cosa si ottiene? Potere? Forse. Rispetto? Neppure per idea. Non nascondo di aver avuto più volte il desiderio.. la brama.. di essere adorato e rispettato come un re, come lo era mio padre. Ma poi apro gli occhi e capisco che mio padre non era rispettato, era temuto. E non voglio essere temuto. Voglio che la gente in difficoltà mi cerchi per farsi dare una mano e voglio potergliela dare, questa mano. Ma, paradossalmente, non mi riesce facile. Non voglio che si fraintenda, l’ultima cosa che voglio è vedere la gente stare male, ma.. non è da me aprirmi a tal punto verso altri, spesso gente che mi rivolge un sorriso di sfuggita quando mi incontra, e a volte nemmeno quello. Non sono mai riuscito a comprenderne il motivo. Eppure riportare la gente sulla retta via è ciò che più desidero. Ma allora?
Ho sconfitto la mia parte malvagia, su questo non c’è dubbio. Ma cos’è rimasto di me? Una parte buona non sono nemmeno sicuro di averla mai avuta. E se anche fosse, di sicuro non l’ho ereditata da mio padre. Lui dorme tranquillo, la notte. Non è perseguitato da incubi, lui. Non conosce nemmeno ciò che vuol dire essere buoni. Regalare un sorriso a chi non ce l’ha. Come me. O meglio, non proprio come me. Io.. mi ritengo un uomo forte. Un uomo che è riuscito ad affrontare la parte peggiore di sé e a sopprimerla. Un uomo che, nonostante la sua natura abbia cercato di impedirglielo il più presuntuosamente possibile, ce l’ha fatta. Eppure non mi è facile sorridere. Non ho di cosa sorridere, in effetti. In fondo, di cosa dovrei rallegrarmi? Della morte di quella che si era rivelata un’amica più che sincera? Dell’unica che era quasi riuscita a portare alla luce la parte più nascosta di me, quella che ancora oggi esito a mostrare? O dell’arrivo su quest’isola, a causa del quale non potrò mai farla pagare a mio padre per tutto quello che ha causato a gente innocente?
Non esiste nulla in grado di potermi far sorridere. Non un amico, non una parola. Nemmeno la mia vecchia abitudine di isolarmi per stare meglio. No. Forse avrei bisogno di pormi un obbiettivo. Si, esattamente. E’ di questo che ho bisogno. Un obbiettivo. Mmm.. Affrontare ciò che mi impedisce di liberare completamente ciò che di più buono c’è in me. Affrontare e sconfiggere. In fondo, non sarà poi così difficile. E’ oltre un secolo che lotto contro me stesso, l’ennesima battaglia non potrà che fortificarmi ancora maggiormente. Sarà questo il mio obbiettivo. Affrontare, sconfiggere e.. perché no, magari cominciare a sorridere più spesso.




Prince, demone buono.

 
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Panda_X_Chic
view post Posted on 4/2/2010, 19:30




Ore 18....stanza di Michiyo al castello di PoE

Sono stesa nel letto, da quando non lo so... fatto sta che mi sento un vero schifo.
Il mio corpo è completamente rigido, non riesco a muovere un muscolo.
Gli occhi sono inchiodati al soffitto, le orecchie sentono i rumori dell'esterno almeno mi distraggo un po'.
La mia gola è secca e dentro di me qualcosa brucia, una fiamma... un dolore mai provato.
Cerco di gridare ma le labbra sono fissate l'una all'altra non permettono la fuoriuscita di nessun suono.
<"Diavolo...non riesco a muovere niente...>Pensai<"Non posso rimanere qui distesa tutta il tempo...adesso provo ad alzarmi">
Con tutta la buona volontà cercai di muovere un dito, lo sforzo fu immenso ma riuscii a piegarlo... a ogni minimo movimento il dolore era più forte.
Dopo circa mezz'ora riuscii ad accovacciarmi per placare il dolore con le gambe contro il petto.
Senza nemmeno rendermene conto balzai fuori dal letto per poi atterrare fuori dalla finestra, uccidendo due cervi nell'arco di 10 m... la fiamma finalmente si spense portando con sé il dolore.
Tornai al castello entrando dalla finestra, notai i miei vestiti sporchi, gli ennesimi indumenti sporchi e rovinati da buttare.
Feci un lieve sorriso e buttai un occhio allo specchio mentre mi spogliavo.
Rimasi stupita...gli occhi ormai erano completamente rossi e non più viola come la madre, la pelle pallida aveva preso il posto di quella carnagione umana.
I canini erano certamente più lunghi e bianchi.
Osservai a lungo quell'immagine nello specchio, mi sentivo molto diversa, finalmente completa.
Toccai la superficie liscia dello specchio e sospirai:- Così la parte cattiva... finalmente ha preso il pieno possesso di me... -
Un ricordo oscurato mi passò nella testa: io e il mio rapitore che parlavamo.
Michiyo:Non ho ancora capito perché insisti nel farmi diventare una strega...-
Rapitore:Sono tante le cose che non capisci Michiyo, ma questa te la posso spiegare.
Tu sei un mezzo sangue, ma questo non significa che tu non possa diventare completamente "qualcosa"... -.
Michiyo:Che vuoi dire?-
Rapitore:In base alle scelte che farai una delle due parti di te...ti prenderà completamente -
Michiyo:Quindi se scelgo una decisione sbagliata/cattiva divento completamente vampira e perderò la parte "umana"?-
Rapitore:Michiyo nessuno può dire cos'è giusto o sbagliato...se tu ti senti propensa per una parte vai da quella...ma io ti consiglierei di tenerti stretta la tua umanità...tu che puoi...-
Michiyo:Tu non hai potuto scegliere se un essere vampiro o meno?-
Rapitore:No....-
Dopo quel piccolo istante di flash back iniziai a ridere senza alcuna ragione...o forse la ragione c'era...ma chi lo sa? Mi rivestii in fretta e uscii dal castello, sentendomi finalmente ME.


 
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RebelGrrrl
view post Posted on 4/2/2010, 21:31




LUCIFERO

Lo aspettava da tempo, ne aveva percepito la presenza al castello pochi giorni prima, ma qualcosa gli aveva lasciato intuire che non era li per lui, e il tempo gli aveva dato ragione, Michele si era avvicinato, si era trattenuto per breve tempo, ma non era affatto andato a cercarlo. Questa volta era ben diverso, lo sentiva, in qualche modo, che l’austera presenza del fratello, immobile ormai da qualche istante nel giardino del castello di Point of Evil, era li per lui.
Rimase seduto sulla poltrona ancora un istante, inspirando profondamente e fissando davanti a se verso la finestra, poi, con la solita calma, si alzò andando verso il tavolo, solo un momento, per prendere quell’artefatto così antico dalla custodia che lo racchiudeva.
La spada di quello che era il serafino più bello e brillante del cielo, la spada di colui che era il portatore di luce, che durante la caduta era cambiata, così come la sua natura di angelo.
Ed era solo il silenzio ad accompagnarlo, e il rumore regolare dei passi rimbombare nel corridoio, mentre proseguiva verso le scale, verso quel fratello che l’aveva ferito e umiliato, ma che gli aveva nonostante tutto regalato una nuova natura, ancora più gloriosa di quella per cui era stato creato.
Ed era solo vendetta a muoverlo mentre raggiungeva l’atrio e si fermava un momento davanti al grande portone che dava sul giardino, una vendetta antica di millenni che era venuto il momento di soddisfare.

MICHELE

Se ne stava immobile come una statua di marmo avvolto nel suo pesante mantello color porpora che gli copriva l’armatura e il resto del corpo. Lo sguardo fisso e assottigliato puntato verso ciò che al momento interessava a lui. A fianco a lui un cespuglio verde privo di fiori si stagliava timido come temesse la sola presenza dell’angelo. Il vento gelido dell’inverno muoveva i suoi lunghi capelli dorati che si intrecciavano come raggi di sole danzanti in un cielo estivo.
Tutto di lui sembrava brillare di luce propria e il suo sguardo privo di espressione o di alcun sentimento non lasciavano mai quel punto verso il portone d’ingresso.
Sapeva che da lì a poco sarebbe uscito suo fratello. Non uno qualsiasi, il fratello che aveva amato disperatamente sino a quando non tradì loro Padre e Creatore, nonché Michele stesso.
Non un rumore o un sussulto quando sentì il portone aprirsi piano.

LUCIFERO

Lo sguardo basso, mentre apriva il portone e scendeva i pochi gradini che lo avrebbero portato nel giardino. E li si fermò, portando una mano nella tasca del lungo cappotto nero, a recuperare il pacchetto di sigarette mal tenuto, per portarne una alle labbra. Tutto come sempre, solo la spada, la lama scura e brillante che colpita dalla luce della luna sembrava quasi rifletterla infastidita, lasciando intravedere quei simboli rossi e brillanti come il sangue stesso che la marchiavano da che aveva anch’essa abbandonato il paradiso in cui era stata forgiata.
L’angelo caduto accese la sigaretta prima di sollevare lo sguardo e inspirare profondamente, incontrando allora, per la prima volta dopo millenni, lo sguardo di quel fratello che aveva amato più di ogni altra cosa, da cui era stato ferito, umiliato, cacciato...
Nessuna espressione come sempre sul volto, gli occhi così brillanti che avrebbero potuto far invidia a qualsiasi creatura celeste.
Non una parola, mentre lento e composto, si avvicinava all’arcangelo, fermandosi a circa una decina di passi.

MICHELE

L’angelo rimase immobile dove si trovava quando incontrò di nuovo quegli occhi che di angelico avevano mantenuto il colore, ma non l’essenza. Non l’anima. Ne percepì subito il vuoto e la falsità in essi e la sua espressione si indurì, se possibile, ancora di più. Le labbra, un taglio sottile e stretto sul suo viso diafano, si aprirono lentamente senza produrre alcun suono.
Difficile spiegare cosa provò mentre studiava i tratti dell’amato perduto fratello. Se non avesse avuto l’esatta certezza, quel sesto senso che va oltre ogni umana immaginazione, che solo gli angeli posseggono, sarebbe stato impossibile per lui riconoscere Lucifero. Era cambiato, era corrotto, sentiva la sua falsità e il Male che imperava nel cuore dell’Astro fin dentro le ossa. La cosa gli fece male, ma non lo mostrò.
“Ti aspettavo..” un sussurro appena udibile, un sacco duro scagliato in un lago profondo e scuro.

LUCIFERO


Si fermò, non c’era arroganza sul suo volto, mentre sollevava appena le sopracciglia, un movimento millimetrico che accompagnava il sollevarsi di entrambe le braccia accanto al corpo, i palmi volti verso l’alto.
“Avevo scordato quanto voi angeli foste pazienti... attendevo una visita... da diversi giorni ormai...” perché si, l’aveva attesa quella visita, l’aveva attesa e desiderata. Ne aveva seguito attentamente i movimenti dell’aura, arrivando a percepirla quasi sino a Point Of Good.
No, Michele non era cambiato, ne ricordava alla perfezione l’espressione algida, gli occhi glaciali, quella grazia divina quasi arrogante che emanava costantemente.
Inspirò a fondo riportando un braccio lungo il fianco mentre con l’altra mano portava la sigaretta alle labbra.
“Ebbene Michele? sei forse venuto a terminare ciò che avevi cominciato? Sono qui… Avanti...” nessun timore nello sguardo mentre provocava volontariamente quell’angelo che aveva amato e odiato più di chiunque altro.

MICHELE

“A meno che tu non lo voglia.. Lucifero..” da quanto non pronunciava quel nome? Da quando dalla sua mente non erano uscite quelle lettere che come miele invadevano la mente del fratello, quando ancora lo richiamava nel regno dei Cieli. Non vi era più quella dolcezza e quella musica calda nel tono, ma solo freddezza e non vi era più traccia di alcun rispetto.
La luce della luna quasi piena, ormai in fase calante, illuminava il suo volto risaltandone i tratti del viso e lasciando gli occhi brillanti come due pietre brillanti incastonate in qualche antico monile prezioso.
La mano, celata dal pesante mantello, si appoggiò sull’elsa della spada, senza tuttavia l’intenzione di estrarla per il momento. La sfiorava con la punta delle dita, la stessa spada che un tempo cacciò il fratello che aveva ora davanti. Senza alcuna pietà.

LUCIFERO

Rimase immobile osservando il fratello e soffia fuori dalle labbra il fumo, lento, denso e chiaro prima di lanciare a terra la sigaretta, pestandola con l’anfibio scuro. Assottigliò lo sguardo mentre portava gli occhi sull’impugnatura della spada, sotto al mantello di Michele, gli pareva di poterla vedere, gli sembrava di sentirne ancora il dolore bruciante causato dalla ferita.
“Farebbe forse qualche differenza?” Sollevò appena un sopracciglio, senza toccare tuttavia la spada al proprio fianco, e portando anzi una mano nella tasca del cappotto.
“Avanti dunque... usa di nuovo il nome del Padre, per giustificare le tue colpe Michele...”

MICHELE

“Non nominare il Suo nome, Lucifero.. Non sei più degno nemmeno di poterlo pensare..” la voce ferma e ben scandita in ogni sibilla. Rimase immobile e solo la mano continuava ad accarezzare la spada che fremeva sotto il mantello. Fremeva per punire colui che spezzò le speranze di un fratello, che lo deluse, che lo trafisse più forte di un unico colpo di spada al cuore. Non fu che costretto a cacciarlo e a sfogare l’impeto su di lui e su tutti gli altri suoi fratelli.
“E.. L’unico ad avere le colpe sei tu stesso, il peccato più atroce che esista.. E tu lo sai.. Lo sai che il tradimento è il capo di tutti i peccati..” l’unica musica ad accompagnarli, il canto di un merlo lontano.

LUCIFERO

“Tradimento” assottigliò lo sguardo e si inumidì le labbra sollevando appena il mento prima di riprendere a parlare. “Sotto... quanti punti di vista potrebbe essere visto? In fondo... potrei essermi sentito tradito anch’io, non credi?” Fece solo in quel momento due passi avanti, prima di fermarsi e piegare la testa di lato.
“Come faccio... a non nominarlo Mikael... come faccio a non pensarci, quando tu stesso ne sfoggi il nome con tutta quest’arroganza... Pensi davvero di poter essere... come Lui?”
Sollevò un angolo delle labbra, accompagnando quelle parole con un’espressione che sembrava contenere tutto quel marcio che il fratello tanto disprezzava, tutta la corruzione, tutta la malizia, il peccato stesso che nell’alto dei cieli viene visto come il Male stesso, quel male che aveva infestato il mondo perfetto creato dall’Altissimo.

MICHELE

Strinse la spada nel momento in cui il demone pronunciò il suo nome in maniera così perfetta, solo chi aveva potuto assistere alla nascita dei primi angeli poteva conoscerne quella musicalità.
Poche cose scheggiavano l’animo di Michele, ma una di queste fu proprio quella manciata di sillabe pronunciate dal fratello.
“Non mi provocare, Lucifero.. Sai bene che l’unico a voler essere come Lui e sopra di Lui sei sempre stato tu..” la voce una lama tagliate, arroventata e senza freno.
“Non fargliene una colpa poiché sai bene che il Suo piano divino doveva compiersi in questo modo..”

LUCIFERO

Fece altri due passi in direzione del fratello, un sopracciglio sollevato mentre dimezzava la distanza iniziale che aveva stabilito tra loro. Solo in quel momento portò la mano all’elsa della sua spada, quella spada forgiata nell’alto dei cieli e che Michele avrebbe dovuto riconoscere chiaramente nonostante anch’essa sia mutata proprio come colui che la portava con se.
“Sei davvero certo... che fosse quello il Suo disegno Michele? Se così fosse stato... Se lui fosse stato onnipotente come diceva... perché il mondo è così corrotto? Perché... ha bisogno di angeli crudeli e spietati per mantenere il suo ordine così utopico dell’esistenza?”

MICHELE

“I tuoi giochetti non funzionano come, Lucifero..” strinse con maggior forza la spada, traendo forza da quel contatto mentre il mantello piano piano si apriva a mostrare la maestosa armatura che scintillava sotto i raggi lunari.
“E sapevi bene che lui ha donato Loro la vita e un posto in cui vivere dando loro la possibilità di fare le scelte che più ritenevano opportune.. Ha donato loro i sentimenti, la possibilità di ricordare, di pensare e di vivere un tempo limitato in modo che l’eternità non potesse pesare sulle loro fragili spalle.. Sono stati solo loro a scegliere il loro destino.. Noi facciamo quello per cui siamo stati creati: portiamo il Suo messaggio.. E questo comprende anche l’abbattere i parassiti.. Anche se.. “ prese una breve pausa da quel fiume di parole in piena che aveva preso vita dalle sue labbra di marmo.
“Lo sai anche tu, Lucifero.. Doveva andare esattamente così..” lasciò cadere lì la frase mentre gli occhi erano puntati esattamente nelle pupille di Lucifero, l’aria trasudava di aure così calde che avrebbero potuto sciogliere il metallo più pesante.

LUCIFERO

“Noi… gli abbiamo dato la possibilità di scegliere... Voi... avete dato a quella feccia solo la possibilità di pentirsi...” e si riferiva con quelle poche parole alle antiche storie della Genesi stessa del genere umano... Al modo in cui solo contravvenendo alla legge di Dio, l’uomo e la donna, la prima donna che non è altri che Lilith, abbandonatisi alla tentazione, ebbero conoscenza di ciò che è bene e di ciò che è male. Sollevò poi il braccio dalla parte opposta alla spada, mentre teneva l’altra mano rimane allungata lungo il fianco, accanto alla spada.
“Forse si... doveva andare realmente così... ma allora... perché non hai ancora sguainato la tua lucente spada Michele?”
Rimase immobile con un braccio sollevato di fronte a lui.
“Colpisci... colpisci di nuovo... la carne di tuo fratello...”

MICHELE

“Il Bene e il Male fanno parte del suo piano, Fratello..” disse con un tono che se avesse avuto la potenza del tuono avrebbe frantumato una montagna.
“Vuoi davvero che punti la mia arma contro di te? Un’altra volta?” strinse il lungo manico d’oro della spada, sfilandola leggermente dal fodero. La lama produsse un suono affilato e acuto che ondeggiò nell’aria come una violenta marea. L’oro luccicò accarezzato dalla luce della luna, piccole scintille simili a lucciole si propagarono dall’angelo.
Le sue ali che fino a quel momento erano rimaste a riposo appena celate dal mantello si aprirono leggermente, frementi. Le candide piume mosse appena da una vibrazione involontaria della sua schiena.

LUCIFERO

Lo osservò senza cambiare espressione solo mosse appena le dita della mano allungata accanto alla spada che un tempo era arma di quel Cielo ormai rinnegato.
“Se il Male... se NOI...” e pronunciando quelle parole con il braccio sollevato indicò il castello alle sue spalle “facessimo parte del suo piano... perché punirci... non trovi tutto ciò... inutile? Se siamo destinati ad esistere... il suo gioco è perso in partenza...”
Sollevò solo allora un angolo delle labbra, gli occhi chiari e penetranti, puntati in quelli del fratello.
“Perché sei ancora qui Michele? Cosa ti trattiene dall’abbandonare quest’isola, se non quel desiderio, così intimo e nascosto che c’è dentro di te, di punirmi per il mio tradimento, quel desiderio, tutta quella rabbia che nascondi dietro la maschera di una giustizia nata sbagliata in partenza?”

MICHELE

Sul viso dell’angelo si disegnò, come un fulmine che squarcia il cielo del primo mattino, un sorriso. Un sorriso enigmatico come tutta la figura di Michele stesso. Solo un angolo delle labbra alzato che bastava a fargli assumere un’espressione di ghiaccio.
“Perché domandi a me queste cose, Lucifero? Perché uno degli angeli che un tempo brillò più dei suoi stessi fratelli, un angelo tanto superbo e irriconoscente pone queste domande a me? Domande alle quali ha la risposta in mano..” le ali si aprirono ancora un poco lasciando scivolare il mantello fra le scapole, l’armatura completamente visibile, scintillante.
“Ti ho già punito una volta.. Presto o tardi, Lucifero.. Ti rispedirò di nuovo nelle viscere della terra, dove non meriti altro che rimanere in eterno. Ma sappiamo bene entrambi che non sarà oggi quel giorno..”

LUCIFERO

“Le risposte si nascondono nelle domande Michele, ma Voi preferite esser ciechi piuttosto che vedere l’esistenza per ciò che è realmente…” Fece poi altri tre passi abbassando ora anche l’altro braccio lungo il fianco, e portando la mano ad accarezzare l’impugnatura della spada.
“La realtà è che Voi, Tu... non potete più punirci... il Male dilaga nel mondo e ne avete perso il controllo... Noi siamo qui…” indicò poi intorno a se con un breve ma ampio gesto delle mani “In mezzo ai mortali, ci confondiamo con essi ed è solo questo il nostro posto. Non esiste inferno che possa tenerci prigionieri, poiché a differenza Vostra, non c’è più nulla che ci tenga prigionieri... schiavi della nostra stessa esistenza...”

MICHELE

Le sue labbra si ampliarono in un sorriso ambiguo. Alcuni avrebbero potuto vedere in lui un certo divertimento, altri addirittura un sogghigno. Era difficile capire l’espressione dell’angelo le cui ali si stavano lentamente aprendo, candide come la neve appena caduta.
“Arriverà il tempo in cui sarete annientati.. E quando accadrà.. Conoscerete il vero significato della parola Prigionieri.. Il giorno cruciale, Lucifero.. Quel giorno vedremo chi avrà la meglio..”
Estrasse la spada dal fodero in tutta la sua lunghezza. L’oro riempì di luce quel piccolo punto del giardino, una luce che emanava un calore inumano e piacevole per chi avesse avuto la facoltà di sentirlo. La forza e la grazia prepotenti in una sola arma.

LUCIFERO

Osservò l’arma e la sola vista di essa in tutto il suo splendore gli causò un fremito non indifferente delle cicatrici sulla schiena che solo in quel momento iniziarono a colare sangue denso e scuro.
Inspirò profondamente e allora anch’egli estrasse dal fodero sottile la lama, che tenne però abbassata socchiudendo gli occhi un momento.
“Sai bene… come la penso... meglio morto, piuttosto che in catene...” lo sibilò tra le labbra osservandolo negli occhi mentre sul volto gli si materializzava un ghigno degno del luogo da cui proveniva.
“Noi... non saremo annientati, non saremo richiusi… è il vostro destino essere schiavi, non il nostro...”

MICHELE

“Il destino è già stato scritto per noi, Lucifero.. Non sarà stasera, ma presto la mia spada e le mie armate vi sconfiggerrano..”
Roteò la spada con una sola mano, fendendo l’aria che risuonò con uno strano sibilo e la puntò contro il fratello, senza tuttavia l’intenzione di attaccare. Solo una minaccia, solo ciò che viene narrato da tempo immemore da antichi profeti.
“Così il gran dragone, il serpente antico, che è chiamato diavolo e Satana, che seduce tutto il mondo, fu gettato sulla terra; con lui furono gettati anche i suoi angeli.” Recitò a fior di labbra lasciando scivolare la spada davanti a sé.

LUCIFERO

Sollevò nuovamente la mano, in direzione questa volta della lama che il fratello gli puntava contro. Perfettamente e assolutamente consapevole delle conseguenze che poteva avere la lama della spada divina che gli stava di fronte, con il suo stesso corpo, non esitò comunque a poggiar la mano sulla lama della spada, stringendo sino a fare colare qualche goccia di sangue scuro su di essa, tuttavia senza ancora lasciarla.
“Ho atteso abbastanza Michele... da quanto tempo... attendo ormai...” passa un momento la lingua sulle labbra osservandolo “Se il tradimento è il più alto dei peccati... quanto punite voi… la vendetta Michele?”

MICHELE

Un brivido gli attraversò la schiena, tuttavia rimase impassibile e algido. La spada brillò di una luce eterea e potente scaricando tutta la propria aurea celeste. L’angelo allargò un poco di più le ali in tutta la loro maestosità. Fremettero con un tremolio che produsse una lieve musica.
Abbassò l’arma.
“Non è competenza degli Angeli punire la vendetta.. Ma punire il Male.. E tu sei ciò che si definisce corrotto.. In te.. Non risiede altro che falsità, Lucifero.. L’estrema delusione di un Padre..” esclamò solennemente, la lama rivolta verso il basso.
“Non stanotte..”

LUCIFERO

Non rispose a parole, semplicemente nel momento in cui Michele abbassò la spada lui fece scivolare il proprio braccio lungo un fianco e abbassò il capo, l’espressione tranquilla e un angolo delle labbra sollevato.
Fece poi un passo indietro chiudendo gli occhi un momento e inspirando profondamente come se stesse riflettendo su qualcosa, oppure semplicemente godendosi il momento.
E fu solo un momento, nessuna parola, solo il sibilo della lama che feriva l’aria... L’angelo caduto sollevò la spada e colpì, in direzione del fratello. Un colpo rapido, preciso,deciso, quasi davvero in esso si nascondessero millenni di attesa.
Non gli interessava dopotutto, come la pensasse in proposito Michele, non gli interessava, sarebbe stato quella notte, e forse non avrebbe soddisfatto tutta la sua sete di vendetta, ne tantomeno avrebbe risanato le proprie cicatrici.
Fu solo rabbia, rabbia che aveva semplicemente atteso troppo tempo, rabbia dedicata a quelle creature a lui legate su cui la lama del Giustiziere si era abbattuta più o meno direttamente. Come ripulire dal dolore. Blanche, Kariklya, Alariel, Belial, tutti i caduti e tutti coloro che sarebbero caduti in futuro...

MICHELE

Come a rallentare, come un fermo immagine che avanza piano piano. Fu un lampo e la spada si risollevò per parare il colpo. Lo sguardo severo e senza alcuna pietà. Le due spade li dividevano. Gli sguardi chiari si tuffarono gli uni negli altri. Un suono sordo, metallico e cupo. Un tuono inquietante come in una giornata di nuvole minacciose.
“…Ma possiamo anticipare le cose..” concluse a terminare le sue ultime parole. Le ali completamente aperte, magnifiche e candide. Un candore ultraterreno, accecante per chi è incapace di reggere la Luce.
Chi può dire cosa accadde quella notte scura illuminata solo da un quarto di luna e dallo sfolgorare delle scintille delle spade? Non fu dato sapere i risvolti di tale scontro, ma chi potrebbe narrare i fatti in maniera degna di due entità come le parti a confronto.
Così si concluse il soggiorno degli angeli, questo è ciò che si sa.
Torneranno, questo è certo.. Non si sa quando, non si sa il motivo.. Ma le loro ali bianche illumineranno di nuovo di luce divina la notte.

E fu una lunga notte.

LUCIFERO
MICHELE



Edited by RebelGrrrl - 4/2/2010, 21:47
 
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