BELIALGiunto all’Inferno, poteva dirsi finalmente a casa. La lasciò fra le lenzuola di seta della propria camera, non prima di averle donato un bacio leggero sulla pelle scura, all’altezza della spalla.
Prese il cilindro, si vestì con l’abito migliore ed uscì. Uscì fra quei corridoi che aveva visto sorgere e divenire solidi ed indistruttibili. L’Inferno, il luogo che l’aveva accolto quando un Padre troppo crudele aveva deciso di scacciare lui e i suoi fratelli, un Padre che li aveva straziati, umiliati e schiacciati.
Chiuse la porta alle proprie spalle senza un rumore. Solo un lungo corridoio davanti a lui. Inspirò a pieni polmoni l’aria densa di fumo, sangue e sofferenza e proseguì come aveva fatto milioni e milioni di volte, ma questa volta gli sembrò più intenso. Una rigenerazione completa, pronto ad inoltrarsi nel dedalo degli orrori e ripercorrere il viale della nostalgia quando lo splendore inondava quel luogo come un diamante brilla di luce propria. La prima impressione fu che dopo diverso tempo nulla pareva essere cambiato dalla sua ultima volta fra quei muri in cui gli incubi diventano realtà.
ALARIELAprì gli occhi solo nel momento in cui sentì la porta chiudersi. Le ci volle un momento per rendersi conto di non essere nella sua stanza, per realizzare quello che era accaduto sino a quel momento. Scivolò lenta tra le lenzuola scure solo per accorgersi di essere sola. Si alzò lasciando che la seta le carezzasse ancora una volta la pelle scura e senza alcun abito addosso si diresse verso la finestra, per ammirare quel cielo così straordinario che solo all’inferno aveva potuto immaginare. Una sfera chiara, come una pallida luna illuminava il cielo intorno a se, rendendolo appena più lattiginoso mentre sfumava poi nelle tonalità del rosso e via via sempre più scuro.
Si guardò intorno nella stanza estranea, eppure al tempo stesso così familiare. Ne inspirò il profumo sino a sentirlo penetrare nel cervello, poi decise di seguirlo. Poteva ancora sentirne i passi silenziosi allontanarsi nei corridoi, perché per quanto silenzioso lui fosse nulla poteva comunque sfuggire al suo udito finissimo. Indossò solo una vestaglia di seta corta e leggera, del colore dell’argento come i suoi capelli. Non indossò scarpe, uscì silenziosa e invisibile, in quei corridoi per lei così estranei, visti solo nei ricordi del suo solo angelo. Silenziosa come un ombra, intraprese la sua stessa direzione, senza fare alcun rumore, solo i passi delicati dei piedi minuti seguire la stessa strada appena percorsa.
AZRAELPortava sotto un braccio un enorme libro nero. Pelle intarsiata da strani simboli e un inquietante occhio spalancato e finemente dipinto, nel centro, della copertina contraddistinguevano quell’enorme cimelio prezioso. Il fruscio del mantello era l’unico suono che si udiva negli spazi angusti dei corridoi del dedalo Infernale. Portava con sé con la Morte, poiché lui era la Morte stessa. Il cappuccio ne celava le vere fattezze. Nascondeva ancora quell’occhio menomato che non più era guarito, al posto dello sfavillante occhio color del ghiaccio ora vi era una profonda cicatrice che solo il cappuccio nascondeva.
A testa china camminava per compiere il proprio compito: lasciare che le anime trapassassero e giungessero nel luogo a loro designato.
BELIALSi sistemò il cilindro dipingendosi sul volto un ghigno che poco lasciava qualcosa di rassicurante, troppo lieto di essere lì, troppo fiero di passeggiare ancora una volta in quei luoghi. Imboccò un corridoio apparentemente senza pensare e svoltò a destra prendendo la via più buia. Amava abbastanza l’oscurità da non volersi perdere neppure un’ombra intorno.
All’improvviso qualcosa lo distrasse dai propri indicibili pensieri. Un fruscio, un fruscio oscuro e pesante seppure appena udile. Troppo conosceva quell’andatura modulata e decisa. Una risata interruppe il silenzio, divertito capì chi si stava per trovare davanti. Ancora una volta. E avrebbe mai perso l’occasione di salutare un vecchio.. Amico? Ovviamente no. Lo attese immobile, con tutta la sua imponente stazza nel centro preciso del corridoio. Solo una fiammella al muro disegnava ombre inumane che sembravano demoni informi che afferravano le pareti di pietra.
ALARIELSeguì i suoi passi, a debita distanza, per non venir sentita. Ne percepiva i movimenti ma non era certo sua intenzione spiarlo. Dopotutto le bastava toccarlo per conoscere ogni sua mossa, e sapeva bene che lui non avrebbe potuto in alcun modo nasconderle qualcosa. Solo, voleva seguirlo, forse nella necessità di rimanergli vicina, forse per non doverlo attendere sino al ritorno. Lo seguiva curiosa come una bambina che attende nascosta sotto le coperte l’arrivo di Babbo Natale. E rimase il sorriso sul suo volto, un sorriso più ingenuo e appena entusiasta di quanto non fosse mai stato, senza alcun pensiero a turbarla come spesso accadeva. Rimase sino a quando non lo sentì. Avrebbe potuto riconoscerne il passo lontano anni luce, la presenza ingombrante riempire l’aria e istintivamente si portò una mano sulla gola, dove ancora brillava indelebile la cicatrice causata dalla falce. Sentì poi la sua risata. La sentì spandersi per i corridoi e le vennero i brividi.
Non avrebbe potuto essere più silenziosa di quanto già non fosse, ma ci provò… raccolse i capelli sulla nuca, con il fermacapelli che le aveva regalato, forse per abitudine, forse per rendersi appena più invisibile. I passi silenziosi appena più rapidi per raggiungerlo, rimanendo però sempre nell’ombra... Non voleva incontrare la Morte, ma non voleva nemmeno lasciar solo il suo angelo.
AZRAELSi fermò a debita distanza. In una mano stringeva il libro dei Morti, il sommo libro nel quale erano scritti i nomi. I Suoi nomi. Nell’altra scintillava la falce con la quale recideva, come fiori in primavera, le vite dei mortali.
Alzò leggermente il capo, l’espressione appena visibile che non lasciava comparire che il glaciale volto, privo di espressione. Appoggiò il bastone della falce a terra con forza producendo un rumore sordo che si spanse per tutto il corridoio.
“A cosa dobbiamo tale onore, Belial?” senza preamboli, senza giri di parole. Non era il tipo che si perdeva in lunghi discorsi. Si, era stupito e non nascondeva l’irritazione che il demone, così caotico, gli provocava. Colui che più di una volta aveva cercato di stravolgere il suo operato.
BELIALSi sistemò la cravatta e sfoggiò il suo sorriso migliore. Un sorriso affabile quanto di scherno e sfottò. Un’eterna battaglia che mai sarebbe terminata. La ragione più fredda e la follia più geniale. Questo erano uno di fronte all’altra, ancora una volta.
“Sembra quasi che non vi faccia piacere rivedermi, Azrael…” pronunciò quel nome quasi ridendo, cercando di simulare la voce dell’Angelo della Morte.
ALARIELSi fermò appena prima di voltare l’angolo che l’avrebbe fatta scoprire, portandola direttamente nello stesso corridoio dei due, proprio alle spalle di Belial. Quando Azrael colpì il pavimento con il bastone della falce sobbalzò appena schiacciandosi contro il muro e spostando solo una mano e il capo, per osservare la scena. I corridoi scuri la nascondevano abbastanza, ma se quello di nascondersi fosse stato il suo primo interesse in quel momento, forse avrebbe scelto un altro abbigliamento... L’avrebbe scelto sicuramente se avesse saputo che avrebbe incontrato Azrael. Si osservò i piedi scuri e nudi mentre rabbrividì nell’osservare le ombre scure del corridoio, ricordando quel primo incontro con l’angelo della morte, che non ha la forza di rimpiangere solo per amor di sua figlia. Si sporse ancora, silenziosa, quasi trattenendo il respiro. Li vide uno di fronte all’altro, ne studiò le differenze, tra loro, tra ciò che significavano per lei. Irrigidì appena i muscoli della schiena, mordendosi il labbro sino quasi a farlo sanguinare, inspiegabilmente, solo nel sentir la voce del suo angelo rivolta alla Morte.
AZRAELPronunciò una manciata di parole simili ad un sibilo acuto, un’imprecazione forse o qualcosa di simile. Poco sopportava i modi frivoli e sgradevoli del demone. Il suo modo di porsi in maniera così.. Superiore a lui. Lui che aveva un ruolo così fondamentale per l’umanità. Che cosa rappresentava Belial in tutto questo? Nulla. Nessun compito al pari del suo.
“Sapete quanto poco mi sia gradita la vostra presenza. Pensavo di essermi liberato finalmente di voi.. L’Inferno sembrava esser diventato luogo quasi serio.” affermò, la voce bassa e distorta dal cappuccio ancora calato sul volto. Con due dita si scoprì il volto in modo da poter vedere meglio il demone davanti a lui. La cicatrici scintillava sull’occhio mancante, socchiuso a mostrare appena la pupilla incolore. La lega dell’Atra Mors non poteva certo di dire di aver perso i propri poteri distruttivi sugli angeli.
BELIALQuel sangue lo conosceva fin troppo bene. Captava il sangue a distanze appena immaginabili e quello… Quel nettare così pregiato e puro l’avrebbe riconosciuto fra sangue mischiato dei più impuri.
Il suo primo pensiero andò a lei, nascosta dietro l’angolo, e al fatto che se Azrael l’avesse trovata o solo avesse percepito la sua presenza non avrebbe avuto remore a farle del male nonostante la sua presenza.
Cercò di deviare il discorso con disinvoltura tipica della propria persona e rise, rise forte nascondendo gli eventuali, grotteschi rumori circostanti. Divertito, si portò un pugno chiuso alle labbra e cercò di frenare quel divertimento così accentuato che ostentava solo per infastidire l’angelo.
“Finchè ci sarà gentaglia quadrata come voi, la vedo dura, Azrael..” inclinò la testa di lato, mutando espressione in qualcosa di stupito e divertito allo stesso tempo.
“Oh che brutta ferita come ve la siete procurata? Siete caduto sulla falce? “ rise di nuovo e sperò, sperò che rimanesse celata nell’ombra. Il buio l’avrebbe protetta e salvata. Come un comandante che cerca la propria strategia, Belial rimase all’erta.
ALARIELImmobile e invisibile. Caratteristiche vitali e proprie della sua specie che in quel momento era vitale non la abbandonassero. Si schiacciò appena di più contro la pietra levigata e fresca della parete, chiudendo gli occhi attenta a non far percepire nemmeno il suo respiro.
Le bastava ascoltare per comprendere ogni singolo movimento dei due angeli, e si chiese se mai era capitato che Belial si fosse trovato disarmato di fronte alla Morte.
Riaprì gli occhi voltandoli di lato, mentre iniziava a sentire il sapore del proprio sangue in bocca, sulle labbra. Sollevò una mano per raccoglierlo dalle labbra mentre iniziò a sentire un sapore dolce e velenoso, e la piccola ferita da lei stessa causata, iniziare a chiudersi lentamente. Deglutì e si lasciò sfuggire un sospiro appena percettibile, e sperò solo che, in quel momento, la voce di Belial fosse abbastanza forte da coprirla.
AZRAELNon rispose alla provocazione del demone, per quanto avrebbe voluto punirlo proprio con la sua stessa falce. Si limitò a stringere il pugno intorno al metallo freddo dell’arma. Incassò ancora una volta e sapeva che prima o poi sarebbe scoppiata di nuovo la sua ira.
Qualcosa però lo distrasse. Un sussurro, ne era certo. Un sussurro silenzioso nell’ombra, assottigliò lo sguardo nella direzione della presenza e lo vide. Vide la Vita, il cuore che batte e l’aria che usciva dai polmoni. Lui, la Morte, sentiva la Vita come nessun’altro. Fu un attimo e l’espressione mutò impercettibilmente. Vide la sua rivalsa sul demone dipinta in quelle parole.
BELIALMaledì mentalmente l’angelo della Morte sperando che le sue imprecazioni servissero ad incenerirlo all’istante. Sfortunatamente non funzionò. Si pose le mani sui fianchi non abbandonando comunque quell’espressione di sufficienza nei confronti dell’Angelo.
“Qualcosa ha smosso la vostra espressione.. Sono commosso..” avrebbe saputo cosa fare? Forse no, ma a Belial piaceva così tanto improvvisare…
ALARIELImmobile come lo era stata sino a quel momento, tenne la mano davanti alle labbra quasi a voler sopire qualsiasi rumore proveniente da lei. Chiuse gli occhi nuovamente, in attesa di qualcosa.
Non sentì alcuna frase provenire dall’angelo della Morte e si chiese cosa stesse facendo o pensando. Per un momento pensò di evocare la proiezione per poterla situare in una posizione adatta a darle un diverso punto di vista della faccenda, ma non era certa che laggiù il controllo sui suoi poteri fosse il medesimo che ne aveva in superficie.
Solo la frase pronunciata da Belial sembrò in qualche modo risvegliarla dai suoi pensieri. Si piegò appena in avanti chiedendosi cosa avesse potuto mutare l’espressione fredda e seria di Azrael. Tenne sempre la mano davanti alle labbra e si irrigidì se possibile ancora di più, rendendosi conto solo in quel momento che persino Erordia, riesce a vedere la morte, ma anche la vita. La vita che in quel momento era lei a rappresentare. Era… più che logico che anche Azrael facesse lo stesso.
AZRAELIl mantello che si scioglieva con una velocità impressionante, aria cupa e scura che diventa nebbia nera. Il viso dell’angelo si sciolse e con esso un vago, inquietante ghigno. Ricomparve, oscuro esattamente di fronte alla figura esile della drow. Si ricompose la nebbia in tutte le sue particelle, mostrando di nuovo l’enorme stazza dell’Angelo della Morte.
Il viso rivolto verso Belial e la consapevolezza di avere in pugno il demone.
“Mi pensate così stupido…”
BELIAL“Non lo penso, lo siete..” esclamò con enfasi e divertimento simulato Belial, ancora rivolto verso il corridoio deserto come se ancora stesse dialogando con una figura davanti a sé. Rimase di spalle, ma era come se osservasse perfettamente la scena, senza perdersi un solo respiro.
Le parole pronunciate che sembravano nient’altro che l’ennesima presa in giro, ma forse, stavolta, non era così.
ALARIELNon ebbe nemmeno il tempo di aprire gli occhi che si trovò di fronte la figura scura dell’Angelo della Morte, in parte celato dal mantello scuro. Deglutì a fatica e allo stesso modo socchiuse le labbra senza che alcun suono provenisse da esse. Solo voltò gli occhi in direzione del corridoio in cerca di un aiuto, che non dubitava certo sarebbe arrivato, ma in quel momento il pericolo era abbastanza grande, almeno per lei, da non lasciarle troppo tempo per riflettere.
Ma c’era comunque l’orgoglio, la sua natura e tutto quel disprezzo che provava per l’angelo che le stava di fronte.
Inspirò profondamente mentre si premette appena di più contro la parete e alzò lo sguardo verso il volto in parte sfigurato di Azrael. Vide quel solo occhio luminoso e rabbrividì poiché ogni volta era un incubo rivederli poi sul viso di sua figlia.
Si schiarì la voce senza tuttavia rilassare i muscoli del collo e delle spalle, mentre appoggiata alla parete spostò solo una mano sino all’angolo del muro e oltre questo, senza mai staccarla, quasi a voler lentamente scivolare sulla parete sino a raggiungere Belial.
“Buonasera... Azrael...”
AZRAELInclinò la testa di lato, appoggiando la falce a terra. Stavolta non produsse alcun suono, solo un fruscio appena udibile provocato dalla stoffa del mantello.
“Non avevo dubbi che vi avrebbe portata con sé… Il problema è… Se ritornerete o meno…” lasciò in sospeso la frase, volutamente. Lanciò il tarlo del dubbio alla drow. Allusione alle abitudini che Belial riguardo le proprie ospiti o forse le sue cattive intenzioni? L’espressione non lasciava trapelare nulla, solo un muro di marmo bianchissimo e senza sentimento. Perfettamente immobile, spostò solo la pupilla dilatata verso il demone che lentamente stava compiendo un giro su di sé per rendersi partecipe della scena.
BELIALDalla sua angolazione riusciva perfettamente a vedere Azrael, un po’ meno Alariel. Ne percepiva la presenza tramite il vincolo e tramite il profumo che emanava, il profumo del suo sangue dolce e amaro insieme.
“Se non ritornerà vi riterrò il diretto responsabile e stavolta non mi limiterò a cavarvi un occhio, ma vi taglierò le vostre luride mani, Azrael…” un gran sorriso sul volto come se avesse esclamato la più gentile e premurosa delle affermazioni. Il problema è che lo avrebbe fatto sul serio se l’Angelo della Morte avrebbe toccato il suo capolavoro.
Si avvicinò di qualche passo per pura forma, in realtà, in qualche dove, la sua presenza si moltiplicava a dismisura. Celato nell’ombra moltiplicava la sua presenza.
ALARIELAssottigliò lo sguardo, solo per un momento, poi sul volto le si dipinse un sorriso poco sincero quanto sentito mentre lentamente e senza mostrare paura continuava a scivolare verso l’angolo del muro…
“Davvero interessante... ma non credo che il mio ritorno o meno sia affar vostro, cosa ne pensate Azrael caro?”
Sapeva che non era il modo migliore di porsi, ma dopotutto sapeva anche che mostrarsi impaurita non le avrebbe giovato in alcun modo. Arrivò con la schiena a raggiungere l’angolo dalla parete, sentendosi appena più libera e soprattutto in modo da poter mostrare la sua posizione il più chiaramente possibile…
Teneva la mano appoggiata al muro, muovendo lentamente le dita, pensando forse, se non fosse il caso di evocare un’arma qualunque. Per il momento, attendeva soltanto la risposta dell’Angelo della morte, sperando di non ricevere al contrario, un gesto che sarebbe potuto costarle la vita.
AZRAEL“Questo lo vedremo…” rispose Azrael, senza espressione. “Continuate a seguirlo nonostante sapete che vi porterà alla.. Morte.” Suonò agghiacciante quella manciata di sillabe pronunciate dalla labbra della stessa Morte. Presagio inquietante che poco lasciava all’immaginazione.
Poi tornò a guardare Belial con tutto il disgusto che poteva provare per il demone. Avvicinò la falce al viso di Alariel poggiando la lama sulla sua guancia. O almeno questa fu la sua intenzione poiché una mano pallida bloccò il polso di Azrael, veloce come un lampo in una morsa vigorosa.
BELIAL“Toccatela con la vostra falce e vi farò rimpiangere di esservi imbattuto lungo la mia strada…” sorrise ricambiando lo sguardo di Azrael. Il suo spostamento fu così repentino e veloce che difficile era pensare se fosse il Belial di pochi istanti prima o fosse una proiezione del demone. Le fattezze erano sempre le medesime così come la voce e il modo di porsi.
Poi abbassò lo sguardo posandolo su Alariel con un ghigno che agli occhi di altre creature sarebbe potuto sembrare poco rassicurante, ma lui era sicuro che per lei non era altro che un salvagente.
ALARIELSi chiese solo per un momento se non era stata lei ad imbattersi sulla strada di Azrael piuttosto, ma non disse nulla solo ricambiò lo sguardo di Belial per qualche secondo mentre sul viso, solo per un secondo, quel sorriso falso e irrisorio che aveva riservato ad Azrael si trasformò in qualcosa di più sincero. Ma durò solo un momento, perché spostò di nuovo gli occhi ametista sulla punta della lama che le sfiorava la guancia e spostò il capo solo di qualche millimetro per interrompere quel contatto sgradevole. Lo sguardo si spostò di nuovo sul volto della Morte e di nuovo parlò.
“Dopotutto non vedo come debba interessarvi quali compagnie io decida di seguire o meno... Devo forse credere che ciò che faccio vi debba riguardare in qualche modo Azrael?”
Non mutò nell’espressione, i muscoli tesi sotto la vestaglia minuta e leggera mentre tra le dita le si materializzò solo un piccolo pugnale d’argento scuro.
AZRAELAd un primo impatto lasciò che il demone gli stringesse il polso, impassibile come sempre e tornò a contemplare la piccola drow. Così piccola in mezzo a due demoni della loro stazza.
“Mi interessa quando qualche creatura.. Viva, oltrepassa.. Per l’ennesima volta.. I cancelli dell’Inferno…”
Strinse la falce col pugno, deciso e scagliò un colpo che scansò la mano di Belial. Il demone fece appena in tempo a scostarsi da un colpo sferzato con tale forza che avrebbe spezzato il collo in due a chiunque creatura ne fosse stato colpito. Fu solo un decimo di secondo, veloce il demone si reclinò verso l’interno, ma il colpo andò a segno comunque lasciandogli una ferita sanguinante sul petto. Ferita che in breve tempo imbrattò la camicia. Azrael soddisfatto osservava Belial con l’astio di millenni, di una battaglia che mai avrebbe avuto fine.
“Dovreste usare una vostra copia quando vi trovate vicino a me, Belial.. O rischiate di rimanere.. Scottato..”
BELIAL“Sono disarmato, Azrael.. Che gesto poco cortese da parte vostra,..” rise divertito, due dita sul taglio alla camicia che lasciava trasparire una ferita, non grave, ma profonda. Ad Azrael la cosa non provocò altro che un brivido di rivalsa.
Belial osservò solo per un istante Alariel, uno sguardo che diceva più di mille parole. La volontà che lei fuggisse poiché ora sapeva che Azrael non si sarebbe più fermato.
ALARIELPiù facile a dirsi che a farsi. Aveva ben compreso lo sguardo di Belial e sapeva bene ciò che lui voleva. Voleva che se ne andasse, ma poteva davvero farlo? Poteva davvero lasciarlo li disarmato? Se fosse stato chiunque altro si, l’avrebbe lasciato li e sarebbe corsa via a salvarsi la pelle, ma non quel giorno, non quella sera e non in quella situazione. Nel vedere il sangue imbrattargli la camicia, nel sentire come su di se quella ferita, non ebbe nemmeno il tempo di pensare. Le si offuscò la vista, solo per un secondo, come capita quando è la rabbia a far perdere la ragione. La testa leggera per un secondo mentre il corpo sottile e teso si protese in avanti e la mano che teneva il pugnale andò a conficcare l’arma nel fianco della Morte stessa. E forse se ci avesse pensato non l’avrebbe fatto. Ferita ben poco degna di nota quella, su colui che incarna la fine di ogni forma di vita, ma non era certo la ragione a guidarla in quel momento.
Nessuna parola solo un momento di lucidità dopo averlo colpito... Tornò a schiacciarsi contro il muro, quasi ad accorgersi solo in quel momento della gravità del suo gesto.
AZRAELIncassò il colpo spostandosi di lato, preso alla sprovvista. La reazione fu immediata: dapprima un colpo col braccio al volto di porcellana della drow e dopo di che la falce non tardò ad arrivare. Sibilò l’aria e si scossero le tenebre stesse, un colpo tale da colpire in piena schiena Alariel. Le aprì una ferita che schizzò il suo sangue scuro e denso contro il muro di mattoni. La falce pulsava di pura Morte mentre l’angelo la guardava con soddisfazione celata dalla sua solita glacialità senza sentimenti.
BELIALL’espressione mutò. Il volto dell’Ira, un’espressione che raramente si era visto sul viso dell’angelo caduto. L’estremo odio che si tramuta in rabbia, gli occhi che diventano più lucidi e la violenza che avanza implacabile come un fiume in piena.
“Avete appena firmato la vostra condanna, Azrael…” disse serio come mai era potuto essere con la Morte. Sapeva bene di essere disarmato, ma avrebbe trovato il modo di affrontarlo anche a mani nude, ma prima di lanciarsi contro di lui i suoi occhi si posarono su Alariel. Respirava a fatica, ma era ancora viva.
ALARIELSentì solo il colpo sul viso che le fece sbattere il capo contro il muro e in quel momento mentre gli dava le spalle sentì la falce colpirla. Non avvertì subito il dolore, solo un colpo gelido, diventare immediatamente caldo come l’inferno stesso mentre lentamente realizzava la sensazione della carne aprirsi, il sangue colarle sulle vesti troppo leggere e le forze iniziare a svanire. Un attimo lungo un’eternità prima di sentire il viso e il resto del corpo colpire il pavimento. Respiri brevi e rauchi mentre sentiva perfettamente tutto ciò che le accadeva intorno. Mentre sentiva le parole di Belial.
Allungò poi la mano verso di lui, sollevata da terra. Un attimo di lucidità, era disarmato dopotutto… Lentamente la sagoma dell’Atra Mors prese forma sotto le sue dita. La teneva appena sollevata da terra sfruttando quel poco di forza che è caratteristica di chi sta per morire ma ancora non vuole rassegnarsi. Un altro suono rauco dalle sue labbra mentre la spada infernale si era ormai completamente materializzata.
E intanto, il suo sangue, più scuro e denso di quanto non fosse mai stato, sembrava bruciare e corrodere quasi il tessuto intorno alla ferita, così come la superficie del muro di mattoni, così come le vesti e la lama di colui che l’aveva colpita.
BELIALIl suo moltiplicarsi non era stato invano. Dalle pareti, intangibili, uscirono due esatte copie di Belial con una velocità impressionante. Uno raccolse la spada che subito finì fra le mani dell’originale e uno, discreto e delicato, raccolse Alariel dal pavimento. Il sangue che sgorgava dalla ferita che sembrava quasi rimarginarsi, non ci pensò, solo trattenne il sangue che sotto le luci infernali prendeva un colore più scuro da quello che si ricordava.
Belial roteò la spada con una mano sola. La sua spada, il cimelio che meglio lo completava, nessuna arma come lei. Lanciò via il cilindro in modo da poter avere i movimenti più sciolti e si preparò ad attaccare, l’ira negli occhi e l’odio nelle vene.
“L’ho sempre detto che siete uno stupido…”
AZRAELNon ebbe nemmeno il tempo di reagire, troppo veloci i movimenti di Belial che si serviva dei suoi cloni. Solo pose la falce in posizione di difesa, pronto per l’ennesima battaglia e pronto a non desistere come era accaduto l’ultima volta durante la quale la vergogna era riuscito a coglierlo. Si ripromise che non sarebbe più successo ed era intenzionato a colpire nel vivo Belial. In parte c’era riuscito, ma ora toccava a lui. Troppo facile attaccare ciò che lo circondava. Ad Azrael interessava lui.
ALARIELGli occhi chiusi mentre si sentiva appena sollevare e si ritrovò tra le braccia di una copia esatta del suo angelo. Troppo debole e dolorante per opporsi, come di solito usa fare, quando si ritrova a che fare con solo una copia dell’originale, specialmente perché in quel momento era altro a cui doveva pensare il suo Angelo, quello vero. Portò una mano dietro la schiena, alla ferita che ancora colava di quel liquido denso e scuro che somigliava più alla sua pelle che al suo sangue. La ferita profonda bruciava come l’inferno stesso mentre tentava a fatica di voltarsi per poter vedere con i suoi occhi l’ennesima disfatta dell’Angelo della Morte, perché sapeva che quello sarebbe stato. Si osservò il liquido scuro sulle mani lasciandosi sollevare dal clone, i cui abiti macchiati di sangue iniziavano lentamente a corrodersi e sparire proprio come la vestaglia leggera della drow, di cui sulla schiena e sotto di essa non rimaneva praticamente nulla. Ancora sangue e veleno uscivano e la ferita pulsava senza accennare a mutare. Sollevò poi la mano reclinando indietro il capo sulla spalla dell’Angelo per poterlo osservare, e indicò, con la mano da cui ancora colava quel sangue troppo scuro e denso per essere semplicemente il suo sangue, l’arma della morte imbrattata di quel liquido sgorgato dalla sua ferita.
“La sua falce...”
Non disse altro, mentre sulla lama e sugli abiti dell’Angelo della Morte, quel liquido scuro e denso sembrava iniziare lentamente a corroderne la lega luminosa e il tessuto scuro..
AZRAELSentì la falce scottare e sentì su stesso quel bruciore. Fu un ringhio proveniente dalle sue labbra e uno sguardo sconcertato alla falce che sembrava ribollire, sporca del liquido nero che non parveva sangue, ma qualcosa di molto peggio. Scattò all’indietro con velocità, scuotendo l’arma per aria cercando di liberarsi dalla sostanza.
“Cosa diavolo avete fatto?!” l’urlo spezzò l’aria, vibrarono le ombre producendo un sibilo, quasi fossero vive. Come se temessero ancora la Morte.
BELIAL“A quanto pare le parti si sono invertite.. Quali buffe coincidenze…” puntò la lama dell’Atra Mors, fidata spada dei tempi andati, la punta contro la gola dell’Angelo della Morte. Il ghigno che si ampliava sul viso dell’Angelo che ora come non mai sembrava il Male incarnato in un solo uomo.
Puntò gli occhi in quello visibile di Azrael e non accennò ad abbassarlo come non accennò a ritrarre la spada. Si godette lo spettacolo dell’Angelo della Morte sconcertato e spiazzato e rise. Scoppiò in una fragorosa risata mentre era pronto per sferzare un colpo senza alcun ripensamento. Tutto ciò che voleva era fargliela pagare, per l’ennesima volta. Per tutti gli affronti, per tutte le volte che aveva osato troppo.
La copia del demone si osservò la stoffa della camicia curioso dall’effetto che aveva provocato la sostanza che avrebbe dovuto essere sangue, ma non se ne curò affatto. La strinse a sé senza alcun timore e indietreggiò di nuovo per trovare occasione di fuggire lontano e poterla curare. Non si preoccupava più di tanto, al contrario sapeva che all’Inferno avrebbe presto trovato come guarirla.
ALARIELAveva il dubbio che presto o tardi le sarebbe successo qualcosa del genere, l’aveva già visto su sua madre, ma non pensava che prodotto dal suo corpo l’effetto sarebbe stato così devastante. Strinse la mano della copia dell’angelo che la tiene tra le braccia, constatando che quel veleno prodotto dal suo corpo non sembrava avere alcun effetto su di lui, ma solo su ciò che di materiale lo contornava.
Un respiro breve e faticoso, poiché la ferita sulla schiena non accennava a mutare, solo il bruciore, il dolore intenso e la sensazione spiacevole di quella sostanza densa che ne fuoriusciva corrodendole l’abito leggero, colando densa sul pavimento.
“Non… portatemi via… voglio vedere…”
Perché si, l’ultima volta non era riuscita a vedere, e non desiderava altro in quel momento che assistere alla disfatta di quell’Angelo della Morte che tanto l’aveva umiliata, e aveva tentato di fare del male a sua figlia, aveva tentato di rovinare quella piccola serenità che tanto faticosamente la bambina si era costruita e... beh poteva desiderare altro se non la sua disfatta?
Si voltò con la testa di lato, sul volto l’espressione di chi non sembra avere ancora molte forze. Si avvicinò al suo viso sfiorandogli le labbra con la mano sporca di quella sostanza il cui odore e sapore era medesimo a quello del suo sangue.
“Fatelo per me... per favore...”
AZRAELL’unico occhio sano puntato su Belial, la falce che sembrava sciogliersi da un momento all’altro lo faceva stare male. Male come non lo era mai stato, il legame forte come non mai.
“Voi, lurido…” riuscì solo a pronunciare mentre cercava di mantere la sua solita glacialità che vacillava ormai inesorabile in qualcosa di estremamente preoccupato.
BELIAL“Non sprecate energie, Azrael..” lo interruppe Belial, sorridente come non mai.
Il colpo che si carica per colpirlo, per dargli ciò che si meritava. Ancora una volta, pensò, avrebbe avuto la sua vendetta per aver osato tanto e per giunta davanti a lui.
Azrael, però, non era uno sprovveduto e captato il pericolo iniziò a svanire in una nebbia densa e nere. A svanire lentamente per fuggire altrove dove avrebbe trovato come rigenerare se stesso e il suo strumento di Morte.
L’angelo caduto roteò gli occhi e lasciò la spada scivolare la spada lungo il fianco, abbandonando la posizione d’attacco. Scoppiò di nuovo a ridere fragorosamente alzando gli occhi al cielo.
“Vile, nient’altro che un vile…” schioccò la lingua contro il palato tornando poi serio. Lo conosceva abbastanza da sapere che non sarebbe più tornato da loro. Almeno non in quel momento, troppo occupato a chiedersi cosa fosse successo alla falce, lo strumento della Morte. Indispensabile per il suo compito. Belial ne rise di nuovo poi si avvicinò ad Alariel che ancora giaceva fra le sue stesse braccia poiché potesse vedere la scena come gli era stato chiesto. Le scostò una ciocca di capelli da viso e le sorrise come era solito fare a lei.
“Siete stata.. Magnifica..”
ALARIELInspirò profondamente allungando le mani in avanti nella direzione del Belial originale, ricercando protezione, o qualsiasi altra cosa tra le sue braccia, non tra quelle di una copia. Un altro piccolo suono rauco mentre tentava di prendere aria nuovamente, sentendo come se questa le svanisse istantaneamente dalla ferita sulla schiena.
Inarcò appena la schiena in avanti, con quasi le lacrime agli occhi perché lo sforzo non doveva essere indifferente… e solo in quel momento fu come se tutte le macchie del suo sangue perse in giro per la sala, sui suoi abiti, sul pavimento, sul muro, tornassero alla loro origine, come fossero quasi animate da una forza invisibile.
“Cosa sta... succedendo...” ovvio non poteva vederlo, se non fosse stato sulla schiena forse si sarebbe accorta di come quella sostanza scura e dolce stava tornando a rimarginarle la carne ferita, a cancellare completamente quello che è lo squarcio lasciato dalla falce.
“Cosa sta facendo…” le lacrime agli occhi, ricercando un abbraccio o qualunque cosa potesse farla star meglio in quel momento.
BELIALLasciò la spada alla sua copia che svanì così come era arrivato. La raccolse fra le proprie braccia e continuò a sorridere poiché, seppur confusa, era ancora viva con una capacità nuova che non gli era passata inosservata. Seppur ancora serbasse la rabbia sfociata poco prima nella sua mente.
“Riuscite sempre a stupirmi.. E non è cosa da poco…” sussurrò mentre le baciava la fronte e si diresse in direzione contraria a quella che aveva intrapreso per tornare nelle proprie stanze.
“Ne parleremo quando starete meglio.. E quando taglierò la testa a quel vile verme..” si avviò lentamente, accogliendola contro il suo petto caldo e ancora imbrattato del suo stesso sangue che ormai non colava più, bloccato dal suo stesso potere.
Lì, un luogo che per tutti era fonte di sofferenza e tormento, lei avrebbe trovato ciò che tutti temevano. Avrebbe trovato la cura e la pace, in un luogo in cui regnava solo la devastazione e il tormento mentale e fisico.
ALARIELIl corridoio si ripulì completamente, ogni macchia sembrava essere tornata alla sua origine, e la sua ferita si era ormai completamente cancellata. Nessuna cicatrice, nessun segno sulla pelle a testimoniare cos’era successo, nemmeno più il dolore, solo la stanchezza di aver compiuto qualcosa che era ancora al di fuori delle sue capacità.
Ci sarebbe comunque voluto del tempo prima che il potere si potesse manifestare nuovamente in tutta la sua devastante completezza, ma è nei momenti più disperati e inaspettati che si verificano le cose più straordinarie.
Sollevò la mano riaprendo gli occhi e la poggiò sulla guancia dell’angelo sospirando appena, decisamente meno a fatica delle volte precedenti.
“Promettetemi che finchè resteremo qui sotto non andrete a cercarlo Belial… lo fareste per me? Non voglio... che mi lasciate sola... nemmeno un momento...”
Dopotutto era li sotto per stare con lui, non per rimanere da sola in quel luogo sconosciuto mentre lui andava a compiere missioni vendicative.
Sollevò poi anche il viso, carezzando appena con il proprio quello di Belial, sino ad avvicinare le labbra alle sue.
“Promettetemelo... non vi chiedo altro...”
BELIAL“Sapete che non posso dire di no alle vostre promesse..” sorrise mentre ancora camminava e vide sul viso di lei la bellezza delle cose pure e rare e al contempo corrotte che tanto reputava perfette.
Contemplò il suo viso sino ad arrivare all’enorme porta di marmo nero e poi entrò.
Chi può dire cosa sia l’Inferno o cosa sia il Paradiso? Solo quando si trova qualcosa che lenisce le ferite e si ritrova la leggerezza, si può dire di avere trovato il luogo che fa per noi.
Lei lo aveva trovato lì, fra il tormento e la distruzione.
Belial
Alariel
Azrael