Dunque, visto che nn sono riuscita a salvare la mia legacy (buaaahaaaa!!! T-T) ho deciso di condividere con voi un'altra storiella.
Spero vi piaccia. u_u"
***
La cucina è inondata dal profumo del dolce che ho appena preparato. Mi piace cucinare, è una delle poche cose che mi danno soddisfazioni.
Mi chiamo Luna e posso sembrare una ragazza come tante. Invece nel profondo del mio cuore custodisco un segreto, una singolarità che mi distingue dalle altre persone.
Perché ho un nome così singolare, direte voi. Quando nacqui i miei genitori furono colpiti dal pallore della mia pelle. Mia madre volle darmi quel nome... e devo dire che mi è sempre piaciuto molto.
Dovrei impacchettare la torta per Marianne ma sento il rumore di un motore che si spegne nel vialetto, una portiera che batte... e io non ho certo un'auto.
Vado ad aprire e mi ritrovo davanti un ragazzo. Mi guarda con aria tra lo stupito e il contrariato.
- E tu chi sei? - mi chiede.
- Potrei farti la stessa domanda.
- Sono Aaron Carter, il... nuovo inquilino.
Cado dalle nuvole.
- Come? Ma la signora Stevens non mi ha detto nulla. - rispondo stralunata.
Il ragazzo sembra imbarazzato dalla situazione.
- Perché ho il vago presentimento che quella donna abbia fatto un casino?
- Be, per il momento... forse è il caso che entri. La signora dovrebbe venire tra una mezz'ora. Magari ci spiegherà meglio questa faccenda.
Lo invito ad entrare.
Decido di sacrificare il dolce e ne offro una bella fetta ad Aaron. A prima vista sembra avere l'aria stanca.
- Complimenti, è davvero deliziosa. Mi ci voleva proprio, sono distrutto.
- Ti ringrazio. Da dove vieni?
- Dalla metropoli. Ho guidato tutta la notte, andando avanti a caffè. - resta in silenzio un momento e mi osserva - Credevo di non trovare nessuno, ma da una parte mi fa pure piacere.
- Non so davvero che dirti. Di solito Marianne non fa di questi pasticci.
- Vedremo che dirà, dopo. Comunque non mi hai ancora detto il tuo nome.
- Ops, si hai ragione. Sono un po' sbadata a volte. Mi chiamo Luna Sinclair.
- Luna? Davvero un bel nome.
Aaron si dimostra essere un tipo cortese e non si sofferma sulla confusione creata dalla signora Stevens. Parliamo invece di altro, del perché lui abbia lasciato la grande città per un piccolo quartiere. Lavora in campo informatico come programmatore e, dietro insistenza di un suo amico, ha deciso di trasferirsi per essere più vicino alla piccola azienda.
- Non è il massimo fare il pendolare. - sospira - Tu invece? Studi o lavori?
- Sono infermiera.
- Lavoro di responsabilità, il tuo. Io non credo di esserci tagliato.
Sorrido. Non è male questo tipo.
Marianne si presenta di lì a poco.
All'inizio pensava avessi un ospite ma quando le abbiamo spiegato che non era così è rimasta di sasso.
- Oh cielo, questa è opera di mia figlia, ci scommetto! Mi spiace davvero ragazzi, non era mia intenzioni arrecarvi problemi.
- Nessun problema... solo che ora dovrò cercare un'altra sistemazione. - ride per nascondere lo scoraggiamento.
- Puoi comunque rimanere qui, se per Marianne non è un problema. C'è una camera libera.
Gli si illumina lo sguardo.
- Mi basta anche solo per questa sera. Domani vedo se posso sistemarmi da quel mio amico. Non mi va certo di invadere la tua privacy.
- Figurati, di solito non ci sono mai a casa.
Marianna, all'inizio perplessa, ha acconsentito alla mia richiesta di ospitare Aaron senza dargli alcun onere da pagare. In qualche modo doveva pur rimediare alla bravata di quella testa calda della figlia.
E così lo accompagno nella sua stanza.
- Se non altro non devi passare la notte in qualche motel.
- Ti ringrazio, mi hai davvero risolto un grosso problema. Anche se non capisco perché la figlia della Stevens abbia fatto questo.
- E' una ragazzina stupida... che ama creare problemi alla gente.
- E sua madre non può intervenire? O il padre, almeno.
- Diane è una ribelle. E sua madre non si è ancora ripresa del tutto dalla morte del marito.
- Oh, non lo sapevo.
- Beh, come avresti potuto. Comunque, io ora esco un secondo che devo comprare un paio di cose.
- Vuoi prendere la mia macchina?
Scuoto il capo divertita.
- Meglio di no. Non ho la patente e nemmeno so come si metta in moto! E poi il negozio è a due passi. Ti ringrazio, è come se avessi accettato. E ora riposati.
Accidenti quanto ho dormito. Fuori è già buio!
Forse è il caso che mi faccia una doccia al volo e chiami Kain. Non me la sento di stare sulle spalle di Luna. A proposito, chissà se è in casa.
Scendo al piano inferiore e resto di stucco nel vederla abbracciata a un tizio dall'aspetto inquietante. Che sia il suo ragazzo?
Mi secca interrompere questo idillio tra loro... ma devo usare il telefono!
- Eh-ehm...
- Oh, Aaron, ben svegliato.
- Scusate se vi interrompo però avrei da fare una telefonata.
- Certo, fai pure. Il telefono è lì.
Rabbrividisco nell'incrociare gli occhi di questo tipo. Gelano il sangue nelle vene.
Mentre compongo il numero sento lo sguardo indagatore di quell'uomo su di me. Faccio il vago ma nello stesso tempo addrizzo le orecchie nel sentirlo bisbigliare a Luna.
- Chi è quel ragazzo?
Ha una voce profonda, penetrante. Mi fa paura, lo confesso.
- Poi ti spiego tutto. Ora devi andare. Mi spiace che finisca così per stasera.
- Tranquilla amore mio, mi interessa solo che tu stia bene.
Amore mio? Allora è sul serio il suo ragazzo. Certo che un po' meno tetro se lo poteva prendere... ma non sta certo a me giudicare.
Il tipo lascia la stanza portandosi dietro quel suo alone di mistero. Ed è come se una sensazione opprimente fosse sparita con lui. Che individuo strano!
Beh, forse è il caso che lasci questo posto quanto prima. Non mi piace fare il terzo incomodo.
- Perdonami, non volevo interrompere il tuo appuntamento.
- Tranquillo, non potevi certo sapere che avrei avuto visite. Diciamo che lui viene quasi ogni sera.
- E' il tuo fidanzato?
- Cosa? No,no! - scoppia a ridere - Quello è mio fratello!
Suo fratello? Beh... vero o meno che sia, devo dire che hanno gli stessi occhi. Anzi, quelli di Luna sono un po' più vivaci.
- E... siete molto uniti a quanto ho visto.
- Si, è così. E' la mia famiglia.
Non azzardo altre domande, deducendo che non abbia più i genitori.
Che strano... perché mi sento sollevato nell'apprendere che quello è suo fratello? Che mi stia prendendo una cotta?!? Spero di no o Kimber mi ammazza a randellate!
- Hai chiamato il tuo amico, vero?
- Già... ma a quanto pare non può ospitarmi. Pare che abbia avuto un assalto da parte di parenti in visita. Così dovrai sopportare la mia presenza ancora qualche giorno.
- Quanti problemi che ti fai. Per me puoi restare tutto il tempo che vuoi.
- Spero solo che questo non crei problemi a tuo fratello. Mi ha fulminato prima.
- Ahahahaha! Era solo sorpreso. E poi non badare a lui. Guarda tutti così, da sempre.
- Confesso che mi ha fatto paura.
- Tranquillo. E' un pezzo di pane... anche se diventa una belva se mi capita qualcosa.
- Iperprotettivo?
- Già.
- Non capisco... mi sembra tu sia abbastanza adulta per fare le tue scelte...
Luna sorride. Risponde solo che di suo fratello, di cui ancora non pronuncia il nome, si fida ciecamente e che non le pesa il suo atteggiamento.
Dopo i primi due giorni, Aaron ha iniziato a dimostrarsi davvero un ottimo coinquilino. Prima di andare via mi chiede sempre se ho bisogno di qualcosa, tra spese e affini.
L'unica cosa che mi spiace è l'avergli dovuto mentire. Non potevo certo dirgli che quello che ha incontrato non è mio fratello.
Torno dentro casa, chiudo le tende e mi siedo a terra davanti a lui. E di dovere gli racconto la bizzarra situazione in cui mi sono trovata.
- Sicché gli hai detto che sono tuo fratello.
- Non avevo scelta! Chi potrebbe mai credere che sei mio padre?
- Anche questo è vero... non ho l'aspetto per poter sembrare il genitore di una giovane donna.
- Che gli altri lo credano pure che sei mio fratello. L'importante è che sia io e basta a sapere chi sei in realtà.
- Alzati, piccolina.
- Ogni giorno che passa assomigli sempre più a tua madre...
- Ricordi ancora il suo viso?
Mio padre si rattrista quando pensa alla mamma.
- Ricorda... non si può mai dimenticare il volto di chi si ha amato davvero.
- Non capisco... perché non ha voluto seguirti? Insomma, ora potrebbe essere anche lei qui con noi.
- Sono io che non ho voluto.
- Perché?
- Condanneresti chi ami a un'eternità priva di gioie?
- Ma... papà, eppure tu...
- Per me è diverso Luna... io non lo sono diventato ma, come te, sono nato vampiro.
Questo è il mio segreto... sono per metà vampira ma ho sempre rifiutato di nutrirmi di altri esseri umani. A dire il vero solo quando vado in collera bevo sangue, il che accade molto raramente. E l'essere per metà umana mi permette di vivere alla luce del sole come tutti.
- Comunque sono dell'idea che tu debba trovarti un fidanzato. E' troppo tempo che stai sola. Mi rattrista questa cosa.
- Ma dai papà! In questi anni non ho incontrato anche solo mezzo ragazzo che andasse bene per me. E poi mi spaventa l'idea di essere scoperta.
- Ahahah! Mi hai fatto ricordare di quando anche io avevo le tue stesse paure. Vedrai, troverai qualcuno di cui potrai fidarti ciecamente.
- Forse hai ragione... ci penserò.
Edited by [Astrid] - 16/9/2009, 09:22