The Return Incidents, Topic di Scrittura

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RebelGrrrl
view post Posted on 16/4/2010, 18:15




But there's willow trees
And little breezes, waves, and walls, and flowers
And there's moonlight every single night
As I'm locked in these towers
So I'll meet my death
But with my last breath I'll sing to him I love
And he'll see my face in another place,"
And with that the glass above



Una pergamena che profuma di fumo e di sangue mischiato a qualcosa di dolciastro e gradevole compare dal nulla, come piovuta dal cielo, vicino alla postazione di Alariel. Ovunque essa sia. La pergamena è tenuta stretta da un nastro di raso nero.

Mia cara Stella del Mattino *,
ho ricevuto la vostra lettera e non sapete quale buon umore mi abbia procurato ricevere vostre notizie. Potete ben immaginare quanto il buon umore mi porti ad essere attivo e allegro. Sapete anche che quando sono particolarmente di buon umore tendo a diventare fantasioso. Proprio per questo motivo non stupitevi se la pergamena che avete fra le mani è comparsa dal nulla. Ho incontrato, poco prima che Iblis arrivasse con passo zigzagante, il giovane figlio dell’Oscuro che si è cortesemente premurato di farvi arrivare tale missiva. L’ho ripagato nel modo migliore per lui. State tranquilla, non è nulla di ciò che pensate.
Vi ho rubato un sorriso, vero? In ogni modo, ho letto con attenzione le righe che descrivono la brama di sangue che serbate e l’atroce fine che regalate a coloro che non sono degni. Ne ho tratto forza e vigore, come farebbe un assetato ad una fonte di acqua fresca.
Si, vorrei vedervi immersa nel sangue, la spada impugnata, e i loro cadaveri straziati e le loro espressioni terrorizzate , i loro visi distrutti dalle vostre mani. Non sapete quale gioia mi procurano tali visioni. Vorrei vedervi e non dubito che possiate esaudire la mia richiesta una volta tornata qui sull’isola.
Per voi stanotte sono salito sulla torre del castello ad osservare la luna che vi manca tanto, quasi sperassi che attraverso ciò che ho sentito, poteste sentire il brivido dinnanzi alla visione eterea del satellite che brillava di luce riflessa. Silenziosa e diafana mi guardava e sussurrava il vostro nome. Ne ho sorriso chiudendo gli occhi e ho immaginato foste lì. Sentivo il vostro profumo nelle narici arrivare poi nel cervello, entrarmi nelle vene.
Anche mentre vi scrivo la luna fa capolino attraverso i vetri della finestra chiusa. I raggi accarezzano i miei polsi e lasciano brillare la runa che sembra emanare potenza stanotte. Io credo che non sia dovuto al caso, tutt’altro. Vi sento e se chiudo gli occhi, si, vi vedo luccicare nell’armatura leggera.
Erordia cresce. La piccola ametista è cresciuta quanto non potete nemmeno immaginare e non mi stupisce il fatto che al pari vostro lei ami rubare occhi alle sue vittime. Avete capito bene, dopo aver donato la Morte, proprio compito, alle creature con le quali si allena, solitamente ruba loro gli occhi. Ne è affascinata e ciò non può far altro che rendermi orgoglioso di lei. Se poteste vederla mentre si allena coi pugnali all’unisono. Non mi viene alla mente altro paragone, se non una ballerina classica. Sapete, una di quelle che danza con nastri di raso, con un’armonia che solo in voi ho potuto ammirare.
Sente la vostra mancanza, lo vedo in ogni suo gesto, vedo quanto, più che compiacere me, lo faccia per rendere orgogliosa voi. Degna figlia di sua madre. E’ taciturna ultimamente, ma non per questo ha perso i suoi modi educati e delicati. Quando la rivedrete converrete con me, ne sono certo.
Ora sapete cosa farò? Scenderò in giardino per ammirare un cespuglio di rose che cresce oscuro e rigoglioso. Sono rose rosse così scure da sembrare nere. Così come ogni sera, vi attendo lì. Abbiatene a mente: vi attendo lì. Ma dopotutto non ho mai dubitato che ve ne foste dimenticata.
Che le vostre notti siano gloriose, Stella del Mattino.

Con la mia più profonda devozione,

Belial

.

*nome usato volutamente per celare l’identità nel caso la lettera vada in mani sbagliate.
 
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°Magggg°
view post Posted on 18/4/2010, 16:36




Non credevo si sarebbe svolto tutto così velocemente. Appena due settimane, forse un giorno di più, per chiudere una faccenda vecchia di almeno mezzo secolo. Per riconquistare ciò che mi è sempre appartenuto e che io stessa ho rinunciato ad avere...
Ma crescere significa evolversi, e cambiare i propri punti di vista e le proprie priorità. E ora le mie priorità sono rivolte a quelle persone che sono davvero importanti per la mia esistenza, al giudizio che loro possono darmi. Al giudizio che io stessa mi do.
Sono, come raramente mi capita, assolutamente fiera di ogni mio passo, di ogni mio gesto, di tutto ciò che è accaduto in queste due settimane. Un intero regno. Un casato… Il Casato, finalmente ai miei piedi, come è giusto che sia, come sarebbe dovuto essere da diversi decenni ormai. Li osservo, sono seri, sono anonimi, sono tutti così assolutamente uguali mentre umiliati nella loro debolezza mi osservano dal basso, in attesa solo di una mia parola. Pendono dalle mie labbra, attendono il mio giudizio, attendono di conoscere il loro destino, poiché non vi è drow il cui destino non sia indelebilmente legato alle decisioni, ai vizi e ai capricci della Matrona.
E ora sono io ad avere in mano le loro vite, perché quaggiù ogni traditore è rispettato se nel suo tradire si dimostra migliore di chi governa. E questa volta, sono stata io a vincere.
Li osservo silenziosa, su quel trono scuro e freddo che è stato di mia madre, e di sua madre prima di lei, e indietro così di ancora qualche generazione, sino ad arrivare a quando al mio posto era seduta la Dea. La prima Drow, colei per cui tutti noi siamo maledetti.
Li osservo e sento la loro tensione, vedo davanti alla folla le sacerdotesse, le poche ad essere rimaste in vita, poiché tutte coloro che portavano il mio stesso sangue sono state eliminate, per cancellare ogni linea di successione che potesse in qualche modo sostituire me, e mia figlia ovviamente.
Ho avuto il mio riscatto, l’ho avuto io come l’ha avuto Khalan, silenzioso, fiero e al solito invisibile, dopo essersi macchiato le mani del sangue di quelle donne contro cui la sua vendetta si è riversata. Sapevo non mi avrebbe delusa e non l’ha fatto. Dopotutto non ho mai dubitato del mio acume nello scegliere alleati e nemici. E lui sin da quando lo incontrai per la prima volta oltre un secolo fa, quando ancora era un drow inesperto e maledetto, ha ricevuto il privilegio di essere accolto nel mio casato, di essere istruito dalla prima sacerdotessa di Lolth, dalla futura matrona, da Me.
L’ho sentito fremere di eccitazione quando gli ho detto che tutte quelle sacerdotesse sarebbero state sue, tutte quelle sorelle che ancora mi rimanevano. Poteva occuparsene lui, di ognuna di loro. Perché si, è morte per chiunque versi il sangue di una femmina drow, ma ho trasgredito abbastanza le leggi di questo luogo da non dovermi porre il problema di lasciare che sia un maschio a eliminare tutta la linea di successione della Dea. Tutte, tranne una... La Matrona, mia sorella, quella sorella la cui sete di vendetta nei miei confronti era tanto grande che persino la Morte pronunciò il suo nome.
Era incinta. L’avevo studiata nell’ombra delle sue stanze, nel silenzio più assoluto mentre là fuori si compieva una strage di sacerdotesse per mano del giovane Khalan. Ero rimasta quasi una giornata intera nascosta, così silenziosa che non era nemmeno stata in grado di sentire il mio respiro, così silenziosa che nemmeno le due donne che controllavano l’ingresso alle sue stanze erano riuscite a percepire i miei movimenti li dentro.
Avevo osservato la sua freddezza mentre stringeva il bustino a comprimere il ventre gonfio e colmo di una vita che raggiunta l’età sufficiente l’avrebbe uccisa senza scrupoli per prendere il suo posto. L’avevo sentita mentre osservandosi allo specchio con il suo solo occhio sano definiva la sua erede come un inutile necessità per portare avanti la dinastia. Provai per un attimo ribrezzo chiedendomi se sono mai stata come loro. Chiedendomi se sarei diventata anch’io così se non avessi provato quell’amore sconfinato nel guardare Narwain negli occhi appena nato, nel decidere che non era quello il destino che avrebbe avuto. Cercai di immaginarmi dire certe cose nei confronti di Erordia e mi chiesi se davvero avrei meritato di vivere.
Rimasi ad osservarla ancora, stupendomi di quanto potessi essere invisibile ai suoi sensi, seppur ormai, arrivati a quel punto, fossero tutti consapevoli del mio ritorno nel sottosuolo. La sentii maledirmi con odio, mentre codarda come era sempre stata, rimaneva nascosta nelle sue stanze lasciando morire tutti coloro che non godevano della sua stessa protezione. Sarebbero morti comunque, sarebbe morta anche lei, e così è stato.
Byrdil non è mai stata troppo coraggiosa, ne troppo forte in battaglia. Ognuno dei suoi privilegi è nato dall’essere la secondogenita di quella che è stata considerata la matrona più terribile, e al contempo prolifica e longeva della storia del nostro casato. Ne osservavo le movenze delicate tipiche della nostra razza alla flebile luce delle candele, immobile in quella piccola nicchia nel muro che odorava di umido e pietra. La osservai camminare nervosamente, al centro della stanza, alzarsi e sedersi in continuazione, e conoscendo il suo innato esibizionismo mi chiesi quanto le stesse pesando rimanere li chiusa a difendere, o meglio, a far difendere la sua vita, piuttosto che sedere su quel trono che non meritava ad osservare un intero casato alle sue dipendenze.
La vita di ogni drow è in pericolo, sin dalla nascita, ma non lo è quella della Matrona. Non lo è da quando il legame con Lucifero mantiene il delicato equilibrio tra il nostro mondo e gli inferi. I drow non sono creature comuni, siamo temuti e rispettati da ogni razza di superficie e non, ed è ben conveniente da entrambe le parti che non possano esserci tensioni tra l’underdark e l’inferno. Siamo sempre stati considerati troppo preziosi…
Ma chi mantiene questo equilibrio siamo noi, discendenti della Dea, che portiamo il sangue del caduto. Mia madre rinnovò il legame con Lucifero in occasione della mia nascita, ma ciò non toglie il fatto che qualcosa di esso sia arrivato comunque a mia sorella, e mentre ero li, silenziosa e invisibile mi chiesi quale menzogna avrebbe potuto inventare per convincerli tutti del fatto che la sua erede avrebbe potuto conservare tracce del legame. Era assolutamente impossibile, Lucifero era a Return, e non sembrava essere interessato ad alcuna altra discendente se non a me. E seppur mia figlia non sia legata a lui, come lo sono io, è legata allo stesso modo a Belial, e non ha certo nulla da invidiare ad alcuna delle sue antenate, anzi... è più preziosa persino di quanto non lo sia io...
Ero persa in quei pensieri, tesa e attenta come sempre, quando decisi che era ora di muoversi... Solo un attimo, solo il tempo di mostrarle il mio viso prima di porre fine a quella farsa durata mezzo secolo. Prima di poter riprendere il posto che mi spetta di diritto, il posto che occupo ora... Il posto che, se lo vorrà, un giorno occuperà mia figlia.
Li osservo, al mio fianco una giovane sacerdotessa con cui ho diviso piacevoli momenti di un’era ormai lontana nel tempo. Ricordo che subì maltrattamenti oltre ogni limite per il suo carattere troppo colmo di comprensione, per la sua pacatezza che non era, e non è ancora ammessa per coloro che nascono donne e nobili nel sottosuolo. Ho riflettuto a lungo su come fare. Ho riflettuto e chiunque altro al mio osto sarebbe rimasto. A godere finalmente della gloria di essere sovrana di un popolo così temuto e rispettato, ad assaporare ognuna delle lodi e degli onori concessi a colei che è la Matrona del mio casato.
Ma dopotutto... ci sono cose più importanti, per me... ora... non è questo ciò che voglio... Perché nessuno dei loro sguardi, nessuna delle loro lodi potrebbero farmi sentire in una vita intera, come riesco a sentirmi in ogni momento, quando sono con mia figlia, quando sono con il mio angelo.
Ci sono priorità che non possono essere comprese da nessuna delle persone qui presenti, e dopotutto, non è certo questo il motivo per cui ho fatto ciò che ho fatto.
L’ho fatto per loro... L’ho fatto per quelle persone che per me sono importanti. L’ho fatto per tornare da loro ed essere ancora migliore ai loro occhi. Ai miei occhi… Ai Suoi occhi…
Lascerò questo luogo che ora mi appartiene senza alcun rimpianto. La mia posizione non cambia e questo regno mi appartiene, nonostante io non ci sia. Lascerò che prenda temporaneamente il mio posto la minuta drow che sta ora in piedi al mio fianco. Perché le tradizioni sono si forti e importanti, ma ho imparato che evolversi è cambiare... e forse, è il momento che sia anche il mio popolo a rivedere tradizioni antiche e forse non così necessarie.
Ormai ogni cosa è decisa. Non perderò il mio ruolo e forse talvolta tornerò. Per ora, il solo luogo dove voglio tornare, è ad un rigoglioso cespuglio di rose, di un rosso così intenso e scuro da sembrar nero, dove vi è un angelo ad attendermi…

Blaenil


 
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°Magggg°
view post Posted on 25/4/2010, 16:12




GRAVIDANZA: Cap. 1 “Le nausee

Bene, arrivata indenne a circa la metà della mia seconda gravidanza credo di essere in grado di scrivere un piccolo vademecum per tutte quelle donne in attesa che si ritrovano a portare in grembo i figli del proprio amore e anche un po’ della sfiga, definizione che, tra l’altro, nel mio caso non fa una piega.
Cominciamo con il primo step, superato questo, si può dire che sia tutto in discesa, almeno per i successivi due mesi...
Le nausee...

Punto primo: Dicono compaiano nel 60% delle donne gestanti. Essendo alla seconda gravidanza avrei avuto un buon margine del 40% delle possibilità di saltare questa fastidiosa fase, cosa che ovviamente non è avvenuta.
Mi sento così ordinaria…

Punto secondo: Generalmente colpisce al mattino… balle, io mi svegliavo con la nausea, e andavo a letto con la nausea, mi cibavo con la nausea, vomitavo con la nausea e tentavo nuovamente di cibarmi, il tutto con la nausea, senza raggiungere mai un punto di equilibrio e benessere. Non si dica poi che “il buongiorno comincia dal mattino”

Punto terzo:
Dicono sia colpa degli ormoni... si, perché pare che un ormone prodotto dalla placenta vada a dar fastidio all’ipotalamo (il far trasportare da Astaroth kili e kili di manuali medici su e giù dalla biblioteca ha avuto la sua utilità) che tra l’altro sta nel cervello (mi chiedo che viaggi non si facciano i miei ormoni a questo punto) e che appunto infastidito da tal produzione ormonale decide di tormentarci con le cosiddette nausee...

Punto terzo bis:
Dicono sia colpa delle difese immunitarie… si perché pare che il nostro sistema immunitario non riconosca come proprio il piccolo embrioncino e decida di combattere la sua presenza sperando di farcelo espellere a suon di vomito... Poi evidentemente dopo qualche mese si abitua e smette questa inutile e dannosa lotta...

E ora passiamo ai metodi per combattere questa fastidiosa piaga, frutto di lunghe ricerche condotte da me medesima sulle dicerie più assurde che io abbia mai sentito

1. Arieggiare gli ambienti ed evitare il ristagno di odori sgradevoli -> mio suocero odora di zoldo, inferno e anche un po’ di sfiga, che faccio lo metto alla porta ogni volta?

2. Evitare di bere appena alzate -> dunque la mia colazione a base di sangue di cerbiatto è da abolire, non avevo dubbi in proposito

3. Mangiare poco ma spesso, cioè consumare piccole porzioni a intervalli di due ore circa. In questo modo lo stomaco non produce inutilmente i succhi gastrici, che sono responsabili della nausea -> dunque fatemi capire, non era colpa degli ormoni?

4. Abolire i cibi speziati, grassi, fritti o conservati in scatola che possono rallentare la digestione -> ripeto… e la faccenda degli ormoni?

Lasciamo perdere… donne gravide di tutto il mondo, fate come la sottoscritta... armatevi di bacinella, asciugamani, tenete il bagno sempre libero e soprattutto, se decidete di far figli evitate balenghi svogliati e trovatevi un marito con la pazienza di un santo (anche non letteralmente) e che possibilmente non odori di zolfo come suo padre…. Suvvia, durano solo qualche mese dopotutto…

Delilah



 
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°Magggg°
view post Posted on 25/4/2010, 16:50




Martedì 20 aprile, all’alba



ALARIEL

È l’alba a Return, il sole si alza lentamente specchiandosi sul mare, illuminandolo di increspature dorate mentre il cielo si dipinge di tinte rosee e delicate. Sa bene dove deve andare a quell’ora, per trovare chi le interessa. Suo figlio, sempre che dopotutto abbia ancora intenzione di considerarsi tale. Una madre comune non si comporterebbe affatto come ha fatto lei, ma lungi da ogni suo pensiero e obiettivo il considerarsi una madre comune, o una persona comune, in generale. Arriva al limitare della spiaggia e solleva la veste leggera e scura, liberandosi delle scarpe per poggiare i piedi sulla sabbia fresca e umida dopo la notte.
Lo vede immediatamente, ne riconosce il profilo scuro e le movenze delicate eppure maschili mentre si allena solitario con la spada. In controluce così sembra quasi l’immagine di un libro. Non fa alcun rumore nel suo avvicinarsi, non intende disturbare e sa quanto sia ingombrante un qualunque legame con un personaggio scomodo come può esserlo lei, specialmente per creature come Narwain, che non han nulla di malvagio, ne nei gesti, ne negli intenti...
Si ferma dunque a diversi passi di distanza silenziosa come solo lei sa essere, osservando quella creatura che, dopotutto, è causa unica e prima della sua presenza in quel luogo, e di tutto ciò che è accaduto in seguito.

NARWAIN


Non ha bisogno ne di vedere ne di sentire, per rendersi conto di avere altre presente intorno a se, e se, quelle presenze sono familiari e comunque piacevoli come può esserlo sua madre, deve prestarci ancora meno attenzione per accorgersene. Non interrompe però gli allenamenti. Aveva sentito l’aura di sua madre di nuovo sull’isola almeno due giorni prima, precisamente domenica sera, e a conosce abbastanza bene da sapere che non sarebbe stato certo lui il primo da cui sarebbe tornata. Dopotutto, non lo aveva nemmeno informato della sua partenza. Dopotutto meno di 36 ore di attesa sono decisamente poche viste le sue aspettative, e deve darle nota di essere stata piuttosto attenta in questa occasione. Termina quindi, con grazia come la cultura e la natura elfica prevedono, e si volta verso di lei. Il volto sereno, sempre e comunque, ed alcun rimprovero negli occhi pallidi che però mai in nessuna occasione sembrano vitrei o assenti. Pur incolore riescono a trasmettere vita, quella vita e quella serenità di cui è pregno l’animo del giovane drow. Si avvicina di qualche passo alla sagoma minuta di sua madre, fermandosi quindi e allungando solo una mano nella sua direzione.
“Bentornata, dunque...” non dice altro, attento a non tradire con il tono della voce ne la delusione provata nel sapere della sua partenza, ne la gioia del riaverla li vicino. Dopotutto non è mai stato in grado di provare rancore, meno ancora per colei che gli ha dato la vita.

ALARIEL


Lo osserva avvicinarsi, sul viso l’ombra di un sorriso, e sebbene non sia abituata a doversi giustificare per le sue scelte spesso poco comprensibili, questa è una delle rare occasioni in cui è necessario studiare le parole meglio del solito. Attende che Narwain si sia fermato, e quando le porge la mano la prende delicatamente con le dita lunghe e scure e si avvicina di un paio di passi sollevando il viso minuto in modo da guardare suo figlio negli occhi.
“Credo forse di doverti delle scuse... anche se qualcosa mi dice che comunque non me le chiederesti…”
Lo sa, e gli basta toccarlo per sentirlo... per esserne certa, perché non vi è nulla dei suoi pensieri che le sia nascosto, e anche senza il suo potere, potrebbe dire di esser in grado di leggergli nella mente ogni pensiero, persino i più profondi, perché sì, certi legami sono abbastanza forti da permettere questo ed altro.

NARWAIN

Abbassa lo sguardo, osservando la propria mano stringere quella decisamente più piccola di sua madre e tirarla appena a se per abbracciarla, sempre che gli sia ancora permesso.
“Penso che dovresti smettere di leggere i miei pensieri... Anche se non credo tu ne abbia davvero bisogno…” sorride e non può fare altrimenti mentre pianta la spada nella sabbia e con l’altro braccio cinge le spalle della drow.
“Solo... avresti potuto dirmelo prima di partire... no?”
La osserva con un sopracciglio sollevato ma senza alcuna ombra di rimprovero nello sguardo ne nel tono della voce, solo il vago sollievo del saperla di ritorno.

ALARIEL


Sospira appena, concentrandosi per sentire il meno possibile i pensieri del giovane drow a cui appoggia il capo sul petto, concedendosi il calore di quell’abbraccio piacevole. Qualcosa di assolutamente normale ed affettuoso come non è e probabilmente non sarà mai abituata. Socchiude gli occhi e alza lo sguardo, mentre sul volto le si palesa quel sorriso così dolce che riesce a riservare solo ai suoi figli, ma ancor diverso da quello che è solo per Erordia.
“Non mi avresti lasciata andare Narwain, e lo sai, tua madre è una donna così volubile e debole che dopotutto non avrebbe potuto fare altro se non evitare… di ascoltare la propria coscienza… non credi?”
Perché si, è così, dopotutto, non vi è nulla di più simile a quella che è la voce di una coscienza ancora pura e integra, nell’effetto che hanno le parole di Narwain sul suo animo.

NARWAIN

Solleva un sopracciglio osservando quel sorriso e sospira scuotendo appena il capo, in parte divertito, ma comunque colmo di quell’affetto che potrebbe dare solo a lei.
“Non cercare di commuovermi, non mi freghi mamma... Falli con qualcun altro questi giochetti e togliti quell’espressione dalla faccia...” e lo dice ridendo appena perché non riesce a fare altrimenti mentre guarda il volto di sua madre chiedendosi quanto quel sorriso così dolce sia sincero e sentito e quanto fosse solo il tentativo di abbindolarlo.
Non ha dubbi sull’amore che sua madre prova per lui, ma ciò non toglie che ne conosce bene vizi e virtù e sa quanto a volte il suo animo sia debole nel ricadere in tali abitudini.
“La tua coscienza dici? Allora… beh credo dovremmo vederci più spesso sai?” E rde di nuovo, conoscendo bene qual’è il limite prima di iniziare ad indisporla.

ALARIEL


Solleva un sopracciglio, palesemente ma non sinceramente offesa e indietreggia di un passo, puntandogli il dito lungo e sottile contro il petto. Di buon umore come raramente la si vede anche se c’è da ammettere che nell’ultimo periodo non può certo dire di aver avuto seri motivi di malumore o tristezza.
“Ragazzino, io non ho alcun bisogno di una coscienza, mi basta un figlio petulante sempre disposto a prendersela con la persona sbagliata…” ritrae poi la mano dal suo petto solo per portarle entrambe sui fianchi, e torna a sorridere.
“Anche se forse dovrei vedere il lato positivo della faccenda... ma non sei stato affatto carino... Te la sei presa con la persona sbagliatissima sai?” ed era chiaro il riferimento della discussione del giovane con Belial, pochi giorni dopo la sua partenza. “Pensavi davvero avrei lasciato Erordia senza le cure di cui avesse avuto bisogno? Tua madre fa un sacco di disastri, ma non è così sprovveduta Narwain...” perché si, di danni ne aveva fatti diversi, ma, alla fine, era sempre riuscita a trovare una soluzione, in un modo... o nell’altro...

NARWAIN

Immobile ad osservarla, dopotutto non aveva dubbi sul fatto che sarebbe venuta a conoscenza di ogni singola parola da lui pronunciata in qualsiasi momento. Quel potere così fastidioso però, in fondo può anche portare dei vantaggi, ad esempio il non dover spiegare ogni cosa ne le motivazioni di alcuni gesti, specialmente quando questi sono comprensibilmente inspiegabili.
Sospira abbassando un momento il capo. Narwain è sempre stato abbastanza umile da non aver problemi ad ammettere un errore o a capire quando è il momento di scusarsi.
“Lo so, ammetto di aver avuto una reazione non troppo consona ne alla mia posizione ne al mio ruolo ma... se tu non fossi tornata...”
Obbligato a fermarsi, non per volontà ma nel trovarsi il dito di sua madre premuto sulle labbra, ad indicargli di non procedere oltre. Sa bene che se vi è un contatto con le sue mani non ha alcun bisogno di parlare, ma è sua abitudine non scegliere necessariamente la strada più breve per risolvere certe situazioni. Delicatamente solleva la propria mano a prendere quella di sua madre per spostarla dal proprio viso e riprende.
“So che sai già quello che voglio dirti, ma potresti concedermi comunque il piacere di dirtelo a parole, no?”

ALARIEL

Fa solo una piccola smorfia, prima di riprendere a sorridere, ma non ritrae la mano che Narwain tiene nella sua. Un modo come un altro per conoscerne i pensieri, un modo come un altro per prolungare un contatto piacevole.
“Eri arrabbiato perché non ti avevo detto nulla, eri geloso perché era stato qualcun altro a dovertelo dire al posto mio, e avevi paura che vi lasciassi soli in questa triste valle di lacrime... c’è forse altro?”
Sa bene che non c’è altro, almeno non inerente alla situazione in oggetto, ma sa quanto per se stessa sia difficile porgere le proprie scuse, e anche se per Narwain, forte di un’umiltà sicuramente non ereditata da lei, non è lo stesso, si rende conto che in fondo non ha proprio nulla di cui scusarsi.
“Se proprio devi scusarti con qualcuno, non è certo con me che dovresti farlo...”

NARWAIN

Solleva le sopracciglia osservando sua madre e rotea appena appena gli occhietti pallidi e incolore.
“Non stai scherzando vero?” perché si, era possibile che scherzasse, ma generalmente nessuno dei suoi scherzi era accompagnato da quel sorriso così dolce e sincero, dunque sospira e annuisce.
“Va bene, va bene... Andrò a scusarmi con lui d’accordo?” E non era mai stato un peso per lui ammettere una colpa, e forse perché ne è semplicemente consapevole, forse perché si trova dopotutto incapace di dire di no a sua madre, ma anche in quel momento le sue parole gli sembrano portarlo ad una scelta più che sensata.
“Ora dimmi tu una cosa…” allunga la mano scura a raccogliere una ciocca dei capelli candidi di sua madre, osservandola un momento “tu... ora... dopotutto... sei felice?” Si sentiva sciocco ma in fondo è l’unica cosa che davvero gli interessa.

ALARIEL

Osserva il viso di Narwain e piega appena il capo di lato, quasi a studiarlo, poi si solleva sulle punte, poggiandogli le mani sulle spalle e gli bacia la guancia, riabbassandosi e tornando a guardarlo.
“Non si vede? O meglio…” fa scivolare la mano lungo il suo petto all’altezza del cuore, risollevando poi il volto verso il suo “…non lo senti? Eppure, dovresti riuscirci no?”
Perché si, non solo il legame di sangue che li unisce, ma anche solo la sensibilità di Narwain, la capacità di percepire il benessere o il malessere delle creature che gli stanno intorno, avrebbe dovuto dargli la risposta.
Torna a sorridere portando poi un momento la mano davanti alle labbra, gli occhi luminosi e appena più rosei sotto la luce chiara dell’alba.
“Se vuoi che te lo dica comunque... mai stata meglio... ci credi?”

NARWAIN


Annuisce semplicemente alzando appena le spalle e spostandosi al suo fianco per prenderle una mano.
“Volevo solo che me lo dicessi, dopotutto sarà anche mio diritto sapere o meno come sta mia madre no?” e ride appena esortandola a seguirlo, verso il castello di Point of Evil.
“Piuttosto… portami da Erordia, l’ultima volta che l’ho vista sembrava triste, ed era in compagnia di un ermellino piuttosto singolare…”
Perché doveva ammetterlo, Iblis era riuscito a turbarlo quasi più di quanto non avesse fatto Belial, e questo la dice decisamente lunga.
“A proposito... avrò l’onore di passare un po’ di tempo con te, o pensi di fuggire di nuovo abbandonando qui tutti quelli che tengono a te?

ALARIEL

Gli prende la mano, seguendolo verso il castello, mentre nella sua stanza la propria proiezione già sta svegliando Erordia per informarla della visita imminente.
“Oh... si... Iblis... Mi dicono abbia un debole per te sai? Devi avere un particolare ascendente verso il regno animale, non si può certo dire tu non sia un elfo assolutamente perfetto Narwain...”
Ride e alla seconda domanda non risponde carezzandogli solo appena il braccio con l’altra mano.
“Avremo… tempo per parlare di ogni cosa Narwain... non dubitare mai di tua madre... Farà sempre la cosa sbagliata al momento sbagliato...”

…………………………

Alariel

Narwain


 
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°Magggg°
view post Posted on 26/4/2010, 23:29




BELIAL

Giunto all’Inferno, poteva dirsi finalmente a casa. La lasciò fra le lenzuola di seta della propria camera, non prima di averle donato un bacio leggero sulla pelle scura, all’altezza della spalla.
Prese il cilindro, si vestì con l’abito migliore ed uscì. Uscì fra quei corridoi che aveva visto sorgere e divenire solidi ed indistruttibili. L’Inferno, il luogo che l’aveva accolto quando un Padre troppo crudele aveva deciso di scacciare lui e i suoi fratelli, un Padre che li aveva straziati, umiliati e schiacciati.
Chiuse la porta alle proprie spalle senza un rumore. Solo un lungo corridoio davanti a lui. Inspirò a pieni polmoni l’aria densa di fumo, sangue e sofferenza e proseguì come aveva fatto milioni e milioni di volte, ma questa volta gli sembrò più intenso. Una rigenerazione completa, pronto ad inoltrarsi nel dedalo degli orrori e ripercorrere il viale della nostalgia quando lo splendore inondava quel luogo come un diamante brilla di luce propria. La prima impressione fu che dopo diverso tempo nulla pareva essere cambiato dalla sua ultima volta fra quei muri in cui gli incubi diventano realtà.

ALARIEL

Aprì gli occhi solo nel momento in cui sentì la porta chiudersi. Le ci volle un momento per rendersi conto di non essere nella sua stanza, per realizzare quello che era accaduto sino a quel momento. Scivolò lenta tra le lenzuola scure solo per accorgersi di essere sola. Si alzò lasciando che la seta le carezzasse ancora una volta la pelle scura e senza alcun abito addosso si diresse verso la finestra, per ammirare quel cielo così straordinario che solo all’inferno aveva potuto immaginare. Una sfera chiara, come una pallida luna illuminava il cielo intorno a se, rendendolo appena più lattiginoso mentre sfumava poi nelle tonalità del rosso e via via sempre più scuro.
Si guardò intorno nella stanza estranea, eppure al tempo stesso così familiare. Ne inspirò il profumo sino a sentirlo penetrare nel cervello, poi decise di seguirlo. Poteva ancora sentirne i passi silenziosi allontanarsi nei corridoi, perché per quanto silenzioso lui fosse nulla poteva comunque sfuggire al suo udito finissimo. Indossò solo una vestaglia di seta corta e leggera, del colore dell’argento come i suoi capelli. Non indossò scarpe, uscì silenziosa e invisibile, in quei corridoi per lei così estranei, visti solo nei ricordi del suo solo angelo. Silenziosa come un ombra, intraprese la sua stessa direzione, senza fare alcun rumore, solo i passi delicati dei piedi minuti seguire la stessa strada appena percorsa.

AZRAEL

Portava sotto un braccio un enorme libro nero. Pelle intarsiata da strani simboli e un inquietante occhio spalancato e finemente dipinto, nel centro, della copertina contraddistinguevano quell’enorme cimelio prezioso. Il fruscio del mantello era l’unico suono che si udiva negli spazi angusti dei corridoi del dedalo Infernale. Portava con sé con la Morte, poiché lui era la Morte stessa. Il cappuccio ne celava le vere fattezze. Nascondeva ancora quell’occhio menomato che non più era guarito, al posto dello sfavillante occhio color del ghiaccio ora vi era una profonda cicatrice che solo il cappuccio nascondeva.
A testa china camminava per compiere il proprio compito: lasciare che le anime trapassassero e giungessero nel luogo a loro designato.

BELIAL

Si sistemò il cilindro dipingendosi sul volto un ghigno che poco lasciava qualcosa di rassicurante, troppo lieto di essere lì, troppo fiero di passeggiare ancora una volta in quei luoghi. Imboccò un corridoio apparentemente senza pensare e svoltò a destra prendendo la via più buia. Amava abbastanza l’oscurità da non volersi perdere neppure un’ombra intorno.
All’improvviso qualcosa lo distrasse dai propri indicibili pensieri. Un fruscio, un fruscio oscuro e pesante seppure appena udile. Troppo conosceva quell’andatura modulata e decisa. Una risata interruppe il silenzio, divertito capì chi si stava per trovare davanti. Ancora una volta. E avrebbe mai perso l’occasione di salutare un vecchio.. Amico? Ovviamente no. Lo attese immobile, con tutta la sua imponente stazza nel centro preciso del corridoio. Solo una fiammella al muro disegnava ombre inumane che sembravano demoni informi che afferravano le pareti di pietra.

ALARIEL

Seguì i suoi passi, a debita distanza, per non venir sentita. Ne percepiva i movimenti ma non era certo sua intenzione spiarlo. Dopotutto le bastava toccarlo per conoscere ogni sua mossa, e sapeva bene che lui non avrebbe potuto in alcun modo nasconderle qualcosa. Solo, voleva seguirlo, forse nella necessità di rimanergli vicina, forse per non doverlo attendere sino al ritorno. Lo seguiva curiosa come una bambina che attende nascosta sotto le coperte l’arrivo di Babbo Natale. E rimase il sorriso sul suo volto, un sorriso più ingenuo e appena entusiasta di quanto non fosse mai stato, senza alcun pensiero a turbarla come spesso accadeva. Rimase sino a quando non lo sentì. Avrebbe potuto riconoscerne il passo lontano anni luce, la presenza ingombrante riempire l’aria e istintivamente si portò una mano sulla gola, dove ancora brillava indelebile la cicatrice causata dalla falce. Sentì poi la sua risata. La sentì spandersi per i corridoi e le vennero i brividi.
Non avrebbe potuto essere più silenziosa di quanto già non fosse, ma ci provò… raccolse i capelli sulla nuca, con il fermacapelli che le aveva regalato, forse per abitudine, forse per rendersi appena più invisibile. I passi silenziosi appena più rapidi per raggiungerlo, rimanendo però sempre nell’ombra... Non voleva incontrare la Morte, ma non voleva nemmeno lasciar solo il suo angelo.

AZRAEL

Si fermò a debita distanza. In una mano stringeva il libro dei Morti, il sommo libro nel quale erano scritti i nomi. I Suoi nomi. Nell’altra scintillava la falce con la quale recideva, come fiori in primavera, le vite dei mortali.
Alzò leggermente il capo, l’espressione appena visibile che non lasciava comparire che il glaciale volto, privo di espressione. Appoggiò il bastone della falce a terra con forza producendo un rumore sordo che si spanse per tutto il corridoio.
“A cosa dobbiamo tale onore, Belial?” senza preamboli, senza giri di parole. Non era il tipo che si perdeva in lunghi discorsi. Si, era stupito e non nascondeva l’irritazione che il demone, così caotico, gli provocava. Colui che più di una volta aveva cercato di stravolgere il suo operato.

BELIAL


Si sistemò la cravatta e sfoggiò il suo sorriso migliore. Un sorriso affabile quanto di scherno e sfottò. Un’eterna battaglia che mai sarebbe terminata. La ragione più fredda e la follia più geniale. Questo erano uno di fronte all’altra, ancora una volta.
“Sembra quasi che non vi faccia piacere rivedermi, Azrael…” pronunciò quel nome quasi ridendo, cercando di simulare la voce dell’Angelo della Morte.

ALARIEL


Si fermò appena prima di voltare l’angolo che l’avrebbe fatta scoprire, portandola direttamente nello stesso corridoio dei due, proprio alle spalle di Belial. Quando Azrael colpì il pavimento con il bastone della falce sobbalzò appena schiacciandosi contro il muro e spostando solo una mano e il capo, per osservare la scena. I corridoi scuri la nascondevano abbastanza, ma se quello di nascondersi fosse stato il suo primo interesse in quel momento, forse avrebbe scelto un altro abbigliamento... L’avrebbe scelto sicuramente se avesse saputo che avrebbe incontrato Azrael. Si osservò i piedi scuri e nudi mentre rabbrividì nell’osservare le ombre scure del corridoio, ricordando quel primo incontro con l’angelo della morte, che non ha la forza di rimpiangere solo per amor di sua figlia. Si sporse ancora, silenziosa, quasi trattenendo il respiro. Li vide uno di fronte all’altro, ne studiò le differenze, tra loro, tra ciò che significavano per lei. Irrigidì appena i muscoli della schiena, mordendosi il labbro sino quasi a farlo sanguinare, inspiegabilmente, solo nel sentir la voce del suo angelo rivolta alla Morte.

AZRAEL

Pronunciò una manciata di parole simili ad un sibilo acuto, un’imprecazione forse o qualcosa di simile. Poco sopportava i modi frivoli e sgradevoli del demone. Il suo modo di porsi in maniera così.. Superiore a lui. Lui che aveva un ruolo così fondamentale per l’umanità. Che cosa rappresentava Belial in tutto questo? Nulla. Nessun compito al pari del suo.
“Sapete quanto poco mi sia gradita la vostra presenza. Pensavo di essermi liberato finalmente di voi.. L’Inferno sembrava esser diventato luogo quasi serio.” affermò, la voce bassa e distorta dal cappuccio ancora calato sul volto. Con due dita si scoprì il volto in modo da poter vedere meglio il demone davanti a lui. La cicatrici scintillava sull’occhio mancante, socchiuso a mostrare appena la pupilla incolore. La lega dell’Atra Mors non poteva certo di dire di aver perso i propri poteri distruttivi sugli angeli.

BELIAL

Quel sangue lo conosceva fin troppo bene. Captava il sangue a distanze appena immaginabili e quello… Quel nettare così pregiato e puro l’avrebbe riconosciuto fra sangue mischiato dei più impuri.
Il suo primo pensiero andò a lei, nascosta dietro l’angolo, e al fatto che se Azrael l’avesse trovata o solo avesse percepito la sua presenza non avrebbe avuto remore a farle del male nonostante la sua presenza.
Cercò di deviare il discorso con disinvoltura tipica della propria persona e rise, rise forte nascondendo gli eventuali, grotteschi rumori circostanti. Divertito, si portò un pugno chiuso alle labbra e cercò di frenare quel divertimento così accentuato che ostentava solo per infastidire l’angelo.
“Finchè ci sarà gentaglia quadrata come voi, la vedo dura, Azrael..” inclinò la testa di lato, mutando espressione in qualcosa di stupito e divertito allo stesso tempo.
“Oh che brutta ferita come ve la siete procurata? Siete caduto sulla falce? “ rise di nuovo e sperò, sperò che rimanesse celata nell’ombra. Il buio l’avrebbe protetta e salvata. Come un comandante che cerca la propria strategia, Belial rimase all’erta.

ALARIEL


Immobile e invisibile. Caratteristiche vitali e proprie della sua specie che in quel momento era vitale non la abbandonassero. Si schiacciò appena di più contro la pietra levigata e fresca della parete, chiudendo gli occhi attenta a non far percepire nemmeno il suo respiro.
Le bastava ascoltare per comprendere ogni singolo movimento dei due angeli, e si chiese se mai era capitato che Belial si fosse trovato disarmato di fronte alla Morte.
Riaprì gli occhi voltandoli di lato, mentre iniziava a sentire il sapore del proprio sangue in bocca, sulle labbra. Sollevò una mano per raccoglierlo dalle labbra mentre iniziò a sentire un sapore dolce e velenoso, e la piccola ferita da lei stessa causata, iniziare a chiudersi lentamente. Deglutì e si lasciò sfuggire un sospiro appena percettibile, e sperò solo che, in quel momento, la voce di Belial fosse abbastanza forte da coprirla.

AZRAEL

Non rispose alla provocazione del demone, per quanto avrebbe voluto punirlo proprio con la sua stessa falce. Si limitò a stringere il pugno intorno al metallo freddo dell’arma. Incassò ancora una volta e sapeva che prima o poi sarebbe scoppiata di nuovo la sua ira.
Qualcosa però lo distrasse. Un sussurro, ne era certo. Un sussurro silenzioso nell’ombra, assottigliò lo sguardo nella direzione della presenza e lo vide. Vide la Vita, il cuore che batte e l’aria che usciva dai polmoni. Lui, la Morte, sentiva la Vita come nessun’altro. Fu un attimo e l’espressione mutò impercettibilmente. Vide la sua rivalsa sul demone dipinta in quelle parole.


BELIAL

Maledì mentalmente l’angelo della Morte sperando che le sue imprecazioni servissero ad incenerirlo all’istante. Sfortunatamente non funzionò. Si pose le mani sui fianchi non abbandonando comunque quell’espressione di sufficienza nei confronti dell’Angelo.
“Qualcosa ha smosso la vostra espressione.. Sono commosso..” avrebbe saputo cosa fare? Forse no, ma a Belial piaceva così tanto improvvisare…

ALARIEL


Immobile come lo era stata sino a quel momento, tenne la mano davanti alle labbra quasi a voler sopire qualsiasi rumore proveniente da lei. Chiuse gli occhi nuovamente, in attesa di qualcosa.
Non sentì alcuna frase provenire dall’angelo della Morte e si chiese cosa stesse facendo o pensando. Per un momento pensò di evocare la proiezione per poterla situare in una posizione adatta a darle un diverso punto di vista della faccenda, ma non era certa che laggiù il controllo sui suoi poteri fosse il medesimo che ne aveva in superficie.
Solo la frase pronunciata da Belial sembrò in qualche modo risvegliarla dai suoi pensieri. Si piegò appena in avanti chiedendosi cosa avesse potuto mutare l’espressione fredda e seria di Azrael. Tenne sempre la mano davanti alle labbra e si irrigidì se possibile ancora di più, rendendosi conto solo in quel momento che persino Erordia, riesce a vedere la morte, ma anche la vita. La vita che in quel momento era lei a rappresentare. Era… più che logico che anche Azrael facesse lo stesso.

AZRAEL

Il mantello che si scioglieva con una velocità impressionante, aria cupa e scura che diventa nebbia nera. Il viso dell’angelo si sciolse e con esso un vago, inquietante ghigno. Ricomparve, oscuro esattamente di fronte alla figura esile della drow. Si ricompose la nebbia in tutte le sue particelle, mostrando di nuovo l’enorme stazza dell’Angelo della Morte.
Il viso rivolto verso Belial e la consapevolezza di avere in pugno il demone.
“Mi pensate così stupido…”

BELIAL


“Non lo penso, lo siete..” esclamò con enfasi e divertimento simulato Belial, ancora rivolto verso il corridoio deserto come se ancora stesse dialogando con una figura davanti a sé. Rimase di spalle, ma era come se osservasse perfettamente la scena, senza perdersi un solo respiro.
Le parole pronunciate che sembravano nient’altro che l’ennesima presa in giro, ma forse, stavolta, non era così.

ALARIEL

Non ebbe nemmeno il tempo di aprire gli occhi che si trovò di fronte la figura scura dell’Angelo della Morte, in parte celato dal mantello scuro. Deglutì a fatica e allo stesso modo socchiuse le labbra senza che alcun suono provenisse da esse. Solo voltò gli occhi in direzione del corridoio in cerca di un aiuto, che non dubitava certo sarebbe arrivato, ma in quel momento il pericolo era abbastanza grande, almeno per lei, da non lasciarle troppo tempo per riflettere.
Ma c’era comunque l’orgoglio, la sua natura e tutto quel disprezzo che provava per l’angelo che le stava di fronte.
Inspirò profondamente mentre si premette appena di più contro la parete e alzò lo sguardo verso il volto in parte sfigurato di Azrael. Vide quel solo occhio luminoso e rabbrividì poiché ogni volta era un incubo rivederli poi sul viso di sua figlia.
Si schiarì la voce senza tuttavia rilassare i muscoli del collo e delle spalle, mentre appoggiata alla parete spostò solo una mano sino all’angolo del muro e oltre questo, senza mai staccarla, quasi a voler lentamente scivolare sulla parete sino a raggiungere Belial.
“Buonasera... Azrael...”

AZRAEL

Inclinò la testa di lato, appoggiando la falce a terra. Stavolta non produsse alcun suono, solo un fruscio appena udibile provocato dalla stoffa del mantello.
“Non avevo dubbi che vi avrebbe portata con sé… Il problema è… Se ritornerete o meno…” lasciò in sospeso la frase, volutamente. Lanciò il tarlo del dubbio alla drow. Allusione alle abitudini che Belial riguardo le proprie ospiti o forse le sue cattive intenzioni? L’espressione non lasciava trapelare nulla, solo un muro di marmo bianchissimo e senza sentimento. Perfettamente immobile, spostò solo la pupilla dilatata verso il demone che lentamente stava compiendo un giro su di sé per rendersi partecipe della scena.

BELIAL

Dalla sua angolazione riusciva perfettamente a vedere Azrael, un po’ meno Alariel. Ne percepiva la presenza tramite il vincolo e tramite il profumo che emanava, il profumo del suo sangue dolce e amaro insieme.
“Se non ritornerà vi riterrò il diretto responsabile e stavolta non mi limiterò a cavarvi un occhio, ma vi taglierò le vostre luride mani, Azrael…” un gran sorriso sul volto come se avesse esclamato la più gentile e premurosa delle affermazioni. Il problema è che lo avrebbe fatto sul serio se l’Angelo della Morte avrebbe toccato il suo capolavoro.
Si avvicinò di qualche passo per pura forma, in realtà, in qualche dove, la sua presenza si moltiplicava a dismisura. Celato nell’ombra moltiplicava la sua presenza.

ALARIEL


Assottigliò lo sguardo, solo per un momento, poi sul volto le si dipinse un sorriso poco sincero quanto sentito mentre lentamente e senza mostrare paura continuava a scivolare verso l’angolo del muro…
“Davvero interessante... ma non credo che il mio ritorno o meno sia affar vostro, cosa ne pensate Azrael caro?”
Sapeva che non era il modo migliore di porsi, ma dopotutto sapeva anche che mostrarsi impaurita non le avrebbe giovato in alcun modo. Arrivò con la schiena a raggiungere l’angolo dalla parete, sentendosi appena più libera e soprattutto in modo da poter mostrare la sua posizione il più chiaramente possibile…
Teneva la mano appoggiata al muro, muovendo lentamente le dita, pensando forse, se non fosse il caso di evocare un’arma qualunque. Per il momento, attendeva soltanto la risposta dell’Angelo della morte, sperando di non ricevere al contrario, un gesto che sarebbe potuto costarle la vita.

AZRAEL


“Questo lo vedremo…” rispose Azrael, senza espressione. “Continuate a seguirlo nonostante sapete che vi porterà alla.. Morte.” Suonò agghiacciante quella manciata di sillabe pronunciate dalla labbra della stessa Morte. Presagio inquietante che poco lasciava all’immaginazione.
Poi tornò a guardare Belial con tutto il disgusto che poteva provare per il demone. Avvicinò la falce al viso di Alariel poggiando la lama sulla sua guancia. O almeno questa fu la sua intenzione poiché una mano pallida bloccò il polso di Azrael, veloce come un lampo in una morsa vigorosa.

BELIAL

“Toccatela con la vostra falce e vi farò rimpiangere di esservi imbattuto lungo la mia strada…” sorrise ricambiando lo sguardo di Azrael. Il suo spostamento fu così repentino e veloce che difficile era pensare se fosse il Belial di pochi istanti prima o fosse una proiezione del demone. Le fattezze erano sempre le medesime così come la voce e il modo di porsi.
Poi abbassò lo sguardo posandolo su Alariel con un ghigno che agli occhi di altre creature sarebbe potuto sembrare poco rassicurante, ma lui era sicuro che per lei non era altro che un salvagente.

ALARIEL


Si chiese solo per un momento se non era stata lei ad imbattersi sulla strada di Azrael piuttosto, ma non disse nulla solo ricambiò lo sguardo di Belial per qualche secondo mentre sul viso, solo per un secondo, quel sorriso falso e irrisorio che aveva riservato ad Azrael si trasformò in qualcosa di più sincero. Ma durò solo un momento, perché spostò di nuovo gli occhi ametista sulla punta della lama che le sfiorava la guancia e spostò il capo solo di qualche millimetro per interrompere quel contatto sgradevole. Lo sguardo si spostò di nuovo sul volto della Morte e di nuovo parlò.
“Dopotutto non vedo come debba interessarvi quali compagnie io decida di seguire o meno... Devo forse credere che ciò che faccio vi debba riguardare in qualche modo Azrael?”
Non mutò nell’espressione, i muscoli tesi sotto la vestaglia minuta e leggera mentre tra le dita le si materializzò solo un piccolo pugnale d’argento scuro.

AZRAEL


Ad un primo impatto lasciò che il demone gli stringesse il polso, impassibile come sempre e tornò a contemplare la piccola drow. Così piccola in mezzo a due demoni della loro stazza.
“Mi interessa quando qualche creatura.. Viva, oltrepassa.. Per l’ennesima volta.. I cancelli dell’Inferno…”
Strinse la falce col pugno, deciso e scagliò un colpo che scansò la mano di Belial. Il demone fece appena in tempo a scostarsi da un colpo sferzato con tale forza che avrebbe spezzato il collo in due a chiunque creatura ne fosse stato colpito. Fu solo un decimo di secondo, veloce il demone si reclinò verso l’interno, ma il colpo andò a segno comunque lasciandogli una ferita sanguinante sul petto. Ferita che in breve tempo imbrattò la camicia. Azrael soddisfatto osservava Belial con l’astio di millenni, di una battaglia che mai avrebbe avuto fine.
“Dovreste usare una vostra copia quando vi trovate vicino a me, Belial.. O rischiate di rimanere.. Scottato..”

BELIAL


“Sono disarmato, Azrael.. Che gesto poco cortese da parte vostra,..” rise divertito, due dita sul taglio alla camicia che lasciava trasparire una ferita, non grave, ma profonda. Ad Azrael la cosa non provocò altro che un brivido di rivalsa.
Belial osservò solo per un istante Alariel, uno sguardo che diceva più di mille parole. La volontà che lei fuggisse poiché ora sapeva che Azrael non si sarebbe più fermato.

ALARIEL

Più facile a dirsi che a farsi. Aveva ben compreso lo sguardo di Belial e sapeva bene ciò che lui voleva. Voleva che se ne andasse, ma poteva davvero farlo? Poteva davvero lasciarlo li disarmato? Se fosse stato chiunque altro si, l’avrebbe lasciato li e sarebbe corsa via a salvarsi la pelle, ma non quel giorno, non quella sera e non in quella situazione. Nel vedere il sangue imbrattargli la camicia, nel sentire come su di se quella ferita, non ebbe nemmeno il tempo di pensare. Le si offuscò la vista, solo per un secondo, come capita quando è la rabbia a far perdere la ragione. La testa leggera per un secondo mentre il corpo sottile e teso si protese in avanti e la mano che teneva il pugnale andò a conficcare l’arma nel fianco della Morte stessa. E forse se ci avesse pensato non l’avrebbe fatto. Ferita ben poco degna di nota quella, su colui che incarna la fine di ogni forma di vita, ma non era certo la ragione a guidarla in quel momento.
Nessuna parola solo un momento di lucidità dopo averlo colpito... Tornò a schiacciarsi contro il muro, quasi ad accorgersi solo in quel momento della gravità del suo gesto.

AZRAEL

Incassò il colpo spostandosi di lato, preso alla sprovvista. La reazione fu immediata: dapprima un colpo col braccio al volto di porcellana della drow e dopo di che la falce non tardò ad arrivare. Sibilò l’aria e si scossero le tenebre stesse, un colpo tale da colpire in piena schiena Alariel. Le aprì una ferita che schizzò il suo sangue scuro e denso contro il muro di mattoni. La falce pulsava di pura Morte mentre l’angelo la guardava con soddisfazione celata dalla sua solita glacialità senza sentimenti.

BELIAL

L’espressione mutò. Il volto dell’Ira, un’espressione che raramente si era visto sul viso dell’angelo caduto. L’estremo odio che si tramuta in rabbia, gli occhi che diventano più lucidi e la violenza che avanza implacabile come un fiume in piena.
“Avete appena firmato la vostra condanna, Azrael…” disse serio come mai era potuto essere con la Morte. Sapeva bene di essere disarmato, ma avrebbe trovato il modo di affrontarlo anche a mani nude, ma prima di lanciarsi contro di lui i suoi occhi si posarono su Alariel. Respirava a fatica, ma era ancora viva.

ALARIEL

Sentì solo il colpo sul viso che le fece sbattere il capo contro il muro e in quel momento mentre gli dava le spalle sentì la falce colpirla. Non avvertì subito il dolore, solo un colpo gelido, diventare immediatamente caldo come l’inferno stesso mentre lentamente realizzava la sensazione della carne aprirsi, il sangue colarle sulle vesti troppo leggere e le forze iniziare a svanire. Un attimo lungo un’eternità prima di sentire il viso e il resto del corpo colpire il pavimento. Respiri brevi e rauchi mentre sentiva perfettamente tutto ciò che le accadeva intorno. Mentre sentiva le parole di Belial.
Allungò poi la mano verso di lui, sollevata da terra. Un attimo di lucidità, era disarmato dopotutto… Lentamente la sagoma dell’Atra Mors prese forma sotto le sue dita. La teneva appena sollevata da terra sfruttando quel poco di forza che è caratteristica di chi sta per morire ma ancora non vuole rassegnarsi. Un altro suono rauco dalle sue labbra mentre la spada infernale si era ormai completamente materializzata.
E intanto, il suo sangue, più scuro e denso di quanto non fosse mai stato, sembrava bruciare e corrodere quasi il tessuto intorno alla ferita, così come la superficie del muro di mattoni, così come le vesti e la lama di colui che l’aveva colpita.

BELIAL

Il suo moltiplicarsi non era stato invano. Dalle pareti, intangibili, uscirono due esatte copie di Belial con una velocità impressionante. Uno raccolse la spada che subito finì fra le mani dell’originale e uno, discreto e delicato, raccolse Alariel dal pavimento. Il sangue che sgorgava dalla ferita che sembrava quasi rimarginarsi, non ci pensò, solo trattenne il sangue che sotto le luci infernali prendeva un colore più scuro da quello che si ricordava.
Belial roteò la spada con una mano sola. La sua spada, il cimelio che meglio lo completava, nessuna arma come lei. Lanciò via il cilindro in modo da poter avere i movimenti più sciolti e si preparò ad attaccare, l’ira negli occhi e l’odio nelle vene.
“L’ho sempre detto che siete uno stupido…”

AZRAEL

Non ebbe nemmeno il tempo di reagire, troppo veloci i movimenti di Belial che si serviva dei suoi cloni. Solo pose la falce in posizione di difesa, pronto per l’ennesima battaglia e pronto a non desistere come era accaduto l’ultima volta durante la quale la vergogna era riuscito a coglierlo. Si ripromise che non sarebbe più successo ed era intenzionato a colpire nel vivo Belial. In parte c’era riuscito, ma ora toccava a lui. Troppo facile attaccare ciò che lo circondava. Ad Azrael interessava lui.

ALARIEL


Gli occhi chiusi mentre si sentiva appena sollevare e si ritrovò tra le braccia di una copia esatta del suo angelo. Troppo debole e dolorante per opporsi, come di solito usa fare, quando si ritrova a che fare con solo una copia dell’originale, specialmente perché in quel momento era altro a cui doveva pensare il suo Angelo, quello vero. Portò una mano dietro la schiena, alla ferita che ancora colava di quel liquido denso e scuro che somigliava più alla sua pelle che al suo sangue. La ferita profonda bruciava come l’inferno stesso mentre tentava a fatica di voltarsi per poter vedere con i suoi occhi l’ennesima disfatta dell’Angelo della Morte, perché sapeva che quello sarebbe stato. Si osservò il liquido scuro sulle mani lasciandosi sollevare dal clone, i cui abiti macchiati di sangue iniziavano lentamente a corrodersi e sparire proprio come la vestaglia leggera della drow, di cui sulla schiena e sotto di essa non rimaneva praticamente nulla. Ancora sangue e veleno uscivano e la ferita pulsava senza accennare a mutare. Sollevò poi la mano reclinando indietro il capo sulla spalla dell’Angelo per poterlo osservare, e indicò, con la mano da cui ancora colava quel sangue troppo scuro e denso per essere semplicemente il suo sangue, l’arma della morte imbrattata di quel liquido sgorgato dalla sua ferita.
“La sua falce...”
Non disse altro, mentre sulla lama e sugli abiti dell’Angelo della Morte, quel liquido scuro e denso sembrava iniziare lentamente a corroderne la lega luminosa e il tessuto scuro..

AZRAEL


Sentì la falce scottare e sentì su stesso quel bruciore. Fu un ringhio proveniente dalle sue labbra e uno sguardo sconcertato alla falce che sembrava ribollire, sporca del liquido nero che non parveva sangue, ma qualcosa di molto peggio. Scattò all’indietro con velocità, scuotendo l’arma per aria cercando di liberarsi dalla sostanza.
“Cosa diavolo avete fatto?!” l’urlo spezzò l’aria, vibrarono le ombre producendo un sibilo, quasi fossero vive. Come se temessero ancora la Morte.

BELIAL


“A quanto pare le parti si sono invertite.. Quali buffe coincidenze…” puntò la lama dell’Atra Mors, fidata spada dei tempi andati, la punta contro la gola dell’Angelo della Morte. Il ghigno che si ampliava sul viso dell’Angelo che ora come non mai sembrava il Male incarnato in un solo uomo.
Puntò gli occhi in quello visibile di Azrael e non accennò ad abbassarlo come non accennò a ritrarre la spada. Si godette lo spettacolo dell’Angelo della Morte sconcertato e spiazzato e rise. Scoppiò in una fragorosa risata mentre era pronto per sferzare un colpo senza alcun ripensamento. Tutto ciò che voleva era fargliela pagare, per l’ennesima volta. Per tutti gli affronti, per tutte le volte che aveva osato troppo.
La copia del demone si osservò la stoffa della camicia curioso dall’effetto che aveva provocato la sostanza che avrebbe dovuto essere sangue, ma non se ne curò affatto. La strinse a sé senza alcun timore e indietreggiò di nuovo per trovare occasione di fuggire lontano e poterla curare. Non si preoccupava più di tanto, al contrario sapeva che all’Inferno avrebbe presto trovato come guarirla.

ALARIEL

Aveva il dubbio che presto o tardi le sarebbe successo qualcosa del genere, l’aveva già visto su sua madre, ma non pensava che prodotto dal suo corpo l’effetto sarebbe stato così devastante. Strinse la mano della copia dell’angelo che la tiene tra le braccia, constatando che quel veleno prodotto dal suo corpo non sembrava avere alcun effetto su di lui, ma solo su ciò che di materiale lo contornava.
Un respiro breve e faticoso, poiché la ferita sulla schiena non accennava a mutare, solo il bruciore, il dolore intenso e la sensazione spiacevole di quella sostanza densa che ne fuoriusciva corrodendole l’abito leggero, colando densa sul pavimento.
“Non… portatemi via… voglio vedere…”
Perché si, l’ultima volta non era riuscita a vedere, e non desiderava altro in quel momento che assistere alla disfatta di quell’Angelo della Morte che tanto l’aveva umiliata, e aveva tentato di fare del male a sua figlia, aveva tentato di rovinare quella piccola serenità che tanto faticosamente la bambina si era costruita e... beh poteva desiderare altro se non la sua disfatta?
Si voltò con la testa di lato, sul volto l’espressione di chi non sembra avere ancora molte forze. Si avvicinò al suo viso sfiorandogli le labbra con la mano sporca di quella sostanza il cui odore e sapore era medesimo a quello del suo sangue.
“Fatelo per me... per favore...”

AZRAEL

L’unico occhio sano puntato su Belial, la falce che sembrava sciogliersi da un momento all’altro lo faceva stare male. Male come non lo era mai stato, il legame forte come non mai.
“Voi, lurido…” riuscì solo a pronunciare mentre cercava di mantere la sua solita glacialità che vacillava ormai inesorabile in qualcosa di estremamente preoccupato.

BELIAL

“Non sprecate energie, Azrael..” lo interruppe Belial, sorridente come non mai.
Il colpo che si carica per colpirlo, per dargli ciò che si meritava. Ancora una volta, pensò, avrebbe avuto la sua vendetta per aver osato tanto e per giunta davanti a lui.
Azrael, però, non era uno sprovveduto e captato il pericolo iniziò a svanire in una nebbia densa e nere. A svanire lentamente per fuggire altrove dove avrebbe trovato come rigenerare se stesso e il suo strumento di Morte.
L’angelo caduto roteò gli occhi e lasciò la spada scivolare la spada lungo il fianco, abbandonando la posizione d’attacco. Scoppiò di nuovo a ridere fragorosamente alzando gli occhi al cielo.
“Vile, nient’altro che un vile…” schioccò la lingua contro il palato tornando poi serio. Lo conosceva abbastanza da sapere che non sarebbe più tornato da loro. Almeno non in quel momento, troppo occupato a chiedersi cosa fosse successo alla falce, lo strumento della Morte. Indispensabile per il suo compito. Belial ne rise di nuovo poi si avvicinò ad Alariel che ancora giaceva fra le sue stesse braccia poiché potesse vedere la scena come gli era stato chiesto. Le scostò una ciocca di capelli da viso e le sorrise come era solito fare a lei.
“Siete stata.. Magnifica..”

ALARIEL


Inspirò profondamente allungando le mani in avanti nella direzione del Belial originale, ricercando protezione, o qualsiasi altra cosa tra le sue braccia, non tra quelle di una copia. Un altro piccolo suono rauco mentre tentava di prendere aria nuovamente, sentendo come se questa le svanisse istantaneamente dalla ferita sulla schiena.
Inarcò appena la schiena in avanti, con quasi le lacrime agli occhi perché lo sforzo non doveva essere indifferente… e solo in quel momento fu come se tutte le macchie del suo sangue perse in giro per la sala, sui suoi abiti, sul pavimento, sul muro, tornassero alla loro origine, come fossero quasi animate da una forza invisibile.
“Cosa sta... succedendo...” ovvio non poteva vederlo, se non fosse stato sulla schiena forse si sarebbe accorta di come quella sostanza scura e dolce stava tornando a rimarginarle la carne ferita, a cancellare completamente quello che è lo squarcio lasciato dalla falce.
“Cosa sta facendo…” le lacrime agli occhi, ricercando un abbraccio o qualunque cosa potesse farla star meglio in quel momento.

BELIAL


Lasciò la spada alla sua copia che svanì così come era arrivato. La raccolse fra le proprie braccia e continuò a sorridere poiché, seppur confusa, era ancora viva con una capacità nuova che non gli era passata inosservata. Seppur ancora serbasse la rabbia sfociata poco prima nella sua mente.
“Riuscite sempre a stupirmi.. E non è cosa da poco…” sussurrò mentre le baciava la fronte e si diresse in direzione contraria a quella che aveva intrapreso per tornare nelle proprie stanze.
“Ne parleremo quando starete meglio.. E quando taglierò la testa a quel vile verme..” si avviò lentamente, accogliendola contro il suo petto caldo e ancora imbrattato del suo stesso sangue che ormai non colava più, bloccato dal suo stesso potere.
Lì, un luogo che per tutti era fonte di sofferenza e tormento, lei avrebbe trovato ciò che tutti temevano. Avrebbe trovato la cura e la pace, in un luogo in cui regnava solo la devastazione e il tormento mentale e fisico.

ALARIEL

Il corridoio si ripulì completamente, ogni macchia sembrava essere tornata alla sua origine, e la sua ferita si era ormai completamente cancellata. Nessuna cicatrice, nessun segno sulla pelle a testimoniare cos’era successo, nemmeno più il dolore, solo la stanchezza di aver compiuto qualcosa che era ancora al di fuori delle sue capacità.
Ci sarebbe comunque voluto del tempo prima che il potere si potesse manifestare nuovamente in tutta la sua devastante completezza, ma è nei momenti più disperati e inaspettati che si verificano le cose più straordinarie.
Sollevò la mano riaprendo gli occhi e la poggiò sulla guancia dell’angelo sospirando appena, decisamente meno a fatica delle volte precedenti.
“Promettetemi che finchè resteremo qui sotto non andrete a cercarlo Belial… lo fareste per me? Non voglio... che mi lasciate sola... nemmeno un momento...”
Dopotutto era li sotto per stare con lui, non per rimanere da sola in quel luogo sconosciuto mentre lui andava a compiere missioni vendicative.
Sollevò poi anche il viso, carezzando appena con il proprio quello di Belial, sino ad avvicinare le labbra alle sue.
“Promettetemelo... non vi chiedo altro...”

BELIAL

“Sapete che non posso dire di no alle vostre promesse..” sorrise mentre ancora camminava e vide sul viso di lei la bellezza delle cose pure e rare e al contempo corrotte che tanto reputava perfette.
Contemplò il suo viso sino ad arrivare all’enorme porta di marmo nero e poi entrò.
Chi può dire cosa sia l’Inferno o cosa sia il Paradiso? Solo quando si trova qualcosa che lenisce le ferite e si ritrova la leggerezza, si può dire di avere trovato il luogo che fa per noi.
Lei lo aveva trovato lì, fra il tormento e la distruzione.

Belial

Alariel


Azrael

 
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_mika_chan_
view post Posted on 8/5/2010, 12:52




Venerdì notte - 30 aprile 2010
Camera di Marleen & Harlan
-Harlan è seduto sul letto con Layla a leggere un libro, mentre Marleen è uscita a fare spese-

Il mio ritorno a quella che io chiamo casa ha portato grandi novità. Ho scoperto che Marleen aspetta una altro figlio.. un maschio, sembrerebbe.. dovremmo decidere il suo nome. Mi perdo a pensare come sia differente questa notizia da quella che ricevetti quando Marleen aspettava Layla.. al tempo non stavamo neppure più assieme e adesso.. adesso ci siamo spostati per tre volte e siamo in attesa del secondo figlio. E’ strano come in poco meno di un anno la mia vita sia così radicalmente cambiata. Nel mio petto è tornato a battere un cuore.. di nuovo.. quel cuore che avevo cercato di fermare a tutti i costi adesso è di nuovo al suo posto, pulsante. Mi perdo a pensare quando una mano mi tocca una guancia.. è la mia bambina “Papà?” mi guarda con quei suoi occhini grandi e mi sorride “hai brutti pensieri?” scuoto la testa e le sorrido.
“Veramente stavo pensando a quando la mamma mi ha detto che aspettava te.. è stato grazie a te che io e la mamma siamo tornati assieme sai?” lei mi guarda ridendo ed annuisce “me lo avete detto un sacco di volte!” la storia mia e di sua madre.. potrebbe raccontarla a tutti.. quasi ne sa più di noi.
Torna a guardare il suo libro e mi indica una figura scoppiando a ridere. E’ uno dei tanti demoni che vivono agli inferi. Lo guardo e sospiro.. un tempo sarei stato fiero di essere uno di loro.. adesso, non mi interessa più. L’unica cosa che davvero conta per me sono mia figlia e mia moglie.. e sto facendo quello che posso per riunirmi a loro.
Sorat è stato categorico: “dimostrami quanto vali ed io deciderò se farti tornare da loro”. Lo so che l’unico motivo che lo farà desistere è quando Layla sarà grande.. in modo da poter prendere lei al mio posto ma.. forse.. se solo riuscissi a fare qualcosa per impedire tutto questo.. soltanto.. potessi scoprire come liberare la mia famiglia da questo patto! Non farei mai soffrire i miei figli le stesse pene che ho vissuto io sulla mia pelle. Io e Blanche siamo stati per così tanto merce di scambio per l’inferno.. che neppure ci siamo potuti voler bene come fratelli.. ed ora eccomi qui.. a dover combattere lo stesso destino dei miei figli.
“Papà guarda.. questo non è zio Sorat?” Layla mi indica un demone ed io annuisco “Si è lui ma.. Layla.. dovresti smetterla di chiamarlo zio.. sai che a mamma non piace”
Lei mi guarda ed annuisce. Poi abbassa lo sguardo e diventa di colpo triste.
“Che succede Layla? Ti ha forse fatto qualcosa?” sono preoccupato.. vedere mia figlia triste mi stinge il cuore..
“No papà.. zio.. cioè Sorat.. è sempre stato gentile con me.. ha detto che mi vuole bene e che quando sarò grande potrò salvare te e la mamma sai?” mi guarda coi gli occhi pieni di lacrime ed io l’abbraccio e la stringo forte a me.
“Non devi ascoltarlo piccola mia.. non devi farlo.. Sorat vuole solo che tu faccia quello che vuole lui.. non vuole bene a nessuno se non a se stesso..e ti prego.. ti supplico.. non dir mai di si ad una sua richiesta.. me lo prometti?” la allontano appena da me per poterla guardare negli occhi e lei annuisce e cerca di asciugarsi le lacrime.
“Mi manchi tanto papà.. manchi tanto anche a me.. non solo alla mamma.. ma.. io non posso lasciarla sola sai? Perché la mamma è triste se me ne vado anche io..” La guardo cercando di calmarla e annuisco. Le bacio la fronte e le faccio segno di stare calma.
“Nessuno ti obbligherà a lasciare la mamma Layla.. sono andato via per questo.. perché voi due poteste rimanere assieme.. lo sai vero? E poi adesso.. adesso avrai pure un fratellino.. non sei felice?”
Lei mi guarda con gli occhioni pieni di lacrime e scuote la testa “ma papà.. fagiolino non rimarrà con noi.. e io e la mamma saremo di nuovo sole!” mentre mia figlia scoppia a piangere io sgrano gli occhi.
Non riesco a capire il motivo per cui ha detto una cosa simile.. visto che venendo via da Return io ho liberato Layla da ogni vincolo con Sorat.. e.. il bambino.. Sorat neppure sa che esiste!
Cerco di rassicurare mia figlia per come posso. Non è facile.. è come sua madre, tendente al melodramma. Però la coccolo un po’ e alla fine riesce a calmarsi un pochino.
“Tesoro.. voglio che tu capisca che se io me ne sono andato è perché tu e la mamma.. ed il fratellino.. poteste finalmente stare assieme. Nessuno vi separerà mai.. ci siamo capiti? E fagiolino rimarrà con voi.. anche dopo che è nato.. te lo prometto”
Layla mi guarda ed annuisce. Però subito dopo abbassa lo sguardo, come se fosse colpevole di qualcosa.. chiude il libro che stavamo guardando e poi rimane a fissarlo. Non riesce a guardarmi e.. ho paura che Sorat le abbia fatto fare qualcosa di male.
“Layla cosa c’è.. lo sai che puoi dirmi tutto vero? Non preoccuparti.. qualsiasi cosa tu abbia fatto.. la risolveremo ok?”
Le alzo il visino con le mie mani e lei ha di nuovo gli occhi pieni di lacrime.
“E’ un segreto papà.. non posso dirtelo.. l’ho promesso alla mamma.. ed io non voglio rendere triste la mamma.. è già tanto triste perché non ci sei.. io non posso dirtelo..” scuote la testa e si libera dalla mia presa. Scende di corsa dal letto e va in camera sua chiudendosi dentro. La seguo e mi fermo dall’altra parte della porta e la sento piangere. Appoggio la mia mano aperta sulla porta e le chiedo di aprirmi, ma non mi risponde, solo continua a piangere.
Non ho idea di quale sia questo segreto.. ma non voglio continuare a vedere mia figlia piangere.. per proteggere un segreto che Marleen conosce ma che non mi ha detto. Mi fermo a riflettere su quanto mi ha detto Layla stasera e cerco di capire.. ma l’unica che potrà darmi una spiegazione vera è solo Marleen.
Così mi siedo in poltrona, di fronte alla porta e resto li.. in attesa del suo arrivo.
Prima di tornare sulla Terra devo sapere cos’è che mi sta nascondendo.

Marleen
Sto praticamente correndo verso la mia stanza… incontrare Blanche mi distrugge psicologicamente ed emotivamente. Io non vorrei mentire all’amica ed alla cognata, e non DOVREI mentire all’Erinni, ma posso forse permettermi di essere sincera? Di guardarla negli occhi, mentre mi fissa con lo sguardo indagatore di chi *sa*di non sapere tutta la verità, e dirle ‘No, bhè, sciocchezze… ho solo stretto un patto con Sorat, vendendogli il bambino in cambio della libertà di Harlan, poi però Lucifero s’è risentito, quindi il bambino se lo prenderà lui e con tutta probabilità Sorat, quando lo scoprirà, si vendicherà portando via per sempre, o addirittura uccidendo, tuo fratello e tua nipote… ordinaria amministrazione, insomma…’
No. Non posso permettermelo. Ma non posso nemmeno credere di poterle mentire e passarla liscia… perché se scoprirà, o meglio, quando scoprirà cosa ho fatto… non voglio nemmeno pensarci. Sono qui, finalmente, con la torta panna e cioccolato che ho comprato per festeggiare i due giorni di Harlan a Return, davanti alla porta della mia stanza, della stanza in cui mio marito e Layla mi stanno aspettando: varcherò quella porta, piazzandomi in faccia un sorriso allegro, ed avrò tutto quello di cui ho bisogno… la paura ed il disagio svaniranno in attimo, sconfitti dal calore e dall’amore delle persone che più amo al mondo…

Harlan
Alzo lo sguardo quando sento giungere Marleen. Rimango nella mia posizione, nell’attesa che varchi la porta di camera. Layla si è addormentata, sento il suo respiro calmo, segno che è finalmente tranquilla. Sono curioso di scoprire quale sia questo segreto. E bè, adesso direi che ci siamo.
Quando Marleen apre la porta l’accolgo, con le braccia incrociate al petto e seduto in poltrona. La fisso seriamente
“Bentornata.. ti stavo aspettando.. sai.. io e Layla abbiamo parlato e.. c’è una cosa che mi incuriosisce..”
Probabilmente sentirà tutto e saprà tutto prima ancora che io apra bocca.. infondo sono ore che mi scervello su quanto accaduto.. e su quale possa essere questo segreto.

Marleen
Ancora prima che Harlan parli, i suoi pensieri mi colpiscono come uno schiaffo. So che vuole la verità, e che non riuscirò a inventare nessuna nuova scusa plausibile… perché mi guarderà negli occhi, e questa volta capirà che sto mentendo. Nel panico più totale, non riesco a fare a meno di continuare a fingere, ostentando tranquillità: avanzo sorridendo verso di lui, appoggiando la torta sul tavolino ed iniziando a scartarla. “Se ti riferisci riferisci alla storia degli elfi e delle orecchie, io l’avevo detto solo per scherzare… poi lo sai come sono i bambini, prendono tutto sul serio… vado a prendere i piattini per la torta…”

Harlan
Sospiro.. e scuoto la testa. Rimango impassibile a quella sciocca scusa.. lo sa bene che non crederei mai ad una cosa simile.. allora per quel motivo finge in questo modo.. “Marleen non fraintendermi.. io ti amo.. ma a volte mi domando se tu pensi davvero che io sia idiota..vorrei sapere qual è questo segreto che Layla non può dirmi.. perché ti renderebbe “triste”.
Vorrei saperlo prima di partire.. visto che credo sia qualcosa di importante”
Non c’è accusa nelle mie parole, solo una richiesta di spiegazione.. La riceverò questa volta?

Marleen
Mi fermo, a metà del mio cammino verso la cucina, e mi giro lentamente verso di lui. E’ la fine. “Sei… sicuro di volerlo sapere? Anche se questo segreto probabilmente ti porterà a detestarmi? Non puoi… farti bastare… che ti dica che ho combinato un casino, ma che l’ho fatto solo per amore tuo e di Layla? Non… farmi dire qualcosa che distruggerà tutto…” E’ stupido quello che gli sto chiedendo, me ne rendo conto mentre pronuncio queste parole, ma non posso fare a meno di tentare… almeno di avere ancora qualche altro secondo… prima dell’avverarsi del mio incubo peggiore, un incubo da cui so già che non mi sveglierò mai più

Harlan
La guardo e bè, inizio davvero a preoccuparmi. Insomma pensavo fosse qualcosa di grave ma non così grave. Mi alzo dalla poltrona e mi avvicino inclinando appena la testa. Il mio sguardo rimane fisso su di lei
“Marleen.. credi davvero che.. dopo che hai detto queste cose io.. non voglia saperlo? Se necessario costringerò Layla a parlarmi di quanto sa.. non costringermi a usare Layla per sapere quanto tu sia stupida..”

Marleen
Scuoto debolmente la testa. “Layla sta già soffrendo abbastanza, non voglio che sia coinvolta ulteriormente… è solo colpa mia… e tocca a me confessarti tutto…” Prendo respiro, come se fosse l’ultima volta nella mia vita. Ed in fondo è così. E gli racconto tutto, dalla prima visita di Sorat e la sua proposta, al patto, alla sera in cui Lucifero mi ha scoperta, a come è stato segnato il destino di nostro figlio prima ancora che fosse concepito… tutta la verità mi esce dalle labbra come un fiume in piena, come se tutti questi mesi in cui è stata celata l’avessero, in realtà, rafforzata. Ed è così, è cresciuta, alimentata dalle bugie che ogni giorno ho dovuto raccontare, creando un castello di carta troppo alto per essere stabile. Insieme alle parole escono le lacrime, disperate, inarrestabili, inutili. Questa volta nulla potrà giustificarmi… non riesco nemmeno a guardare Harlan negli occhi, tanto sento il suo disprezzo crescere dentro di lui… aspetto solo che mi esploda in faccia, mi travolga, mi annienti.

Harlan
L’ascolto.. o per lo meno ci provo.. tanti pensieri mi passano per la mente mentre mi riversa addosso la verità.. tutta la verità che mi ha nascosto in questi mesi. Non riesco a credere di essere stato così cieco da non accorgermi quanto stava accadendo proprio sotto ai miei occhi. La guardo, e mentre piange e si dispera, mentre mi rivela ogni dettaglio.
Faccio un passo indietro e continuo a guardarla ma non la riconosco, quella donna non è Marleen.. non è colei che ho sposato. Sa bene quanto io abbia sofferto per essere stato “venduto” agli inferi.. quanto abbia odiato mio padre per quello che mi aveva fatto.. allora perché anche Marleen ha fatto lo stesso?
Vendere il mio futuro figlio.. prima a Sorat e poi a Lucifero.. per cosa? Per salvare me? Perché non si è fidata di me quando le avevo promesso che avrei risolto le cose? Perché?
Non riesco a dire nulla, solo pensieri.. pensieri che per lei saranno come parole.. Mi volto e le do le spalle. Mi avvicino alla poltrona e recupero la giacca.
Il mio soggiorno a Return.. temo sia concluso..

Marleen
Pensavo di essere pronta alla reazione di Harlan, e invece non riesco nemmeno a reagire di fronte alla valanga di pensieri che mi travolge e mi sommerge… il suo disgusto, la delusione, l’amore tradito, la fiducia che si sgretola ad ogni battito del suo cuore… preferirei che mi urlasse addosso, che mi insultasse, perfino che mi facesse del male… piuttosto che questo silenzio così pesante e gelido, come un blocco di marmo… mentre ciò che pensa di me, dell’unica donna che abbia mai amato e di cui si sia mai fidato, è talmente rumoroso da diventare insopportabile. Posso cercare giustificazioni? Invocare il perdono?
No… non posso, perché ha ragione… Harlan ha dannatamente ragione, ed io non sono altro che un’idiota che ha rovinato tutto, la propria vita e quella delle due persone che danno un senso a quella vita stessa... ma non voglio che se ne vada. Stupidamente, ingenuamente, una parte di me fino si è illusa fino all’ultimo che potesse capire… quello che in realtà è incomprensibile, inconcepibile. “Harlan…ti prego, non andartene… io l’ho fatto perché ti amo… e volevo che ritornassi qui, e rimanessi con me per sempre…” Gli prendo un polso, come se bastasse a trattenerlo, come se quel contatto disperato potesse trasformarsi in un abbraccio…

Harlan
Raccolgo la giacca e me la infilo. Faccio per voltarmi quando lei mi ferma per il polso e mi chiede di perdonarla.. come poso perdonarla? Come posso perdonare colei che ha fatto quanto fece mio padre? Sa perfettamente che non posso.
Strattono il braccio e la costringo a lasciarmi e senza dire nulla mi avvio verso la porta. Appoggio la mano sulla maniglia ma mi fermo. Sospiro e mi volto a guardarla.
“E’ finita.. tra noi due.. è tutto finito..” detto questo apro la porta e la richiudo alle mie spalle. Lasciando Marleen da sola.. quella donna che ritenevo mia moglie adesso.. non lo è più.. per me è solo un’estranea.
Mi allontano e penso. Come salvare i miei figli dal mio stesso destino? Non ne ho idea.. ma voglio farlo.. voglio riuscirci e voglio far si che almeno loro, possano scegliere.
 
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°Magggg°
view post Posted on 9/5/2010, 16:00




Non esco da questa stanza da oltre due giorni, e, detto tra noi, è meno frustrante di quanto non possa essere l'idea di dover uscire e fare incontri che possano essere più che sgradevoli.
Non credevo sarei mai arrivata a tanto, non credevo sarebbe capitato proprio a me, vivere da reclusa per evitare di subire qualcosa di peggiore.
Perché non è semplice paura.
Non è quel sentimento vigliacco che coglie i codardi, coloro che non sono in grado di affrontare nulla che possa semplicemente distoglierli da quella che è la perfetta visione della loro tranquilla esistenza.
È semplicemente la consapevolezza di trovarsi contro qualcosa a cui non ci si opporre, è quel terrore profondo che mi spinge a tener chiuse le finestre quando sono sola, a concentrarmi su ogni singolo rumore che proviene dal corridoio o dal giardino, che sembra anche solo diretto verso di me.
Il cielo è coperto oggi… Sono sola come sempre e fa meno caldo dei giorni precedenti... Ho acceso il caminetto pensando che forse Erordia ne sarebbe stata felice al suo ritorno.
Ho passato diverse ore qui, seduta sul divano osservando di tanto in tanto la stanza, a volte distrattamente il cielo grigio.
Ho ascoltato il silenzio e quella piacevole sensazione di solitudine. Di quella che si è consapevoli non durerà a lungo. Ho imparato ad attendere, a scoprire il piacere di sentir passi conosciuti sulla strada del ritorno. Ho imparato quanto possa essere piacevole l’aprirsi di una porta e veder spuntar da dietro di essa un viso familiare dopo una lunga attesa.
Non credo che sia completamente svanito quello che ero.
C’è ancora, da qualche parte dentro di me, e non è certo il giudizio di chi mi conosce o conosceva che potrebbe spaventarmi, o impaurirmi, so quello che sono, so quello che ero, e so che ciò che c’è dentro di me, ciò che mi ha resa quello che sono è pronto ad uscire ogni volta che ne avrò bisogno.
Ma non credo sia un reato, per una volta, avere certe priorità e godersi alcuni piaceri che non si son mai considerati come tali.
Specialmente ora, che sento la mia esistenza in pericolo come raramente è stata.
Ho pensato e sto pensando continuamente e a lungo alla mia situazione.
Dicono che ogni male che si deve soffrire, è perché ce lo si è procurato da sé, ma non sono proprio cerca che quello che mi spetterebbe sarebbe davvero paragonato al mio gesto.
Mi chiedo se, piuttosto, Damien non stia semplicemente approfittando della situazione per poter vendicare se stesso, non le voci che gli ronzano nella testa.
Mi chiedo se possa valer qualcosa, nella mia posizione, la consapevolezza che dopotutto, ciò che ho fatto, l’ho fatto seguendo quella che è la legge della mia gente. Se noi drow, che creiamo le nostre leggi, non puniamo l’assassinio, soprattutto tra consanguinei, chi sono loro per poter dire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato?
Che puniscano uomini, demoni e angeli. Ma noi drow abbiamo le nostre leggi, abbiamo le nostre credenze e le nostre divinità... possono davvero loro decidere ciò che per noi è giusto e ciò che per noi è sbagliato?
Credo sia un punto che chiarirò al più presto con Belial, poiché se chi governa il nostro mondo non si è mai intromesso in faccende di altre realtà, possono davvero loro giudicar sbagliate leggi che noi abbiam creato per governare su noi stessi? Chi sono per poterlo fare davvero?
Ho idea che in tutti i casi, le mie motivazioni saran comunque considerate inutili, e se da sola non posso difendermi ormai ho imparato che è bene metter da parte l’orgoglio e chiedere aiuto, almeno quando è possibile ottenerlo senza dover temere di esser in debito, o in obbligo.
Ed è strano, non mi era mai capitato di poter semplicemente chiedere qualcosa, ottenere un aiuto, senza dovermi preoccupare di dover ripagare in qualche modo il debito.
Non mi era mai… capitato di potermi fidare così completamente di qualcuno, e se all’inizio mi causava qualche problema, un po’ con la mia coscienza, n po’ con il mio istinto, ora mi rendo conto che non vi è sensazione più piacevole di questa. Il sapere di avere accanto qualcuno di cui potersi fidare, incondizionatamente, per qualsiasi cosa.
Sono sempre stata abituata ad essere tradita, perché da dove arrivo il tradimento è la base stessa cu cui è fondata la nostra società.
Sono sempre stata abituata a tradire e a venir tradita, a punire i miei traditori e a nascondere i miei tradimenti. Stupisce persino me stessa l’essere in grado di donare tutta questa fiducia, e soprattutto di saperla ricambiare. A volte, mi capita di rendermi conto di essere… infinitamente orgogliosa di me stessa, per essere riuscita a tener fede all’impegno preso, per essere… per la prima volta nella mia esistenza meritevole di fiducia... per... essermi resa conto che dopotutto non desidero nemmeno nulla di diverso da quello che ho.
E penso che non voglio nemmeno chiedermi cosa potrebbe accadere se in un modo o nell’altro, questo delicato e meraviglioso equilibrio andasse incrinandosi anche solo di poco... Perché lo so, perché mi fido... e questo basta...
Sono le quattro ormai... Sento L’aria umida all’esterno nonostante le finestre siano chiuse e prendo un volume a caso dalla libreria. Ne assaporo il profumo delle pagine e mi chiedo se l’abbia mai sfogliato…
Mi siedo a terra sul tappeto, davanti al camino mentre inganno l’attesa del ritorno leggendo Shakespeare.
Poi la sento cantare... Sorrido e mi rendo conto che lei c’è ancora. Mi alzo lentamente, per andare da lei. E alla faccia di chi si sente in grado di giudicarmi… mi rendo conto che non potrei desiderare niente di diverso da quello che ho.

Blaenil


 
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..Kady..
view post Posted on 10/5/2010, 00:22




Camera di Lyra, questa sera.

E' come se il mio corpo stesse lentamente, inesorabilmente staccandosi dalla mia anima. Riesco a sentire distintamente la mia aura, la preoccupazione dei miei genitori.. le loro così buone intenzioni nei miei riguardi. Ma niente di tutto quello che hanno fatto per me è servito a farmi risvegliare da questo torpore che da due giorni ormai mi tiene prigioniera della febbre, del dolore. Ci sono stati alcuni minuti durante i quali ho creduto di morire, il mio cuore era così debole che a stento lo sentivo battere.. respiravo a malapena e le poche volte che sono riuscita ad aprire gli occhi vedevo attorno a me visi confusi, agitati. Leggevo in quelle immagini sfuocate che la febbre alta mi permetteva o meglio, non mi permetteva di vedere bene, la paura che qualcosa potesse andare male.
Ma non sono morta. Ho sentito la mia mente delirare, il mio corpo tremare, il mio cuore abbandonarmi eppure è stato come se.. una forza incontrollabile mi avesse impedito di entrare per sempre nelle Tenebre.
Sono ancora qui. Sento mia madre dire che tutto ciò è strano, che forse sto acquisendo un potere troppo grande che non riesco ad assimilare. E' capitato anche nel Teschio quando ancora ero una bambina.. la febbre alta aveva portato i miei artigli di adamantio ed i miei doni di Veela, un essere ammaliante con uno sguardo capace di uccidere.
Ma io non voglio uccidere, oh.. se solo potessi svegliarmi e dir loro della notte scorsa.. di ciò che è successo con quella creatura evanescente, di quanto mi abbia fatto bene il suo contatto!
E' stato come se i nostri corpi si fossero uniti nel più tenero degli abbracci. Mentre ci accarezzavamo sentivo la mia vitalità fondersi con la sua ed ho capito che non c'è e mai ci sarà niente di più dolce del poter condividere la propria essenza con qualcuno. Lei, la donna senza nome ne passato, è diventata come me.. carne e ossa, capelli biondi e occhi azzurri. Quegli occhi di quella particolare tonalità che distinguono una Veela, erano sul suo viso. E' stato come fissare uno specchio, come se il mio riflesso avesse preso vita in lei e.. è stato magico, inebriante e mi ha fatto capire quanta voglia di donare c'è in me, quanta bontà è nascosta nel mio essere.
La voce di mio padre mi allontana dai pensieri su quella meravigliosa esperienza, lo sento dire che la febbre sta lentamente calando. Mia madre gli risponde che il corpo pare brillare di una strana luce dorata, leggermente percepibile. Ma non riesco ad udire la voce più importante, quella della persona che amo e che amerò per sempre.
Tento di socchiudere le labbra per parlare - "Victor?" - non riesco a pronunciare bene il suo nome.. è come se avessi bevuto qualcosa di talmente forte da avermi bruciato le corde vocali. Ma dopo soli pochi istanti sento il calore della sua mano, non lo vedo ma sono sicura che è lui ed è qui, accanto a me. Mi parla piano - "Lyra" - la sua voce è calda, forte.. come se mi parlasse all'orecchio - "Lyra andrà tutto bene, la febbre è scesa di qualche grado" - la sua mano libera mi passa qualcosa di estremamente freddo sulla fronte. Forse del ghiaccio avvolto in un panno. Rabbrividisco mentre il mio viso si contrae in una smorfia - "Ti farà bene amore, è solo una borsa di ghiaccio." - lo sento baciarmi la mano e provo a fare un sorriso che però non riesce ad affiorare sulle mie labbra.
"Mi sento così.. leggera" - le parole pronunciate con una calma disarmante mi costano tanta fatica, al punto che devo prendere una profonda boccata d'aria per recuperare il fiato sprecato.
"Shht, no. Non devi parlare ora, devi dormire e domattina starai meglio, vedrai" - annuisco alle parole di mia madre, percepisco, non so come, la sua presenza così benevola ai piedi del mio letto.
Sinceramente non so cosa mi stia succedendo o cosa sia già successo al mio corpo. Non so se tutto ciò è stato provocato dall'incontro con il mio reale riflesso o se invece doveva accadere e basta. A dire il vero non so nemmeno se sopravvivrò fino a domattina.. o se questi momenti sono semplicemente gli ultimi della mia breve vita.
Ma lotterò, lotterò per tenermi stretta la mia esistenza, lotterò perchè voglio riabbracciare il mio amore, i miei genitori, mio fratello e le mie amiche.
Lotterò per me stessa e per poter rivedere quella creatura che ha aperto ai miei occhi un modo completamente nuovo. E quando tutto questo sarà solo un brutto sogno la stringerò a me e la ringrazierò perchè da oggi in poi parte di me vivrà in lei e parte di lei vivrà in me. Non so come ma so.. che sarà così.

Lyra

ps. chiedo scusa per gli orrori di ortografia e per i vari strafalcioni.. ma è pure l'1.20 del mattino ._." ed il poco di cervello che mi è rimasto è andato in vacanza.
 
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RebelGrrrl
view post Posted on 16/5/2010, 21:40




ALARIEL

La drow era nella sua stanza, seduta sulla finestra, con lo sguardo verso il cielo limpido e verso la pallida luna, che ne illumina la pelle scura e lucida.
Sospirò appena muovendo le dita appoggiate sulle ginocchia strette al petto mentre sembrava delineare sulla pelle il profilo del paesaggio in lontananza. Anche se i suoi pensieri non erano certo rivolti al paesaggio di Return.
Probabilmente pensava all’inferno, a quel paesaggio così surreale e diverso da quello a cui dovrebbe essere abituata per natura, a quel paesaggio e a quel luogo che per la prima volta le era parso più piacevole di quanto non fosse stato, probabilmente di quanto non fosse in realtà per quelle anime per cui non era altro che destino, per tutte quelle anime che non potevano sperare di ricevere alcun trattamento di favore, per tutte quelle creature che non sarebbero state in grado di vedere in quel luogo la bellezza che vi aveva visto lei.
Allungò appena le gambe in avanti appoggiando il capo sullo stipide della finestra e chiuse gli occhi inspirando profondamente, spostando la mano ad accarezzare il dorso della piccola vedova nera che stava appoggiata immobile e pacifica sulla sua spalla.

ERORDIA

Erordia spiava già da un po’ sua madre. La osservava curiosa e appena sorridente dalla porta in fondo alla stanza. Sapeva che forse l’aveva percepita, ma le piaceva il silenzio che si era creato e i sussurri dei pensieri di Alariel che aleggiavano tutti intorno. Se chiudeva gli occhi poteva sentirli, non capirli ovviamente. Ma sentire la voce di sua madre che parlava e, chissà, forse rideva dentro di sé. Le piaceva quando Alariel sorrideva, soprattutto quando lo faceva rivolta a lei. Si strinse nelle spalle, in imbarazzo quando realizzò che la stava spiando e forse a lei non faceva piacere.
Iblis, il suo ermellino, era rimasto accanto a lei seduto a pulirsi il musetto. Stranamente silenzioso, ma fu quando scosse il capo con particolare enfasi che il campanellino suonò ed Erordia lo fulminò con lo sguardo intimandogli di fare silenzio.

ALARIEL


L’aveva percepita già da un po’, ne aveva assaporato la presenza e l’aura disegnandola quasi nei suoi pensieri. Immaginandola come se potesse avere una forma tangibile, bella e delicata nell’aspetto proprio come era lei.
Nel sentire il campanello del piccolo ermellino si voltò di lato, nell’esatta direzione di Erordia e Iblis, donando un sorriso a sua figlia e allungando appena la mano nella sua direzione, un gesto delicato e aggraziato com’era nella sua natura.
“Mi stavi spiando Erordia?”
Non vi era alcun rimprovero nel suo tono, tutt’altro... La vicinanza della figlia che spesso e volentieri stava fuori con Belial per i suoi allenamenti quotidiani, era come una ventata d’aria fresca in una giornata afosa. Come il sentir il profumo delicato dei fuori in un luogo truce come il sottosuolo. Come veder la luna dopo infinite notti di tempesta.

ERORDIA


Erordia sorrise di rimando a sua madre e avvicinandosi, allungò la propria mano nella sua direzione. Gli occhi sgranati e luminosi come non mai.
Sua madre era l’unica certezza della propria esistenza e nessuno le avrebbe mai fatto cambiare idea.
Intrecciò le dita alle sue. Iblis sgattaiolò sulla spalla della padrona, attorcigliandosi al collo come una morbida sciarpa bianca e diafana.
“Io..” sospirò, scacciando l’imbazzo. “Be’, si” Ammise stringendo le dita sottili.. “Non volevo disturbarti… Perdonami, madre..”

ALARIEL


La osservò sospirando appena, poi presa la sua mano, minuta come la propria, solo appena più chiara, la avvicinò a se stringendola appena e spostandosi a baciarle le labbra leggera, come aveva sempre fatto da che Erordia era nata. Sorrise e scosse appena la testa.
“Non mi disturbi mai Erordia... tutt’altro... non sai quanto mi faccia piacere la tua presenza quando ci sei...”
E si stupì nell’accorgersi del tono comunque formale che sua figlia continuava ad usare con lei, tanto che la osservò un momento negli occhi per poi proseguire.
“Dimmi Erordia... io... ti metto forse in imbarazzo?”

ERORDIA

Non si imbarazzava quando era con lei, ma si sentiva così piccola di fronte alla figura della madre. Era cresciuta col desiderio di assomigliarle almeno un po’ e a volte, forse per la giovane età, si sentiva inadeguata, piccola e non abbastanza forte. Non avrebbe mai voluto che sua madre la vedesse vacillare, nemmeno per un secondo.
“No, non mi metti in imbarazzo.. Perché mi domandi questo?” e come un impulso irrefrenabile, ma assolutamente leggero ed affettuoso, strofinò la propria guancia chiara contro quella di sua madre, cercando un contatto dolce che solo con lei voleva avere.

ALARIEL

Fece scivolare il braccio dietro la schiena di Erordia, stringendola appena a se e lasciando che si godesse quel contatto, proprio come se lo stava godendo lei. Erano rari i momenti in cui rimanevano davvero sole, e forse, a volte, la mancanza di questo affetto così intimo un po’ riusciva a pesarle.
Spostò appena il capo per tornare a guardarla negli occhi, senza sciogliere quella specie di abbraccio. Non era propriamente imbarazzo quello che aveva percepito, ma non era stata in grado di trovare una parola migliore.
“Non… lo so esattamente Erordia…” parlava comunque con il sorriso sulle labbra “solo... a volte mi sembra di percepire... una strana formalità da parte tua è... solo strano... Dopotutto non mi devi nulla...” fece una piccola pausa, sicura di non aver espresso correttamente il proprio pensiero.
“Mi chiedevo... se non ti sentissi a disagio forse...”

ERORDIA

“Credo che sia.. Rispetto..” annuì a se stessa, ponderando bene ciò che sentiva per essere il più chiara e sincera possibile. “Non disagio, anzi..” solo ora sorrise come non capitava mai durante l’assenza della madre. “Vorrei passare molto più tempo con te…” lo sussurrò chinando la testa di lato per osservare distrattamente l’ermellino che si avvicinò col musetto al proprio naso. Erordia, quasi buffa, scosse il capo e sospirò infine.
“E comunque.. Io ti devo molto più di ciò che credi e.. Lo sai…”

ALARIEL

“Rispetto...” lo ripeté allungando poi la mano in direzione di Iblis e colpendogli appena il musetto con la punta delle dita.
“Lasciaci sole una buona volta Iblis... va a dar fastidio a Serqet che non vede l’ora...” rise appena per poi tornare a guardare Erordia quasi infastidita dalla presenza dell’ermellino, come se si stesse appropriando di un momento che non gli appartiene…
Tornò poi ad osservare la giovane per riprendere il discorso spostando la mano a carezzarle il viso con la punta delle dita.
“Vorrei solo che... tu pensassi di non dovermi niente e...” non lo sapeva nemmeno lei, non sapeva qual’era il rapporto giusto che doveva crearsi tra madre e figlia, ma conosceva il rapporto che aveva con Narwain, e non era nulla del genere.
“Sai, anche tuo fratello mi rispetta ma... è molto meno formale di te... mi chiama mamma, mi riprende, mi prende in giro e se faccio sciocchezze non si fa problemi a dirlo... io... vorrei che tu non pensassi di doverti comportare con me... come se fossi un gradino più in alto... capisci… cosa intendo vero?”

ERORDIA


Erordia rise sinceramente quando vide il visino interdetto del suo animaletto e lo lasciò scivolare lungo il braccio. Iblis con un balzo fu sul pavimento e si dileguò, quasi offeso dietro ad un divano.
“L’ultima volta Serqet l’ha quasi punto, non credo siano in buoni rapporti ultimamente..” per un attimo quell’affermazione la fece apparire come la ragazzina qual era e non come una, ormai, donna.
L’espressione mutò di nuovo, rannuvolando quella da fanciulla palesatasi poco prima.
Annuì, consapevole di ciò che sua madre stava cercando di dirle.
“Narwain.. E’ diverso da me..” e su questo ne era certa. Non aveva il peso che iniziava a sentire su di sé, quello della Morte.
“Voglio solo che tu sia fiera di me e.. Non sia motivo di vergogna, ecco..” rialzò gli occhi, luminosi e sinceri come mai sarebbero stati con altri.

ALARIEL

Osservò Iblis allontanarsi e alzò appena le spalle.
“Oh sì… so di Serqet… è per questo che l’ho mandato da lei” e rise con sua figlia, fino a quando non vide la sua espressione mutare di nuovo.
La toccava, percepiva alla perfezione quelli che erano i suoi pensieri e le sue sensazioni, e non c’era nulla che potesse farle più male nel sentire un qualsiasi disagio arrivare proprio da lei.
“Sei tanto bella quando ridi Erordia... dovresti... farlo più spesso sai? Almeno quando sei con me...”
Non sapeva come spiegarle cosa intendeva realmente, solo, avrebbe voluto che sentisse meno il peso del suo compito, che potesse essere appena più spensierata, almeno in quei momenti.
“Narwain ha una vita diversa dalla tua... è vero... ma per me è solo mio figlio, come tu sei mia figlia... vorrei che quello che sei non influenzasse il tuo comportamento… almeno con me Erordia... dopotutto sono solo tua madre...”
Sospirò ancora una volta scuotendo appena il capo.
“Sei una ragazzina Erordia... non voglio tu sia sciocca, ma vorrei che almeno con me... dimenticassi il tuo compito... e fossi mia figlia... e basta è... tanto tanto impossibile?”

ERORDIA


“Tu non sei solo una madre.. Sei colei che mi ha dato la vita.. Hai dato la vita ad una creatura che porta la Morte.. E non una Morte qualsiasi..” sospirò, ma sorrise. Nuovamente, lieta dei complimenti e degli sguardi che sua madre le regalava.
“Ti prometto che sorriderò così solo a te, va bene?” in lei il desiderio di non lasciar trapelare gli altri ciò che realmente provava. Ma iniziava a capire che il solo luogo in cui sarebbe potuta essere protetta sarebbe stato fra quelle braccia. Così come sua madre avrebbe trovato sempre un porto sicuro fra le sue.

ALARIEL

Alzò appena le spalle sorridendo, tornando ad abbracciarla perché sapeva che era ciò che lei voleva, e la strinse appena di più a se.
“Erordia, ti ho dato la vita, e dunque sono solo tua madre... dopotutto non fa una piega no?” spostò l’altra mano per scostarle un ciuffo di capelli dal viso “e il fatto che tu possa portare la morte, chi sia tuo padre... a me non interessa Erordia... E... davvero se potessi... non sai quanto desidererei toglierti questo peso, poiché non era ciò che avrei voluto per la mia sola figlia femmina...”
E con quello non intendeva affatto che non era orgogliosa di lei, tutt’altro... Solo, aveva la consapevolezza che il peso che si portava addosso sua figlia era molto più di quanto non avrebbe voluto. Dopotutto una madre non dovrebbe desiderare solo la felicità della propria figlia?

ERORDIA


Poggiò una mano delicatamente sul polso di sua madre mentre le scostava il ciuffo di capelli dal viso. Abbasso il capo con sommo rispetto e sorrise nuovamente, ma durò un istante breve poiché alle parole di sua madre sentì un peso muoversi nel cuore.
“Quello che è stato è stato, mamma… Io.. Ti prometto che nulla cambierà ciò che sei per me.. E’ una promessa solenne, anche se questo.. Peso potrebbe schiacciarmi, lotterò affinchè non accada.. Non sarai solo orgogliosa di me.. Sarai molto di più..” disse con decisione, poiché mai come in quel momento era stata seria.

ALARIEL

Sospirò appena, scuotendo la testa come a rifiutare ognuna di quelle parole, dalla prima all’ultima. Sarebbe stata orgogliosa di lei sempre e comunque, qualunque cosa fosse successa… in qualsiasi modo… Sollevò appena le sopracciglia e le voltò il viso verso il suo tenendolo appena da sotto il mento.
“Erordia... come posso fare per farti capire quanto io sia… già orgogliosa di te? Come… come posso convincerti… che qualunque cosa possa accadere tu avrai sempre e comunque il mio appoggio?” poi lo sguardo tenendole le mani e fissandole intensamente.
“Mi vuoi promettere che… prima che questa cosa possa anche solo farti del male in qualche modo, ci chiederai aiuto?”

ERORDIA

“D’accordo, mamma.. Te lo prometto, ma lascia che non ti allerti solo per cose che ritengo prive di importanza, va bene?” sospirò. Sapeva quanto sua madre soffrisse per averle donato un padre simile, ma non poteva odiarla nemmeno se l’avesse voluto. Sua madre le aveva dato la vita e per lei la vita significava tutto. Paradossale, ma era così. Poi senza dire una parola l’abbracciò sprofondando il visino fra le braccia di sua madre come era solita fare da bambina quando aveva solo bisogno di coccole.

ALARIEL

Ricambiò l’abbraccio con tutto l’affetto e tutto l’amore che era in grado di darle, abbassando il capo per baciarle la fronte e stringendola a se come meglio poteva.
“Nulla che possa riguardarti è privo di importanza Erordia… Nulla… io… voglio sapere ogni cosa che ti riguarda voglio… che tu mi dica tutto, ogni momento di debolezza, ogni attimo felice… voglio fare parte della tua vita come tu fai parte della mia va bene?”
Perché era vero, non desiderava altro che il rapporto con sua figlia potesse assumere l’aspetto più normale possibile. A dispetto di quello che erano, della loro posizione e dei loro ruoli.
Per quello che la riguardava erano dopotutto solo una madre e una figlia…

ERORDIA


“Non vorrei altro che tu facessi parte della mia vita.. E’ l’unica cosa che mi importa, mamma.. Solo tu ed io…” socchiuse gli occhi stringendola a sé, trovando conforto in quelle braccia che da sempre l’avevano difesa, cullata e rassicurata.
Le baciò una guancia.
“Ti amo, mamma..” sussurrò appena percepibile e chiuse gli occhi come quando si addormentava da piccina. Era lì che sarebbe voluta rimanere per sempre, poiché era l’unico luogo dove sapeva che avrebbe potuto essere se stessa, dove avrebbe potuto fallire e risorgere. Così sarebbe stato, per sempre.

Erordia
Alariel
 
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Unintended_alone
view post Posted on 17/5/2010, 20:20




E' l'alba,i raggi del sole entrano prepotenti dalle vetrate della finestra,e illuminano la scrivania di Leah.Carta e penna sembrano essere messe in evidenza per convincerla definitivamente che quello che ha pensato di fare sia la cosa giusta,e che debba essere fatta oggi.E' mezz'ora che scarabocchia angoli di pagine,che inizia a scrivere e accartoccia tutto per destinarlo al cesto appena accanto a lei.
Ma da dieci minuti pare quanto meno aver trovato un incipit ideale...

"Credo di sorprendervi con la richiesta che seguirà,non nascondo che anche io sono piuttosto sorpresa da me stessa..."

Niente "caro",niente presentazione,per aver un inizio ideale bisogna iniziare dirette e concise,non è tipa da poemi,in effetti non è proprio tipa da lettere,ne tanto meno da richieste.Ma lei deve capire,deve sapere...Perchè...Perchè sono mesi che non riesce più a uccidere un vampiro?Nell'ultima battuta di caccia è stata anche ferita alla pancia,ma lo ha tenuto ben nascosto e ora di quel taglio resta solo una cicatrice.Ma fa malissimo vederla li...."non è il male nella botta,ma purtroppo è il livido".
Rappresenta la memoria del suo fallimento,lei,la cacciatrice di vampiri,quel giorno si è paralizzata davanti uno di loro,spaventata,raggelata,terrorizzata.E se quel vampiro l'avesse ipnotizzata?E se l'avesse morsa?E se avesse avuto voglia di unirsi a lui?Ecco...è questo che teme.Essere come loro.E' normale temerlo quando nel momento in cui sei morsa dalla tua migliore amica,che ti trasmette ormoni a tutto spiano,sei convinta che ti piaccia il sua sangue e soprattutto che ti piacerebbe assaggiarne altro,magari di qualche innocente che fino a ieri difendevi.
E' questo che la blocca;nessuna certezza che non riaccada,l'inconsapevolezza che se accadesse forse non riuscirebbe a controllarsi e si maledirebbe a vita.
Ed è per questi interrogativi che il secondo rigo di quella breve lettera si scrive praticamente da solo:

"Voglio imparare a essere quella metà di me stessa che ho sempre rifiutato..."

Guai a usare la parola "vampiro".

"E' per questo che vi scrivo Armand.La nostra conversazione alla cascata è stata,sebbene non condivida molti punti,di una logicità che io stessa non posso ignorare.Come posso odiare quello che non conosco?Sebbene sia convinta che mai e poi mai riuscirei a trovarla una condizione piacevole con la quale vivere,voglio a tutti i costi conoscerla.
Ho convenuto che è quello che l'umana mente ignora che produce le nostre paure.E una cacciatrice non ha mai paura.
Dunque chiedo a voi,ovviamente con dinamiche e compensi da chiarire e discutere qual'ora accettaste la mia proposta,di insegnarmi a controllare certi istinti.
Se mi cercherete,sarò al villaggio quasi ogni sera,qualora non mi vedesti li,è propabile che mi trovi alla radura vicino la cascata,dove ci siamo conosciuti".


Non sa come chiudere...e quindi non scrive altro se non la sua firma.Imbusta la lettera e la consegna a un elfo affichè venga consegnata.Dopo di che può finalmente mettersi a dormire.

Leah
 
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Alis3
view post Posted on 28/5/2010, 02:05




[Notte inoltrata tra giovedì e venerdì, alla scogliera]


È tutto finito ormai...

Un sussurro nel vento... la voce era appena udibile anche per sé stessa... una figura esile, immobile, nel buio della notte... la brezza le agitava i capelli d’oro, con la sua carezza le portava via le lacrime silenziose...

“Esprimi un desiderio...”

Quelle parole le rimbombavano in testa incessantemente... parole che aveva detto, che le erano state dette... una... dieci... cento volte... quel luogo più di tutti le aveva sentite... aveva custodito i suoi desideri...
In piedi... immobile, il resto del mondo alle spalle e il vuoto davanti a sé...


È tutto finito ormai...

Lo sussurrava a sé stessa... un sussurro rassegnato... ripetuto, come per accettarlo, come per capacitarsene... eppure la sua espressione sembrava dire il contrario... i suoi occhi puntati in basso, verso il mare, sembravano non comprendere... sembravano non volerci credere...

Te ne sei andato... il mio cuore ancora stenta a crederci... lui continua a battere, ignaro di tutto... continua a battere credendo ancora di rincontrare il tuo... non sa che è tutto finito... non se ne è ancora accorto... chiede ancora di te...

Dalla tasca dei jeans tirò fuori una fotografia... era rovinata, piegata... quante notti l’aveva stretta tra le dita? Quante lacrime l’avevano bagnata? Ancora una volta osservò i volti sorridenti in quella foto... attimi di gioia, fotogrammi indelebili di un tempo senza ritorno.

Mi manchi... mi manca ogni singola cosa di te... mi manca l’odore del tuo profumo quando mi avvicinavo al tuo viso, mi manca il tocco del tuo respiro sulla mia pelle quando dormivi accanto a me, mi manca vedere il tuo sorriso appena sveglia e ti scoprivo a guardarmi dormire, il suono della tua voce quando cantavi per me e mi sentivo come se per qualcuno fossi tutto il mondo, quando per tutto il mondo non sono mai stata nessuno...
Non hai voluto nemmeno dirmi addio... te ne sei andato in silenzio... non una parola, non un gesto, nemmeno uno sguardo... nulla... e ora questo è tutto quello che mi resta... il nulla e il silenzio...

Con la punta delle dita sfiorò la fotografia... accarezzò l’immagine di lui, una carezza che le fu negata, estremo tentativo di sentirlo ancora vicino un’ultima volta... e una lacrima cadendo bagnò ancora il sorriso impresso per sempre in quell’immagine... un sorriso perfetto nella sua immortalità... la sua unica piccola consolazione... in quell’istante, in quel fotogramma... sarebbero stati eternamente felici... e nessuno avrebbe mai potuto cancellare quei sorrisi... nessuno mai...

Per ognuno di questi momenti... c’è ne sono stati molti altri terribili ...per ognuno di questi sorrisi ci sono state mille lacrime... sono stanca... stanca di dover combattere, stanca di provare dolore... due vite sono veramente troppe per soffrire...
Ora ho capito... per quanto potessi volerlo, per quanto mi sia illusa...per quanto disperatamente mi sia aggrappata a quei momenti di gioia... ora ho capito: non posso essere felice... non ho mai potuto esserlo... non è nel mio destino... forse non è mai stato nemmeno giusto...
È giusto che lo sia tu però... ovunque tu sia... è giusto che torni ad essere quello che eri... è giusto che tu sorrida ancora così... e lo farai Light... lo so che lo farai...
È l’unico pensiero che mi consola... che tornerai ad essere te stesso, non con me... forse non qui... ma ho bisogno di credere che sarai di nuovo il ragazzo di cui mi sono innamorata, è l’unica cosa per cui ancora non ho perso la speranza.
Un giorno, forse proprio ora... tornerai a sorridere, come in questa foto... un giorno stringerai tra le braccia una ragazza, la chiamerai bambina... e il suo sorriso ti illuminerà lo sguardo... la renderai felice, come hai reso me... e lei renderà felice te, come non ho saputo fare io... non sarò io quella bambina... fa male, come non ha mai fatto male niente in vita mia... ma è giusto... sii felice... sorridi, ama, gioisci di ogni momento...cogli ogni istante...fino in fondo... e non lasciare mai che qualcuno ti fermi, vivi... come ho vissuto io questo anno insieme a te.

Lo sguardo si perse a guardare il mare sotto di sé... nel silenzio solo le onde che si infrangevano sugli scogli frastagliati... la fotografia stretta stretta nella mano, come se il fatto di stringerla, di tenerla con sé, l’avvicinasse a quel momento... un’illusione, nient’altro che questo a cui aggrapparsi...

Avrei voluto ancora dirti tante cose... fare tante cose insieme a te, avrei voluto altro tempo... un minuto, un’ora, un giorno ancora... ma non sarebbe cambiato niente, sarebbe stato comunque troppo poco per dirti addio... nemmeno se avessi a disposizione l’eternità riuscirei a farlo... e ora il tempo è finito... è tutto finito... e mi tornano in mente le parole che non ti ho detto che a volte erano più importanti e più vere di tutto il resto... e le promesse infrante e i sogni spezzati e i desideri rimasti inespressi... fragili... troppo fragili per sopravvivere alla realtà...
Ma ormai... non ha più importanza... ormai il tempo dei sogni è finito e ci stiamo svegliando... ormai il giorno sta arrivando e una ad una le stelle si spengono... e con loro anche io...

"Era bellissima... così luminosa...è passata sul mondo regalando un desiderio ed è svanita in un secondo... è caduta in fretta, è... bruciata così in fretta e non ha lasciato traccia...come... come...se...non fosse... mai esistita..."

Chissà se questa notte... guardando in alto ti accorgerai che un’altra stella è caduta... chissà se distinguerai tra tutte quelle luminose nel tuo cielo che ne manca una, la più piccola... la più fragile, che brillava solo della tua luce riflessa e che alla fine si è spenta, non è riuscita a rimanere aggrappata al cielo... ed è caduta... forse lo noterai o forse davvero non avrà lasciato traccia... svanirà e sarà come se non fosse mai esistita...

Un ultimo sguardo in alto, i colori dell’aurora che mano mano si diffusero nel cielo fino a nascondere tutte le stelle... presto la luce del sole sarebbe arrivata e con lei un altro giorno, un giorno che però lei scelse di non vedere mai...
Chiuse gli occhi e si lasciò andare nel vuoto... lentamente svanì tutto e rimase solo quel momento... ancora una volta si sentì libera... un’ultima volta... forse durò un solo istante ma le sembrò che si estendesse nel tempo fino a sentirlo quasi infinito... un unico pensiero, un’unica voce tornava a echeggiare nella sua mente...


“Esprimi un desiderio...”

...L’ultimo.

Emma
 
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view post Posted on 3/6/2010, 15:55
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Domenica..dopo la mezzanotte.

Blanche
[Non si può dire che sia ora in cui l’operato della Morte, solitamente, è concluso. Vuoi perché stasera ha avuto con sé Erordia, vuoi perché la schiena non le ha permesso un prolungare eccessivo, ma anziché essere ancora al villaggio colei che presiede alla Morte Violenta, or ora cammina per la foresta per una direzione probabilmente chiara nemmeno a lei. Il Castello è fuori discussione. E’ oltre la mezzanotte, ma l’alba è ancora lontana..troppo..per sperare di farvi ritorno in una situazione così delicata come quella in cui è attualmente la sua mente. Le lame l’attorniano, è vero, la restano alte deviando rami e restandole al momento distanti tanta è l’aura di Morte che la circonda e riempie l'atmosfera oscura di vibrazioni intense quanto gelidamente..infernali. Si ferma, vicina a un albero che spazia su una piccola radura, volgendo lo sguardo in direzione del sentiero che porta al fiume]

Andras
<il mezzo vampiro dell'inferno, nonchè figlio di Xavier. dopo aver lasciato camera di elise molto turbato adesso sta camminando per la foresta, senza una precisa meta. vuoi perchè non si renda acnora conto di quanto è successo.. vuoi che non voglia ancora rientrare all'Inferno.. insomma cammina, a testa bassa, continuando a grattarsi il polso che si era ferito per farvi bere Elise> maledetto prurito.. <il silenzio della note viene interrotto da queste due parole>

Blanche
[Parole che non vanno a vuoto, perché la Morte le sente perfettamente, più che altro favorita dalla lame che per vero e proprio udito, anche se contro il silenzio quasi irreale della foresta..non possono non essere udite tanto si staglino nette, precise. Procede verso quella direzione, riconoscendo il tono e successivamenteavendo visione della persona attraverso le lame che, discrete non si rendono visibili dal folto dei rami. Si ferma solo quando arriva a distinguere da sola la sagoma della creatura che avanza e inarca leggermente un sopracciglio. Restare imperturbabile è quanto meglio le riesce, una specalità in cui eccelle come in poche cose. Inspira solo maggiormente, con l’atteggiamento di chi è diviso tra due poli e vuol far prevalere una calma forzata] ..[inizialmente l’osserva in silenzio, senza dire una parola. Semplicemente studiandone attenta i gesti, quel perpetuo tartassare la pelle del polso come vi recasse un fastidio persistente. Ma tant’è..che la vedrebbe comunque per cui..preferisce esser lei a prender parola, forse nell'illusione che da questo verta un innato controllo a proprio favore sulla conersazione che, certo, si instaurerà] ..che hai combinato al polso, Andras?

Andras
<si volta di scatto.. insomma non si aspettava ci fosse qualcuno.. tanto meno blanche.. e dopo l'ultima volta.. direi che bè.. non pensava gli rivolgesse parola> Blanche? <smette di grattarsi il polso e la guarda per un momento prima di riprendere a parlare> è.. solo stress temo.. l'ultimo legame con una persona che inconsciamente sto cercando di eliminare.. <si mette la mano sul polso e fa qualche passo verso di lei> credo di doverti delle scuse..

Blanche
[Pare perplessa dal suo dire, come ne stesse facendo mente locale nn afferrando a primo acchitto quanto lui intende come scuse che le dovrebbe. Naturale che così sia, pochè null'altro nella sua mente è contemplabile se non il grido silenzioso della propria vendetta, il cuiculmine non vede l'ora che giunga] Ah..[Resta ferma, almeno per il momento, guardandolo avvicinare a sé, composta, forse fin troppo, nella posa per non solleticare quel fine dolore che l'accompagna dal suo ritorno agli inferi, e che di notte si enfatizza come espandendosi lungo tutta la spina dorsale] ..non..importa Andras. [e il bello è che lo crede realmente] ..vi sono..cose ben peggiori..tu d’altronde hai solo detto..quello che tre quarti dell’isola mi hanno menzionato..[si, le aveva dato dell’egoista che pensava solo a sé stessa, lo rammenta bene. Flash di quello scorcio del passato, ma sbiadito nella sua vividezza. Non che non lo ricordi, o che non ne focalizzi i dettagli. Pare..incapace di provarne un qualche senso di rivalsa verso Andras, anche se sa di esserne stata ferita. Quanto ora prova è talmente peggiore, da renderlo irrisorio ] Se dovessi prendermela alla lunga..per il giudizio che gli altri hanno di me..vi sarebbe un calo drastico della popolazione..[meglio che sotto questa luce sia posto il ragionamento, come un maturo aver superato qualcosa che, forse, se le circostanze fossero differenti ancora le graffierebbe dentro]

Andras
<si ferma a pochi passi da lei e la guarda> che ti è successo.. Blanche? <si riferisce al fatto che nota qualcosa di strano in lei.. e non solo psicologicamente parlando> bè comunque.. voglio scusarmi.. non dovevo dire quello che ho detto.. in fondo.. forse.. sono stato io quello a lasciar te quando invece.. avevi bisogno di qualcuno.. <allunga una mano verso di lei, poco di stante dalla sua fronte, ma non la tocca ancora> probabilmente i tre quarti dell'isola.. non meritano nemmeno di vivere..

Blanche
[La domanda su quanto le è successo possiede una risposta tanto evidente, palesata dal proprio sguardo incolore, quanto troppo intima per esser menzionata a voce con la speranza che possa esserne così..distaccata da narrarlo senza che ve ne siano conseguenze. Tutto ciò, il tener dentro di sè e l'attenersi rigorosamente al poprio dovere evitando quasi di..vivere e pensare perchè ogni cenno di vita le parla di una Morte meritevole della tortura altrui, è diventato una routine..una routine che però, giorno dopo giorno, si porta via un pezzo di lei..di ciò che poteva essere diviso da Blanche e Morte] ..non mi è accaduto nulla di più..di quello che accade sempre, Andras. È..un circolo. Da cui non vi è..uscita. Non più..[Si fomenta l'essenza degli inferi, quell'aria soffocante e intrisa di Male solitamente profusa generosamente dalle lame ma, dal suo ritorno, stranamente emanata direttamente da lei. Quell’aria di morte e dolore che è essenza dell’Erinni, palese in genere quando Aletto è la personalità dominante, presente nel mondo materiale in cui si muove il proprio corpo. Ma ora non c’è..Aletto. Abbassa il viso, portando le braccia a intrecciarsi appena sopra il seno, stringendo forte] ..sono solo..stanca..ma non mi è..concesso..alcun riposo..da quanto..mi attornia..[Suona ambigua l'ultima frase nel suo significante, come non fosse prettamente riferito al fatto che non dorme più ormai e costante è il richiamo della Morte nella sua mente]..e in questo..non c’è realmente..nessuno..che possa..aiutarmi..[Triste menzione, a ui lei pare anche indifferente come fosse normale. In fondo..un pò lo è. Tuttavia è ben triste quando nemmeno poco tempo fa..sembrava che un pò di luce fosse riuscita a scalfirla, almeno in minima parte. Riprende poi discorso, sviandlo in parte dal nocciolo della questione per proseguire circa quanti dovrebbero esserle contrari].. a quei tre quarti..quando sarà il loro momento..vi sarò io a provvedere..

Andras
<lui ascolta le sue parole e poi appoggia la sua manina infernale sulla fronte di Blanche> lascia che per qualche ora.. ti aiuti a portare il peso.. del tuo compito... <sospira e chiude gli occhi.. toglie la mano dalla sua fronte dopo averla accarezzata e le porge le mani> dammi le mani Blanche.. non lo faccio per te ma per me.. sono io la persona egoista che.. vuole vedere negli occhi la sua vecchia amica.. perchè credimi.. non hai idea di quanto al momento abbia bisogno di lei.. <riapre gli occhi, sempre tendendo le mani> puoi.. farlo? puoi.. aiutarmi blanche?

Blanche
[Fa, inizialmente, per allungare le mani..ma appena prima di mettergliele tra le sue, si ritira. Lo fissa tremendamente seria, da far gelare il sangue] ..la tua parola che ciò..non porterà mutamenti..in quanto io voglio ora..[la propria vendetta..è divenuta talmente importante che anche sol ricevere un sollievo, se l’attutirà, non lo desidera affatto] ..ti aiuterò..se questo non mi sarà d’intralcio..[ Questo non è più un discorso alla Blanche di un tempo. Un tempo avrebbe dato la sua disponibilità e basta, cercando modo di saltarci fuori. Non più, ora. Fintanto che non la farà pagare a Marleen..e chissà..forse anche dopo. Perché una cosa del genere, punire il tuo stesso sangue, ti porta irrimediabilmente a mutare qualcosa, l'incrinarsi di un nocciolo vitale, almeno per lei. Un cristallo che si polverizza, e non ne resta più traccia]..la Vendetta, non deve..essere fermata

Andras
<lui la guarda dolcemente e sorride appena> sei una perfetta.. macchina da guerra.. sai? alcuni di sotto dicono così.. <rimane li con le mani che sembra pure scemo> comunque no.. voglio solo.. sorreggere il peso che porti finchè mi terrai le mani.. niente di più.. non sono qui per farti cambiare idea su cose che neppure so.. <ma che saprai quando lei ti toccherà.. ma alla fine Andras è nipote di Manuel.. e quello che fa Blanche per lui, va bene> voglio solo.. rivedere i tuoi occhi.. mi.. mancano.. <continua a guardarla e aspetta.. sperando che capisca che è la pure verità.. vuole solo parlare con la sua amica.. per poche ore, giusto il tempo di chiederle veramente scusa.. insomma non è scemo.. ha capito che è molto poco blanche ormai>

Blanche
[Più che da guerra..è divenuta una perfetta macchina di Morte. Un dettaglio, l'ennesimo..contando che in effetti.. in guerra vi è pure stata. Ma non vuole rammentare, quel pezzo di vita. Si concentra quindi sul presente e attenta, serica, ascolta le sue parole, ma ancor più lo fissa negli occhi abbinandovi le sue conoscenze circa il linguaggio del corpo. E lo comprende, comprende che non le sta mentendo] In questo caso..[allunga nuovamente le mani, avvicinandosi anche col corpo pur restando dovutamente a un passo di distanza, in modo da non toccarlo] ..auguri..Andras [perché portare il suo peso non è affatto facile, ma avere il sangue di Manuel vorrà dir qualcosa, no? Prende le sue mani, tenendo il viso chino e chiudendo finalmente gli occhi..proprio perché non sa che accadrà è, ovviamente, in tutto ciò che sente..sentirsene liberati all’improvviso può essere..destabilizzante..quanto il percepirlo all’improvviso]

Andras
<ma lui è abituato.. ancora nessuno sa quale sia il suo lavoro all'inferno.. credo neppure suo padre.. e se può toccare Blanche e prendere su di se.. quanto lei sente bè.. significa che è molto allenato. quando lei lo tocca lui le stringe le mani e chiude gli occhi. nel momento che li riapre gli occhi sono leggermente mutati.. hanno un colore più profondo ma.. in lui non sembra ci sia altro cambiamento. nel tenerle le mani la sorregge.. insomma.. credo potrebbe perdere pure l'equilibrio> bentornata..

Blanche
[Deve, effettivamente, reggerla. Aveva preventivato che sarebbe stato destabilizzante, ma non così. E’ vero..sente ancora la Voci ma..non riesce più a..vederle. Infatti quando riapre gli occhi, col cuore che ha accellerato di botto i battiti mentre solitamente batte a stento, quelle figure straziate che costantemente l'accompagnano nella speranzache accolga le loro suppliche vanno sempre più a sbiadire. Si fanno indistinte, tremule e incerte come la nebbia, per poi sparire completamente. E non c’è più..abituata. Improvvisamente.. quando riapre gli occhi la prima reazione, al di là che debba reggersi, è la confusione data dal sentirsi, improvvisamente, come in tutt’altro luogo..senza la presenza delle Kere. Quel vuoto..la radura che contempla solo lei e Andras..è una sensazione disarmante]..Andras..[Sul suo nome, il respiro accelera repentinamente, svarionata completamente. Riesce a deglutire per fortuna e a umettarsi anche le labbra nel tenersi stretta, la stessa concezione del proprio corpo..è differente, inizialmente è come fosse estranea a sè stessa] ..che..[non resiste mica al non guardarsi intorno di nuovo e vedere..semplicemente..la foresta, basta. Aveva..dimenticato..cosa significhi guardare qualcosa..senza vederci..il dolore..e la Morte.]

Andras
<inclina la testa continuando a sorreggerla> non posso fare più di questo.. non mi è permesso.. <continua a tenerle le mani strette nelle sue continuando ad osservare ogni movimento che Blanche fa> è bello.. rivedere i tuoi occhi sai? <per un momento chiude i suoi.. vedere quello che Blanche vede.. sentire quello che lei sente.. è.. grosso.. molto.. anche se è abituato forse a qualcosa di peggio negli inferi..> ti senti.. bene? <riapre gli occhi continuando a guardarla> insomma.. è la prima volta che provo su una creatura come te.. questa cosa.. e.. ammetto di.. aver rischiato.. <che magari neppure funzionasse a Return>

Blanche
[Non riesce a comprendere quello che ha fatto..ma se c’è una cosa che capisce, è che ora..quel che lei non sente o vede..lo vede lui. Per questo non iresce a distogliere gli occhi, straorinariamente umani ora, e non le riesce a essere così imperturbabile quando..dopo così tanti mesi..riesce quasi a sentirsi..sé stessa, o almeno, quanto un tempo..poteva definire tale. Con tutte le sensazioni amplificate..differentemente dall’erinni, quella natura che si è talmente radicata in lei da trasmetterle l'impassibilità su quanto è materiale nel mondo che la circonda, siano queste sensazioni o ambiente e persone. Le domanda se..sta bene ma..il fatto è che..] Non..lo..so..[Ancora troppo stravolta per poterlo affermare, persino gli occhi, ed è stranissimo pensarlo in effetti..ma sono lucidi. Lucidi. Una cosa che..era una vita..che non le accadeva, che non riusciva a sentire né a provare] credo..di dovermi..sedere..Andras..[ Stranissima come sensazione. Tantissime cose, forse troppe, ma di cui non ci si rende effettivamente conto di quanto ti manchino..di quanto fosse intenso, terribile e al contempo meraviglioso, il saperle provare..se non quando torni a provarle. E’ come averla tirata fuori..da strati e strati..di ghiaccio..e ora è talmente fragile..e umana..che non può tenere le distanze nasconde il viso dal suo petto perché sente scenderle le lacrime] ..grazie..[E' a malapena un sussurro quanto riesce a dire ora. Forse. Non si può nemmeno immaginare cosa voglia dire..provare dolore, provare come lo prova lei..e non riuscire a versarne..nemmeno una lacrima]

Andras
<lui annuisce, quando gli dice che deve sedersi ed infatti si guarda intorno alla ricerca di un punto adatto per farlo, ma si blocca quando nascond eil viso nel suo petto e richiude gli occhi lasciando che provi di nuovo quelle sensazioni che aveva persomentre si legava sempre di più all'erinni> è strano.. a me succede ogni volta che vengo qui a Return.. mi sento più.. leggero.. <abbassa la propria testa e le bacia i capelli bianchi bianchi> mi dispiace Blanche.. per come ti ho trattata l'ultima volta.. spero potrei perdonarmi.. per il male che ti ho fatto.. accusandoti di una cosa.. così stupida ma.. ero innamorato di te.. fin da ragazzo e.. scoprire che avevi scelto lui.. stato uno stupido a non capire niente.. non ti ho mai capita veramente.. sono solo uno stupido viziato..

Blanche
[Il fatto che tenga il viso rivolto contro il petto di lui, le evita che possano palesarsi dai tratti del viso..pensieri o sensazioni che come Erinni..difficilmente riesce a provare, rendendo semplice apparire gelida, indifferente. Ma adesso, come poter anche sol valutare di riuscire a farlo quanto è..quanto di più vicino all’umano..possa mai ricordare di esser stata. E definirlo su Return, è strano. Sospira, insito in quel solo gesto tutto ciò che a parole non dice. Non può definirsi colta completamente alla sprovvista dalle sue parole. Quelle riguardante ciò che poteva, o meno, provare per lei. Non ha mai compreso, simili sentimenti, temendoli profondamente, arrivando a ingannarsi davanti all’evidenza nel non voler vedere quanto..non riuscirebbe a perdere qualora dovesse scoprire di..ricambiare] ..non..volevo vedere..ho scelto..di non vedere..per non..soffrire..ancora..[Potrebbe ricordare qualcosa questa frase, ad Andras. Alla fine, comunque, questo intento non le ha portato null’altro..che a perdere ulteriormente. Il fatto di non aver ancora rivisto Sagha dal proprio ritorno..è eloquente] ..speravo..che lui ..riuscisse..a..[Esita, abbastanza perchè sia percepita come esitazione. Una cosa che solitamente evita quanto la peste, ma ora le è completamente impossibile da fare] ..ricordarmi..chi sono..[scuote la testa, deve sedersi davvero ora. Sarà difficile con la schiena che le fa male ma deve farlo o cade da sola] ..chi ero..[pessima sensazione la coscienza che, ogni giorno, una parte di te se ne va]

Andras
<lui continua a sorreggerla e si accorge della sua necessità di sedersi. la solleva appena in modo che non debba camminare per spostarsi un po' nell'interno della foresta fino a sedersi su un tronco e facendola sedere sopra di lui, continuando nel frattempo a tenerle le mani> probabilmente.. uno come lui ci sarebbe riuscito molto meglio di me.. devo ammetterlo ma sai Blanche.. non dovresti aver bisogno di qualcuno che ti ricordi chi sei.. perchè dentro di te.. qualsiasi cosa accada, qualsiasi cosa succeda.. lo sai chi sei e da dove provieni.. e se a volte il peso è troppo forte.. da non riuscire quasi a respirare.. bè.. hai ancora un amico coglione che abita all'inferno che.. bè.. credo che farebbe di tutto per poterti aiutare.. <appoggia la sua fronte su quella di lei> ti voglio bene Blanche.. te ne ho semrpe voluto da che sono nato.. e te ne vorrò per sempre.. so quello che sei, so quello che eri.. e credimi.. so benissimo quello che sarai..

Blanche
[Fortuna che lo compie lui, poichè certamente al momento lei non ne avrebbe avuto la prestanza adatta. Stringe i denti, perché il dolore alla schiena lo sente meglio, tant’è che nemmeno fa opposizione al farsi porre seduta su di lui, e nonostante il disagio evidente che ciò le provoca gli si appoggia contro proprio, esausta] ..è facile dirlo..Andras..è tanto facile..dirlo..[verità amara sono quelle parole. Perché alla fine è giusto. Ha consapevolmente scelto di divenire, infine, l’erinni. Non essere semplicemente la Morte legata a quella creatura, bensì di essere tutt’uno con lei. E, di riflesso, sue diventano le caratteristiche proprie dell’erinni maggiore, coi loro pregi e difetti. E questo è, ancora, l’inizio] ..ma qui..[porta una mano dal petto, dove c’è il cuore] ..si è..rotto..qualcosa. Non sento più..niente che non sia..il dolore altrui..[ e il suo, ma su ciò sorvola, come sempre quando si parla delle sue sensazioni personali] ..tanto che è facile..vedere..cosa..sarò..di questo passo..[ come Alice quando era Morte, come Fear..o, peggio, come Aletto..che non contempla sentimenti umani, né conosce perdono o pietà] ..non dovrei aver bisogno..di..qualcuno che mi ricordi chi ero..ma ciò che ora sono..lo sta..cancellando..ed è così, Andras..[altro sospiro, stringe solo un pochino di più le sue mani, ma non è una stretta forte] ..di ciò che viene chiamato Blanche..non..sta restando altro..che un nome..[duro essere un erinni, ma è così per come si è legata con Aletto. E che, ancora, può dire di possedere i propri ricordi. Per ora..]

Andras
Lo so.. Blanche.. <sospira e le bacia la fronte continuando a tenerla> ma so per certo che tu hai la capacità di rimanere.. anche se per poco.. con i tuoi ricordi.. hai qualcosa di forte che ti lega su quest’isola.. non sono io e non è neppure il tuo vampiro.. <richiude gli occhi e sospira>
tua.. nipote.. è l’unico legame forte che ti rimane per rimanere non solo un.. nome.. <continua a tenerla cercando di sistemarla in modo che non senta troppo dolore> credo che.. sia l’unica che possa aiutarti davvero.. a meno che.. tu non sia così folle.. da decidere di avere un figlio con.. quel.. sagha..
<sorride appena appena amaro.. insomma non crede che Blanche per salvare se stessa.. metterebbe al mondo un figlio. Sa la sua storia e sa per certo che lei fa tutto questo anche per salvare sua nipote.. insomma sa come funziona con Aletto e Co.>
ma.. se per caso.. anche Layla.. non riuscisse a farti rimanere.. con quella piccola parte.. la mia Blanche bè.. dovrò trasferirimi a Return credo.. dici che.. mi sopporteresti?

Blanche
[Già..Layla..tasto dolente. Infatti chiude gli occhi, focalizzando l’immagine della bambina nella testa. Non riesce provare..alcun rimorso, nemmeno per lei..sul fatto che arriverà quasi ad ammazzarle la madre] ..quando ero giunta..sull’isola..non comprendevo..come Harlan..non riuscisse a provare..sentimenti verso di me, verso chiunque. [ora la vede in modo diverso è inevitabile, quando a lei sta succedendo il processo opposto. Nata umana, cresciuta come tale fintanto che non venne reclamata dalla Morte, compromesso dopo compromesso ciò che nel passato era certo..adesso è fragile e distante da sè, sempre di più, giorno dopo giorno. Ora si, che riesce a comprenderlo. Infatti va a sfiorarsi, quasi soprappensiero, sul lato destro del ventre. E‘ coperta dalla maglia, è vero, ma quella cicatrice che Harlan le lasciò colpendola con una lama, arrivando quasi a ucciderla se non fosse intervenuta Emily..c‘è ancora] ..persino verso..il proprio sangue..[ecco, quello che teme maggiormente è l’arrivare a non riconoscere più alcuna clemenza..nemmeno per la propria famiglia. L’espiazione di Marleen, il non riuscirla a perdonare..è eloquente. Fa un cenno con la testa a dissenso, restando ferma che, a conti fatti..lei non riesce a starsene a suo agio, glissa appositamente la questione figlio. Non patirebbe la sorte dell‘erinni..perché Aletto è legata a sé in eterno ma..mai dire mai..ecco] ..la vera domanda..è se tu..riusciresti a sopportarmi..[ma è vero anche il contrario. Certo che un simile caso estremo avrebbe poca tollerabilità con chiuque] ..senza..Kariklya..e senza Harlan..[Nominare quei due nomi, che per lei sono i più cari..che rappresentano le sue perdite più dolorose..le impedisc di continuare qualunque discorso stesse per fare. Lascia la frase in sospeso e tace. Quanto teme da uno a mille che Sorat si rifarà sul gemello ora che sa che il bambino verrà preteso da Lucifero? Ben oltre..]

Andras
Io non conosco Harlan, Blanche.. l’ho visto pochissimo e non so davvero cosa dirti al riguardo ma.. credimi.. è tuo fratello.. lui non provava sentimenti verso di te perché.. non ti riteneva sua sorella.. adesso credo che le cose siano cambiate no? <la osserva toccarsi il ventre e d’istinto appoggia la sua mano su di esso, come a volerla proteggere>
il fatto però che non sia più sull’isola.. da quanto ho saputo da mio padre.. bè.. non ti avvantaggia.. no.. <torna a guardare lei, con gli occhietti sempre molto scuri> ma.. credo che io sopporterei anche il condividere tutto questo con te sai? Non ho mai fatto molto nella mia vita
se non vivere da nipote viziato agli inferi.. e.. solo ora mi rendo conto di quanto tempo abbia sprecato.. ma.. ciò che faccio adesso mi.. fa capire che.. potrei fare qualsiasi cosa.. <la stringe appena a se> e se hai bisogno di qualcuno che ti ricordi.. quello che sei.. quale persona meravigliosa sei.. bè.. io cercherò di farlo Blanche..
perché non voglio che tu dimentichi quello che eri.. per te stessa e perché no, anche per me.. te l’0ho detto no che sono una persona egoista?

Blanche
[Non le viene da sorridere, è vero, però quanto meno l’espressione che lei ha sul viso non è quella gelida che è solita avere con chiunque, ormai. Ma è negli occhi la vera espressività, già per i suoi canoni sta parlando tanto..ma è come quando sei cosciente che, andato via lui, la natura dell’erinni nuovamente la riporterà a chiudersi con chiunque, a essere la Morte perfetta, un’assassina priva di coscienza verso le proprie vittime] Ora..si..è cambiato..[e quante ne hanno dovute passare perché si arrivasse a ciò, a essere legati come avrebbero dovuto essere dacchè sono nati. Purtroppo, è crudele che siano stati nuovamente separati. E’ una lacuna..che non si riesce a colmare mai, per questo viene da abbassare il viso. In fondo..anche Andras ha un gemello] ..sarebbe facile..dirti..di restare qui. Ma..meglio di tutti so..quanto sia..[breve pausa, non perché non sappia il termine, ma proprio per l’impatto emotivo che ha su di lei] ..arduo..vivere..separato..dal proprio gemello. Tu..hai Alastor..[scuote la testa ma lascia che la stringa, irrigidendosi però nei muscoli della schiena] ..non so dove tu riesca a vedere..la persona che dici..Andras..[quella meravigliosa, lei non si reputa..affatto tale] ..non sei il primo..né l’ultimo..degli egoisti. [non si comprende bene il suo tono, ma nella sua fermezza vi è un’incrinatura evidente. Porta solo la mano ad asciugarsi il viso dai segni lasciati dal suo pianto..un pianto con lacrime umane, mondate dal nero della Morte. Nuovamente salate, e mai salato potrebbe esser reputato più dolce] ..vorrei..solo..un ultimo..favore..pensi..di potermelo fare?

Andras
Bè.. lascia giudicare me.. su questo tuo lato.. meraviglioso ok? Insomma.. io so quello che dico e so quello che vedo.. so quanto hai sofferto e quanto stai soffrendo.. per ogni decisione presa.. <appoggia di nuovo la sua testa a quella di lei> Alastor ed io.. non abbiamo bisogno di vivere nello stesso luogo per essere uniti..
e credo che.. neppure tu ne avresti bisogno se.. non ci fosse questo piccolo erinni-inconveniente.. <richiude gli occhi sospirando> un favore.. direi di no.. non te lo prometto.. sai perché? Perché non posso prometterti che sarà l’ultimo favore che ti farò.. perché ho intenzione di farmi perdonare per quanto ti dissi l’ultima volta e.. le parole a volte non bastano.. per cui lo farò con i gesti.. <sul volto gli compare un sorriso appena accennato> per cui consideriamolo uno.. dei tanti favori che ti farò da qui.. al futuro..

Blanche
[Sarà che lei ne ha sempre sentito la mancanza, anche quando non sapeva di avere un gemello..lo sognava, sentiva che le mancava una parte di sé. E per lei è quindi logico il sentire quella mancanza, tantissimo, una volta cementato nuovamente quel legame. Fa leggermente spallucce, restando perfettamente immobile, fissando un punto davanti a lei nemmeno definito. Chiude poi le palpebre, restando a occhi chiusi] ..è una cosa..semplice..nulla..di complicato..ma..[non riesce proprio a rilassare il corpo, anche se ci prova. Nonostante la spossatezza data da quanto Andras le sta donando. Sente bisogno..anche di un’altra cosa] ..puoi..riuscire..a..farmi dormire? [tra tante cose che potrebbe chiedere, pare davvero banale chiedere che possa addormentarsi. Ma non lo è per lei. E’ da dopo il rituale che non si addormenta. Può chiudere gli occhi ma non sussiste riposo, pressata continuamente dalle Kere e dalla prima delle caratteristiche di Aletto. Non per nulla definita l’incessante proprio perché non riposa mai] ..mi manca..poter..riposare..[eh, almeno aveva modo di avere un momento di stacco, fosse anche qualche ora. Adesso manco quello. Non si può dire che sia ragazza che chiede la luna. Sono proprio le cose che appaiono più scontate, che a lei vengono negate]

Andras
bè.. credo di poter rimanere con te.. fino al sorgere del sole.. <la stringe un pochino a se, lasciando che appoggi la sua testa sul suo petto e le bacia i capelli> per cui.. non hai altro da fare che.. chiudere gli occhi Blanche.. ma promettimi che.. dormirai e sognerai.. come quando eri bambina..
<si abbassa un po’ bisbigliandole all’orecchio> ti voglio bene Blanche.. voglio che tu chiuda gli occhi con questo pensiero.. voglio che tu sia consapevole del fatto che.. qualsiasi cosa accada.. io ci sarò.. <si toglie dal collo la collanina di metallo con la piastrina, su cui è incisa la lettera A e gliela mette al collo> quando avrai bisogno di qualcuno che ti faccia dormire.. saprai come fare..


Blanche
-The Death-

Andras

Edited by Lithea - 3/6/2010, 17:15
 
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view post Posted on 5/6/2010, 13:18
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Questo post risale a quando riuscirono finalmente a riportare Aniac a PoG..abbiate pazienza..mea culpa che sono lenta a scrivere.

Aniac
[Mesi. Questo il tempo trascorso in cui il passato della vampira fu alterato a seguito di un gesto di umano sostegno a un compagno disperso. Così tanto trascorso..così tanto recuperato a caro prezzo. Il dolore di coloro che aveva apprezzato come alleati e amici, la sofferenza nei loro volti..la morte di uno di questi. Un’innocente nato dal proprio ventre, che nemmeno si era resa conto di avere in grembo se non in un flash di lucidità durato troppo brevemente per poterlo realmente far riaffiorare efficacemente, ancor più per mantenerlo laddove il Tempo era stato plagiato a renderla la Master perfetta, la vampira crudele e priva di sentimento per eccellenza che la loro Regina sempre aveva bramato. Così tanto perduto..così tanto riaffiorato. Il peso pressoché insostenibile di millenarie rimembranze che portano la ragazza, ancora umana grazie al potere di Narwain, a un sonno agitato nel letto in cui è adagiata tra le lenzuola candide e fresche. Un sonno bagnato da lacrime salate di una disperazione e un dolore così puri da non poter esser differente dallo straziante. Il respiro, seppur flebile, ha quella cadenza accelerata data dalla tensione, forse dalla paura..quella profonda da cui non puoi realmente fuggire poiché sei costretto ad affrontarla costante, come un incubo senza fine. E fosse realmente un incubo, poiché tutto ciò che ella rivive è realmente il suo passato..quello autentico che viene mondato dagli effetti della manipolazione del tempo passato, potere assorbito dalla sfera di colui che aveva gettato sulla donna quel malefico essere. Rivede tutto. Ogni singolo secondo, 2400 anni di memorie, 2400 anni in cui da innocente ella divenne la Cacciatrice della sua stessa razza, la loro piaga atta a sterminarli senza alcun rimorso. Muove di scatto la testa, da una parte all’altra del guanciale su cui riposa, ogni tanto mormorando parole del tutto sconnesse..spesso in lingue completamente differenti l’una dall’alta. Questo fintanto che, in un gesto improvviso, si solleva a sedere sul letto, col busto chinato in avanti. Il respiro più ansante che rapido, riflesso del terrore dipinto negli occhi ametista che paiono anche più immensi e confusi ora che si è destata. Non focalizza immediatamente l’ambiente, anzi, si porta una mano al petto come le stesse per esser squarciato a rivelarne il cuore pulsante, quasi in frenesia tanto batte rapido. Si guarda attorno spaesata, la bocca ancora schiusa nel gesto di respirare a fatica tramite quella man mano che la stanza assume contorno da quella massa informe e sfuocata che le si era presentata alla vista. Gocce di sudore gelido le stanno appiccicando alcune delle ciocche di capelli attorno al viso esangue, ne scendono i tratti talmente tesi da rendere enfatizzato quella tensione accumulatasi nel corpo. Nel volgere il viso verso il fianco, ecco che però -forse- si ravvede di non essere sola. Poiché in stanza, effettivamente, non è sola. A fianco del suo letto ve ne è un secondo, ove è seduto un uomo che, dapprima, par faticare a ricordare. Fatica perché..in effetti..la mente sta pian piano ricollocando tutto. Ma il suo nome pare uscire in automatico, come fosse un impulso naturale il pronunciarlo..anche se è ancora confusa] Dante..[percepibile è lo stato confusionale, tanto che quel singolo nome non è affermazione..ma più un ricercare conferma che sia quello]

Dante
[Il mezzo demone era già sveglio da tempo. Non ha dormito tutta la notte, sarà perché è rimasto svenuto così a lungo da non averne bisogno.. Ma soprattutto, ciò che l’ha tenuto sveglio è il fatto che gli bastava chiudere appena gli occhi.. Per rivedere di nuovo tutto ciò che in questi mesi l’ha tormentato. Ricorda ancora perfettamente la terribile sensazione provata, la sofferenza implacabile che non lo abbandonava. Sebbene fisicamente ora sia stato risanato, il dolore a livello psicologico.. Sarà difficile da cancellare, forse perfino impossibile. Ma la sua sofferenza passa in secondo piano.. Se paragonata a quella della fanciulla addormentata nel letto accanto al suo. Ha atteso per lungo tempo che si svegliasse, vegliando sul suo sonno agitato. Forse anche lei provava le stesse cose, o forse ancora peggiori delle sue. Sembra quasi un crudele scherzo del destino.. Due valenti cacciatori, messi fuori gioco per mesi.. Entrambi nello stesso periodo. Entrambi condotti verso un limite da cui forse non avrebbero fatto più ritorno. Finalmente Aniac si sveglia, di soprassalto, apparendo ancora terribilmente confusa. Mostra un mezzo sorriso, quasi come non vi era affatto preoccupazione in lui, quando al contrario.. Attendeva il suo risveglio con ansia. Non conferma se sia veramente lui o meno, si limita a parlarle come ha sempre fatto.. Come se nulla fosse successo. In fondo, ciò che davvero vorrebbe sarebbe tornare quello che era una volta.. L’invincibile cacciatore che non teme niente e nessuno al mondo, e lei come lui.] Finalmente ti sei svegliata, bella addormentata.. Credevo che ti ci sarebbe voluto un bel bacio per farti lasciare il mondo dei sogni.. [Scende dal letto e si avvicina a quello di lei, sempre lentamente visto che è ancora abbastanza provato, ma sorridendo tranquillo e sicuro di sé.]

Aniac
[Lo fissa, chiudendo poi la bocca per abbassare lo sguardo alle coperte. Si scosta più distante, anche se non può andare chissà dove dal letto, anche quel lieve agire le rimanda una smorfia sul viso diafano come le si fosse abbattuto un tir lungo il corpo durante il sonno. Impossibile che lo spaesamento passi così rapidamente, tanto deve essere collegato..nonostante il procedimento prosegua costante, come dimostra il fatto che la sfera al collo seguiti a mandare bagliori tra l’arancio e l’ambra, due screziature che si amalgamano e confondono come liquide entro quell’artefatto. Per un momento lei la prende tra le dita della mano, rigirandola come non comprendendo come mai quel pendaglio sia attorno al proprio collo quando rammentava che fosse di un’altra creatura. E’ un flash. Che la porta a chiudere gli occhi e a lasciarsi andare sui cuscini, coprendosi gli occhi con un braccio. E’ ancora umana, e anche se si sforza di non piangere..tutto ciò che vede..che ricorda..la solletica troppo da vicino, troppo nel profondo, per lasciar asciutto quello sguardo ora celato nel suo essere stravolto. Si morde il labbro inferiore, restando in silenzio. Sforzando di mettere logica nell’accavallarsi di memorie. E’ a Point of Good, si dice. Point of Good, ergo l’isola..la parte di quell’isola in cui ha trascorso il suo soggiorno dacchè giunse. Non sa da quanto, non sa..nulla..se non che..le manca un pezzo d’esistenza. Anzi, che manchi non è nemmeno corretto. Semplicemente..non riaffiora del tutto, e se lo fa lo fa in maniera traumatica, senza freno. Le fa male. Ogni singola cosa. Il corpo, che sente vivo..come dimostra il cuore pulsante quanto il suo essere stordita. La mente..che sta faticando a riappropriarsi di chi sia realmente. E, si..se ancora può esistere da qualche parte qualcosa chiamato anima con sopra il suo nome..può quasi giurare di sentir straziata anche quella] ..non..avrebbero dovuto..[cosa? Non lo specifica, fatto sta che scuote la testa e passa entrambe le mani sul viso, levando le lacrime prima di riaprire gli occhi e fissare il soffitto, del tutto provata] ..non..sparare..caxxate..Dante..[pare rispondergli..anche se non lo guarda, e anche se il tono non è certo quello arrogante suo ma suoni più flebile e affaticato] ..così..non mi sarei..svegliata proprio..[che sforzo le costa parlare, cercare di smorzare quanto sente dietro un’ironia che comunque non le riesce nemmeno tanto. Si gira poi sul fianco, dandogli le spalle. Una mano ancora posata sul petto, ad altezza del cuore. E’..umana. Questo..che significa? Bhè..ci vuole un po’..ma rammenta che Narwain aveva quel dono. Quindi..deve averlo..su di lei. Dura 24 ore..quanto tempo sarà già passato prima che il corpo torni a morire?]

Dante
[Non l’aveva mai vista ridotta in questo stato. Così.. Debole, così.. Umana. E’ chiaro quanto stia soffrendo, è chiaro quanto tutto ciò che ha passato debba averla provata.. O forse cambiata per sempre. Si avvicina ancora un po’, rimanendo in piedi di fronte al suo letto, ma non la tocca, non ancora, lascia pure che gli dia le spalle.. In fondo crede di capire cosa stia provando. Si limita solamente a prendere una sedia, posizionarla proprio lì di fronte a lei e a sedersi, aspettando qualche secondo prima di ricominciare a parlare. Una cosa è certa.. Uno come lui, non si arrenderà mai e poi mai per aiutare chi ne ha bisogno. Potrebbe rimanere seduto lì, ore ed ore a parlare finché la cosa non la faccia sentire meglio.. O magari farla innervosire tanto da dimenticare tutto il resto. Tenterà qualunque cosa pur di farla tornare come era una volta. Anche perché in fondo.. Gli fa male vederla ridotta in quello stato.] Oh beh, ero certo che i miei baci fossero formidabili, ma non pensavo a tal punto da provocare perdite di coscienza durature.. [Continua a scherzare, in quel solito modo con cui si punzecchiavano sempre. L’Aniac di un tempo avrebbe risposto a tono a questa sua affermazione, prendendolo in giro magari, e dando inizio ad una gara di battute che non avrebbero avuto più fine. Accadrà di nuovo?Chi può dirlo.. Forse ci vorrà molto di più..] Sai?Sembra che tu mi abbia battuto questa volta.. Sei rimasta svenuta molto più di me, i miei complimenti!

Aniac
[Probabile che lo rimpianga, l’esser priva di sensi. Comunque non lo menziona limitandosi a osservare il suo muoversi quando, fatto il giro del letto visto che gli aveva dato le spalle, non torna nel proprio campo visivo. Tralascia volutamente la replica ironica, ma la seconda parte della frase, se non altro, ha implicito un dettaglio che può allontanare il discorso da sé stessa. Si sente così..sporca. Anche se bianca è la pelle che si intravede nelle zone lasciate scoperte dalla sottoveste e dal lenzuolo, lei non può far altro che vederla, e percepirla, piena di sangue. Sangue innocente. Di riflesso strofina cautamente il braccio attorno al lenzuolo, stringendone poi un lembo tra le dita per coprirsi maggiormente, e non certo per una qualche forma di pudicizia. Le costa già un enorme sforzo guardare negli occhi il mezzo demone. Ironico davvero. Se non altro è cosa che non ostacola ulteriormente] cosa..ti è..successo? [è ben oltre il serio quanto trapela dal tono, seppur sommesso, della voce. Non le interessa di esser o meno rimasta meno vigile di lui, non le importa proprio nulla di quel punzecchiarsi al momento. Vuole solo spostare l’argomento da sé, ancora per un po’. E preoccuparsi, non di sé stessa, ma degli altri..è cosa che può essere ottimo palliativo. Almeno inizialmente]

Dante
[Sospira ed abbassa appena lo sguardo, per poi tornare ad incrociare quello di lei. Gli costa un po’ fatica parlarne, poiché ricordare tutto quello che ha passato.. Gli fa ancora male. Ma ovviamente non è questo ciò che appare. Mostrare paura o preoccupazione.. Non è affatto concepito dal mezzo demone, che da sempre combatte questi sentimenti con la sua solita ironia. Si mostra indifferente a tutto, forse per illudere anche sé stesso di essere più forte.] Sembra che la “morte”.. Abbia deciso di farmi un regalo speciale.. Questo regalo prevedeva anche uno spiacevole soggiorno di diversi mesi a poe.. Si, posto carino, peccato per la scarsa qualità della compagnia.. [Scuote la testa e torna a guardarla] Mi è stato detto che hai ricevuto lo stesso regalo anche tu tempo fa.. E ti hanno nuovamente offerto questa strepitosa vacanza. [E’ ovvio che il tono in cui dice tutte queste cose è totalmente sarcastico.. Non vuole prendersi gioco di lei, o di quello che ha dovuto subire.. Semplicemente vuole spronarla.. Farle tirare fuori le unghie e tornare la donna combattiva di un tempo. Magari facendola arrabbiare a morte.. Anche a costo di rischiare di essere picchiato per la sua insistenza. Ma lui è così.. Più testardo che mai, e determinato a far tornare le cose come erano un tempo. E se tiene davvero ad una cosa.. Nulla può mettersi fra lui ed il suo intento.]

Aniac
[Aggrotta la fronte per poi distendere completamente il viso come fosse privo di qualche riflessione in merito a quanto Dante ha rivelato. Pare. Perché ricorda distintamente ulteriore vita trascorsa su quest’isola in cui anche lei, al pari di lui, venne toccata dal segno della Morte. Il simbolo di questa, in cui in maniera del tutto straordinaria tutte e tre le erinni presenziarono al suo supplizio, è l’unica cicatrice effettivamente tangibile sul suo corpo, appena sopra l’anca sul fianco destro. Pare quasi di sentirla, quella cicatrice, come ne focalizza gli eventi. Restò cieca per giorni, mentre gli occhi che le erano stati strappati si riformavano dolorosamente. E anche per questo il suo sguardo si fa indagatore, scrutando Dante come ne ricercasse sia il simbolo..sia qualche segno per cui ancora abbia necessità di ripresa. Tentativo a vuoto. Visto che, almeno fisicamente, lui è a posto. Ma sa perfettamente che il maggior supplizio di quei demoni..è nella mente che cova il proprio operato] Così..pare.. ma almeno..pare che fisicamente ti abbiano sanato..[torna a mettersi di schiena, fissando nuovamente il soffitto prima di chiudere gli occhi. E’ il freddo, la sensazione che ora le attraversa il corpo. Così..strano..percepirlo tanto chiaramente] ..ti avranno usato..una simile premura..visto che non ti lasciavano più andare..gentili, vero? [Per quanto lui possa insistere, e lei comunque risponda cercando di andare a tono, è evidente che è più cosa trascinata per abitudine che per sentimento realmente provato] ..pare che io, invece, non volessi..proprio andarmene..[torna a sussurrarlo, quest’ultimo dire. Resta semplicemente immobile, divenendo ulteriormente pallida più la sensazione di freddo aumenta nel corpo. Lo sente, distintamente ora. Il cuore che fa fatica a pulsare, lo stesso respirare risulta sforzato e difficoltoso. Deglutisce a vuoto, in quell’attesa in cui è cosciente di ogni passaggio che si susseguirà a ogni secondo trascorso. Il sole ormai è calato, il potere di Narwain sta abbandonando il suo corpo, e con esso..la vita umana. Come morire, una seconda volta. Come se, a conti fatti, ogni singolo tramonto per lei non significasse altro che questo. Una vita, che non è più una vita. Solo una recita, non sempre ben riuscita]

Dante
[Accavalla le gambe e si stiracchia, portandosi poi le mani dietro la nuca. Si comporta come se tutto fosse stato un lungo sonno, niente di più. Forse mentire a sé stesso non gli farà poi così bene, ma in fondo non è lui adesso che deve farsi forza.] Poco importa.. In fondo.. La vacanza è finita ormai, ed è giunto il momento di tornare a lavoro. Pog ha sentito molto la nostra mancanza, sai?Mi meraviglio che sia ancora in piedi.. [Si guarda intorno, come se stesse cercando crepe sul soffitto o qualcosa di simile] Il tempo del riposino è terminato.. Avanti, dobbiamo tornare a prendere a calci i cattivi.. [Si, parla proprio colui che li ha appena ricevuti i calci invece di darne.. Ma uno come lui non avrà mai paura di tutte le batoste che potrà prendere.. E’ cocciuto, determinato.. Ed anche molto avventato. Era ovvio che si beccasse il sigillo con queste premesse.. E se non sta attento questa volta qualcuno lo uccide davvero. Ma non è da lui starsene buono, assolutamente. E cercherà in ogni modo di trascinarsi dietro Aniac nelle sue folli imprese, questo è garantito. Si alza in piedi e inclina appena il capo, alzando un sopracciglio] Non mi dirai che devo prenderti in braccio..

Aniac
[In questo preciso istante, vorrebbe solo che Dante avesse quel minimo di decenza per tacere. Semplicemente questo. Si alzerebbe, di certo, qualora ne avesse forza. Ma il potere di Narwain su un vampiro millenario..non reca un passaggio piacevole. Percepisce l’approssimarsi del cambiamento come un morente percepisce che è giunta la sua ora. E in fondo..non è questo che accadrà? Da umana..il tornare a morire, tornare..a ciò che ha combattuto e rinnegato per così tanto tempo. Sente..sempre più freddo nel corpo, tant’è che prova a coprirsi ulteriormente con la pelle che ha un lieve tremito. Ma il freddo è impossibile a placarsi, le invade ogni cellula e a stento sta sentendo le mani e le gambe. Sul viso il pallore è ulteriormente enfatizzato, persino le labbra che tiene leggermente schiuse nel cercare di respirare nonostante la difficoltà..sono livide] ..taci..per…[se prima era difficoltoso il potere parlare, ora lo sforzo diventa quasi disumano..la voce poco più di un sussurro flebile, sforzato in quel passaggio traumatico come può essere il fermarsi del cuore, che non tarderà a giungere] ..un..momento..[fortuna che ha gli occhi chiusi, perché il viola umano sta dissipandosi rapidamente..lasciando intravedere gli occhi dorati dall’iride serpentina di ciò che lei..non reputa che un’assassina, come se le fosse estranea..pur rimanendo..lei]

Dante
[Può avvertire chiaramente la vita che la sta abbandonando, quasi come se fosse una cosa tangibile. I suoi occhi stanno già iniziando a mutare, così come la sua pelle, che lentamente sta diventando pallida e fredda. Si rende conto.. Di quanto sia dura questa situazione per lei. Non è così tanto sciocco come sembra in fondo.. Con le sue parole cercava solamente di spronarla. Ma ora.. Le parole non servono più. E’ un momento delicato, e stranamente, tace davvero, proprio come lei gli ha espressamente richiesto. Si allontana dal letto e si avvicina alla finestra, scrutando silenziosamente l’orizzonte. La luce del giorno che sta per finire presto le farà male, dunque richiude accuratamente le tende, portando così la stanza nel buio più totale. Infila le mani in tasca, e torna a sedersi di fronte a lei, attendendo che la dolorosa trasformazione sia compiuta. Vorrebbe davvero fare qualcosa, ma è triste ammetterlo.. In questa situazione non può fare nulla, tranne aspettare che le cose seguano il loro corso. La sua espressione è seria, cosa estremamente rara. Purtroppo, non riesce a sorridere come al suo solito, ascoltando il battito del suo cuore che si fa sempre più flebile, fino a quasi sparire del tutto.]

Aniac
[Il silenzio, finalmente, giunge. Quel silenzio che ha voluto, ma che rende anche più straziante il rumore sempre più affatcato e pesante..di ogni battito cardiaco, come se quello -il cuore- si stesse calcificando entro il petto. E al petto porta una mano, stringendo forte come bastasse questo a impedire l'inevitabile, sentendo con ogni senso il sopraggiungere..della fine di quanto vorrebbe ancora essere ma che le è stato strappato. La perdita di sè, immolata alla distruzione, a una bandiera lorda di sangue a cui si è opposta con tutte le sue forze, rispondendo con egual ferocia verso coloro che avrebbe dovuto guidare. Ma non è stato abbastanza, questa volta. E il sapore della sconfitta, di esser stata sconfitta tanto da esser diveuta lei stessa quanto ha sempre combattuto..è più schiacciante di qualunque pensiero. Un dolore nel dolore, il rivelarsi di quella pelle che riesce a risaltare anche nel buio totale della stanza, l'abbandono della Vita, il trionfo di quanto è più innaturale e temuto. Si ferma definitivamente, il cuore, esausto nel mantenere quanto non è possibile preservare in lei. Assurdo pensare quanto, mentre il suo corpo muore..i sensi divengano così forti e intensi da stordirla. Ha concezioe di dove sia Dante, ma nuovamente gli volge la schiena, raggomitolandosi dal lato opposto. Di due cuori..ne è rimasto solo uno in quella stanza, ora come ora le fa male..tanto..il pensiero di quanti ne ha fatti fermare in così tanto tempo lontana. Persino gli occhi tiene chiusi, perchè detesta altrettanto che siano visti. Non ha che un modo per farli sparire, che non sia il strapparseli. Le serve sangue di vampiro. Apre le labbra, come per parlare, ma le si blocca il gesto quando l'udito le fa sentire un pianto di neonato, oltre la parete. Una parete che non può fare a meno di fissare, come ne fosse atterrita..una volta che quel pianto le ha dato come una scossa tale da farla sollevare a sedere]

Dante
[Rimane ancora un po’ in silenzio, osservandola, mentre la vita lentamente lascia andare il suo corpo, riportandola a ciò che era. Un momento delicato, sicuramente.. Troppo, per poter dire qualunque cosa. Ma quel silenzio è così pesante e doloroso che gli rende tutto estremamente difficile. Sa fin troppo bene che sta soffrendo, ma qualunque cosa facesse ora probabilmente servirebbe solo a peggiorare la situazione. Tuttavia.. Proprio non ce la fa a rimanere con le mani in mano. Ci prova appena a richiamare la sua attenzione.. Per dirle cosa poi? Bella domanda.. Neanche lui sa cosa potrebbe dirle. Prende fiato ed apre la bocca, pronto a dire qualcosa.. Ma il pianto di un neonato che rompe quel silenzio lo interrompe. Ma non è solo il pianto in sé ad attirare la sua attenzione. Piuttosto.. La reazione di Aniac. O dovrebbe chiamarla Caina adesso?Tutto questo è sempre troppo complicato per lui. Per questo, lasciando perdere i nomi, si limita semplicemente a chiederle] Che succede? [Sente che qualcosa la turba.. Eppure non riesce a capire cosa.]

Aniac
[Fissa la parete in maniera così intensa che, quasi, le par di vedere quallo che accade oltre. Un pianto innocente, quello di una piccola vita, passi leggeri di una seconda presenza seguiti poi da altri più marcati, maschili. Il non respirare, talvolta, può avere i suoi vantaggi quando impedisce di avere blocchi. Chiude le labbra, semplicemente scuotendo la testa] Nulla..[in quel dire sfiora la sfera, ancora illuminata e pienamente all'opera per ridarle tutto ciò che a primo achitto non riesce a ricordare. Anche se..è strano l'arrivare a possedere delle memorie che non sente come..proprie] ..devo..bere. [chissà se nella propria stanza vi è rimasto del sangue, ma teme che con tutto il tempo che è passato, ormai, non sarà più utilizzabile. Talmente è radicata la recita in lei che riesce a lasciar percepire un sorriso, poco prima di mettersi seduta sul bordo del letto] Sono stata...fuori gioco abbastanza tempo. Per cui..tu se vuoi resta qui..[si alza in piedi, inizialmente reggendosi al letto come temendo per l'equilibrio, che tuttavia conserva abbastanza saldamente da fomentare l'idea che si è fatta ora nella mente] ..ho ancora una stanza, che ricordi..e certo..anche se immagino che tu e chiunque possa gradirlo..uscire e cacciare con questa tenuta..[visto che indossa solo una sottoveste, effettivamente, non è davvero il caso che esca in quelle condizioni fuori] ..non mi piace. [un cambio repentino rispetto a prima, forse troppo. Ma..quando si arriva a possedere la sua età è così..facile..mostrarsi per tutt'altro con naturalezza. Non si lascia guardare in viso, semplicemente una volta che ha la certezza di poter camminare..verso la porta si dirige] Avanti, Cacciatore..[detto quasi a provocazione, come mesi addietro, quando si pizzicavano su chi fosse il migliore] ..vediamo quanto ti sei arruginito..ma non aspettarti nessun favoritismo..perchè non ci andrò leggera..

Aniac
Non è Eroe chi non cade mai, ma chi cadendo trova la forza di rialzarsi!
sono caduta, cado e cadrò ancora, ma non smetterò MAI di rialzarmi


Dante
 
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_mika_chan_
view post Posted on 5/6/2010, 17:55




Legolas
In questi giorni mi sono ritrovato spesso a pensare a quanto è accaduto. A quello che è successo ad Elbereth, da che l’ha morsa Seras, alla sua partenza per PoE.. fino all’ultimo tragico evento.. Lestat. Non riesco più a guardare mia moglie negli occhi, nonostante sappia che la colpa è mia. Ma forse è proprio per questo che non riesco a guardarla. Mi sento colpevole. Colpevole per non essere riuscito nuovamente a proteggerla. Per cui mi allontano da lei, tengo le distanze.. e non riesco a parlarle.
So che lei vorrebbe che gli dicessi tutto.. tutto quello che sento, ma non ci riesco. Così, come stasera, rientro in camera il più tardi possibile, dopo aver passato una giornata senza vederla. Accendo la mia pipa e vado sul terrazzo. Mi appoggi al balcone e osservo Return.. questo luogo che mi ha regalato così tanto ma che mi ha fatto capire che.. non so niente.. soprattutto quando si parla di famiglia.. Amo mia moglie e mia figlia più di me stesso eppure.. so per certo che le sto ferendo in questo modo.
Chiudo gli occhi nell’attesa di sentirle comparire in camera.. dopo il loro giro pomeridiano.. vorrei davvero riuscire, questa volta.. a fare la cosa giusta.. ma ho paura..

Elbereth
Sento l’odore dell’erba pipa nel momento stesso in cui entro nella stanza, è un sollievo , Legolas è a casa. Ho paura di rientrare e trovare una lettera in cui mi dice che se n’è andato, non so perché, ma credo siano cose che una moglie sente.
Vederlo seduto lì a fumare mi porta in automatico a sorridere anche se le cose ultimamente vanno come vanno..
Erynil zompetta immediatamente a salutarlo cercando di arrampicarsi sulle sue gambe, baciarlo e raccontargli quello che ha fatto nella giornata, avrebbe voluto che ci fosse stato anche lui, esattamente come me..
Mi fermo sulla soglia del terrazzo e li osservo senza parlare.

Legolas
La mia piccola rana arriva tutta felice raccontandomi che si è sposata con un bambino.. per poco non mi prende un colpo. Mi mostra orgogliosa il suo anellino fatto di margherite e mi abbasso accarezzandole la testolina “Tesoro.. sei ancora piccola per sposarti.. però un giorno.. sono sicuro che troverai davvero un fidanzato giusto per te” Erynil sorride, dicendomi con tutta naturalezza che ce l’ha già e non le interessa trovarne un altro. Bè.. credo che io potrei dire lo stesso di sua madre.. ho lei, non credo ci sia un’altra donna al mondo che potrei amare. Sorrido alla mia piccola bambina e le bacio la fronte lasciandola andare in cameretta a giocare. Mi rialzo in piedi e mi volto verso Elbereth sorridendole dolcemente.. o per lo meno, ci provo
“tua figlia a tre anni si è già sposata.. credo che.. quando ne avrà sedici.. sarà un bel problema.. non credi?”però sorrido nel dirlo..

Elbereth
Scompiglio i capelli a mia figlia mentre mi passa accanto correndo verso la sua cameretta, è sorprendente quanto gli somigli… appena poso gli occhi su Legolas sorrido.
“ Oggi mi ha chiesto cosa fanno due persone dopo che si sono sposate..quando ci chiederà come nascono i bambini allora sì che sarà imbarazzante come situazione..”
Mi avvicino facendo un passetto verso di lui, quanto mi basta per allungare una mano e carezzargli leggera il viso.
“Ci sei mancato oggi..dove sei stato?”
Lo guardo attentamente e più lo faccio più mi rendo conto di quanto sia vero..mi manca, mi manca in ogni momento quando non è con me e sentirlo lontano è un qualcosa che mi distrugge..

Legolas
Sorrido a sentire quelle parole e lascio che mi accarezzi, sposto solo la pipa per non darle fastidio ma non riesco a ricambiare quel gesto. La guardo appena e poi dopo un po’, volto lo sguardo verso il panorama “Al solito.. sono stato ad allenarmi un po’.. ho fatto un giro in barca.. al lago.. e poi al capanno.. a lavorare un po’.. tanto sapevo che andavi tu a prender la bambina..” poi volto di nuovo lo sguardo su di lei e sospiro “e voi.. che avete fatto di bello?”
La guardo in attesa della sua risposta.

Elbereth
Distolgo un attimo lo sguardo mentre cerco di sorridere e di evitare di mostrare quanto mi faccia star male il fatto che lui riesca appena a guardarmi, che non riesca a toccarmi..
“Sei stato al lago..” quello che è uno dei posti più speciali per noi, dove quel -noi- ha davvero iniziato ad esistere, non si vive di ricordi, lo so bene, ma mi perdo un attimo quando mi ritornano in mente quei momenti.
Scuoto la testa per scuotermi da quel momento e poi scrollo le spalle “io non ho fatto niente di speciale, ho incontrato Dulcinea in spiaggia, poi sono andata a prendere Erynil all’asilo ed ho incontrato Seras al fiume con suo figlio..”
Lo guardo e gli poggio un dito di fronte alle labbra prima che possa dire qualcosa, so che il nome di Seras può provocargli dei problemi..”non è successo niente..abbiamo solo parlato, e poi la rana si è sposata con suo figlio…”
Sorrido mentre cerco di sdrammatizzare e non smetto mai di guardarlo..

Legolas
Direi che, dopo aver sentito quello che ha fatto.. il sorriso mi muore sulle labbra. Mi volto a guardare il panorama e riprendo a fumare.. Dulcinea e Seras.. il motivo per cui io e lei abbiamo litigato in tutto questo tempo.. non posso far nulla.. continuando ad abitar qui.. continuerà a vederle..
“Sai.. credo proprio di non riuscire più a farcela Elbereth.. sentirti parlare di loro.. con tanta tranquillità.. mi lascia.. perplesso” sospiro.. so che non vuole più sentire certi discorsi ma io non ci riesco “Capisco incontrare Dulcinea.. è tua amica.. ormai la cosa l’ho accettata.. ma.. rimanere nello stesso luogo di Seras.. insomma.. poteva farti nuovamente del male.. come è successo con Lestat.. io.. io non credo più di riuscire a farcela.. vorrei andarmene da questo posto a volte sai?”

Elbereth
Sento bruciarmi gli occhi appena sento le sue parole, ma non voglio piangere, sono stanca, quello che vorrei fare è abbracciarlo e chiedergli per l’ennesima volta scusa, ma ho paura che lui mi scacci, ho paura di perderlo..è sempre stato così, sin dal primo momento ho sempre avuto paura che potesse sfuggirmi dalle mani senza che nemmeno me ne rendessi conto.
E mentre lui è lì che mi dà le spalle allungo una mano per cercarlo l’ennesima volta, mano che fermo a mezz’aria e poi ritiro per passarmi tra i capelli.
“Mi dispiace..” non so nemmeno per quante volte l’ho ripetuto negli ultimi tempi..” e dove vorresti andare Legolas? È da questo posto che vorresti scappare o è da me? “ lo domando con un filo di voce, per niente sicura di voler sapere la risposta “ dicevi che eri arrivato qui per ritrovare un po’ di normalità e che io ero qui per dartela, ma non è andata così vero?”
Non so nemmeno cosa sto dicendo..è solo la paura che mi fa parlare, la paura che lui adesso si volti e che mi dica che ho ragione..

Legolas
“che sciocchezze” quando lei mi chiede se è da lei che voglio scappare.. sarebbe una cosa assurda per un elfo “quando un elfo ama.. è per sempre Elbereth.. e io non sono diverso.. non vorrei mai scappare da te.. anzi.. l’opposto.. ma.. si, ammetto che vorrei andarmene da qui.. per lo meno per un po’.. perché non torniamo dai tuoi genitori per qualche giorno? Siamo stati bene..” mi volto e la guardo “e stavolta poteremo pure Otto!”
Ok.. sto dicendo sciocchezza ma.. magari potrebbe essere una soluzione.. andare dai suoi per qualche giorno. Magari ci permetterebbe di.. tornare ad essere quelli di prima..
“Io.. mi sento così lontano da te n questo momento e.. non vorrei mai sentirmi così.. non so se è colpa mia o tua.. non lo so.. so solo che.. voglio di nuovo mia moglie.. e.. non ho idea di come fare per riaverla..”

Elbereth
“Non è andando via per qualche giorno che risolveremo i nostri problemi..possiamo tornare da i miei, ma quando metteremo di nuovo piede in questo posto non sarà cambiato niente..”
Sospiro e questa volta la mia mano di posa davvero sulla sua schiena, lo accarezzo mentre aspetto che sia lui a voltarsi e a guardarmi..
“io non so come è successo, non so come questo muro si sia formato fra me e te, ma ho bisogno che tu mi parli Legolas, perché altrimenti io non posso capire..” fermo la mia mano sulla sua spalla e scuoto appena la testa “io sono qui, e ci sarò, qualsiasi cosa succeda, qualsiasi sia la cosa che ti fa stare così..” Mi fa male il fatto che lui non riesca a parlare con me, mi ferisce che parli delle sue cose, che riesca a confidarsi con qualcuno che non sono io…

Legolas
Si lo so.. so che non servirebbe a nulla ma.. mi paicerebbe tanto poter stacare ed andare via.. senza dover pensare a vampiri succhiasangue.. ma so che sarebbe un po’ come scappare.. sfuggire alla realtà. E allora annuisco a le sue parole e le tocco la mano che mi ha messo sulla spalla.
2non ci riesco Elbereth.. dopo che.. ho pianto come uno sciocco.. quella sera.. mi sono reso conto che.. non è così che devo essere.. non sono mai stato quel tipo di elfo.. non ho mai pianto per disperazione.. le uniche volte che l’ho fatto è stato per la morte di qualcuno.. ed io non voglio essere così..” così debole vorrei dirle, ma non ci riesco.. abbasso lo sguardo dopo aver messo via la pipa
“Tu sei qui ma.. Elbereth.. io non so davvero chi tu sia.. perché non riesco ancora a capire come tutto quello che ti è successo per te.. possa essere come una piccola parentesi.. non riesco a capire come tu possa perdonare le persone che ti fanno del male.. così in fretta.. io non ci riesco.. e non ci riuscirò mai.. mi spiace”

Elbereth
“Non sarei mai dovuta andare, lo so..” Il ricordo delle sue lacrime mi spezza ancora il cuore, sapere che la persona che amo ha sofferto a causa mia mi spiazza, io non credevo che sarei mai stata capace di fargli del male ed invece l’ho fatto..
“io non ti chiedo di perdonare nessuno Legolas, io voglio che tu faccia quello che senti qui..” mi porto di fronte a lui e poggio la mano sul suo cuore senza trovare davvero il coraggio di alzare gli occhi ed incrociare il suo sguardo..
“io sono solo una stupida elfa che non riesce ad odiare ecco chi sono..io lo so che il mio comportamento è difficile da capire, ho perdonato di tutto con una velocità disarmante, ma non devi farlo anche tu..tu hai paura che io non possa davvero capire quello che provi, ma perché? Perché non provi a spiegarmi e mi metti alla prova Legolas..”
Poggio la fronte contro il suo petto e sospiro mentre chiudo un attimo gli occhi per trattenere le lacrime.

Legolas
Sospiro quando ascolto le sue parole. Rialzo lo sguardo su di lei e quando si avvicina a me la cingo in un abbraccio. Mi manca ogni momento passato assieme a lei.. ogni risata fatta assieme.. adesso.. non faccio altro che farla piangere “Siamo diversi Elbereth.. lo siamo dal principio.. da che siamo assieme.. e forse è per questo che ci amiamo.. nonostante tutto.. perché ci compensiamo.. vorrei riuscire a saper perdonare come riesci a far tu.. davvero vorrei farlo.. se davvero ci riuscissi bè.. forse sarei potuto venire a PoE con te.. e così forse.. non avresti rischiato di morire nel tornare a casa..”
Continua a stringerla e coccolarla. Faccio per riprendere a parlare quando la vocina della Erynil mi fa alzare lo sguardo verso la porta finestra. Dice che ha sonno e vuole andare a dormire.. direi che ha ragione.. per cui libero Elbereth dall’abbraccio e vado verso la bambina “Torno subito” e.. mentre che porto a letto nostra figlia e la osservo sbadigliare mi rendo conto di quanto.. sia stupido.. di quanto non mi accorga che.. le persone più importanti della mia vita sono al mio fianco ed io.. riesco a farle soffrire.
Metto la bambina a letto e torno di nuovo in terrazza da mia moglie..

Elbereth
Chiudo gli occhi e mi lascio andare in quell’abbraccio fino a che la vocina della nostra bambina, di quella che è la prova più evidente e brillante di quello che è il nostro amore mi riporta alla realtà.
Mi siedo sul parapetto del terrazzo mentre aspetto che Legolas torni da me, quando lo vedo arrivare sollevo appena gli angoli delle labbra in un sorriso e allungo una mano verso di lui “Vieni qui..”
Attendo che lui mi si avvicini e scuoto la testa, io non lo ritengo affatto colpevole di quello che mi è successo tornando a casa, la colpa è solo mia..
“non ha importanza Legolas..se tu fossi diverso da come sei io probabilmente non ti amerei..è vero che non si finisce mai di conoscere qualcuno, ma vedi io credo di sapere chi è l’uomo che ho sposato..il problema è che tu sei convinto del contrario..”

Legolas
Mi avvicino a lei lentamente ascoltando le sue parole e mi avvicino accarezzandole una guancia “Bè.. probabilmente tu mi conosci meglio di me stesso Elbereth.. per cui suppongo tu possa immaginare come.. sia difficile per me.. vedere che.. non posso far nulla per aiutarti.. non posso impedire che gli altri ti facciano male..” mi avvicino ancora un po’ fino a metterle le braccia attorno alla vita e continuo a guardarla.
Questo è il più grosso contatto che abbiamo da che è tornata.. e un po’.. mi rilassa sapere che.. riesco ancora ad avvicinarmi così a li senza sentirmi.. in difficoltà..
“Ti amo Elbereth.. ed amo Erynil.. e vorrei riuscire a proteggervi sempre.. da ogni pericolo.. e quando non ci riesco.. e succedono certe cose bè.. mi domando se io sia davvero adeguato.. ed il fatto di non riuscire a perdonare.. mi rende.. cattivo.. ed ho paura che.. non avrò pace finché non avrò guardato negli occhi colui che ti ha ridotta in fin di vita” detto questo chiudo gli occhi e sospiro “Mi spiace.. non sono poi così.. Perfetto”

Elbereth
Gli sorrido appena sento le sue mani attorno alla mia vita e prendo il suo viso tra le mani, ed eccolo qui, l’uomo che amo, l’uomo che mi dice di non essere perfetto, ma per me non c’è niente più simile alla perfezione dell’elfo che adesso mi stringe a sé.
“ tu e nostra figlia..siete quanto di più perfetto possa esserci nella mia vita Legolas, non ho mai visto niente di più bello di te…non c‘è mai stato niente di più bello di te nella mia vita” e per bello non intendo soltanto la parte che è visibile a chiunque capiti di posare gli occhi su mio marito, ma tutto ciò che lui riesce ad essere e soprattutto a dare..
“Ti amo così tanto Legolas e ho così paura di perderti..ho paura di svegliarmi e non trovarti con me..”
Gli carezzo il viso e lo guardo dritto negli occhi, la mia è una preghiera che devo fare anche se so che cadrà nel vuoto..
“ Non andare a cercarlo Legolas..rimani con me e con tua figlia… resta con noi..”

Legolas
Appoggio la mia fronte a quella di lei e chiudo gli occhi. Ascolto le sue parole e continuo a chiedermi perché.. riesco sempre a rovinare tutto. Il fatto di non riuscire a capirla.. spesso mi impedisce di starle accanto.. vorrei davvero riuscire a capire mia moglie.. vorrei davvero essere capace di tenerla tra le mia braccia e prometterle che far ò quanto chiede.. ma sono fatto sbagliato.. e so che non avrò pace finché non vedrò Lestat coi miei occhi e gli domanderò perché lo ha fatto..
“posso provare Elbereth.. posso provarci ma.. non so se riuscirò fa farlo.. “ la stringo ancora un po’ di più e poi mi abbasso a sfiorarle le labbra “ti amo.. e cercherò di fare quanto mi chiedi.. ma.. non so se ci riuscirò..” e poi la prendo in braccio e la guardo.. ho bisogno di sentirla vicina a me questa notte.. nonostante tutti i problemi, nonostante tutte le nostre paure.. siamo marito e moglie..e lo saremo per sempre
“voglio.. dormire con te questa notte.. posso.. farlo?” la guardo.. sperando voglia riaccogliermi nel nostro letto, finalmente.. dopo tante notti passate.. a dormire distanti.

Elbereth:
Porto un dito di fronte alle sue labbra invitandolo a fare silenzio mentre scuoto appena la testa e sorrido guardandolo
“shhh adesso basta…ci proverai, ed io ti aiuterò..” gli passo una mano sul petto mentre penso di nuovo a quanto mi sia mancato in questi ultimi giorni..”ti amo Legolas e ti amerò comunque..” sì..sempre che il suo voler vedere Lestat non si tramuti in un suicidio, è questo quello che mi fa paura, ma adesso non è il momento di pensarci..
Gli bacio il collo chiudendo gli occhi e poi arrivo a al suo orecchio “ dormiamo insieme stanotte.. voglio fare l’amore con te..”
Sono cose che forse non andrebbero nemmeno dette, e infatti sento uno strano calore al viso e so che le mie guancie sono diventate rosse..nascondo il viso tra i suoi capelli e lo stringo a me cercando di fargli capire quanto lo ami.

Legolas
Arrossisco quando sento pronunciare quelle parole e sorrido. La stringo un po’ di più a me ed annuisco appena. Quanto tempo è passato dall’ultima volta? Non lo ricordo neppure più.. ed è così strano.. insomma.. non dovrebbero accadere certe cose.. nonostante tutto lei è mia moglie, ed io suo marito.
“non ho molta intenzione di farti dormire stanotte.. per cui.. direi che.. la tua idea.. è la mia stessa idea..” non riesco ad essere più esplicito di così.. non ci sono mai riuscito.. tra i due è lei quella più.. disinibita.. se così si può dire.. non che mi dispiaccia.. anzi.. anche in quest’occasione.. sarà lei a ricordarmi.. quanto sia bello.. stae assieme..
Ti amo mia Principessa delle stelle..


 
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MedeAthena
view post Posted on 10/6/2010, 21:27




Lilith
Si dice che chi non muore si rivede. Nel caso della Regina, questo vecchio adagio non è poi tanto esatto...la sua presenza è impalpabile, niente più che una leggera nebbia dall'inconfondibile profumo di...veleno. Avvolge Alucard come un abbraccio intangibile e silenzioso, una corrente gelida che si insinua dietro al suo collo, un bacio mortale di nemico invisibile. Le candele della stanza tremolano, proiettando ombre distorte sul pavimento e pavimento e sui muri, pochi istanti prima che ogni singola fiammella si spenga. Lilith...ha mantenuto la promessa: è da lui, per riprendersi ciò che le è stato tolto...

Alucard
Lui era seduto, sul suo trono.. trionfante, dall’ultimo incontro avuto con Lilith.. la credeva morta ormai.. convinto che il caos tra i vampiri di Return fosse dovuto alla sua dipartita. Ma non ha avuto modo di gioire troppo.. perché nel momento in cui nella stanza cala il buio e sente quel bacio, capisce.. di aver fatto male i conti.. Lilith è più “viva” che mai.. ed è all’Inferno. Si alza in piedi, di scatto, spostandosi come a volersi allontanare da Lei.
“attaccare il nemico alle spalle.. è da vigliacchi.. da voi non me lo sarei mai aspettato” non pronuncia una sola sillaba.. ma glielo dice nella mente.. ha deciso stasera di comunicare in questo modo.

Lilith
Piano piano si fa visibile, tanto pallida da sembrare quasi circondata da un debole alone di luce in quel buio totale: è ancora alle spalle di Alucard, nonostante lui si sia spostato...sembra quasi che abbia seguito il suo movimento, o forse sarebbe meglio dire che ha seguito il movimento della sua ombra. Suo marito è con lei, e le ha concesso l'entrata a sorpresa che desiderava...ma ora tocca a Lilith, questa è la sua battaglia. "Non mi sembra di avervi attaccato...tutt'altro...un tempo avreste gradito le mie labbra sulla vostra nuca...o forse non gradite il contatto con i fantasmi?" Nemmeno lei parla, la sua voce si insinua direttamente fra i pensieri di Alucard, bassa e vellutata come un invito...o come una trappola. Sta giocando, godendosi la sorpresa del suo nemico di fronte alla propria apparizione.

Alucard
Che non si aspettasse niente di simile è vero.. ma ovviamente quando lei parla lui si volta di scatto e la fissa negli occhi “non giocate con me Lilith.. o potrete di nuovo ritrovarvi con un pugnale in petto.. e questa volta.. finirei il mio lavoro” fa un passo indietro, non tanto per paura quando per recuperare quel minimo di equilibrio che aveva perduto in quel momento
“Return è nel caos per colpa vostra.. da quanto ne so.. come mai siete scesa? Siete venuta a consegnarmi il bambino per caso?”
Il tutto ovviamente, lo dice senza parlare. Si sposta poi andando a raggiungere il tavolo sul quale vi è posata una bottiglia con dei bicchieri di vetro.

Lilith

Indossa un abito scollato, che volutamente lascia intravedere la cicatrice argentea sopra al seno sinistro, ed è proprio lì che abbassa lo sguardo, come se non ricordasse di avere quel segno. "Oh, mi state minacciando, forse? Non siete riuscito ad uccidermi una volta, non siate troppo sicuro di voi per la seconda...soprattutto visto che ci troviamo nel mio Regno..." Calca la voce sul possessivo, sollevando un angolo delle labbra in un
piccolo ghigno di scherno. Rimane ferma al suo posto, solo sgancia la fibbia del lungo mantello che portava sul capo e lo lascia cadere a terra...il suo sguardo si sposta sulla bottiglia vicino ad Alucard, questa sera ha voglia di giocare "Sapete che non potete avvelenarmi, vero? E comunque...fra i due non sono certo io quella che deve consegnare qualcosa all'altro...avete già dimenticato la mia promessa? Ne faccio così poche che dovreste riuscire a ricordarle..."

Alucard

“Il vostro regno che avete abbandonato.. inseguendo l’amore di un.. uomo.. e di un figlio.. “ prende la bottiglia e versa il contenuto dal colore rosso scuro in nei due bicchieri. Ne prende uno e l’altro lo lascia sul tavolo “non ho nessuna intenzione di sporcarmi di nuovo le mani con voi Lilith..
sono stato abbastanza soddisfatto del nostro ultimo incontro che.. non ho intenzione di ripeterne un secondo.. per cui per me.. potete pure tornare da dove siete venuta”
Mentre pensa tutto questo si porta il bicchiere alle labbra e sorseggia, voltandosi poi per guardarla.

Lilith

Si avvicina al tavolo con passi misurati e solleva il calice, come ad osservare la trasparenza del liquido che contiene “Non avete intenzione di sporcarvi le mani con me, o forse temete di fare una figura talmente pessima che non basteranno secoli a liberarvi dalla vergogna?” beve un sorso e lo guarda di sottecchi, da sotto le lunghe ciglia...i suoi occhi verdi sono attraversati da un lampo, una luce scura che brilla per una frazione di secondo prima di perdersi di nuovo nello smeraldo delle sue iridi “Siete scortese, non mi offrite nemmeno un brindisi di benvenuto?” il bicchiere fra le labbra di Alucard si fa cristallo sottilissimo, tanto fragile da sbriciolarsi letteralmente al tocco “Dicono che porti male, non brindare in onore degli ospiti...”

Alucard
Toglie la mano nel momento in cui il bicchiere si rompe ma si ferisce appena con un vetro. Si porta la mano davanti al viso osservando la goccia di sangue che cade lentamente lungo il palmo di essa, sembra quasi rapito dal suo stesso sangue
“Dicono che porti male.. presentarsi anche senza invito.. me lo avete detto voi stessa qualche giorno fa.. e guarda caso.. state facendo lo stesso” alza lo sguardo su di lei quando la ferita i è rimarginata e la fissa con sguardo serio
“dunque Lilith.. se siete venuta fin qui per.. ricambiare la cortesia della visita.. senza avermi portato il bambino bè.. credo che.. la nostra conversazione finisca qui.. potete anche andarvene”

Lilith
Osserva anche lei il sangue colare, l'espressione è enigmatica, un misto fra soddisfazione e impazienza. Inaspettatamente gli volge le spalle, mentre una candela vicino alla finestra si accende di nuovo...a Lilith piace avere un minimo di scenografia, soprattutto quando si prepara a trionfare... "Credo che non abbiate la facoltà di potermi dire quando, e soprattutto se andarmene...siete voi che dovete restituirmi qualcosa di mio, ve l'ho de l'ho detto quando siete venuto a Return e sapete che io difficilmente mi rimangio un'affermazione tanto sentita..." Il tono di voce è pacato, come se non avesse nessuna fretta...solo lei sa quanto stia fremendo dentro di sè, ora che il suo obiettivo è così vicino. Dall'ampia manica del vestito estrae un pugnale, la stessa arma forgiata nell'argento che Alucard le ha conficcato nel petto non più di due settimane fa, e con uno scatto improvviso lo punta alla gola del vampiro. "Questo...è il mio invito..."

Alucard

Lui scuote la testa leggermente alle parole di lei e poi si limita ad osservare la candela che si riaccende. Si la scenografia.. è una cosa che piace anche ad Alucard, del resto. Torna a guardare verso Lilith quando lei le da le spalle e sta per risponderle per le rime quando si ritrova il suo pugnale alla gola e fissa Lilith
“Non osereste mai farmi del male” le blocca la mano con cui teneva il pugnale ma non la sposta dalla sua gola. Rimane immobile a fissare Lilith negli occhi
“questo non è più il vostro regno Lilith.. dovete capire che andandovene.. adesso qui.. comando io.. voi divertitevi con i vampiri di Return.. lasciate che.. le cose serie le facciano gli altri”

Lilith
Lo guarda negli occhi, tenendo il suo sguardo gelido fisso su quello di lui. La mano è salda, puntata al collo di Alucard, senza un tremito nemmeno quando lui le afferra il polso. "Come potete essere così sicuro che non oserei? Non ho problemi a macchiarmi le mani del sangue dei vermi...la soddisfazione è ben più grande del disgusto..." avvicina la punta del pugnale alla zona che sta fra le clavicole, quel piccolo spazio di carne libera da ossa che sembra fatta apposta per accogliere una fredda lama fino in fondo, in tutta la sua mortale lunghezza. Si avvicina a lui, bloccandogli la mano libera dietro la schiena e liberando tutta la propria rabbia e voglia di rivalsa nel tono di voce, ora più affilato del pugnale con cui lo sta sfiorando. "Siete noioso e ripetitivo, Alucard...questo è il mio Regno, e ve lo dimostrerò...e anche se fosse vero che l'ho perso questa sera me lo riprenderò, perché anche ammettendo che il nuovo Re siate voi...anche il più grande impero crolla preda del caos, senza un monarca in vita..."

Alucard
“Se ucciderete me.. non avrete comunque la vostra vittoria.. perché comunque.. dopo di me.. ci sarà qualcun altro.. che attenterà al vostro trono.. e poi un altro ancora.. finché starete a Return.. il mondo degli inferi sarà libero di avere un nuovo sovrano.. proprio per impedire quel caos che sta regnando adesso sopra la vostra testa..” nel momento in cui gli blocca la mano e appoggia la lama sul sulla sua pelle lui non fa nessun movimento, nessun gesto, neppure tenta di liberarsi. Al momento è convinto che Lilith non avrà mai il coraggio di farlo.
“Jackson.. Seras.. e infine Ephram.. sono i primi ad avervi tradito a Return.. presto altro vi stradiranno.. presto vi sarà una guerra.. della quale non potrete aver vittoria.. e all’Inferno io continuerò a regnare.. perché voi avete lasciato il vostro Regno ed avete deciso di vivere in un luogo privo di senso.. per cui Lilith.. vi siete messa da sola in questa condizione.. e non sarà uccidere me che vi farà tornare.. al vostro posto”

Lilith
Ascolta le parole di Alucard come se non la riguardassero, totalmente impassibile alle provocazioni: ora ha un solo obiettivo, eliminare colui che le ha sottratto creature a lei care, che si è seduto indebitamente sul suo trono, che l'ha provocata fino all'esasperazione. Vuole rendergli il conto tutto in una volta, tutto in quella notte, fino a che non lo vedrà inerte a terra, privo di vita e di quella baldanza che tanto l'ha irritata fino ad oggi. Una leggera brezza muove la tenda, facendola finire sulla fiammella di quell'unica candela accesa ed incendiandola all'istante> Sembrate così sicuro di quello che dite...ma sapete...io se non vedo con i miei occhi non credo...quindi, tanto vale provare...giusto, Alucard?" Si avvicina con il viso a lui, gli occhi socchiusi come se volesse baciarlo...e invece delle sue labbra, Alucard incontra la lama d'argento. Lilith la spinge con forza nel collo del vampiro, con tutto l'astio e il rancore che ha portato dentro di sè in questi mesi. Fredda, rabbiosa, implacabile...solo un leggero sorriso sulle sue labbra, non morirà subito...non ha ancora finito.

Alucard

Credo che uno dei pochi timori di Alucard sia quello del fuoco.. probabilmente perché in “vita” è sfuggito molte volte al rogo.. per cui nel momento in cui vede la tenda incendiarsi un velo di preoccupazione passa sui suoi occhi. Ma è solo un attimo perché poi, il gesto di Lilith bè..
quel gesto gli fa sgranare gli occhi. Nel momento che il pugnale si conficca nella sua carne emette un leggero gemito, segno di aver perso il fiato. Non si aspettava davvero che Lilith lo pugnalasse in quel modo, e così velocemente.. credeva che, come sempre avrebbero.. per così dire.. giocato.
Sente il proprio sangue macchiare la camicia bianca e scivolare lungo il suo petto. Non un movimento.. niente.. solo un pensiero gli passa nella mente.. un pensiero che anche Lilith sentirà
“Puoi uccidermi ma non puoi annientarmi.. tornerò sempre.. perché ogni regina ha bisogno del proprio Re.. ed io sono l’unico Re che tu sola puoi riconoscere..”
Il suo corpo inizia a perdere forza.. il pugnale, Lilith.. il suo sangue.. lo stanno indebolendo.. ma è ancora “vivo”.

Lilith

La soddisfazione che pervade Lilith si fa visibile nella sua espressione e nei suoi occhi, illuminando il suo viso pallido di una bellezza ancora maggiore, quasi magnetica nel suo essere tremendamente oscura. Non sfila il pugnale dalla carne di Alucard, sapendo che se lasciasse il sangue libero di fluire lui morirebbe in pochi minuti...e lei ancora non ha finito. Sussurra al suo orecchio, invitante e sensuale come il più pericoloso dei predatori... "Se questo pensiero vi rende meno dolorosa la sconfitta...fate pure, Alucard..." Pronuncia il suo nome trascinando le lettere che lo compongono, come se provasse piacere a comporle...per l'ultima volta "...chi sono io per privarvi della consolazione di un'illusione rassicurante che lenisca il vostro orgoglio ferito? Siete il Re del Nulla...è il momento di raggiungere il vostro regno..." Trattiene il braccio di Alucard ancora in torsione dietro la sua schiena, ma il gesto diventa quasi un abbraccio mentre la Regina lecca il sangue colato dalla ferita fino a risalire sul collo del vampiro e sfiorarlo con le labbra gelide "L'ultimo bacio...prima dell'oblio..." La sua voce è un soffio mentre sfila il pugnale e sostituisce alla lama i suoi canini, conficcandoli con veemenza poco sotto l'orecchio di Alucard: non è sete nè rabbia, ma in parti uguali disprezzo e rispetto. Il colpo di grazia attraverso il morso velenoso di Lilith sarà per Alucard marchio di sconfitta indelebile, mentre il suo stesso sangue continuerà a vivere...brucia la stanza, brucia il sangue avvelenato che scorre nelle vene di Alucard, tutto l'Inferno pare essere arso da fiamme insolite e distruttrici...perchè è dalla distruzione che nasce l'equilibrio...ordo ab chao, ordine dal caos. Il caos di un Regno conteso fra due sovrani...ma il trono è uno, e uno solo può vantare il diritto di prendervi posto.


But you'll never know
The next move she'll make
You can try
But it is useless to ask why
Cannot control her
She goes her own way

She rules until the end of time
She gives and she takes
She rules until the end of time
She goes her own way



Lilith, Alucard
 
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1701 replies since 26/1/2009, 01:11   41233 views
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